venerdì 28 dicembre 2012

Le colonie di Calambrone

 
Le colonie 
Scivolano le tavole sulle onde
gonfie di libeccio, le vele tese
s’intrecciano sul mare, lontano
le isole, le navi al porto di Livorno.
Scivolano i ricordi,
la colonia è una nave arenata
fra le dune e il viale a mare,
la torre dell’acqua domina
le chiome dei pini e dei lecci,
segno scolpito del fascio.
Galleggiano nell’aria
i simboli del regime, in cerchio
vecchi fantasmi in camicia nera,
architetti e direttrici boriose,
maestre con i fischietti alla bocca.
Irrompono i bambini
sulla spiaggia: io sono un punto,
la testa rapata su due grandi occhi celesti.
Rivive la valigia di cartone,
il corredo (quattro mutande,
tre magliette e un cappello),
il canto di cinquecento ragazzi
schierati sul piazzale.
Riconosco il suono del vento,
le raffiche s’infilano nei corridoi, scuotono
le porte delle camere, una ad una.
.
 




lunedì 10 dicembre 2012

Sfilata di moda in riva al mare infuriato


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giaccone
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a vento kamikaze
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per la sfilata sul mare
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la passerella disegnata
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dal mare infuriato marosi
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in arrivo alternati bianchi e neri
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urtano i piedi del manichino di spalle
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gomitoli di ferro
.
per scarpe
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Scatto 1di 11
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domenica 2 dicembre 2012

Two "trains in love" discovered in Sesto Fiorentino - From the "Aquiloni" collection, Il Foglio


Scoperti due "treni innamorati" a Sesto Fiorentino - 

Dalla Raccolta "Aquiloni", Il Foglio

 
Treni innamorati  
.
I treni innamorati
s’incontrano la sera
a Sesto Fiorentino.  
.
A volte s’incrociano
sui binari, fischiano
e sbattono le ciglia
dei fanali, improvvisa
è nata una passione.  
.
Ho visto l’altra sera
l’eurostar dare baci
ardenti alla littorina,
nascerà un trenino,
il tenero gioco
per un bambino.  
.
Mangerà spinaci
e ravanelli, d’estate
al Forte porterà
mamme e bambini,
viaggerà da grande
sui binari e, preso
d’amore, correrà
veloce nel parco
a Sesto Fiorentino. 
.
(LINK)
Disegno di Enrico Guerrini






giovedì 13 settembre 2012

XI. L. Fontanella for "The invasion of the starlings": "Verses, these by Mosi, very delicate, full of hope, and at the same time indelible, carved in time"





Rivista “Gradiva”, International Journal of Italian Poetry, New York, n.41/42 2012, pag.225.
Recensione di Luigi Fontanella
Roberto Mosi, L’invasione degli storni, Firenze, Gazebo, 2012, pp. 41.

XI.  Luigi Fontanella per "L'invasione degli storni": "Versi, questi di Mosi, delicatissimi, pieni di speranza, e al contempo indelebili, scolpiti nel tempo"

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“Mosi, poeta fiorentino di delicate permanenti sfumature (permanenti perché incidono e sedimentano nella psiche del lettore sensibile) ci offre un altro gentilissimo libro dopo il memorabile Aquiloni.

La bella immagine che compare sulla copertina (suggestiva fotografia di Simone Guidotti) dà subito un segno dell’assunto del libro, e, giustamente, nell’ottima Prefazione di Giuseppe Panella, viene subito indicato un altro quanto affascinante referente letterario: l’indimenticabile passo del Palomar di Calvino nel quale il personaggio di fronte alle ondate degli storni, che con ampie volute oscurano di tanto in tanto i nostri cieli, prova apprensione.

Ed è sotto lo stemma dell’Interrogazione che si snoda questo “viaggio” del poeta dalla Valle dell’Inferno alla Via del Purgatorio fino al “Paradiso” della realtà presente che però si nutre del proprio passato, come già ci ha insegnato un altro grande scrittore (William Faulkner).

E a fare da “guida” ispirativa per questo viaggio, un po’ come – fatte le debite differenze – avviene con Beatrice per Dante, è la piccola Gabriella, sorella di Roberto, morta dopo un giorno di vita. E’ a lei che l’autore dedica questo vibrante libretto (la dedica stessa è già di per sé un verso: “A Gabriella, il respiro, il volo di un giorno”).


Versi, questi di Mosi, delicatissimi, pieni di speranza, e al contempo indelebili, scolpiti nel tempo, come quelli collocati a suggello finale del “Purgatorio”:
“Lascio l’ospedale, corro / nella strada in discesa, l’aria / accarezza la pelle arrossata. / Gabriella mi guida, /pedalo leggero nella città, / la nuova Sala d’Attesa.”

Luigi Fontanella

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lunedì 7 maggio 2012

The Poets' Ring in Florence (III) - Settignano (and beyond)


The Poets' Ring in Florence (III) - Settignano (and beyond) 
L'Anello dei Poeti  a Firenze (III) - Settignano (e oltre)

L’ultima camminata fiorentina alla scoperta dei luoghi della poesia, è terminata alla Casa di Dante, da dove si era partiti per il primo trek. Gli amici del gruppo, un po’ affaticati dalla lunga marcia, hanno trovato l’energia per declamare le ultime strofe del Paradiso, Canto XXXIII (/l’amor che move il sole e l’altre stelle.) e sciogliere l’incontro con un applauso.

