Roberto Mosi
Enrico Guerrini
DIALOGHI
CON MARCEL PROUST
Poesia e pittura, dieci anni di incontri
E-book, luglio 2021
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Roberto
Mosi, Enrico Guerrini
DIALOGHI
CON MARCEL PROUST
Poesia e pittura, dieci anni di incontri
E-book, luglio 2021
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+ + +
INDICE
Premessa. Incontri felici con Marcel
Proust
1. Il sapore del ricordo
2. Narrare
3. Pittura, la creazione del mondo
4. Il biancospino
5. Incontrarsi all’Hotel Ritz
6. Il viaggio (sognato) a Firenze
7. Il profumo del tempo
8. Incontri
9. Amiche e amici
10. Nella stanza foderata di sughero
11. Narciso
Postfazione. Silvia Ranzi, omaggio a Marcel Proust
Gli autori
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
PREMESSA
Incontri
felici con Marcel Proust
Le edizioni LaRecherche, con sede a Roma,
invitano ogni anno scrittori, poeti, fotografi, pittori, a proporre un
contributo per la creazione di antologie, nella forma dell’e-book, dedicate a
temi proustiani, nella ricorrenza del 10 luglio, il giorno del 10 luglio, il
giorno della nascita dello scrittore francese (Parigi 10 luglio 1871 – Parigi
18 novembre 1922).
Quest’anno si celebrano i
centocinquant’anni dalla nascita di Marcel Proust.
Sono dieci anni che noi, Roberto Mosi e
Enrico Guerrini, il poeta e il pittore, rispondiamo all’’invito: la forma è
quella della poesia alla quale segue, in occasione delle presentazioni nelle
librerie, nei circoli, nei caffè letterari, quella del disegno e della pittura.
Al passaggio dei dieci anni di questo
impegno, segnato da una serie infinita di felici appuntamenti, ci è sembrato
naturale raccogliere in un e-book, i nostri contributi.
Nelle pagine che seguono, per ognuno dei
dieci anni, è riportato il titolo dell’argomento, un passaggio dell’opera di
Marcel Proust, l’Antologia per la quale LaRecherche invitava a partecipare, la
nostra risposta all’invito nella forma della poesia e della pittura.
È stato, in definitiva, un costante
dialogo con le molte domande che Marcel Proust si pone, e ci pone, nello
svolgersi della sua affascinante ricerca letteraria.
Al lettore
il compito di inserirsi, se lo ritiene, in questo dialogo e di cercare altre
domande, altre risposte.
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Il
sapore del ricordo
Anno
2011
Françoise, felice di dedicarsi a
quell’arte della cucina per la quale aveva
un certo dono … andava lei stessa ai
Mercati a farsi dare i più bei quarti
di lombo, di stinco di bue, di zampa di
vitello, come Michelangelo che
passava otto mesi nelle montagne di
Carrara a scegliere i blocchi di
marmo...
Marcel
Proust, All’ombra delle fanciulle in
fiore
INVITO:
Aa. Vv. , a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani, “Conversazioni con
Proust”, ww.laRecherche.it, n. 28, Roma 2011.
RISPOSTA:
Roberto Mosi, Wunderkammer / Cucina.
Wunderkammer
/ Cucina
Cucina
avamposto
della
casa dei Proust,
dalla
tavola di marmo
decollano
i piatti guarniti
serviti
al ricevimento
in una
nuvola di commenti,
l’eco
delle voci
raggiunge
la porta.
Cucina
porto di sbarco,
la
borsa della spesa
arriva
da Les Halles
alla
tavola di marmo,
freschezza
del rombo
primizie
della stagione,
scelte
da Michelangelo
tra i marmi di Carrara.
Cucina
impero
di
Françoise, ordini alle forze
della natura arrivate in aiuto,
dirige
l’orchestra
dei
servitori,
accoglie
solenne
i
complimenti dell’Ambasciatore
per
l’arrosto di bue
deposto
su cristalli di gelatina.
Cucina
miraggio
per la
memoria della gola,
il
sapore della lettura
mischiata
al gusto dei sapori,
i
lamponi del Signor Swann
la
torta alle mandorle
la
crema al cioccolato
l’impasto
per la petite madeleine.
Cucina
caleidoscopio
abitata
dalla curiosità di Marcel
per
l’arte di Françoise
per il
manzo alla moda,
per il
sapore inebriante del sugo
dopo
tre ore di cottura,
ricco
di bocconcini di carne:
le
storie dei suoi personaggi.
Cucina
crocevia
per i
ricordi della mia cucina,
centro
della vita intorno
alla
tavola di marmo,
abitata
da storie e novelle,
da
ospiti, piatti, tinozze per il bagno,
dalla
mano del nonno
che
protegge dagli spigoli.
Cucina
museo,
al
centro della fotografia
la
trama lucida del marmo,
ai
lati la dispensa
l’occhio
spento dei fornelli
l’acquaio
muto per sempre,
alle
pareti lo scaldaletto
scaldavivande
di rame
ombre
della vita passata.
Cucina
attesa
per la
veglia di Céleste,
seduta
alla tavola di marmo
in
compagnia dei personaggi,
degli
incontri di Marcel.
Il
campanello dalla camera:
“Adesso glielo dico: stanotte
ho messo la parola fine”.
Grazie,
Céleste Albaret.
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Narrare
Anno 2012
Alla svolta di una stradina, provai
all’improvviso quel piacere speciale,
che non assomiglia a nessun altro, nello
scorgere i due campanili di Martinville, sui quali batteva il sole al tramonto
e che per il movimento della
carrozza e le curve della strada
sembravano cambiare di posto.
Marcel Proust, Dalla parte di Swann
INVITO:
Aa. Vv., a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani, Da Illiers a Cabourg, www.laRecherche.it , n. 113, Roma 2012.
RISPOSTA:
Roberto Mosi, I campanili di Martinville.
I
campanili di Martinville
I.
Il
campanile appare
dal
treno, un’unghia
che
graffia stridendo
il
cielo, intorno il gregge
delle
case. “Siamo arrivati!”.
Ah, la
Francia dei campanili,
delle
cattedrali alte
su
ondeggianti pianure.
“Céleste, la mia opera
è come una cattedrale”.
Immagini
animate
di
campanili, raccolte
nei
quartieri di Parigi,
dall’automobile
a Caen,
sulle
colline di Combray.
II.
Lo
sguardo del ragazzo
scruta
i fianchi di pietra
del
campanile di Combray
le
finestre scandite,
occhi
di un viso regolare.
“Ha
un’aria naturale
e distinta”,
sorride la nonna
seguendo
lo slancio
della
guglia addolcita
dagli
ultimi raggi di sole.
La
fuga delle pietre
in
alto in alto, due mani
giunte
nella preghiera,
coronamento
di ogni
punto
di vista della città.
