martedì 8 aprile 2025

Fra ANGELI e FANCIULLE DI VIAREGGIO presentazione SMS di Rifredi "Il diario fiorentino di Rainer M. Rilke per Lou Salomé", Pontecorboli, Collana Stranieri e Firenze


 













 “Il diario fiorentino di Rainer M. Rilke per Lou Salomé”. Il viaggio di un giovane poeta, Firenze e Viareggio


Prima parte della lettura

Dal capitolo II. “Gli angeli sopra il cielo di Firenze”

Il capitolo inizia citando i primi versi delle Elegie Duinesi di Rainer Maria Rilke, il capolavoro della letteratura europea, finito di comporre nel 1922. Le elegie cantano la sfida al divino e il lamento esistenziale dell’uomo nel confronto-scontro con l’angelo, simbolo di una inesauribile energia cosmica.

 

Chi se io gridassi mi udirebbe mai

dalle schiere degli angeli ed anche

se uno di loro al cuore

mi prendesse, io verrei meno per la sua più forte

presenza. Perché il bello è solo

l’inizio del tremendo, che sopportiamo appena,

e il bello lo ammiriamo così perché incurante

disdegna di distruggerci. Ogni angelo è tremendo… (R. M. Rilke, Elegie duinesi, Canto I)

 

 

 L’arrivo a Firenze - Il viaggio di Rainer Maria Rilke per raggiungere Firenze fu quanto mai lungo e faticoso, costretto a star seduto sulle valigie nella carrozza del treno. Era partito da Arco, sulle rive del lago di Garda, dove era giunto da Praga per fare visita alla madre. All’arrivo a Firenze è tale il suo desiderio di vedere la città che, lasciati i bagagli in albergo, sul lungarno Serristori, nonostante le fatiche del viaggio, esce di sera, al crepuscolo, senza una meta precisa e gli capita di raggiungere piazza Vittorio Emanuele e piazza della Signoria, sotto la grigia, pesante mole del Palazzo Vecchio. Volge poi lo sguardo verso la loggia dei Lanzi e sparisce subito lo sgomento. La Loggia dei Lanzi, detta anche Loggia dell'Orcagna, segna per Rilke l’incontro con una delle opere più significative del Rinascimento. Lo attende al lato della Loggia una felice sorpresa, il piazzale degli Uffizi, che Rilke ci presenta con un tono pieno di meraviglia. Sorprendente la scena animata, nella penombra della sera, di personaggi della storia fiorentina che Rilke pone sotto i nostri occhi: ventotto statue di marmo collocate nelle nicchie dei pilastri del portico; Andrea Orcagna è la figura privilegiata.  In questa prima, rapida escursione nella città, vi è un’attenta ricognizione di spazi, di prospettive, di paesaggi urbani, di figure, di epoche storiche, dal medioevo al Rinascimento.

 

          Rilke arrivò a Firenze a metà del mese di aprile del 1898 e prese dimora al terzo piano della pensione Benoit - in una splendida posizione, sulla riva sinistra del fiume, davanti al panorama della città – sul lungarno Serristori, al n. 13.

          Rainer Maria Rilke ha ventidue anni quando compie il viaggio a Firenze. Due anni prima, nel 1896, si era stabilito a Monaco dopo aver lasciato l’aria familiare di Praga dove era nato. Il passaggio nella capitale della Baviera rappresenta l’uscita dalla cerchia chiusa e provinciale del ristretto mondo tedesco di Praga, del quale faceva parte per le sue origini, e l’ingresso in un mondo culturale e letterario più vasto: questo avviene in modi che il giovane poeta non avrebbe mai potuto immaginare.

      Quando Rilke conosce Lou Salomè, all’inizio del maggio 1897 a un tè in casa di amici, è “una florida biondina di trentasei anni che ha alle spalle una giovinezza avventurosa e viene già considerata una delle figure più affascinanti del tempo”.

