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Aquiloni
Prefazione
E’ un vero piacere far alzare l’aquilone da
una spiaggia o da un prato, prendere il vento, dominare, tirando il filo, le
improvvise capriole e vederlo salire con rapide impennate sempre più in alto,
conquistare nuove fette di cielo.
L’aquilone richiama l’idea del volo e
della leggerezza. A questa immagine mi viene naturale accostare quella del
bambino che giunge come un dono nella vita di un adulto, specie se in età
avanzata. Con questo i rapporti sono sorretti da un amore profondo ma anche,
spesso, da una complice voglia di perdersi nel gioco. Per questo mi è piaciuto
raccogliere e in parte rielaborare, quello che avevo scritto negli ultimi anni
per la mia nipotina insieme ad alcune poesie che hanno l’impronta dello scherzo
e del divertimento.
Le poesie di questa raccolta, Aquiloni, vivono dunque dell’emozione e
della meraviglia di assistere allo spettacolo della crescita di un bambino,
della conquista di sempre maggiori sfere
di autonomia.
Da
parte mia osservo da terra il volo dell’aquilone quando le luci si stanno
attenuando per l’arrivo della sera e gli affanni del giorno si stanno
allontanando, c’è più tempo per fermarsi sulla meraviglia di questo volo.
L’autore
Postfazione
Aeroplani di carta
Dalla terrazza volano gli aeroplani di
carta, il marciapiede di fronte è in gran parte coperto, altri aerei aspettano
in fila per il decollo sul davanzale della finestra. La mia nipotina ha un
lancio breve, violento, io li lancio con una spinta più ampia, professionale,
per prendere il vento nelle ali.
Mi sorprendo con il braccio alzato a
domandarmi “Ma cosa fai alla tua venerabile età ?” E’ solo un attimo, impegnato come sono a dire
alla bambina di stendere il braccio e di sostenere l’aeroplano al centro.
Le operazioni per preparare la flotta sono
state divertenti. Mi era venuta l’idea una di queste sere, andando a letto e
quando, oggi, prendendola all’asilo, ho fatto la proposta, ho avuto un grande
successo. E’ stato per me facile ritrovare nei miei ricordi, le piegature del
foglio; poi abbiamo dipinto gli occhi, le linee colorate dei fianchi, della
coda dell’aeroplano. Mi resta facile costruire giochi con la carta, recuperando
abilità che non mi ricordavo più di avere, come ritagliare le figure di bambini
in fila che si danno la mano o di animali che si tengono per la coda.
La
nonna poi, in questi pomeriggi, è pronta a prendere il mio posto con la recita
di un libro e, soprattutto, dopo il successo degli ultimi tempi, a sperimentare
la preparazione di biscotti o di schiacciatine da mettere in forno. La bambina
è felice, in piedi sulla sedia, nell’impastare la farina, aiutare a stenderla,
ritagliare forme più o meno strane.
La mamma, mia figlia Costanza, ci ha
mandato più messaggi dal posto di lavoro per sapere come va, che novità ci
sono. Fra non molto, questa sera, verrà il babbo, Andrea, a prenderla con la
bicicletta, dopo la giornata di lavoro.
La bambina ha oggi trenta mesi, una
crescita scandita da infinite sorprese e meraviglie, della quale fa parte la
nostra avventura di nonni.
Come
e quanti sono i nonni d’oggi? Una prima, breve ricognizione sul tema evidenzia
l’ampiezza della schiera dei nonni, i cambiamenti demografici che danno una
nuova fisionomia alla nostra società, l’affermarsi di una vera e propria
carriera di nonno, che diventa una risorsa centrale per la vita della famiglia,
i caratteri peculiari dell’ultima generazione dei nonni, che ha vissuto negli
anni Sessanta e Settanta i grandi cambiamenti del sistema sociale e culturale
della società.
Secondo
le fonti ISTAT sono ben 11 milioni i nonni nel nostro Paese, pari al 39% della
popolazione con 40 anni e più. Essere nonni è un’esperienza che non riguarda
tutti allo stesso modo, riguarda soprattutto, com’è naturale, le persone che
hanno superato la soglia della terza età, ma è più frequente fra le donne, i
residenti al Sud e nei comuni di piccole dimensioni, i pensionati. La maggiore
longevità delle donne, in particolare, oltre che l’età mediamente più bassa
rispetto al proprio partner al momento del concepimento del primo figlio,
spiega perché la componente femminile entri nella condizione di nonno prima e
vi resti per un tempo più lungo.
Per
quanto riguarda la tipologia familiare, la gran parte vive in coppia,
soprattutto in quella condizione che i sociologi definiscono come “nido vuoto”
(44%), quasi uno su cinque vive da solo, mentre sono meno numerosi i nonni
aggregati ad altre famiglie. Il 25% dei nonni ha un solo nipote, due nipoti il
26%, il 49% tre, o più nipoti (si veda la ricerca di M.C. Romano e T.