La partenza nella prima parte della mattinata da Ponte a Mensola, ai piedi della collina di Settignano, nel nome di Giovanni Boccaccio che in questa verde area passò i primi anni della sua vita, ambientò il poemetto “Ninfale fiesolano” (Aveva la ninfa forse quindici anni/ biondi com’oro e grandi i suoi capelli./) e le prime giornate del Decamerone.

Si è poi seguita via della Capponcina, in forte salita verso Settignano, nello splendido paesaggio dei colli fiorentini, con la sosta all’omonima villa di Gabriele d’Annunzio (1898- 1910) e alla villa Porziuncola di Eleonora Duse. Il pensiero alla sfarzosa vita che il poeta tenne a Firenze e alle opere che qui presero vita, Alcyone in particolare. Non poteva mancare il ricordo de La pioggia nel pineto (Taci. Su le soglie/ del bosco non odo/ parole che dici/ umane. ) insieme al riferimento allo sguardo felice che D’Annunzio rivolge al paesaggio circostante, come nella Sera fiesolana ( Fresche le mie parole ne la sera / ti sien come il fruscio che fan le foglie/ di gelso… ) o Lungo l’Africo ( O nere e bianche rondini, tra notte/ e l’alba, tra vespro e notte, o bianche e nere/).



Nel proseguire della passeggiata il tema del paesaggio è emerso in maniera costante. L’amico Piero davanti all’uliveto che circonda la splendida villa di Gamberaia, ha letto i versi di Lucrezio da De Rerum Natura (Libro V): “Ogni giorno costringevano le foreste/ a indietreggiare sempre verso i monti/ per lasciare le terre basse alle culture: così che/ stagni, ruscelli, messi e ricchi vigneti coprissero/i colli e le pianure e la fascia grigio/ cerulea degli ulivi potesse essere visibile/).



Nell’ultima parte del trek, l’incontro con il fiume Arno, disceso in riva destra dalla Pescaia di S. Andrea a Rovezzano al Centro di Firenze. Ha camminato con noi il ricordo di Mario Luzi che in questa zona – rione di Bellariva - ha abitato negli ultimi anni della sua vita e nella sua poesia ha tenuto un costante dialogo poetico con il fiume (All’Arno – “Sulla sponda che frena il tuo pallore/…”; Fiume da fiume – “Si pasce di sé il fiume, bruca/serpeggiando/ le sue/ quasi essiccate sgorature/ …).

Da qui ancora un piccolo tratto di strada nel centro di Firenze per chiudere alla Casa di Dante, l’“Anello dei Poeti” e pensare di riprendere, presto, forse domani, il cammino lungo altri Anelli nel mezzo del cammin di nostra vita.

martedì 10 aprile 2012

Massaro "Lungo la riva, tra i flussi e nei voli", per: "SINFONIA PER POPULONIA", R. Mosi - E-book LaRecherche. Il flauto di Pier Lugi Mencarelli





Link  "Sinfonia Populonia", LaRecherche


“Sono Venere, l’impiegata più bella dell’ufficio. 
Lasciai Efesto, il marito placido e triste. 
Adone il mio nuovo compagno. 
Ogni sera frusto a sangue 
i cavalli dell’Alfa Romeo 
per giungere presto da lui.”


Circolo degli Artisti di Firenze – “Casa di Dante” 11 aprile 2012



Sinfonia per Populonia
Quattro tempi: Inverno, Primavera, Estate, Autunno
Raccolta di Roberto Mosi
Presenta Severino Saccardi
Musica Piero Mencarelli, flauto
Letture: Giulia Capone Braga, l’autore
Scatola teatrale e disegni: Enrico Guerrini
*
Programma dell’incontro
*
Presentazione
*
Luciano Berio, Sequenza

Inverno / origini, caos

*
Wolfang Amadeus Mozart, Andantino

Primavera / germogli, nascita

*
Wolfang Amadeus Mozart, Allegro Aperto

Estate / gioco, crescita

*
Riflessioni sulla “Sinfonia per Populonia”
*
Christoph Willibald Gluck, Lento

Autunno / tramonto, parole in fuga

*
Claude Debussy, Sirinx

Autunno / tramonto, ombre
* * *

La Sinfonia per Populonia pone particolare attenzione al suono e al ritmo della poesia, scandita in strofe di otto versi, e a un ideale collegamento con la forma della sinfonia (della forma-sonata, in particolare: esposizione del motivo, sviluppo, ripresa). La ricerca che anima Sinfonia per Populonia parte da un intreccio di linguaggi, quello della poesia, della musica e delle immagini, in sequenza, del disegno.

Per lo Zingarelli “intrecciare” vuol dire “unire in treccia”. “La treccia è una composizione di tre lunghe ciocche di capelli accavallate alternativamente, tipica acconciatura di bambini e ragazze”. La domanda: la treccia che prende forma, è più “interessante” della singola ciocca di capelli? A noi pare di sì, com’è avvenuto nell’esperienza fiorentina degli anni ’60 per la “poesia visiva”. O è tutta un’illusione?
Al centro della narrazione vi sono, per un verso, la terra di Populonia e l’eco lontana della civiltà etrusca, per l’altro, il mondo quotidiano degli affetti. Gli elementi: il mare, il variare della luce durante il giorno, l’alternarsi delle stagioni, nella natura e nella vita dell’uomo.
La narrazione rappresenta, in definitiva, un viaggio nell’esistenza dell’uomo, scandito, come nella Sinfonia, da quattro tempi, dall’alba al tramonto.

