venerdì 6 aprile 2018

Carifi per "L'invasione degli storni" (rivista "Poesia") - Il commento di Franca Alaimo

Fotografia di Simone Guidotti

Roberto Carifi in “Poesia”, aprile 2012, pag. 77:
R. Mosi, "L'invasione degli storni", Gazebo Firenze 2012

"Roberto Mosi vive a Firenze. E’ stato dirigente per la Cultura alla Regione Toscana. Ha pubblicato diverse raccolte di versi, molti articoli e ioere di saggistica. E’ redattore della rivista fiorentina “Testimonianze”, fondata da Ernesto Balducci.
Ora Roberto Mosi ha dato alle stampe L’invasione degli storni (Gazebo), un bel libro preceduto dalla prefazione del filosofo e poeta Giuseppe Panella che scrive: “La vita è fatta di illusioni e di sogni , l’altra faccia della Luna. Il Paradiso è perdersi in essa e ritrovarsi dall’altra parte. Mosi prova a raccontarci come è andato il suo viaggio dall’Inferno al Paradiso, dal mare dell’immondizia allo schermo translucido della coscienza: la sua poesia è tutta qui, resa immobile e, pur tuttavia, agitata dalla forza del desiderio di volare”.
La poesia di Mosi è alta e sublime, e L’invasione degli storni è un libro da non dimenticare.

L’ultimo chiarore scompare
l’ombra sale dalle strade,
sommerge le cupole,
le tegole dei tetti,
inghiotte il volo delle piume.
Nei nidi appesi alle grondaie
riposano i racconti del mondo,
la testa sotto le ali.


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e-Book "Invasione degli storni", www.larecherche.it

LINK e-Book


Il commento di Franca Alaimo all'e-Book www.larecherche.it (3 marzo 2014):

"Lo scempio della Bellezza sembra diventato da qualche tempo il tema di molte opere d’arte. Impossibile non citare il film di Sorrentino, La grande bellezza, vincitore in questi giorni del premio Oscar, e non ricordare che è stato il filo conduttore perfino di uno spettacolo come il Festival di Sanremo. Anche la silloge di Mosi si fa carico di tanto insulto ( a partire dallo scempio di una delle più belle biblioteche fiorentine per continuare con quello dell’ambiente naturale e del paesaggio urbano) per farne la metafora di un decadimento dell’io interiore, o, meglio, vista la struttura della silloge, dell’inferno dell’uomo contemporaneo che con la bellezza ha perduto se stesso. Per recuperare la bellezza ( ma la storia dell’esilio dall’Eden imbeve di sè la Poesia in genere, anche se spesso sottintesa) è necessario un viaggio di ritorno grazie alla guida di una donna, che ha lo stesso nome dell’angelo nunziante il Salvatore, e quello - come precisa l’autore stesso - di una sorellina vissuta solo un giorno. La figura femminile si carica, allora, come per gli stilnovisti e Dante stesso, di un ruolo di intermediatrice fra terra e cielo.
Mosi, in questa come nelle precedenti sillogi, sceglie sempre di collocare i suoi testi in percorsi dinamici e poco a poco disvelanti della natura della sua meta. E questa volta lo fa con un apparato simbolico imponente e con la sua abituale intelligenza ed attenzione verso gli eventi della Storia dell’uomo parallelamente a quella personale, attraversata e mutata da una lunga malattia fisica.
Tornare a Dante, alla sua idea di viaggio catartico ( che Mosi compie attraverso il Regno del male e poi attraverso, come si diceva, quello della malattia per approdare al paradiso dell’arte cioè alla Bellezza d matrice divina), non solo è il segnale della sua fiorentinità, ma testimonia anche l’intramontabile valore della tradizione, che sempre si rinnova adattandosi ai tempi ed agli scopi.
Così dimostra anche il felice connubio tra i testi di Mosi e le immagini di Guerrini dialoganti fra loro, spesso delle vere e proprie scenografie in cui fatti e persone si muovono.
Il prodotto finale è di notevole qualità etica ed estetica, frutto com’è di un lavoro davvero fine d’interpretazione dei testi da parte del Guerrini. In particolare mi sembra un’esperienza tutta nuova coniugare la poesia con l’arte del fumetto e mi sembra una scommessa bellissima e feconda.
Viene proprio voglia di averlo questo libro. Come si fa?"





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