"ETRUSCAN SHIP". For the sea of Piombino, Il Foglio, Mosi & Guerrini - Videos, drawings. Comment by Arrighetta Casini
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Navicello Etrusco. Per il mare di Piombino
Recensione di Arrighetta Casini
“Avevo
incontrato la poesia di Mosi in occasione della presentazione della silloge: “L'invasione
degli stormi” alcuni anni fa. Presentazione speciale in quanto anche
spettacolo, immagine.
L'opera
si concludeva con un dialogo fra l'Autore e la Cornacchia della valle
dell'Inferno, titolo anche della prima poesia.
“Devi
tornare a trovarmi con un sacco di racconti, di storie, di film, di versi. Il
tuo è un viaggio alla ricerca della speranza e la speranza è contagiosa”
Penso
che Mosi abbia fatto tutto questo, soprattutto il viaggio. Il viaggio, quello
reale, quello simbolico è tema universale anche per la poesia.
Leggendo
i versi di Mosi nella raccolta Poesie 2009-2016 e poi in “Navicello etrusco”,
mi è sembrato che il viaggio sia un tema molto caro al poeta. Viaggio in tanti
luoghi, ma anche nei non-luoghi. Mosi è un viaggiatore speciale perché porta
con sé tante “cose”: la curiosità dell'uomo con in più la sensibilità del
poeta, una grande cultura assimilata a tal punto da fare tutt'uno con il suo
modo di viaggiare, (se non di essere) certamente del poetare.
“Inseguirò
l'ombra dei miti” scriveva nella poesia Giasone.
Infine
Mosi è anche un fotografo.
Amo
molto la fotografia, ci sono fotografie che hanno fatto la storia più di mille
reportage: chi non ricorda Vietnam 1972, la bimba nuda, ustionata e piangente
su di una strada desolata? O il generale vietnamita che spara alla testa di un
vietcong su una strada fiancheggiata da macerie?
L'uso
magistrale del bianco e nero che gioca con la luce e con le ombre fa pensare a
Caravaggio, anche un solo scatto suscita emozioni, rimanda a ricordi, a storie
e alla storia.
Questo
è ancora più vero per la poesia che usa le parole, ma che parole! Forse uniche
con la forza di uno scatto fotografico.
Così,
mi sembra, per la poesia di Mosi: i suoi versi leggeri, (ma della leggerezza di
cui parlava Calvino), misurati, immediatamente godibili, ci regalano immagini
nitide talvolta crude come quando il suo sguardo si posa sulle tragedie di ieri
e di oggi. Interviene allora nel componimento poetico l'elemento culturale o
mitico e lo eleva dal quotidiano e lo porta in una dimensione più alta quasi a
ricordarci l'eternità del mito di fronte alle vicende umane.
Tutte
queste componenti della poesia di Mosi si esaltano nel “Navicello etrusco”
(“Per il mare di Piombino” è il sottotitolo); si esaltano perché interviene e
si aggiunge un forte sentimento, Mosi canta una terra non solo conosciuta, ma
così amata come si può amare qualcosa che è parte della tua vita, dei tuoi
affetti familiari.
Il
navicello percorre, sospinto dai venti della costa, il tratto di mare dal golfo
di Baratti al promontorio di Piombino, alle spiagge del golfo di Follonica, “sempre
al cospetto dell'isola d'Elba”:
È
un omaggio ad una terra amata.
Siamo
nel sud della Toscana che vide fiorire la civiltà etrusca, centro della
lavorazione del ferro importato dall'isola d’Elba, (Lana del Garbo e ferraccio
dell'Elba, così anche nella Repubblica fiorentina.), ma anche patria di Dardano
che fondò Troia secondo la leggenda.
Una
terra che serba ancora brillii di pirite e schegge di rosticcio.
La
silloge poetica è divisa in due parti: “Lo specchio di Turan” e “L'ombra
della sera”
Entrambi
i titoli fanno riferimento agli Etruschi: Turan “signora “dell’amore e della
fertilità” nella mitologia etrusca, “L'ombra della sera” si riferisce
alla statuetta conservata nel Museo di Volterra.
È
lo stesso Mosi che, in una sorta di post-fazione, fa un breve excursus sulla
storia del luogo e sui riferimenti mitologici senz'altro utile al lettore.
Questo
angolo di Toscana offre a Mosi tutto ciò che, secondo me, caratterizza la sua
poetica: il paesaggio, il mare, la visione delle isole a occidente, le alture
che si perdono a est, ma, soprattutto, offre ricchezza di miti, di leggende, di
storia antica e più recente. Con tutto questo Mosi sembra tessere un dialogo
intimo che si manifesta all'improvviso con passaggi rapidi.
Un
nome, un'immagine, un gioco da spiaggia: il vulcano, e subito si avverte una
continuità come se il dialogo con il passato non si fosse mai interrotto,
(rimando alla poesia “Il vulcano” pag.11).