La prima parte della Sinfonia, l’Inverno: il caos delle origini, dell’ esistere, i moti della passione, per emergere, o perdersi, nella conquista del mito, incontro dell’individuo con il senso comune, condiviso, che può dare conforto alla solitudine, alla fragilità dell’io.
Sono Tagete, figlio
di Genio e di Terra.
Sono tra voi per mostrare
i segni del Cielo.” Si allontana
verso Populonia, scompare
tra le zolle. (….)

Successivamente la stagione della Primavera e il tema della rinascita della natura.
Con l’Estate il tema della crescita, della scoperta della parola e dell’’affermazione dell’io.
I girasoli circondano
la casa del mare.
Dalla loggia ascolto
il silenzio dei girasoli,
i grandi occhi gialli (…)


Infine l’Autunno, in un contrasto di luci e di ombre che si allungano sulla terra nelle ore del tramonto, rischiarate a tratti dalla ricerca della bellezza.
Ombra della Sera
figura d’uomo, nuda
allungata nella luce
del sole al tramonto. (…)


Si può dire che la Sinfonia per Populonia si distingue per l’incontro di forme e suoni di origine diversa, per il contrappunto di segni e significati di valenza diversa, nel movimento perenne, circolare della vita.




mercoledì 4 aprile 2012

Roberto Carifi, recensione "L'invasione degli storni", R. Mosi - Rivista "Poesia", April 2012. "Mosi tries to tell us how his journey from Hell to Paradise went, from the sea of ​​garbage to the translucent screen of conscience"





Roberto Carifi per "L'invasione" - "Poesia", aprile 2012


" Roberto Mosi vive a Firenze. E’ stato dirigente per la Cultura alla Regione Toscana. Ha pubblicato diverse raccolte di versi, molti articoli e ioere di saggistica. E’ redattore della rivista fiorentina “Testimonianze”, fondata da Ernesto Balducci.
Ora Roberto Mosi ha dato alle stampe L’invasione degli storni (Gazebo), un bel libro preceduto dalla prefazione del filosofo e poeta Giuseppe Panella che scrive: “La vita è fatta di illusioni e di sogni ,
l’altra faccia della Luna. Il Paradiso è perdersi in essa e ritrovarsi dall’altra parte. Mosi prova a raccontarci come è andato il suo viaggio dall’Inferno al Paradiso, dal mare dell’immondizia allo schermo translucido della coscienza: la sua poesia è tutta qui, resa immobile e, pur tuttavia, agitata dalla forza del desiderio di volare”.
La poesia di Mosi è alta e sublime, e L’invasione degli storni è un libro da non dimenticare.

L’ultimo chiarore scompare
l’ombra sale dalle strade,
sommerge le cupole,
le tegole dei tetti,
inghiotte il volo delle piume.
Nei nidi appesi alle grondaie
riposano i racconti del mondo,
la testa sotto le ali.

Roberto Carifi in “Poesia”, aprile 2012, pag. 77.

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LINK  E-book 

Libreria “LibriLiberi”, via S. Gallo 25r, Firenze.
Libreria “Edison”, piazza della Repubblica, Firenze.

domenica 1 aprile 2012

Rings of the poets: II - the Oltrarno (and beyond). Second walk in Florence - Barrett, Neruda, Saba, Campana



Anelli dei poeti: l'Oltrarno (e oltre). Seconda passeggiata


E quando in Palazzo Vecchio,
bello come un’agave di pietra,
salii i gradini consunti …

.
Con la lettura corale di questi versi di Pablo Neruda, ripresi dalla poesia “La città”, scritta in occasione della sua visita a Firenze nel 1951, è terminata la seconda passeggiata dedicata alla scoperta dei luoghi della poesia, organizzata da Roberto Mosi per i soci dell’Associazione ambientalista Trekking - Italia di Firenze. I versi furono dipinti su un vecchio edificio dell’ex Ospedale Psichiatrico di San Salvi -– come si vede nella fotografia - da un gruppo di ricoverati.
Le tracce della storia della poesia – e dei poeti – sono vive in tanti luoghi della città ed è quanto mai suggestivo “scoprirle” e ricordarle insieme ad altri amici di avventura.


Nello stesso spazio di San Salvi, prima ci eravamo fermati presso la ex sede della Direzione sanitaria dell’Ospedale dove nel 1918 fu visitato Dino Campana e fu presa la decisione di internarlo nel manicomio di Castel Pulci, dove rimase fino alla morte. In questa sosta, è sembrato appropriato leggere: “In un momento /sono sfiorite le rose/ …” dal libro “Un viaggio chiamato amore”.

La lunga passeggiata era iniziata nel cuore del quartiere di San Frediano, presso Casa Guidi, piazza S. Felice, dimora dal 1845 della poetessa inglese Elizabeth Barrett ( “In quanti modo ti amo? Fammeli contare./..”) e del marito Robert Browning.