Cappadozzi, basata sulla ricerca multiscopo dell’Istat sulla famiglia, in “Il
gioco delle generazioni”, a cura di G.B. Sgritta, Laterza 2003).
Il
92% dei nonni non vive con i nipoti. La ricerca ISTAT consente di affermare a
questo riguardo che la sistemazione abitativa delle due generazioni è tale da
favorire i rapporti: il 17% dei nonni condivide con almeno un nipote, lo stesso
caseggiato, il 30% ha qualche nipote nelle vicinanze (entro un chilometro), un
altro 25% vive nello stesso comune. La frequentazione fra le due generazioni è
piuttosto assidua: il 45% dei nonni vede almeno un nipote quotidianamente e il
28% lo incontra più volte la settimana. Anche i contatti telefonici sono
piuttosto frequenti, nonostante l’intensità degli incontri: il 23% dei nonni
sente quotidianamente i nipoti e il 30% qualche volta a settimana.
L’esperienza
d’essere nonni può rappresentare come una sorta di “carriera”, non troppo
diversa da quella lavorativa, passa attraverso una successione di stadi,
legati, in maniera, diversa all’infanzia dei nipoti, all’adolescenza, al
raggiungimento dell’età adulta. I dati della ricerca ci dicono che i nonni con
un nipote piccolo (fino a 13 anni) sono la stragrande maggioranza, ammontano a
circa sette milioni e mezzo, pari al 70% del complesso. Gli incontri fra i
nostri protagonisti si diradano, naturalmente, con il progredire dell’età dei
giovani, quelli quotidiani diventano settimanali, in un quadro di relazioni che
cambiano di significato, da quello del gioco e del baby-sitting, al rapporto tenuto su una base di scambio di aiuti e
di reciprocità.
Riguardo
ai contenuti del rapporto, fra le occasioni in cui i nonni si occupano dei
nipoti, il dato di maggiore significato riguarda il prendere cura dei nipoti,
quando i genitori lavorano: si tratta di circa un milione e settecentomila
persone, pari al 30% dei nonni. Questo lavoro di cura è particolarmente diffuso
al Nord e nei grandi centri, dove, com’è noto, è più elevata la quota di
partecipazione, soprattutto femminile, al mondo del lavoro. Più di un terzo dei
nonni interviene durante impegni occasionali dei genitori, il 21% in casi
d’emergenza. I nonni sono figure importanti per le attività ludiche: il 12% dei
bambini fra tre e cinque anni ha come compagno abituale di gioco il nonno o la
nonna, percentuale che sale al 24% se si considera l’età compresa fra tre e
cinque anni.
La
novità di questi anni è che per la prima volta un numero cospicuo di persone
riesce a raggiungere età tali che gli consentono di vedere i nipoti crescere,
formarsi una famiglia, mettere al mondo dei figli, al punto di passare il
testimone ai propri figli. Emerge il fenomeno nuovo della famiglia a quattro
generazioni, bisnonno – nonno – genitore - nipote. Il sistema delle relazioni
familiari diviene più complesso e si apre un largo spazio per ricerche sulle
nuove forme di solidarietà fra le generazioni, sui contenuti simbolici, di
scambio affettivo che investe l’ultima, estrema stagione della carriera di
nonno.
Domani è lunedì, inizia una nuova
settimana. Con i genitori della mia nipotina è stato stabilito il calendario
della settimana, sono chiari i miei compiti, quelli della nonna, l’intervento
dei nonni paterni. Mia moglie ha già deciso quando confezionare un piatto
speciale, che entusiasma la bambina. Penso ancora una volta che per me non si
tratta più di timbrare il cartellino o di impegnarmi per il premio di
produzione. E’ un’altra carriera, piena comunque di soddisfazioni. Ho già
pensato di raccogliere alcune scatole di cartone, così numerose in casa in
questo periodo natalizio, e costruire in un prossimo pomeriggio con la bambina,
se lei è d’accordo, una grande casa con animali e bambolotti o una fattoria con
i vari edifici e i recinti dei cavalli e delle mucche. Forse, per dirla con
Dean Martin, That’s Amore.
Nota
L’intervento Areoplani di carta è ripreso, in forma di sintesi, dall’articolo
dell’autore Pianeta Anziani pubblicato
sulla rivista “Testimonianze”, n. 3-4
2006.
Le poesie della seconda metà dell’anno
2008 e del 2009, sono inedite.