Le pietre
lanciano fuori
centinaia
di corvi
partono
infiniti voli,
li
riassorbono, sparisce
il
frullio delle ali.
III.
“Non ho talento, pensa,
non ho un’idea illuminante”.
Marcel
penetra l’impasto
d’argilla,
lo scompone.
Cercano
le mani, la mente.
“Salite sulla carrozza”.
Corrono
come il vento
i
cavalli del dottore
sulla
via del ritorno,
dalla
parte di Guermantes.
Alla
svolta della strada
i due
campanili di Martinville
si
muovono, cambiano
di
posto, un terzo
arriva
da oltre la valle.
Al
girare della carrozza
lasciano
la posizione,
si
spingono l’uno accanto
all’altro,
si mettono in fila
si
dividono, fuggono.
“Giganteschi, incombenti
con tutta la loro altezza
si gettarono davanti a noi,
avemmo appena il tempo
di fermarci davanti al portone”.
Dalla
collina di fronte
scorge
ancora le pareti
assolate:
si aprono,
la
corteccia si squarcia,
appare
quello che era nascosto.
V.
“Dottore, una matita,
della carta”.
L’urgenza
del
pensiero, delle parole:
“Li rivedo come tre fiori
sopra i campi, dipinti nel cielo”.
“Sono anche le tre ragazze
di una leggenda, abbandonate
in un luogo solitario”.
Si
stringono l’una all’altra,
una
sola sagoma nera.
Qualcosa
si agita nella mente,
un’idea,
la riveste di parole,
scrive
sulla carta espressioni,
forse,
per un libro,
da
comunicare al mondo.
“La
gallina ha fatto l’uovo!”
Marcel
canta a cassetta
accanto
al cocchiere,
un
foglietto nelle tasche,
le
mani sporche d’argilla.
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Pittura,
la creazione del mondo
Anno 2013
E lo studio di Elstir mi apparve come il
laboratorio di una specie di
nuova creazione del mondo, in cui, dal
caos che sono tutte le cose che
noi vediamo, egli aveva tratto… qui
un’onda del mare che schiacciava
con collera sulla sabbia la sua schiuma
lilla, là un giovane vestito di tela
bianca.
Marcel Proust, All’ombra delle fanciulle in fiore
INVITO:
Aa. Vv. , a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani,
Salon Proust,
www.laRecherche.it, n. 139, Roma 2013.
RISPOSTA:
Roberto Mosi, Il silenzio dipinto delle pagine.
Il
silenzio dipinto delle pagine
Silenzio
seducente del quadro
nel
rumore di folla del Salone.
Scopro
metafore fissate
tra le
frasi delle immagini,
pittore
senza arte, compongo
dall’arte
di più pittori.
Comprendo,
trasformo
catturo
la mia pittura
penetrando
nei quadri.
Dipingo
con la parola
per
pennello la parola
per
colore il suono della parola.
Silenzio
sonoro del porto.
Multiforme,
potente unità
nessun
confine, terra e mare
l’acqua
penetra le case, oltre
i
tetti gli alberi dei battelli.
Uomini
spingono alla spiaggia
barche
tra i flutti, la sabbia
bagnata
riflette le chiglie.
Una
nave lontana nascosta
ora
dagli edifici, sembra
avanzare
in mezzo alla città.
Alla
bocca del porto le onde
battono
contro gli scogli,
uomini
governano le barche
piegate
ad angolo acuto,
al
galoppo, veloci sul mare.
Altrove
specchi d’acqua
calmi,
in una bella mattina
dopo
il temporale, i riflessi
degli
scafi accavallati
sul
profilo delle chiese.
Più
lontano tratti neri,
bianchi
di spume, di nebbia
compongono
la carreggiata
dell’erta
impennata
di una
nave verso il cielo,
una
carrozza che scrolla via
l’acqua
all’uscire dal guado.
Silenzio
ambiguo del ritratto.
Acquerello
pieno d’incanto,
soggetto
singolare, seducente
fascino
da scoprire di giovane
donna non
bella, il copricapo
orlato
dal nastro color ciliegia,
la
sigaretta accesa
nella
mano coperta dal guanto.
Sul
tavolo un vaso di rose.
Travestimento
per il ballo?
Un’attrice
di altri tempi
a
mezzo vestita da uomo?
Tratti
mascolini del volto,
forse
un giovane effeminato.
Tristezza
nello sguardo
posa
piccante, provocante
da
personaggio del teatro.
Libertà
dalla normalità?
Silenzio
d’acqua delle ninfee.
Cinque,
sei tele per dipingere
passo
dall’una all’altra
inseguendo
l’attimo
la
sorpresa dell’inatteso.
Punti
d’osservazione diversi
per le
stagioni dell’anno
il
mese, il giorno, l’ora.
Una
tela, un pennello diversi
al
variare dei brandelli di cielo
il
passare di una nuvola
l’improvvisa
folata di vento
l’arrivo
della tempesta.
La
superficie s’increspa
s’infrange
in piccole onde
si
sgualcisce il telo di seta,
i
colori si accendono vivi
si
spengono, ombre di morte.
Silenzio
simbolo di seduzione.
Danza
il corpo segnato
da
simboli misteriosi,
danza
una rosa in mano
in
attesa del carnefice,
danza
davanti ad Erode
gli
occhi accesi di brace,
danza
per la decapitazione
sorreggendo
il vassoio,
danza
per la testa che brilla,
un’aureola
di gloria.
La
danzatrice solleva
il
braccio, muove passi fatali.
Silenzio
della pagina scritta.
Regno
della lenta cognizione
per
l’occhio educato alla pittura,
si
stacca dal ritmo usuale
del
tempo dello spazio,
nel
laboratorio aperto
per la
nuova creazione,
conquista
una folla
d’immagini
cospiranti,
convergenti
in mille rivoli,
allontana
di pagina in pagina
il
soffio penetrante della morte
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Il
biancospino
Anno 2014
Quando, al momento di lasciare la chiesa,
mi inginocchiai davanti all’altare, tutt’a un tratto, rialzandomi, sentii che i
biancospini esalavano un odore dolceamaro di mandorle.
Marcel Proust, Dalla parte di Swann
INVITO:
Aa. Vv. , a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani, L’Orto Botanico di Monsieur Proust, www.laRecherche.it , n. 162,
Roma 2014.
RISPOSTA:
Roberto Mosi, Il profumo del Biancospino
(Il sentiero
di Andrea).
Il
profumo del biancospino
Dalla
parte del Convento
mi
aspettano Giganti
folti
di aeree chiome,
catturano
la luce del sole.
“Che porti nello zaino?”
chiede
la voce cavernosa.
“Leggerò
nella radura
del
bosco Alla ricerca
del tempo perduto”.
Profumano
di muschio
di
terra sospesa nell’aria.