E’proseguita in via dei Serragli fino al Teatro degli Artigianelli per ricordare la presenza di Umberto Saba a Firenze nei giorni della Liberazione della città (“Il Teatro degli Artigianelli”: “Falce martello e la stella d’Italia/ ornano nuovi la sala. Ma quanto/ dolore per quel segno sul muro!/ ..).




Si è poi attraversato il Giardino di Boboli per arrivare al Forte di Belvedere, a Porta San Niccolò e al Giardino delle Rose arricchito di recente dalle statue dell’artista belga Jean-Michel Folon. Nel giardino, con una splendida vista sulla città, sono state lette alcune poesie dedicate a Firenze, scelte dai partecipanti, di Alexander Blok, Pablo Neruda, Dino Campana, ecc.
La seconda passeggiata per i luoghi della poesia, se per un verso è stata impegnativa, per l’altro, è stata ricca di ricordi ed emozioni.

mercoledì 28 marzo 2012

The poets' ring in Florence: the Oltrarno (and beyond) - Elizabeth Barrett Browining and ... beyond


L'anello dei poeti: l'Oltrarno (e oltre) - Elizabeth Barrett Browining e ... oltre


Trekking-Italia Firenze – Sabato 31 marzo 2012

1. Piazza S. Felice – Elizabeth Barrett Browining
Poetessa inglese, nata a Durham e morta a Firenze nel 1861. Sposa nel 1845 il poeta Robert Browing e con lui si trasferisce a Firenze. E’ sepolta al Cimitero degli Inglesi di Firenze.


In quanti modi ti amo?
In quanti modi ti amo? Fammeli contare.
Ti amo fino alla profondità, alla larghezza e all'altezza
Che la mia anima può raggiungere, quando partecipa invisibile
Agli scopi dell'Esistenza e della Grazia ideale.
Ti amo al pari della più modesta necessità
Di ogni giorno, al sole e al lume di candela.
Ti amo generosamente, come chi si batte per la Giustizia;
Ti amo con purezza, come chi si volge dalla Preghiera.
Ti amo con la passione che gettavo
Nei miei trascorsi dolori, e con la fiducia della mia infanzia.
Ti amo di un amore che credevo perduto
Insieme ai miei perduti santi, - ti amo col respiro,
I sorrisi, le lacrime, di tutta la mia vita! - e, se Dio vorrà,
ti amerò ancora di più dopo la morte.

2. Via Dei Serragli, Teatro degli Artigianelli - UMBERTO SABA
Nasce a Trieste nel 1883, muore a Gorizia nel 1957 – Vittima della persecuzione razziale, nel suo peregrinare venne a Firenze, ospite di Montale.

Teatro degli Artigianelli (sett. 1944)
Falce martello e la stella d'Italia
ornano nuovi la sala. Ma quanto
dolore per quel segno su quel muro!

Esce, sorretto dalle grucce, il Prologo.
Saluta al pugno; dice sue parole
perché le donne ridano e i fanciulli
che affollano la povera platea.
Dice, timido ancora, dell'idea
che gli animi affratella; chiude: "E adesso
faccio come i tedeschi: mi ritiro".
Tra un atto e l'altro, alla Cantina, in giro
rosseggia parco ai bicchieri l'amico
dell'uomo, cui rimargina ferite,
gli chiude solchi dolorosi; alcuno
venuto qui da spaventosi esigli,
si scalda a lui come chi ha freddo al sole.

Questo è il Teatro degli Artigianelli,
quale lo vide il poeta nel mille
novecentoquarantaquattro, un giorno
di Settembre, che a tratti
rombava ancora il canone, e Firenze
taceva, assorta nelle sue rovine




3. Porta San Niccolò – Giardino delle Rose - Panorama della città
Sono presenti statue diJean-Michel Folon (Uccle, 1º marzo 1934 – Principato di Monaco, 20 ottobre 2005) è stato un illustratore, pittore e scultore belga. Il suo stile è caratteristico: visi uniformi, abiti spesso scuri, colori sfumati dal blu al malva con predilezione per l'acquarello.