      Dal primo incontro, Rilke getta la rete di una corte serrata, appassionata, con l’invio frequente di lettere, ricche di versi poetici, di richiami a comuni interessi culturali, di inviti a leggere insieme recenti opere letterarie. Il successo non può non arridergli, negli ultimi giorni del maggio 1987 Lou diviene sua amante. Più anziana di quattordici anni, Salomè porta al giovane Rilke – il cui nome, su sua iniziativa, diventa da René, Rainer – non solo una matura esperienza di vita, ma anche un’attenzione e una vivace comprensione degli spunti più moderni della vita culturale dell’epoca, in particolare del pensiero di Nietzsche, che rimarrà sempre un punto di riferimento fondamentale del mondo ideale del giovane poeta; più tardi sarà sempre Lou a introdurre Rainer nella nuova scienza della psicanalisi.

      Rainer, grazie all’influenza di Lou, diventa dal letterato che passa gran parte del tempo nei caffè, nelle redazioni dei giornali e delle riviste, a seguire gli eventi letterari in mezzo al pubblico, il poeta capace di vivere per mesi da solo, di vivere vicino al respiro della natura, a camminare scalzo d’estate per i prati, le rive dei laghi; le sue lettere, in questo nuovo periodo della vita, testimoniano una felicità che rimarrà unica nel corso degli anni successivi. Poesie d’amore di grande bellezza prendono vita, è del mese di luglio del 1897 questa poesia che viene inserita nel Libro d’ore:

 

Spegnimi gli occhi: ti vedo lo stesso,

turami le orecchie: ti sento,

e senza piedi ti raggiungo

e senza bocca t’invoco.

Spezzami le braccia, ti afferro

con il mio cuore: è una mano,

ferma il cuore e batterà il cervello

e se lo brucerai

ti porterò nel sangue.

     

          Nell’accendersi, dunque, di questa sconfinata passione, nasce il progetto per la visita alla città di Firenze, per l’incontro con la sua storia e prenderà forma, dall’arrivo nella città nel mese di aprile 1898, il Diario di Rainer Maria Rilke, il racconto di un giovane poeta follemente innamorato di Lou, lontana, in viaggio per l’Europa, straordinaria amante-maestra-madre.

 

 

Seconda parte della lettura

 

E debbo dire come passa il giorno?

Vado presto per viali radiosi

nei palazzi a gloriarmi; mi confondo

nell’arioso piazzale al bruno popolo

dove più ferve e grida la sua vita.

 

Poi prego nella mia pinacoteca,

chiare sono le Vergini e soavi.

Esco più tardi dalla Cattedrale,

il crepuscolo è sceso sopra l’Arno

mi sento lieve, a poco a poco stanco,

e mi dipingo Dio sull’oro… ( Firenze, 18 4.1898 - Rainer, Maria Rilke, Il diario fiorentino)

 

      I giorni trascorsi a Firenze furono momenti di intenso impegno per visitare non solo la zona monumentale ma anche l’anello delle colline e dei paesi che guardano dall’alto la città, giù nella pianura, distesa intorno alla mole della Cupola del Brunelleschi. S’incontrano via via nelle pagine del Diario i nomi di questi luoghi, insieme alla Certosa del Galluzzo, da Fiesole a Settignano, a San Miniato, ai paesini lungo l’Arno, a Rovezzano e a Maiano; e, sorpresa, sulle chiare pendici di Fiesole coperte di rose puoi incontrare tenere fanciulle che ricordano le Madonne della fioritura primaverile.

      Ecco che l’apparizione improvvisa di queste tenere fanciulle, reali, in carne ed ossa, evoca candide Marie marmoree, scolpite in maniera perfetta dai maestri della scultura primaverile. Si esalta quindi in questo passaggio del Diario, l’arte di Desiderio da Settignano, di Bernardo Rossellino, di Benedetto da Maiano; da queste visioni legate al candore del marmo, si passa poi alla splendente policromia dei lavori della bottega fiorentina dei Della Robbia.

 

      Nei giorni successivi al 6 maggio 1898 Rilke lascia improvvisamente il capoluogo toscano per stabilirsi a Viareggio dove scrive gran parte del Diario, prima del rientro in Germania.

          Il giovane poeta nella sua fuga a Viareggio porta con sé un insieme di impressioni, di emozioni, di riflessioni che riprende e approfondisce nel nuovo soggiorno sulle rive del mare, circondato dal profumo delle acque, delle pinete. Tra fine Ottocento e primi del Novecento, Viareggio è una stazione balneare esclusiva frequentata anche dalla famiglia reale italiana, da nobili, ricchi borghesi, intellettuali e molti artisti dell’epoca, come Gabriele D’Annunzio, Eleonora Duse, Marta Abba, Giacomo Puccini, Luigi Pirandello e Galileo Chini. Rilke si ferma tre settimane durante le quali continua a scrivere Il diario fiorentino.

