venerdì 15 dicembre 2017

“Terzo Paesaggio” alla Mostra del Circolo “Casa di Dante”


         Si è aperta sabato 9 dicembre al Circolo degli Artisti “Casa di Dante” di Firenze - via S. Margherita 1 - la tradizionale mostra di fine anno dei soci artisti. La manifestazione, che ha visto la partecipazione con le loro opere di ventidue soci, è stata inaugurata dalla presidente del Circolo Graziella Marchini e dal presidente della Commissione artistica, Giuseppe Ciccia. 

         Roberto Mosi ha presentato alla mostra la composizione “Terzo paesaggio”, articolata in otto fotografie a colori con al centro la poesia “Cigli erbosi”, che racchiude il senso dell’opera. Nell’esergo della poesia, il riferimento al “Manifesto del Terzo paesaggio” di Gilles Clément (edizione Quodlibet, Macerata 2014). Con l’espressione “Terzo Paesaggio” Clément indica:
          “i luoghi abbandonati dall’uomo: i parchi e le riserve naturali, le grandi aree disabitate del pianeta, ma anche spazi più piccoli e diffusi, quasi invisibili: le aree industriali dismesse dove crescono rovi e sterpaglie; le erbacce al centro di un’aiuola spartitraffico … Sono spazi diversi, accomunati solo dall’assenza di ogni attività umana ma che presi insieme sono fondamentali per la conservazione della diversità biologica”.

         A un lato del quadro presentato da Mosi, il testo della poesia dialoga con le fotografie:
Cigli erbosi

Al margine della città
i cigli erbosi della strada
i bordi dei campi dove nasce
un’erba strana, senza nome
l’aiuola dismessa, indecisa
sulla sua natura,
indefinita sul suo destino.
Zone libere
zone che sfuggono al nostro controllo,
meritano rispetto per la loro verginità
per la loro disposizione naturale all’indecisione.
La diversità
trova rifugio su il ciglio della strada
l’orlo dei campi, un acquitrinio
o un piccolo orto non più coltivato
un piazzale invaso da erbacce
o il margine di un’area industriale
laddove non ci sia l’intervento dell’uomo.
Residui dove nascono cose nuove,
idee nuove, forze nuove. No.
Potrebbero nascere
                            ma non è detto che nascano.



         Le fotografie mostrano i “cigli erbosi” nati lungo i binari della ferrovia e fra le pietre di un antico muro, delle macchie che invadono una vecchia fabbrica, un giardino abbandonato dall’uomo, ecc. 

         In consonanza con il tema della prima opera “Terzo Paesaggio”, Mosi ha presentato la composizione “Autunno in Fontesanta” che segna ancora l’incontro fra poesia e fotografia, nel paesaggio autunnale dei boschi che “invadono” l’affascinante località sulle colline presso Firenze,  e fanno da corona alla “via delle Maremme”, sentiero storico  della transumanza dal Casentino alla costa della Maremma. 





Autunno in Fontesanta

Transumare di greggi
sulla via delle Maremme,
di genti etrusche, romane.
Nel canto dell’autunno
colori, suoni, memorie.

Macchie di rosa canina
sul sentiero di crinale,
ai lati i luminosi castagni,
macchie marroni, lucide
di folgoranti toni rossi.

Passi scricchiolano
sul tappeto di foglie,
frusciano ruote veloci
di biciclette. Sorprende
il galoppo dei cavalli.


Dal bosco traspare
in basso, la Cupola.
La città distesa nei raggi
del sole, signora elegante,
emerge dalla tela dei rami.

Transumare di ricordi
sul sentiero, la costruzione
del Rifugio in tempi aspri,
riparo di giovani nei giorni
della liberazione di Firenze.


Transumanare. Il sapore
in bocca della rosa canina,
la musica perenne della Fonte,
essere felici nel respiro
scricchiolante della natura.










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