martedì 4 giugno 2024

LIVRE DU MOIS "Trois princesses françaises à Florence", Pontecorboli Edizioni - "la TOSCANA nuova" - Revue de Jacopo Chiostri


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Giugno 2024



Revue de Jacopo Chiostri

Avec «Trois princesses françaises à Florence», dernière de ses innombrables œuvres littéraires, Roberto Mosi a marqué une nouvelle voie pour le genre de l’essai historique. Ce sont cent quarante pages, réelles, finement présentées avec l’expertise typographique d’Angelo Ponetcorboli éditeur à Florence, dans lesquelles l’auteur a réussi, miraculeusement il est juste de dire, à faire coexister le plaisir et la fluidité de la lecture, avec un grand nombre de documents historiques, au point que, malgré le nombre pas si élevé de pages écrites, il serait tout aussi naturel de parler de travail monumental, même si une telle phrase pourrait, et serait dommage, effrayer l’ordinaire. qui, au contraire, trouvera dans cet essai tout ce qu'il faut pour assouvir sa curiosité, chronique, historique et même mondaine !

Riche de références bibliographiques, agrémenté d’une quinzaine d’images, l’écriture a trois protagonistes, Elisa Baciocchi, Paolina Borghese, Carolina Murat, les trois soeurs de Napoléon, et deux narrateurs, Sylvia Boucout qui fut dame de compagnie au service des trois princesses, et le même Mosi qui, d’abord depuis la terrasse panoramique de l’hôtel Excelsior de Piazza Ognissanti, regarde Florence, et s’arrête, avec son regard, sur les lieux où se sont déroulés les événements qui ont vu Elisa, Paolina et Carolina au centre d’intrecci storici e personali, souvent tormentati, dans lesquels Florence a joué un rôle, et pas seulement en tant que lieu géographique.

Déjà avec ‘Barbari’, son œuvre précédente, ‘Roberto Mosi avait prouvé sa capacité à raconter l’histoire avec la perspicacité du romancier, réussissant à mélanger la rigueur documentaire avec une interprétation, personnelle, des comportements des protagonistes, déduite, probablement, d’une étude sage et attentive des témoignages et des nouvelles trouvées. Dans cette œuvre, il a dépassé; et certaines pages - pensons à celles tirées du Journal florentin de Sylvia - sont fascinantes; Sylvia elle-même, comme déjà arrivé avec Rufo, protagoniste et narrateur des 'Barbares', 'rub' la scène aux trois protagonistes et, encore une fois comme Rufo, devient pour le lecteur un personnage familier, tant Mosi parvient à définir son caractère et sa participation émotionnelle aux événements racontés dont elle a été, souvent tragiquement, témoin.

Sylvia, par force de choses, compte tenu de son rôle, a recueilli les confidences de ces trois femmes, chacune à sa manière extraordinaire, les amours, les différents caractères (chacun à sa manière, riche de courage et de résolution), le rapport au pouvoir, la fierté liée à l’appartenance dynastique, puis la consternation après la défaite de Napoléon, l’exil, le fait d’être persécutées et proscrites par les nations victorieuses.

Il ya tout au long du roman une balançoire continue entre les grands faits historiques, la rencontre avec les grands-ducs, les rois, les papes et puis les événements profondément humains qui font réfléchir le lecteur sur ce qu'il était, et tel, nous ne pouvons pas ne pas le voir, est resté, l'aspect toxique du pouvoir: pour qu'il soit aussi riche de titres, transporté dans des chars de luxe, vêtus de vêtements élégants, dépeint ou sculpté par de grands artistes, acclamé dans les palais, invités dans les théâtres et Les trois soeurs sont aussi des femmes, et chacune représente une figure féminine inoubliable par sa grâce et sa détermination.

Comme ce fut le cas pour ‘Barbares’ aussi ‘dans les trois princesses’ les liens possibles avec l’histoire actuelle ne manquent pas. Pendant ce temps Florence, un autre « personnage » clé de la narration: une lecture attentive ne peut échapper que dans ces pages on entrevoit les prodromes de son avenir; puis certains mythes, difficiles à mourir, et aujourd’hui même actuels, comme celui du leader unique, absolu.
 