Scrive Rilke:

Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare li annega e li manda via con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso.

 

E il pittore Lorenzo Viani così ricorda il poeta tedesco in una sua lettera:

 

Ricordi quando noi ragazzotti andavamo dietro a quel tedesco all’Albergo Firenze di Pietrino Malfatti, che faceva il bagno nudo al di là dei Funai? L’ho visto a Parigi, è Rilke, il famoso poeta che è stato segretario di Rodin. Ti farò leggere le poesie che scrisse a Viareggio.

 

Il diario fiorentino, soprattutto per la parte composta a Viareggio, si presenta particolarmente ricco di suggestioni, di riflessioni, di stimoli per componimenti lirici, che saranno creati in tempi più o meno immediati; a questo periodo risalgono le suggestioni per la composizione dei Canti delle fanciulle.

            All’ingresso del porto di Viareggio le fanciulle vedono rientrare le barche al tramonto, nell’ora estrema del giorno in cui l’acqua bianca si fa plumbea, cambia la direzione del vento e arrivano le navi nere, senza vessilli al vento.

 

Le fanciulle vedono le barche

puntare di lontano al porto.

e strette in timore guardano

come l’acqua bianca si fa plumbea

poiché così usa essere la sera:

una paura…

 

          Nella poesia che segue, il protagonista è il vento della costa che spira sui sogni delle fanciulle-barche ormeggiate lungo le sponde, tende gli ormeggi, fa pensare a fiabesche visioni.

 

Voi fanciulle siete come le barche,

sempre ormeggiate

lungo le sponde delle ore:

per questo restate così pallide…

 

          I passi ora del poeta risuonano per i vicoli della città di Viareggio, il giovane incrocia gli sguardi delle brune fanciulle, sedute fuori delle loro case: ad un tratto, una di loro innalza un canto: è come un moto di orgoglio, di sfida nei confronti del nuovo arrivato, lo sconosciuto che attraversa il loro mondo.

 

Quando vado per vicoli,

sedute fuori le brune fanciulle

tutte mi guardano e lo stupore

segue i miei passi.

 

Finché una si mette a cantare

e le altre nel loro silenzio

curvano il capo e sorridono:

                   sorelle dobbiamo mostrargli

chi siamo.

         

          Il motivo delle fanciulle si sviluppa nel Diario e in questa parte dei Canti delle fanciulle nella forma più compiuta e significativa per la poetica di Rilke.  Il pensiero va naturalmente alle frequenti raffigurazioni di fanciulle inanellate da fiori nelle opere degli artisti dello Jugendstil (filone tedesco dell’Art Nouveau), a conferma dello stretto legame fra questo movimento e la scrittura di Rilke come se la sua prosa e i suoi versi così immaginifici ed evocativi riproducessero le linee e le immagini dei dipinti.

          Molte delle pagine del Diario scritte nel soggiorno di Viareggio sono dedicate ad una riflessione sul lavoro del poeta e ad una rielaborazione dei ricordi legati all’arte fiorentina del Rinascimento. Nel Diario l’arte del primo Rinascimento italiano viene vista come un’arte giovane, in fiore, una primavera acerba i cui fiori morirono prima di maturare come frutti estivi. Da allora l’arte ha inutilmente aspettato l’estate. Ora, con la nuova arte contemporanea è giunto il momento di raccogliere l’eredità di quella passata stagione e di proseguire il cammino verso la pienezza e la maturità.

Da allora l’estate non è mai arrivata. E se pure hanno ragione tutti coloro che ritengono che quel Rinascimento non possa tornare, forse la nostra epoca può iniziare l’estate che segue a quella lontana e festosa primavera, e condurre lentamente a frutto ciò che già si compì, allora, nella bianca fioritura.

 

      Rilke annuncia solennemente che verranno i giorni delle messe; che gli artisti nuovi, che sono ancora come fanciulle dalle mani brucianti e dai sogni dolenti diventeranno madri. Nel soggiorno toscano, dunque, Rilke comincia a sentirsi investito del compito di maturare in sé un’arte nuova che corrisponda all’estate dell’essere.