Le altre poesie sono riprese, a volte con
parziali rielaborazioni, dalle raccolte dell’autore Parole e Paesaggi, Libroitaliano World, Ragusa 2006, Itinera, Masso delle Fate, Lastra a Signa (Firenze) 2007, Florentia, Gazebo Libri, Firenze 2008.
Scheda dell’autore
Roberto Mosi è nato a
Firenze nel 1942, dove vive. Già dirigente della Regione Toscana per la
cultura, è fra i redattori della rivista fiorentina Testimonianze, fondata da Ernesto Balducci. Fra gli articoli pubblicati sulla rivista: “Il paesaggio fra poesia e memoria” (2002), “Dino Campana, un viaggio chiamato amore” (2004), “Gli angeli sulla Cupola di Berlino”
(2004), “Mario Luzi, la tensione verso la
semplicità” (2005), “Da quando
Modugno cantò volare” (2007), “Aeroplani
di carta” (2008).
Ha curato pubblicazioni
su temi storici, della città e dell’educazione degli adulti. Fra questi: “Cibernetica e città del futuro”, in
“Città e anticittà” a cura di Giovanni Michelucci, 1971; “La città che apprende”, Armando E., 2005; Sulle tracce di Napoleone ed Elisa: percorsi e luoghi napoleonici nella
costa toscana, Fazzi Editore, 2005.
Ha pubblicato le
raccolte di poesia Florentia (Gazebo
Libri, 2008) e Itinera (Masso delle
Fate, 2007). In precedenza aveva pubblicato Parole
e Paesaggi (Libroitaliano World, 2006). Poesie dell’autore e recensioni
sulle sue opere sono riportate in riviste e antologie. Il libro Florentia è stato segnalato dalla
rivista Poesia (nn. 198 e 199 del
2008). La rivista Le Voci della Luna,
n.
L’autore è impegnato
nel volontariato, con particolare riguardo al campo della cultura e
dell’educazione degli adulti. Coordina per Auser nazionale iniziative per
promuovere l’educazione nell’intero arco della vita. E’ fra gli ideatori del
progetto La città che apprende, che
prevede l’incontro annuale, in una città del nostro Paese, dei cittadini
impegnati a realizzare questo progetto educativo.
Indice
Prefazione
Aquiloni
Venti giorni
L’arrivo
L’annuncio
Regali sorrisi
Il viaggio
Il mondo dei sogni
Strade in festa
L’altalena
Versilia
Castelli di sabbia
La casa dei pinoli
La città nave
Treni innamorati
Sessanta olive nere
L’orchestra volante
Dalla Norvegia
Il teatro è silenzio
Pesci innamorati
Un nastro d’argento
L’omino della pioggia
La bottega del poeta
La giostra
Bolle di sapone
La rificolona
Un castello incantato
Uno strano convoglio
La mia imperatrice
Fogli di poesia
L’aeroplano di carta
A nascondino
La spesa
Sul fiume
Il fiume in piena
L’ombra
Il nuovo arrivo
Al
Polo Sud
Nuvole di risa
“Si gioca ancora, nonno”
Le parole
Postfazione : Aeroplani di carta
Nota
Scheda dell’autore
Venti
giorni
Marta è nel tempo
venti secondi per respirare
venti minuti per urlare
venti ore per guardare
venti giorni per sognare
venti settimane per sorridere
venti mesi per giocare
venti anni per amare
Marta è il nostro tempo.
L’arrivo
Quando sei nata
c’era una falce
di luna calante
sospesa sull’ospedale,
alle porte del Chianti.
Quando sei nata
mille occhi d’emozione
nel corridoio infinito
ad abbracciare il capino biondo
e il sorriso stanco della mamma.
Quando sei nata
il tuo primo viaggio
nella culla divisa
con un fagottino cinese,
gli occhi a mandorla.
Quando sei nata
sono uscito felice
il mondo sospeso
ha ritrovato la vita
i rumori della strada
il loro sordo rumore
i profumi della campagna
il loro profumo di giugno,
nel cielo una stellina
rincorreva la falce di luna.
L’annuncio
Nella casa avvolta
dal grigio dell’autunno
risuonino accordi di chitarra
i canti riempiano le stanze
i piedi lievi sfiorino la terra
si tagli l’arrosto più tenero
si alzino i calici di vino dorato
il colloquio con i nostri morti
diventi dolce e sommesso,
la vita ha generato la vita.
Regali sorrisi
Sgambetti nuda
in una giostra veloce,
con le mani sospese
misuri il tuo spazio,
ascolti la tua voce
negli occhi celesti
passa il tuo mondo
il mondo
a momenti si offusca
poi brilla di luce,
lo sguardo si fissa
poi scruta all’intorno.
Impasto parole di miele
accenno ad un canto ripreso
dalla storia di tanti anni fa:
ti sorprende, ti fermi
raggiungo per un momento
il tuo mondo, il tuo sorriso.