JACOPO Chiostri


 Recensione di Jacopo Chiostri

Con ‘Tre principesse francesi a Firenze’, ultima delle sue innumerevoli fatiche letterarie, Roberto Mosi ha segnato una nuova via per il genere del saggio storico. Sono un centoquaranta pagine, effettive, finemente presentate con la perizia tipografica di Angelo Ponetcorboli editore in Firenze, nelle quali l’autore è riuscito, miracolosamente è corretto dire, a fare coesistere il piacere e la scorrevolezza della lettura, con un’ampia messe di documenti storici, al punto che, a dispetto del numero non così elevato di pagine scritte, verrebbe ugualmente naturale parlare di lavoro monumentale, non fosse che una dizione simile potrebbe, e sarebbe un peccato, spaventare il normale lettore che, invece, troverà in questo saggio tutto quello che occorre per saziare la sua curiosità, cronachistica, storica e persino mondana!

Ricco di riferimenti bibliografici, abbellito da una quindicina d’immagini, lo scritto ha tre protagoniste, Elisa Baciocchi, Paolina Borghese, Carolina Murat, le tre sorelle di Napoleone, e due narratori, Sylvia Boucout che fu dama di compagnia al servizio di tutte e tre le principesse, e lo stesso Mosi che, inizialmente dalla terrazza panoramica dell’hotel Excelsior di piazza Ognissanti, osserva Firenze, e si sofferma, con lo sguardo, sui luoghi dove si svolsero le vicende che videro Elisa, Paolina e Carolina al centro d’intrecci storici e personali, spesso tormentati, nei quali Firenze ebbe un ruolo, e non solo come luogo geografico.

Già con ‘Barbari’, la sua opera precedente, ‘Roberto Mosi aveva dato prova della sua capacità di raccontare la storia col piglio del romanziere, riuscendo a mixare il rigore documentaristico con un’interpretazione, personale, dei comportamenti dei protagonisti, dedotta, presumibilmente, da un sagace e attento studio di testimonianze e notizie reperite. In questa opera si è superato; e certe pagine - pensiamo a quelle tratte dal Diario fiorentino di Sylvia - risultano avvincenti; la stessa Sylvia, come già accaduto con Rufo, protagonista e narratore dei ‘Barbari’, ‘ruba’ la scena alle tre protagoniste e, ancora una volta come Rufo, diviene per il lettore un personaggio familiare, tanto Mosi riesce a definirne il carattere e la partecipazione emotiva agli eventi narrati di cui è stata, spesso tragicamente, testimone.

Sylvia, per forza di cose, considerato il suo ruolo, ha raccolto le confidenze di queste tre donne, ciascuna a suo modo straordinaria, gli amori, i diversi caratteri (ciascuno però, a suo modo, ricco di coraggio e risolutezza) il rapporto con il potere, l’orgoglio connesso all’appartenenza dinastica, poi lo sgomento dopo la sconfitta di Napoleone, l’esilio, l’essere perseguitate e proscritte dalle nazioni vincenti.

C’è in tutto il romanzo una continua altalena tra i grandi fatti storici, l’incontro con Granduchi, Regnanti, Papi e poi vicende profondamente umane che fanno riflettere il lettore su quello che era, e tale, non possiamo non vederlo, è rimasto, l’aspetto tossico del potere: perché sia pure ricche di titoli, carreggiate in lussuose carrozze, vestite di abiti eleganti, ritratte o scolpite da grandi artisti, acclamate nei palazzi, ospiti in teatri e grandi feste, le tre sorelle sono anche donne, e anzi ciascuna rappresenta una figura femminile indimenticabile per grazia e determinazione.

Come è stato per ‘Barbari’ anche ‘nelle tre principesse’ non mancano i possibili collegamenti con la storia attuale. Intanto Firenze, altro ‘personaggio’ chiave della narrazione: a un’attenta lettura non può sfuggire che in queste pagine s’intravedono i prodromi del suo futuro; poi certi miti, duri a morire, e oggi pure attuali, quali quello del leader unico, assoluto.

 

JACOPO Chiostri

Toscana Nuova, giugno 2024









 

2 commenti:

  1. Con ‘Tre principesse francesi a Firenze’, ultima delle sue innumerevoli fatiche letterarie, Roberto Mosi ha segnato una nuova via per il genere del saggio storico. Sono un centoquaranta pagine, effettive, finemente presentate con la perizia tipografica di Angelo Ponetcorboli editore in Firenze, nelle quali l’autore è riuscito, miracolosamente è corretto dire, a fare coesistere il piacere e la scorrevolezza della lettura, con un’ampia messe di documenti storici, al punto che, a dispetto del numero non così elevato di pagine scritte, verrebbe ugualmente naturale parlare di lavoro monumentale, non fosse che una dizione simile potrebbe, e sarebbe un peccato, spaventare il normale lettore che, invece, troverà in questo saggio tutto quello che occorre per saziare la sua curiosità, cronachistica, storica e persino mondana!

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