mercoledì 19 febbraio 2025

Commosso omaggio a Mario Luzi a venti anni dalla scomparsa - "Il linguaggio della poesia diventa dialogo" - Circolo degli Artisti Casa di Dante, 18-2-2025



Registrazione incontro








 


LINK - Illustrazione Sentiero Luzi


Intervento Roberto Mosi

Mi fa molto piacere questa partecipazione ad un incontro per rendere omaggio ad un poeta che ho conosciuto di persona e che amo, un poeta come dice Stefano Verdino nella introduzione ai Meridiani Mondadori, di lungo corso, sempre in ascolto della vita nei suoi percorsi poetici, che brillano di una creatività sempre risorgente e formano un grande viaggio di immaginazione e di conoscenza.

Questo viaggio si compie in luoghi che mi sono cari , che per lo più conosco bene, direttamente, legato a tempi, a periodi storici, dei quali conosco il respiro, le atmosfere che danno loro un carattere.

Ci ho tenuto a incrociare in qualche modo, idealmente, questo lungo, affascinante viaggio con luoghi e paesaggi del poeta, partendo dalla sua storia, dalle sue opere, alla ricerca del suo sguardo, dei suoi sguardi, posati sulle cose più semplici della vita quotidiana , pronti ad elevarsi, ad aprire un dialogo con la sfera del sublime.

Dal mio impegno emergono sei quadri , sei percorsi, illustrati nei fogli che ho preparato, legati ad alcuni testi poetici, da leggere insieme ad amici, ad alta voce, andando alla scoperta dei paesaggi vissuti da Mario.

E’ un’esperienza che ho fatto in altri tempi, con un’associazione, si sono creati ogni volta, come dei piccoli simposi fra amici, interessati ad aprire un dialogo intorno all’essenza della poesia di Luzi.

I Escursione

A Castello, il paese delle origini e del ritorno

Escursione: facile, 3 ore; km 7.

Andremo a porre un fiore sulla tomba del poeta, nel cimitero di Castello, presso la Chiesa di San Michele, alla periferia nord di Firenze.

 

Da Il silenzio, la voce (1984)

 

     Il posto dove sono nato, presso Firenze, ha in sé un contrasto molto pronunziato. In alto, sulle colline, la forma armoniosa e conclusa che gli architetti delle ville e dei giardini hanno dato alla natura del Rinascimento e nel Sei Settecento, in basso la polverosa animazione di una borgata industriale. Inoltre un contrasto anche più lacerante assimilato, anch’esso nella prima infanzia: quelle sobrie ma monumentali dimore del potere e del privilegio ho imparato a conoscerle quando trasformate in ospedali militari ingoiavano  dentro i loro cancelli colonne di autoambulanze con a bordo i feriti che i treni provenienti dai fronti della prima guerra mondiale scaricavano sulle banchine dei binari morti nella piccola stazione di Castello di cui mio padre era il capo: qualcuno di quegli uomini deposti sulle barelle con le bende insanguinate mi resta anche oggi stampato in mente.

 

Mia madre   (dal Fondo delle campagne 1965)

Mia madre, mia eterna margherita
che piangi e mi sorridi
viva ora più di prima…

II Escursione. 

L’incontro con il fiume. Bellariva

 

        Da “Su fondamenti invisibili” (1971)

 

«Prega», dice, «per la città sommersa»
venendomi incontro dal passato
o dal futuro un’anima nascosta
dietro un lume di pila che mi cerca
nel liquame della strada deserta.
«Taci» imploro, dubbioso sia la mia
di ritorno al suo corpo perduto nel fango.
«Tu che hai visto fino al tramonto
la morte di una città, i suoi ultimi
furiosi annaspamenti d’annegata,
ascoltane il silenzio ora

 

Fiume da fiume (da Poesie sparse)

 

Si pasce di sé il fiume, bruca
                                            serpeggiando
le sue
          quasi essiccate sgorature,
                                                  visita
le sue
          quasi aride pozzanghere,
si trascina ai suoi già putridi ristagni
finché‚ poco più oltre
                                   un poco lo confortano
misteriosi trasudamenti,
lo irrorano frescure,
umori, vene
dal più profondo
del suo cuore sotterraneo
                                    ed eccolo
rinasce esso dalle secche,
ora, si lascia dietro la sassaia
della sua quasi estinzione
per il suo nuovo cammino -
                         si muove verso se stesso il fiume,

III Escursione

La Cupola del Brunelleschi, fiore nostro fiorisci ancora

 

Da “Fiore nostro fiorisci ancora” (1996)