Sorridi, Marta, sorridi.
Le cinque della sera
suona la campana,
l’estate è tersa di un temporale
che si è sciolto lontano.
La stanza è un abbraccio
di luce e di colori,
le finestre su verdi colline.
Marta, ora regali sorrisi.
Strade
in
festa
Scoppi di
luce
tutti
i regali
hanno
aperto
la
pancia
piatti
sotto
le carte fogli
respirano
le luci
dell’albero
.bicchieri
in alto
Marta
ritta
sul
tavolo
batte
le mani
ride
assediata
dai
flash
come
una diva
Le
luci dell’albero
s’inseguono
quattro
colori
fasciano
la stanza
brillano negli occhi
di
Marta - lei
sgambetta
ride
felice
Il viaggio
Dieci le tappe
del viaggio nella casa,
dieci i mesi
di Marta,
il braccio è la sella,
sprona il vecchio cavallo
incantato dagli occhi stupiti.
Tintinnìo
di campanelli appesi
riflessi
di specchi velati d’antico
scroscio
d’acqua nella doccia
vento
del ventilatore al soffitto
acciottolìo
di collane nel vassoio
crollo
della pila di libri
ticchettìo
del metronomo pazzo
sobbalzo
del gatto addormenato
battito
sul tamburello a sonagli
oscurità
della bocca del forno.
Dieci le tappe
del viaggio nella casa,
dieci i mesi
di Marta.
Il mondo dei sogni
Intreccio parole rubate
alla dispensa delle fate
alla fattoria di ognidove
alle canzoni del lavoro
intreccio suoni leggeri
la voce degli animali
i rumori del bosco
lo stupore dei bimbi
l’orso marrone
l’ape e il paperotto
ascoltano attenti
in cerchio nel letto
roteano i piedi di Marta
la meraviglia negli occhi
mi stringe le mani, poi
lo sguardo è lontano
sempre più lontano
nel mondo dei sogni
un leggero sorriso
le labbra socchiuse.
L’altalena
Vola vola l’altalena
fra scrosci di risa.
Piazza d’Azeglio,
granelli di luce
nel cielo degli occhi.
Lo sguardo abbraccia
i platani in cerchio
e il cammino negli anni:
la clessidra del tempo
si capovolge al segno
dei miei sessant’anni.
Cerco il prato
dove Bruno passò
il giorno e la notte
ubriaco di vino
d’Alcamo,
spillato alle botti
colpite sui carri.
Sento la voce tenue
di Radio Cora;
i dolci versi di Luzi,
“Serenata alla piazza”.
Versilia
Batte sempre più leggero
il cuore delle orchestre
sul lungomare, dal Forte
alla Capannina, voci alte
occupano il silenzio
della notte, si allontana
il rombo delle auto
poi la risacca del mare
culla i nostri sogni.
Castelli di sabbia
Siamo maschere di sabbia
le mani immerse nella buca
coperta a tratti dal mare,
Marta batte i piedi felice
nell’acqua, sul viso i colori
più accesi della spiaggia.
Sollevo la testa sopra la cenere
dei suoi capelli, lungo la riva
i piedi e le gambe dei bagnanti.
I giovani sono ancora lontani
nelle prime ore del mattino,
solo vecchi eretti, la pelle
cadente, badanti al braccio
anziane signore, filippine attente
al gioco di paffuti bambini.
Un venditore indugia seduto,
in mano vestiti colorati.
Riemergono antichi piaceri
le mani impastate di sabbia,
si alzano e si abbattono castelli
fra lo scoppio di fresche risate.
La casa dei pinoli
Villa dei pinoli
casa leggera
posata sugli aghi
di pino nella pineta
la chioma alta
degli alberi aguzzi
gioca con le brezze
salmastre del mare
cantano gli uccelli
diretti dalle cornacchie,
su spartiti diversi
ad ogni ora del giorno
le Alpi Apuane
vegliano solenni
sullo sfondo, vestite
di bianco e di grigio.
Marta muove i primi
passi intorno alla casa
le braccia aperte
galleggia nell’aria.
La città nave
La città nave si allunga
nel mare fra le nebbie
del mattino, la risacca
si spezza sulla prua
aguzza del faro.
All’estremo della nave
le ciminiere liberano
i fumi dell’altoforno,
al centro il lungo ponte,
il corso costellato di torri.
Dalla terrazza dell’albergo
sospesa alta sulla città,
respiro l’aria del mare,
il faro è spento, davanti
emerge l’isola e la linea
rosa dei monti. Bianchi
traghetti escono dal porto,
un rollio lento, sfiorano
la piazza ora deserta.