Dino Campana –Canti Orfici
FIRENZE

Fiorenza giglio di potenza virgulto primaverile. Le mattine di primavera sull’Arno. La grazia degli adolescenti (che non è grazia al mondo che vinca tua grazia d’Aprile), vivo vergine continuo alito, fresco che vivifica i marmi e fa nascere Venere Botticelliana: I pollini del desiderio gravi da tutte le forme scultoree della bellezza, l’alto Cielo spirituale, le linee delle colline che vagano, insieme a la nostalgia acuta di dissolvimento alitata dalle bianche forme della bellezza: mentre pure nostra è la divinità del sentirsi oltre la musica, nel sogno abitato di immagini plastiche!
***
L’Arno qui ancora ha tremiti freschi: poi lo occupa un silenzio dei più profondi: nel canale delle colline basse e monotone toccando le piccole città etrusche, uguale oramai sino alle foci, lasciando i bianchi trofei di Pisa, il duomo prezioso traversato dalla trave colossale, che chiude nella sua nudità un così vasto soffio marino. A Signa nel ronzìo musicale e assonnante ricordo quel profondo silenzio: il silenzio di un’epoca sepolta, di una civiltà sepolta: e come una fanciulla etrusca possa rattristare il paesaggio...
***
Nel vico centrale osterie malfamate, botteghe di rigattieri, bislacchi ottoni disparati. Un’osteria sempre deserta di giorno mostra la sera dietro la vetrata un affaccendarsi di figure losche. Grida e richiami beffardi e brutali si spandono pel vico quando qualche avventore entra. In faccia nel vico breve e stretto c’è una finestra, unica, ad inferriata, nella parete rossa corrosa di un vecchio palazzo, dove dietro le sbarre si vedono affacciati dei visi ebeti di prostitute disfatte a cui il belletto dà un aspetto tragico di pagliacci. Quel passaggio deserto, fetido di un orinatoio, della muffa dei muri corrosi, ha per sola prospettiva in fondo l’osteria. I pagliacci ritinti sembrano seguire curiosamente la vita che si svolge dietro l’invetriata, tra il fumo delle pastasciutte acide, le risa dei mantenuti dalle femmine e i silenzii improvvisi che provoca la squadra mobile: Tre minorenni dondolano monotonamente le loro grazie precoci. Tre tedeschi irsuti sparuti e scalcagnati seggono compostamente attorno ad un litro. Uno di loro dalla faccia di Cristo è rivestito da una tunica da prete (!) che tiene raccolta sulle ginocchia. Fumo acre delle pastasciutte: tinnire di piatti e di bicchieri: risa dei maschi dalle dita piene di anelli che si lasciano accarezzare dalle femmine, ora che hanno mangiato. Passano le serve nell’aria acre di fumo gettando un richiamo musicale: Pastee. In un quadro a bianco e nero una ragazza bruna con una chitarra mostra i denti e il bianco degli occhi appesa in alto. – Serenata sui Lungarni. M’investe un soffio stanco dalle colline fiorentine: porta un profumo di corolle smorte, misto a un odor di lacche e di vernici di pitture antiche, percettibile appena (Mereskoswki).
***
Pablo Neruda

La città

E quando in Palazzo Vecchio,
bello come un'agave di pietra,
salii i gradini consunti,
attraversai le antiche stanze,
e uscì a ricevermi un operaio,
capo della città, del vecchio fiume,
delle case tagliate come in pietra di luna,
io non me ne sorpresi:
la maestà del popolo governava.

E guardai dietro la sua bocca
i fili abbaglianti della tappezzeria,
la pittura che da queste strade contorte
venne a mostrare
il fior della bellezza
a tutte le strade del mondo.

La cascata infinita che il magro poeta di Firenze
lasciò in perpetua caduta
senza che possa morire,
perchè di rosso fuoco e acqua verde
son fatte le sue sillabe.

Tutto dietro la sua testa operaia io indovinai.

Però non era, dietro di lui,
l'aureola del passato il suo splendore:
era la semplicità del presente.

Come un uomo, dal telaio all'aratro,
dalla fabbrica oscura,
salì i gradini col suo popolo e nel Vecchio Palazzo,
senza seta e senza spada,
il popolo, lo stesso che attraversò con me
il freddo delle cordigliere andine era lì.

D'un tratto, dietro la sua testa,
vidi la neve,
i grandi alberi che sull'altura si unirono e qui,
di nuovo sulla terra,
mi riceveva con un sorriso e mi dava la mano,
la stessa che mi mostro il cammino laggiù lontano
nelle ferruginose cordigliere ostili che io vinsi.

E qui non era la pietra convertita in miracolo,
convertita alla luce generatrice,
né il benefico azzurro della pittura,
né tutte le voci del fiume
quelli che mi diedero la cittadinanza
della vecchia città di pietra e argento,
ma un operaio, un uomo, come tutti gli uomini.

Per questo credo ogni notte del giorno,
e quando ho sete credo nell'acqua,
perchè credo nell'uomo.

Credo che stiamo salendo l'ultimo gradino.

Da lì vedremo la verità ripartita,
la semplicità instaurata sulla terra,
il pane e il vino per tutti.



4. Parco di San Salvi (già Ospedale Psichiatrico)
a. Sede della ex Direzione Sanitaria dell’Ospedale
Dino Campana (Marradi 1895 – Castel Pulci 1932) è ricoverato la prima volta a San Salvi nel 1909. Nel 1918, dopo una visita a San Salvi, viene internato nel manicomio di Castel Pulci dove rimarrà fino alla morte.

Sibilla Aleramo e Dino Campana, da “Un viaggio chiamato amore”

Chiudo il tuo libro,
snodo le mie trecce,
o cuor selvaggio,
musico cuore…
con la tua vita intera
sei nei miei canti
come un addio a me.
Smarrivamo gli occhi negli stessi cieli,
meravigliati e violenti con stesso ritmo andavamo,
liberi singhiozzando, senza mai vederci,
né mai saperci, con notturni occhi.
Or nei tuoi canti
la tua vita intera
è come un addio a me.
Cuor selvaggio,
musico cuore,
chiudo il tuo libro,
le mie trecce snodo.
Sibilla Aleramo a Dino Campana, Mugello, 25-7-1916

In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose.
Dino Campana a Sibilla Aleramo, 1917


b – Nei pressi della ex Direzione Sanitaria, un vecchio edificio fu dipinto dai ricoverati con il disegno di Palazzo Vecchio e dei versi di Pablo Neruda ( poeta cileno, Parral 1904 – Santiago 1973) dedicati alla città (vedi sopra). Si riporta una famosa poesia.