          Rilke si occupa prevalentemente nel Diario degli artisti del primo Rinascimento, le cui opere hanno aperto la strada a coloro che verranno in seguito, Fra Angelico, Benozzo Gozzoli, Fra Bartolomeo e soprattutto Sandro Botticelli, rappresentanti del genuino rinascere. Gli artisti di fine Quattrocento non erano ancora capaci di una emulazione vera e propria dell’antichità ma di questa colgono l’innovazione; è proprio questa loro incompiutezza, il loro carattere transitorio, che li qualifica come modelli artistici per un poeta come Rilke agli ultimi anni dell’Ottocento.

 

Terza parte della lettura

 

Rainer Maria Rilke termina il Diario a Zopot, sulle rive del mar Baltico.

 

Zopot, 6 luglio 1898

Qui sulla riva di un mare più fresco, finisco questo libro che ho rinnegato più di tre volte.

 

      Rilke aveva appreso a Viareggio, mentre godeva del dolce clima delle spiagge, che Lou intendeva far visita ad alcuni amici a Danzica: non esita un momento, parte immediatamente e, passando da Vienna, Praga e Berlino, raggiunge Zopot, stazione balneare del Baltico. Lo attende, da una parte, una profonda delusione e, dall’altra parte, una preziosa vittoria. La delusione arriva da Lou, che, dopo la lunga separazione, accoglie Rainer assai freddamente. Affida parole assai amare al Diario.

Arrivavo a te pieno di futuro … Questa volta volevo essere io l'uomo ricco, qualcuno che fa regali, invita ospiti, il padrone di casa, e tu saresti dovuto venire da me e, circondato dal mio amore e dalle mie cure, goderti la mia ospitalità. Intanto stavo di nuovo davanti a te come il più povero mendicante sulla soglia della tua casa, che poggia su colonne larghe e forti.

 

      Il poeta si avvicina a lei guardando al futuro, le offre il Diario che aveva scritto pensando a lei, ma rimane deluso, non vede alcuna soddisfazione negli occhi di Lou, lo tratta con una gentilezza irritante. Comincia addirittura ad odiarla come si odia qualcosa di troppo grande. Non vuole parole di conforto e sente che deve sfuggire a questo tormento di gentilezza che tanto lo umilia. Tuttavia quando inizia a scrivere le sue esperienze nelle ultime pagine del Diario, si rende conto che Lou rimane comunque il suo ideale. Afferma con tono elevato che la sua vittoria, l’ultimo valore di questo libro è il riconoscimento di una natura d’artista che è soltanto una via e infine si adempie in una matura esistenza. Naturalmente tutto questo non è ancora “poesia”; però è la felicità, quella che il poeta conosce quando sente che gli sono cresciute le ali.

                 Canti di angeli

 

A lungo ho tenuto stretto il mio angelo,

e lui s’impoverì nel mio abbraccio,

e si fece piccino, e io mi feci grande,

e alla fine ero io la compassione

e lui solo una supplica tremante.

 

Allora gli ho dato i suoi cieli:

lui sparve lasciandomi le cose vicine

e imparò il volo, io imparai la vita,

e a poco a poco ci siamo conosciuti.

 

Rainer Maria Rilke, Le poesie giovanili.

 

 

      In quale rapporto stanno queste scelte poetiche con la Firenze del Rinascimento e con il mare di Viareggio di cui si parla nel Diario? Lo stesso Rilke dà la risposta: Io stesso vedo sempre più chiaro che io non parlo delle cose, ma di ciò che attraverso di esse io sono diventato. Fra i doni dell’Italia agli artisti stranieri che raggiungono le sue terre, ne sono compresi due, fra loro associati: un’intuizione nuova della natura dell’arte e il ritrovamento che l’artista fa di sé medesimo. Il Diario mostra, di pagina in pagina, un crescendo spirituale continuo, dal tono iniziale calmo, ad un tono solenne, che si alza, euforico, di conquista in conquista, fino alle parole finali che assumono, come abbiamo visto in precedenza, una tonalità apertamente lirica, di inno.

 

Io so che c’è dentro di me qualcosa che tu non conosci ancora: una nuova grande chiarità, che conferisce ricchezza al mio linguaggio, potenza alla mia parola.




 


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