I gabbiani saettano striduli
dalla prua alle ciminiere,
sono i padroni del cielo.
Nella stanza alle mie spalle
Marta è una principessa:
passerà nel corso in trionfo
sul carrettino, fino alla piazza,
saluteremo le bianche vele
e gli errabondi gabbiani
in un girotondo di risa felici.
Sarà il momento di liberare
gli ormeggi della città nave.
Treni innamorati
I treni innamorati
s’incontrano la sera
a Sesto Fiorentino.
A volte s’incrociano
sui binari, fischiano
e sbattono le ciglia
dei fanali, improvvisa
è nata una passione.
Ho visto l’altra sera
l’eurostar dare baci
ardenti alla littorina,
nascerà un trenino,
il tenero gioco
per un bambino.
Mangerà spinaci
e ravanelli, d’estate
al Forte porterà
mamme e bambini,
viaggerà da grande
sui binari e, preso
d’amore, correrà
veloce nel parco
a Sesto Fiorentino.
Sessanta olive nere
Sessanta olive nere
ha regalato novembre
sul balcone sospeso
tra Fiesole e Le Cure.
Sessanta olive nere
coglie Marta dall’olivo
una ad una, le mani
grandi come le foglie.
Sessanta olive nere
da spremere per gli
animali della fattoria.
Sei cucchiai d’olio
per il papero e il bue
per l’asino e il cavallo.
L’orchestra volante
Scivola la bicicletta,
attraversa le piazze,
Marta è sul sellino davanti,
il casco rosa,
cantiamo forte
e voialtri bersaglieri.
Ad ogni strofa suona
la tromba, facciamo
un’orchestra volante,
la gente guarda,
ride, scuote la testa.
Mi sembra che le ruote
si stacchino da terra,
si alzino in alto. E’ tutto vero
o siamo nel sogno?
Dalla Norvegia
L’agosto porta il silenzio
l’ascensore è immobile
gli appartamenti vuoti.
Porta il temporale,
le cantine allagate,
uno strato di melma.
L’agosto porta messaggi
dalla Norvegia: Marta
ha visto giocare le foche.
Il teatro è silenzio
Gli applausi volano via,
il teatro è silenzio.
Da lontane sorgenti
si alza la musica di Brahms,
le note salgono per le pareti
sfiorano i velluti
rossi,
danzano leggere
nella trama tenue
delle luci del soffitto.
La musica si apre
in onde distese,
parlano fra loro
i violini e gli ottoni.
Da lontane sorgenti
emergono ricordi
per ogni angolo del teatro.
Tosca, Butterfly, Carmen
visti dagli occhi grandi
di bambino, le mani calde
strette alla mamma;
la comparsa in costume
vestita da frate e da principe
da soldato e da servo
sulle assi del palcoscenico,
nel fascio di musica e luci;
Don Giovanni, Wozzeck,
Lucia di Lammermour
compagni di serate di miele,
Giovanna vicina.
Maschere si affacciano dall’alto,
personaggi vestiti di musica
danzano sulle cornici
bianche di calce,
scivolano allegri in platea,
in testa Carmen e Ramadés,
salgono nelle luci del palco
e corrono in tondo
tenendosi per mano,
seguono il vortice
delle ultime note.
Il teatro è silenzio,
i ricordi sono lontani.
Nuvole di applausi
volano in festa.
Pesci
innamorati
La città si scioglie
al sole, evapora
ogni angolo d’ombra
Marta sembra
parlare con gli occhi,
un sogno di tenerezza
i ventilatori ronzano
nel cervello intorno
ad opachi pensieri
passano veloci
treni colorati
ragazzi disegnano
spirali di colore
sulle pareti fresche
del sottopasso
un sassofono suona
davanti ad un cappello
di monete,
la tregua
della sera s’avvicina
nel giardino in penombra
poeti porgono
rare emozioni
sulla riva del fiume
chitarre si accordano
con brezze leggere
nella luce della piazza
passi di flamenco
scuotono il palco
fra la folla risate
allegre di ragazze
pesci innamorati
vaghiamo in giro
nell’acquario della città.
Un nastro d’argento
Un nastro d’argento
di luci e di suoni
avvolge la luna
sospesa sulla città
le piazze e le strade
si danno la mano
in testa le fanfare frizzanti
le piume dei fanti
il vino scorre felice
la luce fascia
dei palazzi lo slancio
scolpito di pietra
Folon libera
stupite colombe
tamburi in corteo
tra la folla che batte
le mani in cadenza
signorine eleganti
sorseggiano il rosso Chianti
tra fumanti candele
ragazze danzano scalze
su tappeti rossi di lana,
in bici seguo i cerchi
del nastro d’argento
gli occhi fissi alla luna,
dalla faccia screziata
appare il sorriso
di una tenera bimba
e pedalo pedalo
leggero nell’aria.
