E-book LaRecherche "Itinera", LINK
ROBERTO MOSI, ITINERA
La Recherche.it, Roma 2010 pp. 89. E-book n. 48 (pdf)
Recensione a cura di Giorgina Busca Gernetti
"Il libro Itinera del poeta fiorentino Roberto Mosi già nel titolo in latino, non certo per sfoggio
culturale ma per suggerire qualcosa di più di un semplice viaggio concreto, lascia intendere che si
sta per compiere insieme con l’autore un itinerario esistenziale metaforicamente espresso con parole
e immagini, con poesie dal linguaggio simbolico, limpido e lineare, reso ancor più cadenzato dalle
frequentissime anafore, e splendide fotografie a colori in parte scattate da Mosi stesso, in parte
maggiore da Andrea Mugnaini.
I versi, però, non si pongono come didascalia delle immagini
fiorentine, italiane o esotiche, né le fotografie come illustrazione delle poesie: sarebbe un grave
errore nell’impostazione della lettura valutare in questi termini il rapporto tra i due linguaggi, quello
verbale e quello iconico, quello della parola e quello dell’immagine fotografica.
Talora non c’è un
nesso evidente, se non il tema del viaggio, tra le persone e i luoghi rappresentati o evocati con i due
diversi strumenti espressivi, perché il poeta narra il suo “peregrinare” cambiando linguaggio tra le
varie pagine, così come l’organista cambia talora registro fra un tempo e l’altro della composizione
che sta interpretando. Ciò che conta è la coerenza della struttura ideata dal poeta o dal musicista per
esprimere il suo progetto artistico, utilizzando gli strumenti più consoni a produrre effetti icastici.
Insito in quest’itinerario simbolico, oppure parallelo a esso, è il viaggio reale che Roberto Mosi
ha compiuto in varie epoche della sua vita in svariati luoghi della Terra, traendone emozioni
profonde e riportando alla luce, grazie alla vista di quei luoghi affascinanti o al ricordo di quelli
legati per consuetudine alla sua vita reale, i sentimenti più nobili del suo animo, talora la sua sottile
ironia, molto spesso una dolente malinconia e un presagio d’angoscia.
La fine di ogni viaggio segna l’inizio di un nuovo viaggio, di un’esperienza esistenziale nuova,
come si evince dagli ultimi versi della poesia Aqaba: “Ad Aqaba inizia il viaggio / nelle angosce del
nostro tempo.”; oppure dagli ultimi di Capo Nord: “Una fredda paura m’invade / a Capo Nord /
davanti al mare sconosciuto / un nuovo viaggio comincia / nel mondo dell’angoscia.”. È proprio la
fine del viaggio in un luogo che ha appagato l’animo, unita al pensiero del ritorno alla mediocre vita
concreta, ciò che suscita quel senso d’angoscia che amareggia e quasi impaurisce il viaggiatore.
Tutto ha avuto inizio in una corte chiusa da un cancello di ferro in un quartiere dell’amata
Firenze, sia nella vita reale, sia nell’itinerario poetico-esistenziale di Roberto Mosi, poiché proprio
“nell’infanzia è già accaduto tutto”, come affermava Cesare Pavese nella sua celebre definizione del
mito dell’infanzia, cui si deve tornare per comprendere il presente. Perciò nell’explicit della prima
poesia, La corte, Roberto scrive: “Con la scatola dei sogni in mano / ho superato il cancello di
ferro.”, come volesse dire che dal luogo della nascita e degli anni infantili, in cui ha sognato e
fantasticato tra i suoi libri d’avventure e i tesori serbati in una scatola, in breve dall’infanzia, è
uscito per andare verso la vita, che è appunto un continuo viaggiare con un “bagaglio” di sogni.
Il libro è strutturato in sei sezioni: La partenza, Terre di Toscana, Mare, Terre del Sud, Deserti,
Nord. Esse pare descrivano un periplo che inizia nell’omfhalόs, nell’ombelico del mondo che per lui
è l’amata natia Firenze, la “città cupola” secondo l’icastica definizione metaforica ideata dal poeta
per tradurre in icona la sua e altre città dalla forma o particolarità singolare (la “città piazza”, la
“città nave”, la “città luna”, la “città dispensa”).
