ROBERTO MOSI -
La vista si apre sui
colli, /al centro la Cupola, misura /
dell’incedere dei nostri passi
( Lirica: Via di
S.Leonardo)
ALLA RISCOPERTA DEI
VOLTI DI FIRENZE
Nel suo ricco
percorso di pubblicazioni - una dozzina di volumi di poesia - Roberto
Mosi, ex dirigente per la Cultura alla Regione Toscana, nella versatilità delle
attività svolte di scrittore, saggista e fotografo, ci offre un’originale
silloge lirica che denota la sua profonda ammirazione per la terra di
appartenenza attraverso un titolo dai multisensoriali riverberi: “ Il Profumo
dell’iris”, omaggiando la specie botanica, emblema del Gonfalone della Città
del Giglio, per consegnarci una parabola
versificatoria che si addentra nello
storico tessuto urbano e spazia verso i distensivi profili collinari. A
distanza di dieci anni dalla Raccolta “Florentia”(2008), animato dall’esercizio
intimo e propositivo della memoria, il poeta riesuma nelle trame dei vissuti le
stratificazioni storico-culturali, presenti nella mappa cittadina e dintorni,
secondo tre significative sezioni: LE
PIAZZE, LE STRADE, LE COLLINE E OLTRE. Una “geografia” fisica ed introspettiva
restituisce la fisionomia del capoluogo toscano che si dipana nei componimenti
con la carismatica stilizzazione del verso
consona a Roberto Mosi, nella classicità di un realismo ritmato ed elegante, analitico e trasognato, con tratti
di vita familiare, denso di riferimenti
culturali di cui la curiositas lirica si alimenta, nella dimensione
ironica e ludica del quotidiano,
per svelare l’anima dei luoghi e
le istanze etico-sociali che vi albergano sul piano intergenerazionale..
Lo sguardo evocatore di fiorentinità si cristallizza nel
verso che sgorga dall’atto speculativo, riassapora monumenti religiosi e laici,
festività o ricorrenze tradizionali,
individua le tracce degli eventi drammatici dei conflitti mondiali,
ripercorre le logge ed i vicoli dalle infilate prospettiche di facciate e
tetti, contempla l’Arno ed i Lungarni, si sofferma sulle antiche architetture e
spazi urbani segnati dai nuovi stili di aggregazione sociale.
Si affacciano la stazione, i quartieri di
periferia con le nuove povertà, gli snodi del trasporto del flusso
internazionale, gli insediamenti di fabbriche di una città in evoluzione che si confronta con l’avanzare delle nuove logiche del vivere
Postmoderno.
Il sentimento naturalistico di controcanto affiora, appagandosi
dinnanzi alle panoramiche delle tipiche località campestri e boschive a corona
della piana, individuando antiche vie di
transito per i pellegrini. E’ dunque
innervata la dialettica tra un passato da soppesare ed un presente da
interpretare e raccontare nei suoi ideali perchè la dimensione della condizione
umana non desiste dal servire le aspirazioni di lotta sociale e rivendicativa
per una società migliore:
Una bandiera rossa / sventola dalla finestra / fra i
canti e l’euforia / della libertà ritrovata.
(Lirica: “ Il rifugio di Fonte
Santa”). Un itinerario lirico di potente freschezza ideativa e compositiva, in
cui l’identità affettiva e leggendaria
dei siti rivisitati si propone al lettore secondo un polittico dalle cromie
linguistiche distillate dal sentimento e dall’acuta osservazione per una città
come Firenze, dall’ineguagliabile ruolo
storico e ideale di ambasciatrice di
Bellezza nel mondo.
SILVIA RANZI
Dopo l’erta dei Catinai / si apre la vista su Firenze, /
città di bellezza elegante / preziosa come il profumo /dell’iris, dal tono
austero, / riservato. Si concede solo/ a chi la ama, la sa apprezzare. (
Lirica: L’erta dei Catinai).
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