L’omino della pioggia
Dalla rotonda al centro della
piazza
l’omino della pioggia accoglie
con garbo
le fila delle auto arrivate a
Firenze.
Ai piedi dell’omino una
valigia blu
dell’amico Folon piena di sguardi
ed occhiali per la visita della
città.
Si vedono con lo stupore dei
bambini
palazzi e chiese galleggiare
leggeri
in una luce tenue color pastello
l’arcobaleno fra i cipressi delle
colline
e due grandi mani schiudersi in
alto.
Liberano in volo colombe della
pace.
La bottega del poeta
Il poeta vive in vetrina
là dove Firenze di pietra
è più antica, scrive versi
su strisce di tutti i colori
arrotolate negli scaffali.
La sera il poeta dorme felice,
oltre la vetrina segue il filo
dei sogni da distillare in versi
al mattino, luci
soffuse
giocano con i colori, i suoni
i profumi rimasti dal giorno.
I sogni hanno lasciato stanotte
la stanza, il sonno è agitato.
Gucci ha comprato il locale
sugli scaffali saranno in mostra
borse e cinture griffate,
il poeta sarà forse alla cassa,
presso la vetrina, sotto l’insegna
“La bottega della poesia”.
La giostra
Giardini misteriosi.
A sera il suono delle feste
avvolge Bivigliano.
Nella pensione il tempo è sospeso
fra profumi di campo
e odori di tegami sul fuoco.
Gira la giostra nella piazza.
Dai cartelli balzano fuori la
ninfa
Profumo Paglieri, le gambe
velate
da Calze Omsa. Il
giradischi suona
Papaveri e Papere.
Macchine arrivano e partono
per Firenze. La Lancia
Ardea
scivola fra gli alberi
oltre le ultime curve delle
colline.
Nebbie
Spirali di nebbia
il respiro dei fossi putridi.
Fari rossi,
l’angoscia del nulla.
Alla curva svaniscono
i fanali. Mi fermo.
Il corbezzolo ha frutti
che si sciolgono in bocca.
Il corpo galleggia nell’aria.
Arrivano altri fanali,
si spengono.
Mani afferrano i frutti.
Bolle di sapone
I ragazzi nel cortile di periferia
soffiano bolle di sapone, fanno a
gara
un’enorme, lucida bolla respira
all’ombra del fico nella corte,
Roberto scivola dentro, si alza
leggero,
galleggia fra le case sopra i
tetti,
sfiora la Cupola, rimbalza
fra le colline,
torna a balzi verso il Centro:
è felice sopra le strade
solitarie, compone
rapidi versi, combina fantastici
colori.
Nessuno lo vede, il cielo è
lontano,
si parla solo di mari e di viaggi.
Rimane un piccolo segreto da
sussurrare
piano, nella città chiusa per
ferie.
I ragazzi nel cortile di periferia
soffiano bolle di sapone, fanno a
gara.
La rificolona
Ona ona
oh che bella rificolona
Alta la rificolona,
sibilano intorno
cannucce di carta,
urlano i ragazzi,
le mamme porgono
batterie di munizioni pronte.
La rificolona prende
fuoco, un rosso falò,
sull’asfalto rimane
un tizzone annerito.
Un castello incantato
Bum ba, bi bi, co co, grash, grush
Dove nascono le parole dei bambini
?
C’è
un castello incantato sulle nubi,
tre
vecchiette e un salotto in stile,
bevono
Martini rosso con tartine.
Dalla
torre scrutano brille i bambini
mentre
cuociono le parole sul fuoco:
nella
pentola grande bolle ma-mma,
nelle
altre nubi di sillabe colorate.
Un
passero prende i suoni col becco
li
fa cadere nella bocca dei bambini.
ma-mma,
cin cin, ba ba, bumba.
Dove
nascono le storie dei nonni ?
Uno strano convoglio
Sul prato dei sogni di Marta
non danzano fate benigne,
ti svegliano spesso i dolori
di pancia, piangi appoggiata
sul vaso fra water e bidet.
Ti tengo la testa fra le mani,
passerotto bagnato,
il capo ciondoloni.
Parte ogni volta uno strano
convoglio, io davanti, tu dietro,
la nonna Giovanna e Arturo,
il gatto tutto assonnato.
Le braccia sono stantuffi,
tù
tù, la partenza dal bagno,
le fermate, l’arrivo in terrazza,
si alza il coperchio, barabumba
il pannolino giù nel secchio.
Quanti viaggi, Marta, per i tuoi
venti mesi, il tù tù della cacca,
fra profumi, fischi e risate.