Il periplo passa poi per vari splendidi paesaggi campestri o città e cittadine della Toscana ricche
d’arte e di vestigia storiche; prosegue verso il mare dalla Versilia, solare ambiente di tanti soggiorni
estivi, e vaga per il Mediterraneo e per l’Egeo, tra le mitiche isole ove “abitano ancora gli eroi di
Omero”; raggiunge i luoghi più belli dell’Italia meridionale, nella terraferma o presso il mare
cristallino; discende nell’Africa settentrionale, centrale e nel vicino Medio Oriente dove il poeta
subisce il fascino dei deserti di fine sabbia dai vari colori, di cui ha conservato qualche ricordo in
cinque coppe di cristallo (la poesia Coppe di sabbia apre appunto la sezione dedicata ai deserti).
Giunge infine al “mite calore del mare” solcato dai Vichinghi, da Erik il Rosso invece che da
Ulisse, e arriva al gelido vento che sferza Capo Nord dove “ogni viaggio finisce” ai confini del
mondo (Capo Nord). “Una magia solleva le nubi / per un momento infinito / il mare vasto di onde
senza / alcun riparo di terre, brilla / a Capo Nord.”.
Dinanzi a questo mirabile spettacolo naturale il
poeta sente che è vicino il momento del ritorno dal viaggio iniziatico e, come si è scritto sopra,
prova un senso di timore e una profonda angoscia, quella stessa che aveva provata ad Aqaba alla
fine di quel viaggio tra i deserti.
Il periplo si conclude nel porto di Copenagen, nella cui acqua si riflette lo sfavillio di luci del
Teatro dell’Opera (“A Copenagen il filo / si spezza // è l’addio / ai paesi del nord (…). / All’aurora
boreale / lego i miei pensieri.”).
Molti luoghi senza dubbio compaiono in questo viaggio, ma anche persone della sua famiglia
ormai fissate nei ricordi; personaggi celebri delle varie arti immaginati nei luoghi in cui hanno
vissuto o soggiornato; vittime strazianti dell’eccidio nazista a Sant’Anna di Stazzema; viaggiatori
“pendolari” su un treno affollato; persone ciarliere nelle piazze cittadine; persone singolari
incontrate in vari luoghi del Sud; uomini simbolo di una civiltà millenaria come il Tuareg velato
dalla tagelmust blu, raffigurato in una bella fotografia scattata a Timbouctou nel Mali.
Queste presenze dimostrano una volta ancora la natura metaforica del viaggio di Roberto Mosi,
compiuto “a divenir del mondo esperto”, “per seguir virtute e canoscenza”. Un viaggio iniziatico,
dunque, per conoscere e conoscersi sempre più profondamente. Non è finito, però, tale peregrinare,
poiché ad ogni espressione di fine si accompagna la dichiarazione di un nuovo inizio, quasi fosse un
“moto perpetuo” che ricomincia daccapo, percorre varie tappe e giunge alla fine per ricominciare
dall’inizio, come dimostrano i versi già citati prima: “Ad Aqaba finisce il viaggio”, “Ad Aqaba
inizia il viaggio / nelle angosce del nostro tempo.”; “(…) ogni viaggio finisce / a Capo Nord”, “(…)
a Capo Nord / (…) / un nuovo viaggio comincia / nel mondo dell’angoscia.”
Rafforza questo concetto la figura retorica dell’anafora così diffusa nel corpo dei testi poetici.
La ripetizione di una frase intera all’inizio di ogni strofa (la più frequente), di un verbo, di un
numero dà l’impressione di un continuum che vuole suggerire qualcosa di più del puro significato
letterale o dell’effetto formale.
Chi ha presente il celebre “scherzo” di Johann Strauss Perpetuum
Mobile (Moto Perpetuo), oppure quello di Mendelssohn o di Paganini, comprende perfettamente la
continuità perenne del viaggio di Roberto Mosi e forse riesce a decifrarne la simbologia.
Recensione a cura di Giorgina Busca Gernetti
ROBERTO MOSI, ITINERA
RispondiEliminaLa Recherche.it, Roma 2010 pp. 89. E-book n. 48 (pdf)
Recensione a cura di Giorgina Busca Gernetti
"Il libro Itinera del poeta fiorentino Roberto Mosi già nel titolo in latino, non certo per sfoggio culturale ma per suggerire qualcosa di più di un semplice viaggio concreto, lascia intendere che si sta per compiere insieme con l’autore un itinerario esistenziale metaforicamente espresso con parole e immagini, con poesie dal linguaggio simbolico, limpido e lineare, reso ancor più cadenzato dalle frequentissime anafore, e splendide fotografie a colori in parte scattate da Mosi stesso, in parte maggiore da Andrea Mugnaini.