IL TUO SORRISO

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l' aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d' improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d' aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amore mio, nell' ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d' improvviso
vedi che il mio sangue macchina
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

mercoledì 14 marzo 2012

“The Poets' Ring”: first circle: open-air Poetry in the center of Florence, from Dante to Shelley

“L’anello dei Poeti”: primo cerchio: la Poesia all’aria aperta nel centro di Firenze, 

da Dante a Shelley 



WILD West Wind, thou breath of Autumn's being,
Thou, from whose unseen presence the leaves dead
Are driven, like ghosts from an enchanter fleeing…

sono i versi del poeta inglese Shelley declamati ad alta voce nel Parco delle Cascine, presso la Fonte del Narciso, al termine della prima passeggiata del programma “L’Anello dei Poeti”, dedicato alla scoperta dei luoghi della poesia nel Centro di Firenze. E’ noto che in questa parte delle Cascine il poeta inglese – in una giornata di vento del 1819 – trasse l’ispirazione per comporre la famosa “Ode al vento occidentale” (Oh tu, selvaggio vento dell’Ovest…).


 
Alla passeggiata hanno partecipato un gruppo di oltre venti persone, guidato da Roberto Mosi, dell’Associazione ambientalista Trekking-Italia. La camminata è partita, com’è naturale, dalla Casa di Dante, in via Santa Margherita, sull’onda dei versi: Nel mezzo del cammin di nostra vita … , per passare al cuore del Quartiere di Santa Croce, nel Giardino di Borgo Allegri, dove si è parlato insieme del soggiorno fiorentino di Giacomo Leopardi, intorno al 1827, e della felice stagione della sua vita a Pisa, sulle rive dell’Arno. Si è ricordato, in particolare, la splendida poesia “A Silvia”: Silvia, rimembri ancora … Il passaggio successivo dalla casa di Eugenio Montale, nel viale Amendola, e nel vicino Giardino di Piazza d’Azeglio, per scambiarsi i versi del poeta ( Ho sceso, dandoti il braccio … - L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili… - Tu non ricordi la casa dei doganieri ..). La camminata è poi proseguita nel Centro della città, immaginando di ripercorrere i passi di Aldo Palazzeschi, secondo le immagini della poesia “La passeggiata”: Andiamo? / Andiamo pure. / All’arte del ricamo, fabbrica passamanerie … . Si è raggiunto così le “Giubbe Rosse”, i Lungarni, Le Cascine, per completare il nostro Anello dei Poeti, come si è detto, alla Fonte del Narciso.

Ci è sembrato di cogliere una piena soddisfazione da parte dei partecipanti, che hanno ascoltato – e da parte di alcuni, declamato – le poesie nei luoghi dove i poeti hanno vissuto, hanno tratto ispirazione. Un piccolo contributo, forse, a ridurre una certa asfissia che opprime la poesia di oggi, a infrangere il muro degli “orti chiusi” frequentati da isolate vestali.


venerdì 2 marzo 2012

IX. M. BRANCALE: "The flight of starlings in the sky of Florence, an opportunity for a look at the city and pain"-







"Il volo degli storni nel cielo di Firenze, occasione per uno sguardo sulla città e sul dolore"
in "Toscana Oggi" 3 marzo 2012 -


"Gli storni sulle colline di Careggi, tra gli agglomerati sanitari collocati nel verde tra i viali, accompagnano il viaggio di Roberto Mosi nella selva oscura della debolezza fisica che decide del futuro e mescola i tempi, facendo avvertire dimensioni che non sono quelle consuete, quelle raggiungibili con il ragionamento «Chiudo gli occhi sulla poltrona.| Nella stanza suona il telefono, | corro a perdifiato per strade | per scale e corridoi infiniti». Sono i momenti in cui si riassume la vita, se ne scolpisce il significato e si guarda altrove. E non da soli. Mosi si sente accompagnato da una Beatrice bambina, la sorellina ritrovata. Finito il percorso nella valle, tra inferno e purgatorio, comincia il tempo di un'altra attesa, un «Nuovo cinema Paradiso».che si fa premonizione di vittoria su ogni solitudine.

L'invasione degli storni fa seguito a un altro libro che Mosi ha scritto per Gazebo: Florentia. Col senno di poi si può dire che il percorso redentivo delle Invasioni..., tutto scavato nell'interiorità, qui preventivamente abbracciava con uno sguardo colmo di umanità la sua amata, città con occhi corali. La stazione rappresenta l'acme di questa visione:
«E' arrivato dai paesi dell est | lo stormo di uccelli migratori, | la notte dormono in stazione.| All'alba raccolgono gli averi, | nascondono i cenci fra i rami | in mezzo ai nidi dei piccioni, | sopra i chioschi delle aranciate. | Uccelli vestiti da spazzino | al mattino afferrano i sacchi. | La sera si cerca un altro riparo | più vicino ai nidi delle rondini».


La città si fa cronaca e storia. Ecco una sintesi efficace del social forum del 2002:
«Le piazze del centro, | respirano paura, | alle vetrine barriere per scudo, | sul cartello: 'Chiuso per lusso'.| La polizia è in assetto di guerra, | gracidano le radio. | L'anello dei viali | ride di allegria dei giovani».