Proteggono
dietro di loro
giovani
piante di abete
incolonnate
sull’attenti
in
molteplici fila regolari.
Ai
margini del sentiero
forme
informi di ceppaie,
antichi
tagli cicatrizzati
si
innestano tra loro,
riconquistano
la vita.
Cavalieri
sfrontati nel profumo
di una
luce brillante
hanno
invaso i resti
della
cava di pietre
per il
Convento sognato
da
Sette Giovani Nobili
per le
sette cime del Monte.
“Benvenuto fra castagni
frassini e quercioli,
giochiamo in pieno sole.
Hai lasciato la parte oscura
di te stesso, sei vicino
al luogo dell’incanto”.
Serpente
uscito dalla tana
si
affaccia il muro contorto
sotto
macchie intricate,
inzuppato
di muschio,
baluardo
una volta ai bovini
al
pascolo delle greggi.
Giganti
e Cavalieri
si
confondono ora ai lati
del
sentiero, lasciano spazio
alla
radura luminescente,
il
sole proietta ombre
immagini
in movimento.
Ascolto
il silenzio intrecciato
con il
canto degli uccelli
il
tambureggiare del picchio
il
saliscendi degli scoiattoli.
Il
libro scivola dallo zaino,
leggo
ad alta voce
Dalla parte di Swann.
Dalla
parte della Città
ai
bordi del prato
danzano
leggiadre ballerine:
il
viola rugoso del prugnolo
l’amorosa
rosa selvatica
il
rosso dei papaveri.
S’inchinano
flessuose
al
biancospino.
“Mi ricordo, nel mese
di Maria ho preso ad amare
il biancospino”.
Sugli
spalti dell’anfiteatro
personaggi
dalle folte chiome,
ciliegio
nocciolo sambuco,
da un
ramo all’altro il volo
dell’averla,
del fringuello.
Fra le
quinte del teatro
il
guizzo del ramarro
tracce
del riccio, della lepre.
In
disparte sul prato
caprioli
brucano l’erba.
Suona
incessante la voce
luminosa
della sorgente,
fata
amorosa e benigna.
Acqua
purissima il dono,
vita
per il Convento, vita
per il
Sanatorio abitato
dalla
tubercolosi.
Mi
siedo, seguo
il
profilo delle colline
interrotto
dalla Cupola,
a
fianco le braccia
del
Sanatorio e il ricordo
degli
ultimi giorni di Bruno.
Rende
onore al passaggio
la
squadra dei cipressi
schierata
lungo il sentiero,
sullo
sfondo la testa
arcigna
della Ghiacciaia.
Emerge
dalla terra,
assediata
da rovi:
un
occhio perfora
le
ciclopiche mura.
“Dodici laghetti mi facevan
corona, nelle notti
d’inverno offrivano
il ghiaccio da ingoiare.
Dal mese di Maria un carro
scendeva ogni notte in città
carico di blocchi di ghiaccio,
mazzi di biancospino
sulla fronte dei cavalli”.
Ho
visto i cavalli entrare
in
città: il profumo
amaro
del biancospino
risale
la china del sentiero
dalla
profondità del tempo,
incontra
i personaggi
ancora
vivi del bosco
nel
mio Tempo Ritrovato.
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Incontrarsi
all’Hotel Ritz
Anno 2015
Marcel
Proust fu, durante un periodo della sua vita, un habitué dell’Hôtel Ritz, in
place Vendôme, luogo prestigioso nel quale amava ricevere: Era sua abitudine
affittare una sala privata per cene intime con personalità del mondo letterario
o aristocratici, coi quali amava intrattenersi in un ambiente raffinato che favoriva
le confidenze.
Le blog interligne d’Armelle
Barguillet Hauteloire, trad. G. Brenna.
INVITO:
Aa. Vv., a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani, Cena al Ritz, www.laRecherche.it, n. 187, Roma 2015.
RISPOSTA:
Roberto Mosi, La rosa d’argento (Cena
all’Hotel Ritz).
La
rosa d’argento (Cena all’Hotel Ritz)
Omaggio a Luchino Visconti
[Luchino
Visconti si rivolge a Marcel Proust]
Una
raccolta di foto, disegni.
Un
gesto, un sapore, una luce
e
vivono ancora le storie,
lingua
di suoni e immagini.
Si
avvolgeva in morbidi veli
due
toni, lilla e grigio scuro
non si
vedeva la faccia
solo
una nuvola di colore.
Mi
nutro di ricordi, visioni
Milano
cupa, triste e gaia
spazio
vitale, balli e operette
aura
di profumi aristocratici.
Sono
venuto al mondo
il
giorno dei morti, una data
che mi
si è attaccata per la vita
un
cattivo fatale inizio.
Novembre,
un mese opaco
a
basso regime nella Pianura.
Nelle
strade canali di nebbia
abitati
da folle di fantasmi.
Le
ferrovie camminano
a
tastoni, sparando petardi.
Nebbia
plumbea tra cielo
e
terra, immobile il tempo.
Si
dimentica di cercare
il
cielo, i porci sguinzagliati
fiutano
il tartufo nelle terre
grasse
a filo dei torrenti.
Sono
nato il due novembre
alle
otto di sera, un’ora
dopo
si alzava il sipario
della
Scala per la Traviata.
Si
nasceva a Palazzo
Visconti
dopo aver dato
uno
sguardo al programma
della
stagione della Scala.
La
sera in gran toilette
profumata
Chevalier d’Orsay
si
avvicinava al letto
per il
bacio della buona notte.
Un’apparizione,
sentivo
avvicinarsi
il fruscio
della
gran gonna di seta
m’investiva
il dolce profumo.
Le
tiepide perle della lunga
collana
cadevano sulle
guance
mentre si chinava
per un
momento, su di me.
Ricordi,
immagini, odori
sensazioni
investivano
i miei
sensi, un’eco profonda
persistente
nella memoria.
Le
storie di Morte a Venezia
erano
state già vissute
nella
mia vita, in stagioni
dal
sapore di miele.
Vedo
mia madre sulla spiaggia
legge
un libro sotto la tenda,
col
vento volano i capelli
si
gonfia il vestito.
[Marcel
Proust a Luchino Visconti]
Una
rosa d’argento per te
per il
tuo amore per l’amore,
ricordo
della prima alla Scala
del
Cavaliere della Rosa.
Il
sipario rosso cupo frangiato
di oro
si alza lentamente
sopra
il palco presso l’orchestra
sopra
lo stupore del ragazzo.
[Luchino
Visconti]
All’alba
mi sono svegliato,
gli
invitati ancora ballavano
nella
sala del Palazzo
ogni
coppia una rosa d’argento.
Le
candele illuminano la sala
gli
specchi, gli Dei nel soffitto
il
sorriso del Gattopardo
il
ballo di Angelica e Tancredi.
