giovedì 26 aprile 2018

La sensibilità delle piante alla Mostra di Palazzo Strozzi


E’ stata emozionante domenica 22 aprile, nella Giornata Mondiale della Terra,
la conoscenza e la partecipazione a Palazzo Strozzi, nel centro di Firenze, al The Florence Experiment, nuovo progetto dell’artista tedesco Carsten Höller e dello scienziato Stefano Mancuso


Si tratta di un esperimento che unisce arte e scienza e studia la sensibilità delle piante, l’interazione tra piante ed esseri umani.
L’impatto del visitatore con l’intervento è sorprendente, a iniziare dalla monumentalità della struttura innalzata nel cortile del Palazzo, uno dei più bei palazzi rinascimentali italiani, costruito su progetto di Benedetto da Maiano. E’ poi incredibile la possibilità da parte del visitatore di provare l’ebbrezza dell’esperimento lanciandosi nel ventre di un lunghissimo scivolo, di venti metri.
     
L’intento del progetto appare stupefacente, d’altra parte, per l’attenzione rivolta al mondo vegetale, una componente essenziale per la vita della Terra, oggi così acciaccata, così offesa. 



Su questo versante, è immediato il collegamento al recente “Manifesto del Terzo Paesaggio” di Gilles Clément, scienziato e scrittore, dedicato alla vegetazione che cresce liberamente negli spazi abbandonati dall’uomo.
             Nel Palazzo Strozzi s’innalzano, dunque, due monumentali scivoli che permettono ai visitatori una lunghissima discesa dal loggiato del secondo piano al cortile; negli spazi interni della Strozzina, si apre poi un laboratorio, collegato alla facciata del Palazzo. 


     I pannelli presenti alla Mostra – aperta dal 19 aprile al 26 agosto 2018 - ci informano che Carsten Höller è celebre per la sua riflessione tra arte, scienza e tecnologia con installazioni che creano un forte coinvolgimento del pubblico.  
     
Per The Florence Experiment collabora con Stefano Mancuso, fondatore della neurobiologia vegetale, che si occupa di studiare l’anima, o meglio, l’intelligenza delle piante, “analizzate come esseri complessi dotati di straordinaria sensibilità e in grado di comunicare con l’ambiente esterno attraverso i composti chimici che riescono a percepire ed emettere”.
    E’ utile richiamare due aspetti particolari del progetto, diviso in due parti. La prima parte, com’è stato detto, comprende i grandi scivoli presenti nel cortile: ogni settimana una parte dei visitatori, scelti in maniera casuale, intraprende la discesa portando con sé una pianta di fagiolo. Dopo la discesa, la pianta è consegnata a un team di scienziati che ne analizza i parametri foto sintetici e le molecole emesse come reazione alla discesa. 

     La seconda parte dell’esperimento, utilizza negli spazi della Strozzina, due sale cinematografiche: in una sala sono proiettate scene di film horror (come il “tremendo” Shining), nell’altra brani di film comici (Paolo Villaggio, Alberto Sordi …) . “La paura o il divertimento producono composti chimici volatili differenti” che, attraverso due condotti di aspirazione, sono trasportati alle piante presenti sulla facciata del Palazzo. “Qui potranno influenzare la crescita di piante di glicine rampicanti disposte su strutture a forma di Y: su un braccio dell’Y viene rilasciata “l’aria della paura”, sull’altro “l’aria  del divertimento”. 

       Partecipando all’esperimento domenica 22 aprile, il nostro pensiero è andato, com’è stato detto, al “Manifesto del Terzo Paesaggio” e alla nostra poesia che ne interpreta lo spirito, “ Cigli erbosi” (da: R. Mosi, “Navicello Etrusco. Per il mare di Piombino”, Edizioni Il Foglio, pag. 49):



Cigli erbosi




Al margine della città
i cigli erbosi della strada
i bordi dei campi dove nasce
un’erba strana, senza nome
l’aiuola dismessa, indecisa
sulla sua natura,
indefinita sul suo destino.
Zone libere
zone che sfuggono al nostro controllo,
meritano rispetto per la loro verginità
per la loro disposizione naturale all’indecisione.
La diversità
trova rifugio su il ciglio della strada
l’orlo dei campi, un acquitrinio
o un piccolo orto non più coltivato
un piazzale invaso da erbacce
o il margine di un’area industriale
laddove non ci sia l’intervento dell’uomo.
Residui dove nascono cose nuove,
idee nuove, forze nuove. No.
Potrebbero nascere
                                   ma non è detto che nascano.


      Per concludere , The Florence Experiment vale un viaggio a Firenze, per il suo intento, pienamente riuscito, a nostro avviso, “di proporre una riflessione sul rapporto tra esseri umani e piante, di creare una nuova consapevolezza sul modo in cui l’uomo vede, conosce e interagisce con un organismo vegetale, trasformando Palazzo Strozzi in uno spazio di sperimentazione scientifica e artistica sulle capacità comunicative ed emozionali di tutti gli esseri viventi “ (dal Documento illustrativo della Mostra).




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