La mia imperatrice
Fate la nanna
coscine di pollo
la vostra mamma
v’ha fatto un gonnello,
componevo ninne nanne
giochi e canzoni
per Costanza
la mia imperatrice,
nella casa incantata
di tanti anni fa.
Topolino topolino
cosa fai nel mio giardino?
Colgo l’erba!
E se t’acchiappo?
Io scappo!
Misuravo a passi infiniti
la lunga stanza sospesa
sulla notte del cortile
cullandoti lieve.
Il canto di mille spartiti
a portata di mano:
C’era un frate di Certosa
con la barba lagrimosa,
Senti un bel dì vedremo,
E luceano le stelle,
e Un dì m’era di gioia
si davano la mano
girando in tondo
in tondo seguiti
dal suono dell’eco
giù nel cortile.
Incrocio ora il tuo sguardo
fonte di acque azzurre
in un cerchio magico
nel quale porti lieve
la tua bionda bellezza.
Incrocio ora il tuo sguardo
sorridono antichi volti
di dolci sembianze
seduti alla tavola di marmo
nella casa di tanti anni fa.
Incrocio ora il tuo sguardo
mi ritornano alla mente
piccole ninne nanne
Giro giro tondo
gira intorno il mondo
gira con creanza
intorno alla mia imperatrice,
Costanza.
Fogli di poesia
Dal quaderno delle poesie
ho strappato trenta fogli.
Li lancio uno ad uno
aeroplani di carta rosa,
dalla terrazza, una parte
cade pesante sulle pietre
della strada, non ha
la spinta della
fantasia,
altri vanno giù in
tralice
per qualche verso zoppo.
Un gruppo compie giri
larghi nell’aria, parole
leggere. Un foglio
solo si alza nel cielo,
sulle ali lampi di emozioni.
L’aeroplano di carta
Vola in grandi cerchi
l’aeroplano di carta
lanciato dalla terrazza,
un foglio ripiegato, con i versi
della poesia, un colpo di vento
solleva il muso in alto, in alto,
Marta batte le mani, ride felice.
L’aeroplano d’acciaio arriva
improvviso,
il rumore squassa la corte,
trema la casa: “Nonna valigia”
un grido, poi le bombe
sulle officine di Porta al Prato.
Sull’asfalto della strada plana
l’aeroplano di carta, lo raccoglie
un ragazzo, legge i versi stupito:
“Vola in grandi cerchi l’aeroplano
di carta
lanciato dalla terrazza,
un foglio ripiegato, con i versi
della poesia, un colpo di vento
solleva il muso in alto, in alto,
Marta batte le mani, ride felice.”
A nascondino
Vibrano le ossa
dell’aereo, l’annuncio:
“allacciarsi le cinture,
forte turbolenza”.
Terrore nei volti
sbiancati, di gelo
le mani di Giovanna,
silenzio di ghiaccio
fra i cento passeggeri
in volo per Dublino.
Per primo si riprende
il bambino sul sedile
davanti, un sorriso
m’invita a giocare
ancora a nascondino.
Le colonie
Scivolano le tavole sulle onde
gonfie di libeccio, le vele tese
s’intrecciano sul mare, lontano
le isole, le navi al porto di
Livorno.
Scivolano i ricordi,
la colonia è una nave arenata
fra le dune e il viale a mare,
la torre dell’acqua domina
le chiome dei pini e dei lecci,
segno scolpito del fascio.
Galleggiano nell’aria
i simboli del regime, in cerchio
vecchi fantasmi in camicia nera,
architetti e direttrici boriose,
maestre con i fischietti a la
bocca.
Irrompono i bambini
sulla spiaggia: io sono un punto,
la testa rapata su due occhi
celesti.
Rivive la valigia di cartone,
il corredo (quattro mutande,
tre magliette e un cappello),
il canto di cinquecento ragazzi
schierati sul piazzale.
Riconosco il suono del vento,
le raffiche s’infilano nei
corridoi, scuotono
le porte delle camere, una ad una.
La spesa
Negli scaffali gli amici,
Biancaneve sulle patatine
Cenerentola sul dentifricio,
dai biscotti Lucifero ride:
saltano tutti nel carrello
di Marta. Il gelato è in alto.
Lei si arrampica per gli scaffali,
supera il banco del pane,
una mano lunga porge
la schiacciata croccante.
Non ha preso Peter Pan,
parte di scatto, il carrello
colpisce piedi, mugolando
si balla il ballo della spesa.
Sul fiume
L’airone sulla spiaggia
minaccia, il collo proteso:
l’anatra si tuffa nell’acqua
gonfia di piogge, nuota
affannata, dietro i pulcini.
La corrente la spinge
lontano, spariscono
i pulcini fra le onde
riemergono, uno ad uno.
Occhi d’ansia seguono
dall’argine la scena.