Ogni geografia si compone di luoghi simbolo, la città diventa richiamo, interloquisce con altri luoghi. Nelle «Colline di un altro mondo» Mosi, attraverso il racconto di un altro, si porta in Etiopia, nella guerra del '36. E' un testo duro e sensibile, da leggere quando si punta a rabbonire il fascismo in realtà vivaio di massacri | ... mercenari del sangue bruno,.| camicienere italiche, crudeli cuccioli di cesari morti» per usare le parole di Mandelstam) o si parla con leggerezza di conflitti rapidi e chirurgici, guardando le luci in tv e senza osservare quello che accade sotto il cielo. Nel gorgo c'è un bambino che chiama.

2 marzo 2012

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R. Mosi, L'invasione degli storni, GazeboLibri, Firenze 2012
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Libreria Libri Liberi, via San Gallo 21 r, Firenze
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LINK : e-book L'invasione degli storni. LaRecherche


giovedì 16 febbraio 2012

FLORENCE: THE POETS' RING - THREE EXCURSIONS INTO POETRY

FIRENZE : L'ANELLO DEI POETI - TRE ESCURSIONI NELLA POESIA

Presentazione del Progetto:
Venerdì 24 febbraio 2012, ore 19
presso “Trekking-Italia”, sede di Firenze, via dell’Oriuolo, 17

Il progetto è nell’ambito delle iniziative “Dieci sabati per la cura di sé”
Prenotazione presso la sede di Firenze, tel. 055 2341040
www.trekkingitalia.org
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Sabato 10 marzo, ore 9
Primo Anello dei Poeti: il Centro di Firenze

Escursione: trek urbano, facile; 3 ore e mezza; km 7.
Itinerario nel centro della città per scoprire la presenza a Firenze di poeti di origine fiorentina o che hanno soggiornato per qualche tempo sulle rive dell’Arno, sia italiani sia stranieri. Si propongono alcuni momenti particolari dell’escursione, dedicati a brevi riflessioni e letture di poesie: il trek ha inizio dalla Casa di Dante Alighieri, via S. Margherita (Nel mezzo del cammin di nostra vita/ v. I, Canto I, Inf., Div. Comm.); si sosta nel giardino di Borgo Allegri, con il pensiero rivolto a Giacomo Leopardi che visse nel quartiere tra il 1830 e il 1833 (via Verdi), e al suo amore per Fanny: Parmi ogni più bel volto, ovunque io miro. Ci fermeremo anche nel piazzale a fianco dell’Archivio di Stato, nel viale Amendola, dove abitò per alcuni anni Montale, durante il soggiorno fiorentino fra le due guerre (Spesso il mal di vivere ho incontrato/…). Nel percorso incontreremo testimonianze della presenza di molti altri poeti, fra i quali Palazzeschi, Lorenzo de’ Medici, Fortini, Pascoli, Milton, i “futuristi” delle Giubbe Rosse, Alfieri, Foscolo, Manzoni. L’anello si chiude all’inizio del Parco delle Cascine, viale degli Olmi, presso la Fontana del Narciso, luogo che ispirò al poeta inglese Shelley un celebre poema (“Ode al vento Occidentale”, autunno 1819).
Percorso: via S. Margherita, via Verdi, via Ghibellina, piazza d’Azeglio, via Cavour, piazza della Repubblica, Lungarno Corsini, Parco delle Cascine (viale degli Olmi)Ritrovo: ore 9 via S. Margherita (Casa di Dante). Rientro previsto intorno alle 13 (fermata Tram T1). Accompagnatore: Roberto Mosi.
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Sabato 31 marzo, ore 9
Secondo Anello dei Poeti: l’Oltrarno (e oltre)

Escursione: trek urbano, facile; 4 ore; km 9.
Partenza da Piazza S. Felice, dove visse Elisabeth Barrett, sepolta al Cimitero degli Inglesi (fra le poesie “In quanti modi ti amo, fammeli contare). Passaggi di rilievo del percorso: il ricordo di Umberto Saba al Teatro degli Artigianelli (via dei Serragli) e la poesia dedicata al Teatro (Falce martello e la stella d’Italia / ornano nuovi la sala…), il Giardino di Boboli, che attraversiamo fino al Forte di Belvedere, per scendere poi a Porta S. Niccolò e per accedere al Giardino delle Rose: davanti al panorama della città, fra le statue dell’artista Folon, i partecipanti al trek sono invitati leggere poesie dedicate a Firenze. La camminata prosegue per Piazza Poggi, il ponte S. Niccolò, via Gioberti, fino al Parco di S. Salvi, dove è previsto di ricordare, presso l’ex Direzione del Manicomio, sia Dino Campana (ricoverato la prima volta nel 1909), la sua poesia, la follia, l’amore (In un momento/ son sfiorite le rose), che Pablo Neruda: una sua poesia fu dipinta dai ricoverati sul muro di un vecchio edificio dell’ospedale, in ricordo della visita a Firenze, nel 1951 (E quando in Palazzo Vecchio, bello come un'agave di pietra, / salii i gradini consunti … ). Nel percorso del trek s’incontrano testimonianze anche della poesia di Niccolò Machiavelli, Robert Browing, C. Levi.
Percorso: Ponte Vecchio, Piazza S. Felice, piazza Ptti, via dei Serragli, Giardino di Boboli (da via Romana), Forte Belvedere, Porta S. Niccolò, Ponte S. Niccolò, via Gioberti, Parco di S. Salvi.
Ritrovo: ore 9 Ponte Vecchio, lato S. Frediano. Rientro previsto ore 13, nel Parco di S. Salvi. Accesso ai Bus da Piazza Alberti. Nota: è necessario avere la Carta di Identità rilasciata dal Comune di Firenze, per accedere gratis a Boboli.
Accompagnatore: Roberto Mosi.

