domenica 22 aprile 2018

La Strega di Baratti scende dal "Navicello"

Chiesa di San Cerbone, Golfo di Baratti
Leggenda di San Cerbone condannato alla fossa degli orsi
che rende mansueti gli animali
La strega di Baratti

Dormiva nel suo sepolcro
catalogato S64 nel corso
degli scavi in riva ala mare,
alla Chiesa di San Cerbone.

Dormiva dal milletrecento
la testa adagiata sulla pietra,
alta di statura, di media età
di mestiere, filatrice.

Cinque chiodi, tre ricurvi
le avevano messo in bocca,
un rito magico, quando
era ancora fra i vivi.

Nove chiodi inchiodavano
il corpo al terreno, al cuore
alle gambe, ai piedi.
Avevano paura di lei.

Né il corpo né lo spirito
dovevano tornare tra i vivi.
Quella bocca doveva
tacere per sempre.

Dalla Raccolta "Navicello Etrusco", Edizioni Il Foglio

Dalla Postfazione dell'autore alla Raccolta, pag. 64:

"Seguiranno i tempi delle invasioni dei Goti e dei Longobardi e l’emergere della figura di San Cerbone, vescovo di questa terra (La fonte di San Cerbone)     Recenti ricerche archeologiche per individuare i resti della tomba del santo e della cattedrale sulle rive del golfo di Baratti, hanno fatto emergere,  presso l’attuale chiesetta di San Cerbone, un cimitero medievale con oltre trecento sepolcri: fra questi, due con i resti di due donne: l’una “segnata” da un sacchetto di diciassette dadi, gioco del diavolo, da osteria, infamante per una donna, forse messo nella tomba per indicare il mestiere di meretrice; l’altra, forse una strega, segnata da una serie di chiodi ricurvi nella bocca e da altri chiodi che la trafiggevano, per fissare corpo e spirito al terreno (La strega, Diciassette dadi). Una scoperta dunque che ci riporta a un’epoca denotata da riti magici e da una marginalizzazione della donna."





Scavo archeologico. I chiodi ricurvi


Scavo archeologico. Lo scheletro della "strega"











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