La
sala guardaroba, il primo
teatro,
il lenzuolo per sipario
travestimenti:
dame in pelliccia
di
volpe, cappelli piumati.
I
pranzi, un rito per la famiglia
i
domestici in guanti bianchi,
le
lotte dei ragazzi sotto la tavola,
mio
padre, il sorriso del Gattopardo.
I
domestici aprono tovaglie
sull’erba
al “solito posto”
nel
viaggio per Forte dei Marmi,
le
provviste nelle ceste di paglia.
Un’infanzia
felice dalla parte
di
Guermantes, dolci frutti
sull’albero
della vita, suoni
immagini.
Il tempo ritrovato
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Il
viaggio (sognato) a Firenze
Anno 2016
Per
farli rinascere non ebbi che da pronunciare quei nomi: Balbec, Venezia, Firenze
all’interno dei quali aveva finito per accumularsi il desiderio che mi avevano
ispirato i luoghi che designavano.
Marcel Proust, Dalla parte di Swann. Parte terza Nomi di paesi: il nome.
INVITO:
Aa. Vv., a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani, Treni,
www.laRecherche.it,
n. 82, Roma 2016.
RISPOSTA:
Roberto Mosi, L’ansimare della
locomotiva.
L’ansimare
della locomotiva
Flora,
Fiore, Fiorenza
il
nome della città profuma
suona
dolce al centro
d’incantevoli
frasi musicali
sussurrarlo
rende felici
nei
tempi più grigi
squarcia
le visioni più cupe
coagulate
da tempeste invernali.
Il
nome inzuppato di sogni
profuma
di gigli, accende
una
calda luce al centro
del futuro immaginato
all’arrivo
della primavera
sul
grigiore freddo di Parigi.
Si
lega all’arte nuova
di
Giotto, i disegni scanditi
da
raffinate architetture
da
figure vive di colori.
Da
Venezia il viaggio
per
conquistare la visione
di
Santa Maria del Fiore
dopo
un percorso di nomi
in
sequenza lunghi, brevi
sordi,
sonori, capaci
di
accogliere immagini
accendere
passioni.
Il
convoglio disegnato
sulle réclames lascia
Santa
Lucia alle cinque
della
sera, sarà a Firenze
la mattina di Pasqua.
Ansima
la locomotiva
come
l’aria nel mio petto
nella
pianura fra campi
di
maggese e filari di viti.
Padova,
un accento forte
sulla
prima sillaba per l’incontro
sognato
con Giotto
alla
cappella dell’Arena.
Bologna
annuncia nell’acquoso
nome
la Maestà del Polittico
per
Santa Maria degli Angeli,
la
provvista dell’acqua
per la
locomotiva risonante
del
vapore bianco sbuffante
dai
cilindri, la faticosa salita
alle
gallerie nei monti,
lo
stridio delle ruote di ferro
acceso
di scintille di fuoco
nella
discesa alla valle dell’Arno.
La
locomotiva corre
a
briglie sciolte, sullo sfondo
la
maestà della Cupola,
Santa
Maria del Fiore,
corolla
divina fiorita
fra lo
splendore delle colline.
I
campi profumano di gigli
anemoni ai piedi degli umili
ulivi,
sulle
colline di Fiesole, del Pian
dei
Giullari, di San Miniato.
Mi
aspettano il Ponte Vecchio
le
sponde stracolme di giunchiglie
narcisi e anemoni, la
colazione
con
frutta e vino del Chianti,
l’arte
di Giotto, il Campanile
gli
affreschi di Santa Croce
il
Crocifisso di Ognissanti.
Il futuro immaginato
prende
vita, la valigia pronta
ai
miei piedi, mi esalta,
ansimo,
l’oppressione dell’asma,
sono
leggero, brividi
di
febbre: la mongolfiera
si
alza, raggiunge la Cupola
di
Santa Maria del Fiore,
si
alza ancora, scompare
Flora,
Fiore, Fiorenza
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Il
profumo del tempo
Anno 2017
E all’improvviso il ricordo mi è apparso.
Quel gusto era quello del pezzetto di madeleine che zia Léonie la domenica
mattina a Combray… mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè...
Marcel Proust, Dalla parte di Swann.
INVITO:
Aa. Vv., a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani, Proust n. 7. Il profumo del tempo, www.laRecherche.it, n. 82, Roma
2017.
RISPOSTA:
Roberto Mosi, L’Erta dei Catinai. Iris
per la Madonna dei Ricci.
L’Erta
dei Catinai.
Iris
per la Madonna dei Ricci
Cammino
nel mese
fiorito,
dalle Cascine
del
Riccio al Pian dei Giullari,
proteso
su Firenze.
Iris
occhieggiano sui sentieri
si
distendono sui prati.
Inizia
alla curva l’erta
dei
Catinai in vertiginosa
salita
fra ciottoli e pietre.
Un
mazzo di fiori
sulla
mensola del tabernacolo
della
Madonna dei Ricci.
Mi
sorprende il profumo
tenue,
penetrante dell’iris
delicato
come l’odore
della
pelle della nonna.
Colgo
la fragranza della borsa
che
aprivo per le caramelle.
Emerge
da lontane stagioni
il
profumo della biancheria
appena
riposta, l’odore
degli
armadi, aperti
in
cerca di tesori nascosti.
Un
mondo di sensi ritorna.
La
folla sale e scende
per
l’erta dei Catinai.
Carri,
barrocci carichi
di
terrecotte, catini, orci
embrici,
mattoni, come
ai
tempi del maestro Filippo
per la
costruzione della Cupola.
Cavalli,
coppie di muli
asini
incespicano su
per la
salita. Schiocchi di frusta
imprecazioni,
bestemmie.
Un mondo
che odora
di
lavoro, di fatica, di sudore.
Antonio
tira forte il cavallo
per la
cavezza, il barroccio
stracolmo
di catini.
In un
angolo del carro
il
fiasco del vino profuma
di
giaggiolo, per temperare
il
sapore aspro del Chianti,
un
mazzo di fiori
e una
boccetta d’essenza
per la
ragazza di città.
Tra la
folla, le lavandaie
portano
cesti di biancheria
lavata
nelle acque dell’Ema
e
sopra i panni risplendono
mazzi
di giaggioli.
In un
angolo della mente
le
storie, i racconti del nonno.
Iride,
una madonna fiorentina
promise
amore al giovane
che
dipinse un fiore leggiadro
così
perfetto
da
ingannare una farfalla.
Da lei
ebbe nome Iris,
il
simbolo di Firenze.
D’estate
sull’uscio di casa
le
donne del paese mondano
i
rizomi del giaggiolo
per
farne essenze e profumi.
Si
parla dei fatti della vita
di
storie, di amori
di
partenze senza ritorno.
