Il diario di Rilke
Amore e ispirazione del poeta boemo a Firenze e a Viareggio nel libro di Roberto Mosi
di Jacopo Chiostri
Rainer
M. Rilke arrivò a Firenze a metà di Aprile del 1898, il suo fu un soggiorno
relativamente breve perché nei primi giorni di maggio lasciò già Firenze e si
trasferì a Viareggio. Il tempo trascorso nel capoluogo fu però decisivo per il
giovane poeta - aveva allora appena ventidue anni - il quale, infatti, scriverà
che a Firenze si era dato il compito di cogliere la sua ricchezza di opere
d’arte come passaggio verso la maturazione e verso una maggiore consapevolezza.
Le
impressioni del viaggio furono raccolte da Rilke nel celebre ‘Diario
fiorentino’ che contiene le sue riflessioni sul patrimonio artistico della
città; il libro, sebbene completato nel 98, sarà pubblicato soltanto nel 1942; è
dedicato a Lou Salomè, la donna amata, conosciuta nel 1897.
Affascinato
dalla figura, e dalla storia, di colui che è considerato il poeta lirico più
celebre della Germania, e uno dei maggiori in Europa, Roberto Mosi, a sua volta
poeta, scrittore, fotografo, oltreché collaboratore de ‘La Toscana Nuova’, ha
di recente pubblicato un colto studio-racconto ‘Il diario fiorentino di Rainer
M. Rilke per Lou Salomè’ che è entrato a far parte della ormai celebre collana
‘Gli stranieri a Firenze’ di Angelo Pontecorboli editore.
Mosi,
che inizia il suo scritto, raccontando di come certe sere sia salito
all’Abbazia di San Miniato e lì si sia immerso nella lettura delle opere di
Rilke, col quale, scrive, condivide l’interesse per la poesia e per il viaggio,
ha poi coinvolto il Gruppo di lettura che fa capo alla biblioteca del Palagio
di Parte Guelfa, di cui fa parte, in un progetto per un ‘Sentiero Rilke in
Toscana, Firenze e Viareggio’; la parte fiorentina, per meglio capire di cosa
parliamo, prende l’avvio dal giardino Demidoff sul lungarno Serristori, nei
pressi del luogo dove il poeta dimorò nell’allora pensione Benoit, e dopo varie
soste, si conclude a San Miniato. Per suo conto Mosi è stato anche sulle tracce
di Rilke in Trentino, alla ‘passeggiata letteraria’ ai piedi del Castello di Arco
sul lago di Garda; poi a Capri dove Rilke scrisse alcune delle sue liriche più
belle tra cui ‘Il Canto del Mare’; ancora al Castello di Duino nei pressi di
Trieste dove iniziò la stesura delle ‘Elegie Duinesi’, terminata
successivamente, nel 1922, in un piccolo castello medievale nel cantone Vallese
in Svizzera; nel Vallese Mosi ha anche visitato Raron dove è sepolto il poeta.
Tornando
al ‘diario’, Mosi spiega come quest’opera contenga il germe della produzione
matura di Rilke e la si possa considerare un laboratorio creativo perché
Firenze influenza definitivamente la sua visione poetica.
Firenze
non è solo però poesia e bellezza; alcune pagine raccontano come Rilke fosse
rimasto deluso dall’incontro con la vita quotidiana della città e Mosi ne
conclude che la sua visione dell’esistenza fosse profondamente aristocratica:
‘Il popolo umile sente l’arte come inutile’, ‘l’arte può essere compresa solo
da individui nobili, colti’: verso le persone comuni Rilke ha un atteggiamento
sprezzante, nota l’autore.
Lo
scritto di Mosi è molto altro. Vi troverete un intero capitolo dedicato a
‘Monaco e il trionfo dello Jugendstil’, un altro in cui si traccia la figura di
Lou Salomè, una delle donne più affascinanti del suo tempo, la quale, oltre a
farlo innamorare, porta il giovane poeta a comprendere gli spunti più moderni
della vita culturale di allora e lo introduce alla psicanalisi. Le descrizioni dei
monumenti, le vie di Firenze scritte da Rilke, e riportate da Mosi, sono un ulteriore
dono di questo prezioso testo.
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