Eppure,
in molte poesie di questa silloge, c'è qualcosa in più ed è una nota intima e dolcissima,
quella degli affetti familiari.
Marta
e Anna padrone della spiaggia, Anna che con una canna scrive le prime parole
sulla sabbia bagnata, Marta che passerà lungo il corso sul passeggino da
principessa. Sono loro con il loro respiro leggero le dee dell'amore e della
bellezza, piccole discendenti della dea Turan
Allora,
nella città-nave, fra lo stridore dei gabbiani come non navigare felici!
“Città-nave”,
“città-libro”, “città-lanterna”, sono queste le città ideali di
Mosi nelle quali con bellissime immagini trasfigura luoghi a lui cari.
Spesso
nelle poesie si crea un'atmosfera sospesa fra la realtà del presente e immagini
del passato dove il tempo sembra annullato e non stupisce il cavaliere
solitario fiero sul suo ronzino con le insegne degli Appiani, antichi signori
di Piombino, di vedetta sulla Torre della centrale elettrica o Elisa Baciocchi
che “entra dalla porta di Rivellino raggiante nel riflesso del diadema di
brillanti”.
Così
sembra apparire all'eremo della Madonna del Monte, Napoleone in attesa di Maria
Walewska, suo ultimo amore.
Anche
i luoghi parlano di miti e leggende: la fonte di San Cerbone che ricorda i
Longobardi, la fonte del Pozzino dove sembra ancora specchiarsi la scia
dell'aereo sulla rotta Rodi-Marsiglia. Infine, nella poesia Febo, tutto il
golfo diviene luogo magico dove si rinnova il mito della sera.
“La
spiaggia è un anfiteatro , gli spettatori in attesa dello spettacolo di ogni
sera”
Febo
Apollo, il sole che sparisce nel mare mentre l'oscurità avanza. Sembra di stare
sospesi come di fronte ad uno spettacolo straordinario, ad un rito quotidiano
di cui il poeta è sacerdote.
La
prima parte della silloge si chiude con un omaggio a Velia, la donna etrusca
libera, stimata, partecipe alla vita pubblica, trasmette lei madre il cognome
ai figli. Donne ancora oggi “maestre di vita, di libertà”
La
seconda parte, in omaggio al titolo “L'ombra della sera” ci porta in
un'atmosfera che possiamo definire notturna, oscura nel senso che ci presenta
scene dolorose del passato e del presente.
Si
apre con una poesia bellissima “L'aruspice”.
Versi
brevi, parole scelte ci portano d'un balzo da” spiagge affollate”
alla città “dell'antico mistero”, a mediare il passaggio della solenne
figura dell'aruspice che guarda il volo del falco per le sue divinazioni,
mentre la processione “sale all'altare sulla collina per il sacrificio”
Il
sangue nutre la vita del mito.
Ci
sono poesie su figure che emergono dal passato, affiorano dagli scavi,
testimoniano crudeltà, superstizione, infamia, omicidi.
Lo
schiavo ancora in catene, la strega fissata con chiodi ricurvi anche in bocca,
la prostituta con il sacchetto dei dadi, “proibiti alle donne”
C'è
il ricordo di naufragi antichi come quello di Palinuro e moderni come quello
del Moby Prince.
Nella
poesia “La sterpaia” Mosi ci offre uno scenario grandioso e desolato:
sulla spiaggia abbandonata dal lavoro, dagli italiani, appare un presepe
contemporaneo: Maria e il bambino giunti sui barconi.
Ma
pietà anche per chi lì è nato ed ora vive tempi duri “spente le fiamme
dell'alto forno” (rimando alla poesia pag. 47)
“Non
indigniamoci che i corpi mortali si disgreghino: ecco che possono anche le
città morire”
Sono
versi di Rutilio Namaziano che Mosi mette in esergo” alla poesia “Barbari”
nella quale accompagna idealmente il viaggio di Rutilio Namaziano che,
all'arrivo dei barbari abbandona Roma e risale la costa verso Luni,
testimoniando con cuore straziato le distruzioni dei barbari, ma portando
sempre nel cuore lo splendore perduto di Roma. Monito ai posteri ai quali è
domandato conservare le opere e le conquiste faticosamente raggiunte nell’arco
di secoli.
Voglio
concludere ricordando una poesia bellissima “Dalla loggia”.
Il
poeta ci porta in un notturno incantato, (come non ricordare l'affresco di
Piero della Francesca in San Francesco di Arezzo “il sogno di Costantino”?)
Lo
sguardo del poeta spazia all'intorno: sulle colline, sul lavoro dell'uomo, sui
fantasmi della storia, per richiudersi dolcemente sull'immagine di Anna
addormentata.