Primo operaio // L’Estate è piena, il meriggio leva il cervello.    Ser Filippo non conosce pausa, sparisce e ricompare di continuo. Gli frullano per il capo mille idee ma una, fissa, le sovrasta tutte: questa cupola. Se va avanti, se regge per geometria, se il calcolo era giusto. Sì, lui a suo dire n’è sempre stato certo, era spavaldo con gli altri uomini dell’arte; ma, guardarlo, è tranquillo fino a un certo punto. Domanda i capimastri, i tagliapietre, i legnaioli, se stimano possibile per la loro parte dargli conferma che l’impresa è giusta e ragionevole. E, lo sai bene anche tu, chi è preso dalla sua mania e chi scuote la testa ma continua con parecchia incredulità il suo lavoro nel cantiere.
Secondo operaio // Tu con chi stai, io con chi mi metto? Non so proprio rispondere neppure per me stesso.
Primo operaio // No, non è facile... però io sono parte di questa fabbrica che cresce; e questo mi basta. Non soltanto mi basta ma anche mi convince. La città edifica lei stessa la sua chiesa, si alza verso il cielo e usa la nostra fatica e la nostra arte per farlo. Mi ha preso e trascinato nel febbrile formicaio della sua officina. …

 

Fiore della fede”

 

E’ la mia voce ora che ascoltate,
sono Santa Maria del Fiore.
Mi volle la città fervente
alta sopra di sé,
sopra qualsiasi altra
delle sue grandi basiliche
e le sue umili parrocchie
e Santa Reparata che custodisco in me.
Grande mi concepirono i mercanti
e il popolo minuto.

 

IV Escursione

“Il viaggio di Simone Martini” e le origini senesi

 

Avremo con noi il libro di Luzi Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini per leggere i versi che esprimono la diffidenza dell’artista senese che osserva Firenze dall’alto, durante il viaggio di ritorno da Avignone a Siena: “È là, lei, la Gran Villa/ che brulica e formicola/ di là dal fiume. Lo tenta/ e lo respinge, / ostica …”

 

V Escursione

L’incontro con i compagni della giovinezza nel sentiero lungo gli argini del Bisenzio.

 

Presso il Bisenzio (Da Magma 1965)

 

La nebbia ghiacciata affumica la gora della concia
e il viottolo che segue la proda. Ne escono quattro
non so se visti o non mai visti prima,
pigri nell'andatura, pigri anche nel fermarsi fronte a fronte.
Uno, il più lavorato da smanie e il più indolente,
mi si fa incontro, mi dice: «Tu? Non sei dei nostri.
Non ti sei bruciato come noi al fuoco della lotta
quando divampava e ardevano nel rogo bene e male».
Lo fisso senza dar risposta nei suoi occhi vizzi, deboli,
e colgo mentre guizza lungo il labbro di sotto un'inquietudine.
«Ci fu solo un tempo per redimersi» qui il tremito
si torce in tic convulso «o perdersi, e fu quello.»
Gli altri costretti a una sosta impreveduta
dànno segni di fastidio, ma non fiatano, //

 

[ Il poeta incontra i compagni della prima gioventù. Nel Magma si registra la rivoluzione copernicana della poesia di Luzi, si abbatte la prospettiva lirica; nel Magma vi sono le scene di diverse “stazioni”  di incontri tra l’io di Mario e altri occasionali interlocutori , incontrati sulla proda nebbiosa del Bisenzio. Afferma Verdino che Magma è uno dei libri più belli e complessi della poesia del Novecento.]

 

VI Escursione

La salita al Monte Senario, la fuga dei monti fino all’Amiata, il silenzio del bosco e la voce della poesia.

 

Da “Sotto specie umana” (1999)

Vanno ai monti i monti

da soli o con le nubi

sulla cresta o ai fianchi,

si uniscono, si salgono sulla groppa,

si celano l’un l’altro,

si confondono

terra in cielo,

cielo in rupi d’aria e nuvole,

cammini non sappiamo se per uomini o per numi

ne varcano la mutevole frontiera

a scendere e discendere

è il loro moto

tra roccia e terra di pianoro

aperto, senza riparo

dalle origini alle origini…

 

DaSu fondamenti invisibili”, 1971

 

La strada tortuosa che da Siena conduce all’Orcia,

traverso il mare mosso

di crete dilavate

che mettono di marzo una peluria verde

è una strada fuori del tempo, una strada aperta

e punta con le sue giravolte al cuore dell’enigma…

 

      Il “viaggio” di Luzi implica una tensione particolare del testo, che si può definire come vocazione al sublime , trova l’ “alto” incastonato nel “basso” delle sue scelte prosastiche-poematiche. Percorrere questo Sentiero, ci avvicina alla sua voce, alla sua anima.












 

1 commento:

  1. Presso il Bisenzio (Da Magma 1965)



    La nebbia ghiacciata affumica la gora della concia
    e il viottolo che segue la proda. Ne escono quattro
    non so se visti o non mai visti prima,
    pigri nell'andatura, pigri anche nel fermarsi fronte a fronte.
    Uno, il più lavorato da smanie e il più indolente,
    mi si fa incontro, mi dice: «Tu? Non sei dei nostri.
    Non ti sei bruciato come noi al fuoco della lotta
    quando divampava e ardevano nel rogo bene e male».
    Lo fisso senza dar risposta nei suoi occhi vizzi, deboli,
    e colgo mentre guizza lungo il labbro di sotto un'inquietudine.
    «Ci fu solo un tempo per redimersi» qui il tremito
    si torce in tic convulso «o perdersi, e fu quello.»
    Gli altri costretti a una sosta impreveduta
    dànno segni di fastidio, ma non fiatano, //

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