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Sabato 5 maggio, ore 8,50
Terzo Anello dei Poeti: Settignano (e oltre)


Escursione: facile, in parte trek urbano; ore 4; km 9.
Partenza da Ponte a Mensola per ricordare Boccaccio e il “Ninfale fiesolano” e salita verso Settignano, da via della Capponcina dove abitarono nell’omonima villa la Duse e D’Annunzio nei primi anni del ‘900. Sosta nel punto panoramico dietro Villa Gamberaia con l’invito ai partecipanti al trek a leggere versi di D’Annunzio (si veda, ad es., La pioggia nel pineto da “Alcyone”); discesa per le strade di campagna fino a Rovezzano, alla Pescaia del Mulino di S. Andrea sull’Arno. L’escursione prosegue sulla riva destra dell’Arno, fino all’altezza di via di Bellariva, dove visse per quaranta anni Mario Luzi: una sosta per un accenno alle poesie sul fiume e sulla costruzione della Cupola del Brunelleschi, che da qui vediamo in lontananza.
Si prosegue per i Lungarni fino a Piazza dei Cavaleggeri (Biblioteca Nazionale) per andare con la memoria a Piero Bigongiari (Le unghie crescono per additare qualcosa/ …). Poi dal Piazzale degli Uffizi si raggiunge via S. Margherita, nel nome di Dante Alighieri e della sua poesia: l’amor che move il sole e l’altre stelle (v. 145, Canto XXXIII, Par., Div. Comm.). L’Anello dei poeti termina dunque dove è iniziato.
Percorso: Ponte a Mensola, Settignano, via del Rossellino, Villa Gamberaia, via del Loretino, Rovezzano, sentiero campestre in riva destra dell’Arno, Lungarni, Piazzale degli Uffizi, Via S. Margherita (Casa di Dante)
Ritrovo: ore 8.50 fermata piazza S. Marco della linea 10 per Settignano (passaggio Bus ore 9.00). Rientro ore 13 via S. Margherita, Casa di Dante.
Accompagnatore: Roberto Mosi

martedì 14 febbraio 2012

VIII. Giorgio Linguaglossa per "L'invasione": “I find "Invasion of the Starlings" a courageous book



Nota di lettura

Giorgio Linguaglossa per "L'invasione"


“Trovo che "l'invasione degli storni" sia un libro coraggioso, coraggioso perché privo di orpelli retorici e stilistici, gli oggetti sono oggetti, hanno il loro posto sicuro, riposano come nature morte, le cose si sfogliano come le stecche di un ventaglio, una dopo l'altra... ma chi apre il ventaglio?, dove è l'autore?
L'autore sembra nascondersi dietro le quinte per lasciare piena visibilità al quadro, proprio come accade nel cinema dove il regista non è visibile eppure è presente, diffuso in ogni fotogramma; anzi, tanto più il regista è invisibile tanto più risulta presente nei fotogrammi.
Preferisco la distaccata e laconica enumerazione delle sue poesie alla formaldeide di altre più lucidate che portano con sé una nuvola di afrori e di colori, certo accattivanti ma anche stucchevoli.”

Giorgio Linguaglossa

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R. Mosi, “L’invasione degli storni”, GazeboLibri, Firenze 2012. Prezzo: e.7
- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com
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VI. Giuseppe Baldassarre for "The invasion of starlings",R. Mosi; "Is a bold, profound, well-crafted book"


Giuseppe Baldassarre per "L'invasione"


“ “L’invasione degli storni” è un libro audace, profondo, ben lavorato.
La tematica esistenziale, personale ed oltre, in chiave allegorica e realistica insieme: con la cura del particolare e della singola espressione.
Una narrazione che mentre si svolge mostra radici nel più profondo dell’essere, anche doloroso. Un tentativo di catarsi che avviene gradualmente, sempre più desiderata, intravista, percepita come possibile, finchè avviene.
E il tutto nella tradizione della letteratura alta, il tuo mondo che acquista significato allegorico, il tuo viaggio nell’esperienza della vita.
E’ un bel libretto, opera di maturità anche tecnica.
La prefazione di Giuseppe Panella è una lettura attenta e convincente.”

Giuseppe Baldassarre
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““The invasion of starlings” is a bold, profound, well-crafted book.
The existential theme, personal and beyond, in an allegorical and realistic key at the same time: with 
attention to detail and single expression.
A narrative that as it unfolds shows roots in the depths of being, even painful ones. An attempt at catharsis that occurs gradually, increasingly desired, glimpsed, perceived as possible, until it happens.
And all in the tradition of high literature, your world that acquires allegorical meaning, your journey into the experience of life.
It is a beautiful little book, a work of technical maturity as well.
The preface by Giuseppe Panella is a careful and convincing read.  Giuseppe Baldassarre”
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e-book: LINK:




R. Mosi, “L’invasione degli storni”, GazeboLibri, Firenze 2012
- In vendita: Libreria LIBRILIBERI, via San Gallo, 21r. Firenze.
Tel. 055 213921 - libreria@libriliberi.com