Nuotano verso la riva
di fronte, ogni pulcino
conquista la coda dell’altro.
Mani battono, urlano felici.
Il fiume in piena
L’esercito di plastica corre sulla
riva destra
dell’Arno, salta nel rombo della
Pescaia,
sosta nell’ansa del fiume.
Prendono fiato
bottiglie, corde, bambole
storpiate,
girano, poi riconquistano la
corrente.
Al centro della piena la corsia
più veloce
trascina l’artiglieria pesante,
tronchi, misteriose carcasse.
Sugli alberi i cormorani spiano
stupiti.
All’Anconella l’esercito si
allarga,
i soldati risalgono la
riva,
poi s’incolonnano in squadre,
conquistano le pietre della città
inseguiti da strisce di olio.
All’alba giungono alla foce
bianca di spume, i gabbiani
volano in cerchio sull’esercito in
festa.
L’ombra
Marta ha scoperto
la sua ombra
corre qua, corre là
l’ombra la segue,
alza un braccio, l’altro
saluta i riflessi sul pavimento.
Per palcoscenico
il supermercato
illuminato da luci radenti.
Marta non è più sola.
Il nuovo arrivo
Gira gira mia sorella
nella pancia tonda
prende a calci il mondo.
Nel disegno, il cielo
a macchie rosse
la sorella è piccola
come una moschina
io grande come il foglio
fra mamma e babo.
La chiamerò, forse, Duchessa
sarà la mia
grande Amica.
Nella fattoria la mucca
aspetta la sorella
e l’elefante e la
leonessa.
La casa delle bambole
è pronta, la camera
e la culla. Ho spogliato
l’orso per vestirla
il primo giorno,
il frigorifero è pieno
di pollo e baccalà.
Gira gira mia sorella
nella pancia tonda
prende a calci il mondo.
Al Polo Sud
Salpa la nave mia
per la terra più fredda
coperta dalle vesti più bianche
arruffate dalla furia dei venti
sotto coperta
squadre d’imbianchini
le vernici di sette colori,
ragazzi, corde, aquiloni
gelatai, grasse sorbettiere.
Tornerà la nave al suo porto
carica di gente dai nasi rossi
otri di vento per le girandole
ghiaccioli per i bambini,
negli occhi di tutti
il Polo Sud
dipinto di strisce a colori.
“Si gioca ancora, nonno”
Si gioca ancora, nonno!
Sono il piccione viaggiatore
del Signor Foster
il principe a cavallo
nella foresta incantata
il macchinista del treno
ora sobrio ora brillo.
Si gioca ancora, nonno!
Sei nella foresta il leone
mangia il lupo cattivo
il gabbiano in volo oltre le
nuvole
nessuno lo vede
il pompiere che salva il gattino
ferito sulla cima dell’albero.
Si gioca ancora, nonno!
Siamo cavalli
corrono impazziti
guerrieri all’assalto
di torri di Lego
mazzi di carte in volo
nuvole di risa.
1
maggio 2009
Le parole
Lettere piovono dal cielo
rovesci di grandine
piccole grasse allampanate
i colori dei fili di cotone
a disegni ricamate
invadono lo spazio
la coperta la camicia
il grembiule il tovagliolo.
Lettere suonano allegre
da sole o in compagnia
sibilano gracchiano
ridono ballano.
Lettere si mettono in fila
i vagoni di un trenino
composte e ricomposte
conquistano un senso
diventano parole.
Sono la chiave del mondo.
7
maggio 2009
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Aquiloni
Prefazione
E’ un vero piacere far alzare l’aquilone da una spiaggia o da un prato, prendere il vento, dominare, tirando il filo, le improvvise capriole e vederlo salire con rapide impennate sempre più in alto, conquistare nuove fette di cielo.
L’aquilone richiama l’idea del volo e della leggerezza. A questa immagine mi viene naturale accostare quella del bambino che giunge come un dono nella vita di un adulto, specie se in età avanzata. Con questo i rapporti sono sorretti da un amore profondo ma anche, spesso, da una complice voglia di perdersi nel gioco. Per questo mi è piaciuto raccogliere e in parte rielaborare, quello che avevo scritto negli ultimi anni per la mia nipotina insieme ad alcune poesie che hanno l’impronta dello scherzo e del divertimento.
Le poesie di questa raccolta, Aquiloni, vivono dunque dell’emozione e della meraviglia di assistere allo spettacolo della crescita di un bambino, della conquista di sempre maggiori sfere di autonomia.
Da parte mia osservo da terra il volo dell’aquilone quando le luci si stanno attenuando per l’arrivo della sera e gli affanni del giorno si stanno allontanando, c’è più tempo per fermarsi sulla meraviglia di questo volo.
L’autore