È
una visione serena, rassicurante, si sente l'appagamento dei sensi e degli
affetti, nel silenzio affiora il senso di una vita appagata. Devo dire che
nella poesia di Mosi, nonostante il suo sguardo si posi talvolta anche sulla
miseria e sul dolore, mi è sembrato di cogliere la pacatezza di colui cui il
fato ha concesso molti doni: un cammino sereno, la capacità di assaporare la
vita e di esaltarla con l'arte, la poesia, la convivialità e, non ultimo, con
il mito.
Come
non dire con Montale:
“Vi
guardiamo noi della stirpe di chi rimane a terra”.
Arrighetta Casini
Da "Literary", nr. 5 -2019
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Dal libro: Roberto Mosi, Navicello etrusco. Per il mare di Piombino, Edizioni Il Foglio, Piombino, gennaio 2018
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Enrico Guerrini vive a Firenze. Dopo un primo periodo
rivolto al fumetto e all’illustrazione, ha sviluppato un forte interesse per la
musica e il teatro che l’ha portato a scegliere scenografia all’Accademia di Belle
Arti di Firenze. Espone già nel 2003 quadri e disegni sul tema dantesco,
illustra poi il Faust di Goethe e si avvicina all’opera e alla musica di Ferruccio
Busoni, “Doktor Faust”. Si cimenta di
nuovo nel 2008 con il testo dantesco: il collezionista d’arte Giancarlo Marini
organizza per lui una mostra in cui sono affrontate tutte e tre le cantiche
della Divina Commedia. Con il poeta Roberto Mosi un libro di poesie illustrato
sul tema dei “nonluoghi” oltre a collaborare con lui in performance di disegno
dal vivo durante le letture di poesie, in diversi locali e istituzioni
culturali fiorentine. Riferimenti: enricoguerrini@aliceposta.it
Roberto Mosi, già dirigente della cultura alla Regione Toscana, vive a
Firenze, è impegnato nel campo della letteratura e della fotografia. Per la
poesia ha pubblicato “Orfeo in Fonte Santa” (Ladolfi 2019), “Il profumo
dell’iris” (Gazebo 2018), “Navicello Etrusco” (Il Foglio 2018), “Eratoterapia”
(Ladolfi 2017) e l’Antologia “Poesie 2009-2016” (Ladolfi 2016). Per la
narrativa: il romanzo “Esercizi di volo “(Europa Edizioni 2017); “Non
oltrepassare la linea gialla” (Europa Edizioni, 2014) e la guida “Elisa
Baciocchi e il fratello Napoleone” (Il Foglio, 2013). Collabora con le riviste
“Testimonianze” e “L’Area di Broca”.
Nella
Playlist “Felicità” su YouTube sono riportati sessanta video sulla ricerca
dell’autore per la fotografia, per la poesia e del rapporto fra pittura e
poesia (in collaborazione con Enrico Guerrini). Di rilievo la mostra personale
al Circolo Degli Artisti “Casa di Dante”: “Firenze, foto grafie”, 2016
(illustrata su YouTube e dall’omonimo e-Book, su www.larecherche.it). Ha partecipato alle tre edizioni dell’Officina
del Mito presso il Circolo: nel 2018 con l’opera “Orfeo in Fonte Santa”. Cura i
Blog: www.poesia3002.blogspot.com; www.robertomosi.it. Email: mosi.firenze@gmail.com.
“Avevo incontrato la poesia di Mosi in occasione della presentazione della silloge: “L'invasione degli stormi” alcuni anni fa. Presentazione speciale in quanto anche spettacolo, immagine.
RispondiEliminaL'opera si concludeva con un dialogo fra l'Autore e la Cornacchia della valle dell'Inferno, titolo anche della prima poesia.
“Devi tornare a trovarmi con un sacco di racconti, di storie, di film, di versi. Il tuo è un viaggio alla ricerca della speranza e la speranza è contagiosa”
Penso che Mosi abbia fatto tutto questo, soprattutto il viaggio. Il viaggio, quello reale, quello simbolico è tema universale anche per la poesia.
Leggendo i versi di Mosi nella raccolta Poesie 2009-2016 e poi in “Navicello etrusco”, mi è sembrato che il viaggio sia un tema molto caro al poeta. Viaggio in tanti luoghi, ma anche nei non-luoghi. Mosi è un viaggiatore speciale perché porta con sé tante “cose”: la curiosità dell'uomo con in più la sensibilità del poeta, una grande cultura assimilata a tal punto da fare tutt'uno con il suo modo di viaggiare, (se non di essere) certamente del poetare.
“Inseguirò l'ombra dei miti” scriveva nella poesia Giasone.
Dal libro: Roberto Mosi, Navicello etrusco. Per il mare di Piombino, Edizioni Il Foglio, Piombino, gennaio 2018
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