Cammino
tra i
fiori di maggio
dalle
Cascine del Riccio
al
Pian dei Giullari.
Cammino.
Dopo
l’erta dei Catinai
si
apre la vista su Firenze
città
di bellezza elegante
preziosa
come il profumo
del
suo Iris
dal
tono austero, riservato.
Si
rivela solo a chi la ama,
a chi
la sa apprezzare.
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Incontri
Anno 2018
Dopo cena, ahimè, ero spesso costretto a
lasciare la mamma, che rimaneva a discorrere con gli altri, in giardino se era
bel tempo, nel salottino dove si ritiravano tutti, se il tempo era cattivo.
Tutti, salvo la nonna che pensava che "in campagna è un delitto starsene
rinchiusi" e che aveva con mio padre discussioni continue, nei giorni di
gran pioggia, perché lui mi mandava a leggere nella mia stanza invece di
lasciarmi star fuori. - Non così lo farete diventare robusto ed energico, -
essa diceva tristemente, - soprattutto questo piccino che ha tanto bisogno di
acquistare forza e volontà,
Marcel Proust, La strada di Swann
INVITO:
Aa. Vv., a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani, Cherchez la femme, www.laRecherche.it, n. 226, Roma 2018.
RISPOSTA:
Roberto Mosi, Opus Magistri Jocti.
Opus
Magistri Jocti
Scie
impalpabili di aerei sul cielo
di
Firenze
raggi
iridescenti dalle vetrate
nella
basilica
accarezzano
l’Opus Magistri Jocti
Giulia
porge un mazzo di rose
alla
Madonna
il
capo reclinato, incoronato
da
Cristo
gli
occhi lunghi nell’ovale del volto
La
veste bianca, trapunta d’oro
angeli
ai
piedi in vesti gialle e verdi
i
santi
ai
lati, sinfonia di spazi e colori
Una
breve sosta ogni mattina davanti
alla
bellezza
prima
di raggiungere la scuola da sarta
l’eleganza
da
dipingere, filo e forbici
Mi
fermo ancora una volta all’altare
della
Cappella Baroncelli
riconosco
l’ovale del volto
della
nonna
le
fonti di una vita fiera e felice
Ascolto
ancora la sua voce, intorno
la
maestà della basilica, la luce delle vetrate
l’Opus
Magistri Jocti
*
“Opus Magistri Jocti”, la firma apposta sul Polittico Baroncelli,
dipinto
a tempera e oro su tavola (185x323 cm)
di Giotto e aiuti
di
bottega, databile al 1328 e conservato nella Cappella
Baroncelli della basilica di Santa Croce a Firenze.
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Amiche
e amici
Anno 2019
Quel che avvicina non è la comunanza delle
opinioni, è la consanguineità degli spiriti.
Marcel
Proust, da Aforismi di F. Vasta e G.
Raciti
INVITO:
Aa. Vv., a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani, Una notte magica, www.laRecherche.it, n. 235, Roma 2019.
RISPOSTA:
Roberto Mosi, Sul fiume di notte
Sul
fiume di notte
…
pensavo che già il Ponte Vecchio era cosparso
a profusione di giacinti e d’anemoni
Marcel Proust, Dalla
parte di Swann,
Parte Terza, Nomi di
paesi: il nome
La
barca scivola al centro
del
fiume foderato di notte,
la
pertica affonda nell’acqua
spinta
nel fondo dal barcaiolo.
Le
braccia del Ponte Vecchio
si
aprono illuminate di finestre,
la
voce della guida s’infrange
nella
volta di pietre dell’arcata.
Si
compie l’incontro sognato
con la
città di Giotto, per dono
il
viaggio nella notte con gli amici
che
intendono il respiro dell’Arte.
La
barca taglia lo sfavillio
dei
colori accesi dai fanali,
sfiora
il cartiglio di marmo, la testa
di
caprone, al Ponte a Santa Trinita.
Giacinti
e anemoni sulle sponde,
si
riflettono i palazzi nell’acqua,
s’immergono
con gli occhi sgranati
verso
di noi, fianco a fianco.
Nell’ombra
scintillano d’emozione
gli
sguardi degli amici, le sciarpe
di
seta, i fiori della “Primavera”,
i
tratti della “Madonna del Magnificat”.
Silenzio,
la città è lontana,
sprofondata
nel sonno, regala
la
visione delle forme più nascoste
come
un’amante addormentata.
Un
colpo di pertica più deciso,
la
barca si gira rapida, sulla via
del
ritorno, l’“Estate” dal ponte
sembra
sporgersi nel fiume
sullo
sfondo la “Giustizia”
in
piedi sulla colonna, vola
verso
di noi, poi ritorna al suo
posto,
la bilancia che oscilla.
Stringiamo
le mani commossi
dal
dono di queste visioni,
unisce
il filo della memoria,
lo
studio di Eltsir, le passeggiate.
Davanti
all’arco sul Piazzale
degli
Uffizi, la barca dirige
verso
la riva, Palazzo Vecchio,
altissimo,
ci viene incontro
la
torre, corolla fiorita di luci.
Il
barcaiolo solleva la pertica.
Guardiamo
con sguardi nuovi
il
fiume foderato di notte.
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Nella
stanza foderata di sughero
Anno 2020
Per comprendere più a fondo la proposta di
questa antologia pensiamo alla stanza foderata di sughero in cui Proust si era
auto isolato in una sorta di quarantena volontaria a causa della cagionevolezza
della sua salute. Tutta Combray nasce sì dai ricordi ma dai ricordi di una
persona in quarantena. Adesso che siamo tutti passati da una esperienza simile
vediamo se, come Proust, siamo capaci di costruire una “Combray” e se siamo
stati capaci di reinventare gli spazi, in cui siamo stati confinati, usando
memoria e fantasia. Siccome nulla va perduto e niente accade una volta sola, la
quarantena 2020 ha dato la possibilità a ciascuno di tornare con la mente a
Combray e vivere quegli aspetti con lo sguardo attuale e il ricordo
dell’immensa Opera proustiana.
Dalla presentazione dell’Antologia 2020
I suoi libri vegliarono come angeli dalle
ali spiegate.
Marcel
Proust, La Prigioniera
INVITO:
Aa. Vv., a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani, Quarantena a Combray, www.laRecherche.it, n. 244, Roma 2020.
RISPOSTA:
Roberto Mosi, Sinfonia: “Combray. Lontana
e vicina”.
Sinfonia:
“Combray. Lontana e vicina”
I) La terrazza
Lentamente
la bolla d’aria si è gonfiata
sulla
terrazza sopra la città sgomenta.
La
bolla mi ha inghiottito, lo sguardo
vaga
dalla Torre d’Arnolfo alla Ferrovia.
Con me
i ricordi di Combray, il campanile
un’unghia
che graffia stridendo il cielo.
Il
tempo si dilata, lo spazio sconfinato
abitato
da infiniti frammenti di vita.
Il
clamore del silenzio, la somma
di
essere soli, in fuga l’uno dall’altro.
Invidio
le rondini, leggere sfiorano
la
terrazza in una scia di stridii.
La
sera m’assale il gelo delle ombre
che
dalla terra salgono al cielo.
II)
Solitudine
Nella città devastata nessun
pensiero
per la sua solitudine.
Arriva
all’angolo della strada
sfila
sotto la mia terrazza
sussurrando
piano piano.
Si
ferma al semaforo rosso
riparte
pensoso per il Centro
alle
fermate sale il silenzio
in
vestaglia da camera verde.
Compie
il giro per le vie mute
sfila
ancora sotto la terrazza
per la
nuova corsa nella città
con la
sua inutile solitudine.
III)
Straniero fra gli uomini
I
giorni passano lenti sulla terrazza
aperta
su uno spicchio di periferia,
gocce
d’acqua sulle stalattiti della grotta.
Lo
sguardo curioso insegue voli
nell’aria
tiepida di primavera.
Ora
lontani sullo sfondo delle case
raccolte
sotto la Torre D’Arnolfo
o
delle dolci colline di Fiesole
ora
vicini alla balaustra di ferro
piena
di fiori, gerani e garofani.
Ora
conosco il nome di ogni specie
la
veste delle loro piume, maschi
e
femmine, il modo di far la corte
ora
distinguo i loro versi di saluto
e di
richiamo, il mattino e la sera.
Ora so
come si alzano in volo
l’ondeggiare
della traiettoria
nel
vento, il fermarsi improvviso
ora
non mi sorprende lo scontro
per
primeggiare sul rosso dei tetti.
Ormai
sono uno di loro sopra
la
terrazza invasa dallo stridio
dei
voli nel silenzio della città
ormai
straniero tra gli uomini
ammutoliti
dall’epidemia.
III)
Moltitudini
Moltitudini
di angeli celesti
a
Natale sopra la grotta, vestiti
di oro
di lino bianco e puro.
Corrono
nel mondo a svegliare
chi
dorme, per cantare in coro
l’amore
per il nuovo nato.
Quando
si spengono le luci
rimangono
sulla terra,
per le
strade
giacca
e cravatta, gonne tweed.
Moltitudini
di corpi infetti
portati
via da camion militari
alla
guida angeli in divisa.
Colonne
di camion, la luce
blu
lampeggiante in testa
chiedono
strada a noi vivi.
Moltitudini
di topi ovunque
piccoli
odiati perseguitati
escono
dalle discariche.
Moltitudini
di topi corrono
nel
giorno per i muri bianchi
impazziti
cercano l’uscita.
+ + + + + +
+ + + + +
+ + +
Narciso
Anno 2021
Fin
dal mattino, la testa girata ancora verso il muro, e pria di aver visto sopra
le grandi tende della finestra, di che sfumatura fosse la striscia di luce, sapeva
già che tempo faceva.
Marcel
Proust, La Prigioniera
INVITO: Aa. Vv., a cura di Giuliano Brenna e Roberto
Maggiani, Sette quadri da “La
Prigioniera”, www.laRecherche.it, n. 247, Roma 2021.
RISPOSTA: Roberto Mosi, La
Galleria dei quadri
La
Galleria dei quadri
La
stradina selciata di Delft
vive
il silenzio del cortile
nella
luce del cielo nuvoloso
tetti
degradanti delle case
sul
colore rosso dei mattoni
sul
bianco animato dei muri
La
luce illumina la donna
il
bianco assoluto del latte
nella
ciotola sul tavolo, versato
la
fascia azzurra sui capelli
La
luce incontra il colore
il
vero diventa metafisica
La
veduta di Deft – bisbiglia
il
quadro più bello del mondo.
Bergotte
cerca, Jeu de Pomme
il
lembo di muro giallo oltre
la
tettoia tra i tetti illuminati
Crolla
ansimante sul divano
La
mutevole luce degli alti
cieli
ventosi d’Olanda
unisce
il tempo e lo spazio
incontra
la striscia delle case
di
Delft, contrappunto fisso
alla
vastità del cielo nuvoloso
Il
primo piano nell’ombra
nel
grigio della nube più alta
lo
sfondo dei tetti illuminati
la
luce disegna chiaroscuri
riflessi
d’acqua nel bacino
oltre
la striscia di sabbia
Narciso
spossato dalla noia
si
china, lo specchio d’acqua
invaghito
dalla forma riflessa
un
amore che non ha corpo
crede
un corpo la sua ombra
Statua
di marmo fissa se stesso
Disteso
a terra contempla
due
stelle, sono i suoi occhi
i
capelli degni di Apollo
il
collo d’avorio e la gemma
della
bocca, ammira quello che
fa di
lui un essere meraviglioso
Desidera,
senza saperlo, se stesso
Figure
bugiarde nello specchio
oscillano
fra onde oscillanti
linee
evanescenti dell'amore
desiderio
di corpi lontani
vicini,
la noia la meta finale
Irraggiungibile
il nido, l'anima
+ + +
+ + +
+ + +
+ +
+ + +
+ + +
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POSTFAZIONE
Recensione di SILVIA RANZI sulla sezione di poesie:
“ OMAGGIO A MARCEL PROUST”
dall’ANTOLOGIA LIRICA
di ROBERTO MOSI
“ POESIE 2009
– 2016 “ Collana Perle, Ottobre 2016, Giuliano Ladolfi Editore
MARCEL PROUST (1871
– 1922)
La composita Antologia
lirica di Roberto Mosi, dal
variegato itinerario poetico, è contraddistinta da cicli ispirativi dalla
studiata vena evocativa: l’ultima sezione è dedicata alla rivisitazione
dell’universo letterario e psicologico di Marcel Proust, scrittore francese
carismatico per aver fondato la sua poetica narrativa sulla “memoria
involontaria” quale cardine di riesumazione di stati di coscienza nella
dialettica tra il passato che riemerge ed il presente che riacquista
significato nella cornice di vicende e dinamiche relazionali che trovano una
compiuta narrazione nel ciclo monumentale: “ A’ la recherche du temps perdu”,
polittico che consta di 7 romanzi: “Dalla parte di Swann”, “All’ombra delle
fanciulle in fiore”, “ I Guermantes”, “ Sodoma e Gomorra”, “La prigioniera”, “
La fuggitiva”, “ Il tempo ritrovato” (3724 pagine).
L’io narrante tra sonno e
veglia si riappropria di ricordi e sensazioni per ricostruire un’identità
frammentata e dispersa: come in un preludio di Wagner si attua la resurrezione
del passato.
L’opera viene scritta nel
lasso di tempo fra il 1909 - all’età di 38 anni - ed il 1922, data in cui
M.Proust muore di polmonite: soffriva fin da bambino di una grave forma d’asma.
Gli ultimi tre romanzi usciranno postumi.
L’incipit: Le MADELEINES ed il
loro gradevole impasto.
LIRICA DI R. MOSI: “ LA CUCINA DI PROUST”
Cucina miraggio per la
memoria della gola, / il sapore della lettura / mischiata al gusto dei sapori,
/i lamponi del Signor Swann / la torta alle mandorle / la crema al cioccolato /
l’impasto per la petite madeleine.
….E’ un pomeriggio di
inverno. Il narratore è a casa di sua madre che gli offre una tazza di tè con
un biscotto. All’assaggiarlo, egli si sente attraversato da sensazioni che non
sa comprendere. Facendo il vuoto attorno a sè, riconosce un sapore familiare
alla sua infanzia: quello delle “madaleines” che la vecchia zia Léonie gli dava
a Combray: l’infanzia ritorna…. Il mondo perduto ritorna….Seguono le
passeggiate compiute da piccolo nei dintorni di Combray…. Stretta intimità con
la madre, la cui figura si riflette ed è fissata anche nel ritratto della
nonna.
LIRICA di R. MOSI: “ I CAMPANILI DI MARTINVILLE”: da
Iliers a Cabourg (“ Dalla parte di Swann)
Ah, la Francia dei
campanili, / delle cattedrali alte / su ondeggianti pianure./
“ Cèleste , la mia opera
/ è come una cattedrale”.
Lo stesso M.Proust, come si
evince dall’inciso citato, paragona la struttura del suo romanzo ad una
cattedrale gotica, con le sue zone d’ombra, il moltiplicarsi dei corpi
accessori e laterali.
Si compie la sua vocazione
letteraria : l’obiettivo era creare il libro assoluto, fare delle esperienze
della propria vita i materiali di un’opera d’arte. In quel periodo storico
giocano un ruolo decisivo le ascendenze del clima dell’epoca insite nelle
correnti letterarie del Simbolismo e del Decadentismo, mentre in filosofia si
affermava “l’Intuizionismo” di Henri Bergson.
Salvare il passato,
riattingendo ad esso mediante il ricordo multisensoriale - non solo vista ed
udito di solito prioritari nel narrare, ma anche gusto, olfatto e tatto -
attraverso” Epifanie” che riguardano oggetti, sapori, profumi e dati fenomenici
prosaici capaci di evocare la riesumazione di vissuti riaffioranti, mediante
l’atto rivelatore della scrittura, da cui lo stesso Roberto Mosi è animato nell’attivare la
genialità di Proust, attualizzarla, ricostruendo la sua personalità ed il suo ambiente
storico e mondano attraverso il verseggiare lirico studiato in una sorta di
transfer psicologico.
ENCICLOPEDIA GEV: “Proust
distilla il succo vitale della grande esperienza del Decadentismo europeo e,
oltre a dare misura classica a questa “commedia umana” e ad aprire la via al
romanzo d’analisi del Novecento, testimonia in modo emblematico un
atteggiamento morale e di una crisi che lo collocano a lato degli altri grandi
creatori della cultura novecentesca: Mann, Joyce, Musil”.
Superando lo statuto
dell’io-entità storica, Proust scavalca la tradizione narrativa memorialista
del Realismo e Naturalismo ottocentesco per approdare ad una narrazione tra
autobiografia e saggismo in una posizione d’avanguardia per la sua mobilità
strutturale tra esperienza individuale e verità universali sulla base della
percezione del sè: il periodare proustiano è ipotattico, sinuoso, con incisi e
parentetiche quale ricerca, divenire, scoperta del sé. La portata narrativa
dal un punto di vista linguistico è paragonabile alla rivoluzione della
percezione ottica dei colori introdotta dagli Impressionisti in Pittura e da
Claude Debussy nella musica. I dati del vivere nella prospettiva
antirealista, sono interiorizzati tra mitizzazione e demistificazione,
diventando emblemi di verità spirituali: l’intelligenza per Proust va soggetta
al cuore per cui si parla di un Polittico romanzato dominato dalle “intermittenze
del cuore”. Gli oggetti, le sensazioni, le persone coinvolte, gli intrecci
relazionali, il dipanarsi degli affetti vissuti, gli ambienti riesumati, i
viaggi immaginati, sono presentati nell’aura del loro investimento emotivo.
I temi della formazione
adolescente di Proust: arte, vita mondana, amore sono strettamente intrecciati
al compiersi del suo destino vocazionale legato alla sensibilità creativa.
Nella sezione “Prigioniera” (fuga di Albertine a Parigi), c’è l’amore negato…
il disinganno d’amore, ma l’ancoraggio all’Arte sembra schiudere quella
pacificazione che l’amore nega (Albertine muore).
Roberto Mosi rende omaggio a M. Proust, inscenando con i suoi
versi il contesto sociale dell’epoca in cui visse grazie al variegato affresco
che lo stesso scrittore delinea della Parigi del tempo tra borghesia in ascesa
e nobiltà o aristocrazia nei salotti culturali e mondani a cavallo fra i due
secoli.
Il pittore Giovanni Boldini,
ferrarese d’origine, con formazione a Firenze ai tempi dei Macchiaioli presso
il Caffè Michelangelo, si radica a Parigi, realizzando nelle sue tele, mediante
una prassi pittorica elegante e vibrante, il fervore culturale che precede i
conflitti mondiali: le folle in movimento delle grandi città, il teatro, i
cavalli ed i passanti, ritratti di Signore della società mondana, siglando uno
stile apprezzato da E.Degas e J.Sargent .
M.Proust, che apparteneva ad
una famiglia dell’agiata borghesia parigina - padre medico (Ispettore
dell’Igiene pubblica) e la madre, ebrea alsaziana (tra i 32 ed 36 anni perde
entrambi) - era un giovane elegante e raffinato, frequentava i salotti più
esclusivi del Faubourg St.Germains, collaborava con Riviste del tempo sul piano
critico, dimostrando fin da subito talento e qualità nello scrivere, preparando
il suo futuro da sensibile ed acuto narratore.
Roberto Mosi nelle poesie dedicate all’universo introspettivo
del narratore francese dimostra di saper attivare , grazie ad una
immedesimazione analitica e contemplativa, quel processo di riscatto del tempo
perduto, tra memoria, emozionalità, incanto e disincanto nelle circostanze
dell’esistenza: amore provato e negato, ricontestualizzazione culturale e
sociale del tempo, convivialità nell’arte culinaria, affinità e diversità,
mondanità ed eros.
LIRICA di R.MOSI
: “ LA ROSA D’ARGENTO”, Cena all’Hotel Ritz Place .
Tra gli ammiratori di Proust: il
sogno proustiano di Luchino Visconti che scrisse una sceneggiatura negli
anni ’70; un ‘impresa mitizzata e rimpianta dalle “pellicole mani nate”.
IL TEMPO E LA DURATA
INTERIORE: la prospettiva interiore visione spirituale e intuitiva dell’essere.
Nella sezione “All’ombra
delle fanciulle in fiore” l’amore per Albertine nella località a Balbec, sul
mare normanno, lo introduce nell’amicizia con il pittore Elstir di cui
condivide l’arte impostata sulla metafora come si evince nella LIRICA DI R.Mosi: “ Il SILENZIO DIPINTO
DELLE PAGINE”; nel rientro a Parigi, nella tormentata convivenza con
Albertine, diviene amico del musicista Vinteuil.
Nell’ultima sezione del ciclo
monumentale:“ Il tempo ritrovato” (1916), dopo un lungo soggiorno in clinica,
il narratore torna in una Parigi esposta ai bombardamenti tedeschi .. è la fine
di un’epoca, ma l’obiettivo é raggiunto: riaccordarsi con il passato,
recuperarlo nelle sua verità armoniche e disarmoniche, riviverlo nella sua
integralità olistica e riconsegnarlo alla memoria della propria identità
sentimentale, razionale ed esperienziale, vincendo la morte.
LIRICA di R.MOSI : “ LA VEDUTA DI DELFT”, dipinto
di JAN VERMEER , adorato da M.Proust nella sezione: “ La prigioniera” e
l’amicizia con lo scrittore BERGOTTE.
Artista insigne del Seicento
olandese. Visione estatica del reale che privilegia il visibile fenomenico
interiorizzato tra esterni vedutistici ed interni della quotidianità che sono
realizzati nella quieta ed accostante verità percettiva e contemplativa, mobile
gioco dei chiaroscuri, incantante armonia, magia del silenzio.
La mutevole luce degli
alti / cieli ventosi d’Olanda / respira di metafisica fissità /unisce il
tempo e lo spazio / incontra la striscia delle case / di Delft, contrappunto /
alla vastità del cielo nuvoloso.
Assistiamo al RECUPERO
SENTIMENTALE e vitale attraverso le categorie del tempo e della memoria
nell’indirizzo estetizzante di fine secolo:
“…notre vie, la vraie vie, la
vie enfin découverte et éclaircie, la seule réellement vecue…”
è quella che si ricrea
nell’opera d’Arte.
Aprile 2017, SILVIA RANZI
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GLI AUTORI
Enrico Guerrini
Enrico Guerrini, nato
a Firenze nel 1977, attratto da tutte le espressioni artistiche dal fumetto al
graffito, espone regolarmente in mostre personali. Ha illustrato, in una serie
di mostre a Empoli, alcune opere teatrali di Ferruccio Busoni; ha allestito
mostre organizzate da Giancarlo Marini su importanti personalità del 900: sui
cantautori, Fabrizio De André e Piero Ciampi, e il jazzista Luca Flores. Appassionato di musica classica, ha
collaborato al progetto Dipingendo Bach con il violoncellista Luca Provenzano.
Realizza insieme al poeta Roberto Mosi, performances in cui, all’impronta,
illustra testi poetici e collabora anche con alcune associazioni teatrali
fiorentine come scenografo. Ha illustrato le tre cantiche della Divina Commedia
e i lavori sono stati esposti – una cantica ogni anno, dal 2016 – in mostre
alla Casa di Dante. Nel maggio 2017 organizza una mostra antologica delle sue
opere I miei primi quarant’anni; nel giugno dello stesso anno, realizza Il
murale della scrittura nel cortile delle Muratine a Pontassieve. Dal 2019
espone le sue opere negli spazi allestiti dalla Toraia, nei mesi estivi, sul
Lungarno del Tempio. Recente è la collaborazione con il dantista Massimo
Seriacopi in una serie di opere dedicate al sommo poeta.
Roberto Mosi
Roberto Mosi vive a
Firenze, è stato dirigente per la Cultura alla Regione Toscana. L'ultimo libro
pubblicato: Ogni sera Dante ritorna a casa. Sette passeggiate con il poeta (Il
Foglio 2021). Nell’anniversario delle celebrazioni dantesche, l’autore partendo
dal tema del libro, ha realizzato video, riportati su YouTube, ed ha animato
varie manifestazioni. Mosi si interessa
di poesia, racconti e fotografia. Per la poesia ha pubblicato Promethéus. Il
dono del fuoco (Ladolfi 2021), Sinfonia per San Salvi (Il Foglio 2020), Orfeo
in Fonte Santa (Ladolfi 2019), Il profumo dell’iris (Gazebo 2018), Navicello
Etrusco (Il Foglio 2018), Eratoterapia (Ladolfi 2017), Poesie 2009-2016
(Ladolfi 2016), Concerto (Gazebo 2014). Per la narrativa ha pubblicato Elisa
Baciocchi e il fratello Napoleone (Il Foglio 2013), Esercizi di volo (Europa
Edizioni 2016) e Non oltrepassare la linea gialla (Europa Edizioni 2014). L’autore ha realizzato mostre di fotografia
presso caffè letterari e sale di esposizione. La ricerca è rivolta al rapporto
fra l’immagine fotografica, la pittura e la poesia. Fra le mostre: Firenze,
foto grafie, Passaggi, Firenze Riflessa, Mito Firenze, Nonluoghi. Mosi è fra i
redattori di “Testimonianze”, rivista fondata da Ernesto Balducci, e “L’area di
Broca”, diretta da Mariella Bettarini. Cura i Blog: www.robertomosi.it e
www.poesia3002.blogspot.it.
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INDICE
Premessa. Incontri felici con Marcel
Proust
1. Il sapore del ricordo
2. Narrare
3. Pittura, la creazione del mondo
4. Il biancospino
5. Incontrarsi all’Hotel Ritz
6. Il viaggio (sognato) a Firenze
7. Il profumo del tempo
8. Incontri
9. Amiche e amici
10. Nella stanza foderata di sughero
11. Narciso
Postfazione. Silvia Ranzi, omaggio a Marcel Proust
Gli autori
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INDICE
RispondiEliminaPremessa. Incontri felici con Marcel Proust
1. Il sapore del ricordo
2. Narrare
3. Pittura, la creazione del mondo
4. Il biancospino
5. Incontrarsi all’Hotel Ritz
6. Il viaggio (sognato) a Firenze
7. Il profumo del tempo
8. Incontri
9. Amiche e amici
10. Nella stanza foderata di sughero
11. Narciso
Postfazione. Silvia Ranzi, omaggio a Marcel Proust
Gli autori
Su questo Sito ci sono arrivata per caso ed è stata un'emoziome forte bravo Mosi e bravo Enrico vi faccio tanti complimenti e tantissimi auguri.
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