domenica 23 giugno 2024

Roberto Mosi, "Trois princesses françaises à Florence", Éditions Pontecorboli, Florence 2024



Trois princesses françaises à Florence

Sylvia Boucot et les sœurs de Napoléon, Elisa Baciocchi, Paolina Borghese et Carolina Murat

Éditions Pontecorboli, Florence 2024

RED

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- Synopsis -

 

Les princesses Elisa Baciocchi, Paolina Borghese et Carolina Murat, grâce à la fortune et aux compétences d'homme d'armes et de gouvernement de leur frère Napoléon Bonaparte, se sont retrouvées d'origine modeste dans une terre isolée et pauvre comme la Corse, pour conquérir honneurs et richesses. la scène européenne ; le sort fatal du général corse, l'écroulement de l'empire déterminèrent le revers de leur fortune, leur décadence. Sylvia Boucot fut, à différentes époques, pendant plus de trente ans, la dame d'honneur des trois princesses : d'Élisa lorsqu'elle devint grande-duchesse de Toscane, de Paolina Bonaparte dans les cinq dernières années de sa vie, jusqu'à son décès à Florence dans la villa de Montughi, de Caroline, qui vécut et mourut dans la capitale régionale dans les années 1830 ; les témoignages que nous offre Sylvia Boucot dans les pages du roman sont précieux et conduisent à souligner les différents caractères des trois sœurs et, en même temps, leur courage de femmes libres, leur détermination et à illustrer, d'autre part, les visages qu'il montre au pouvoir, dans différentes situations, les différentes manières de réagir des gens, l'affirmation de la nouvelle classe bourgeoise. Dans ce contexte, Florence sert de toile de fond aux actions des différents protagonistes, elle est au carrefour de dynamiques particulières, incisives pour l’avenir de la ville et du pays. Nous recherchons également des analogies avec le temps présent, notamment en ce qui concerne les mythes qui étaient cultivés à cette époque, comme le mythe de la nation et le mythe du commandant suprême, du leader, qui réapparaissent aujourd'hui dans les scénarios incertains de notre présent.

L'œuvre est structurée comme suit : I Le bleu de la mer ; II Florence, la rencontre avec l'empereur et les trois princesses ; III Elisa Bonaparte Baciocchi ; IV Le théâtre dans le miroir ; V Paolina Bonaparte Borghèse ; VI Le palais Salviati-Borghèse ; VII Les derniers jours de Vénus Victrix ; VIII La chapelle paulinienne de la basilique romaine de S. Maia Maggiore ; IX Caroline Bonaparte Murat ; X Florence accueille Carolina Murat ; XI Piazza Ognissanti, la terrasse surplombant l'eau ; XII Un coin de France ; XIII Florence rêve ; Épilogue;  Pourquoi est-ce écrit ?; Chronologie; Bibliographie.




 

 

 

 

venerdì 21 giugno 2024

"www.folla.it" parla di "Sinfonia per San Salvi", Il Foglio


 


libri
"Sinfonia per San Salvi"

Sinfonia per San Salvi, Edizioni Il Foglio, è l’ultimo libro di Roberto Mosi, poeta e fotografo. Il libro, con il sottotitolo Variazioni per parole e musica. Litania per Piombino, è dedicato a Carmelo Pellicanò, ultimo direttore dell’ospedale psichiatrico di Firenze ed è illustrato da 28 fotografie in bianco e nero che ritraggono, per la maggior parte, uno dei padiglioni della vecchia struttura ospedaliera. L’opera nasce da un progetto sviluppato con Nicoletta Manetti, poetessa e scrittrice, la quale interviene nel libro con più contributi insieme a quello di Gordiano Lupi, Litania su Piombino. Si può dire che con questa opera Roberto Mosi è attratto ancora una volta dalla storia e dalle memorie di un non-luogo particolare, il parco di San Salvi, legato a processi di resistenza contro la disumanità dell’uomo, occupato oggi dai vecchi edifici dell’ex ospedale psichiatrico. Ancora una volta, poi, l’autore è attratto, come avvenne per il poemetto Sinfonia per Populonia (in Concerto, Gazebo 2013, prefazione di Giuseppe Panella), dalla forma musicale della sinfonia e dal respiro, in quattro tempi, dei suoi movimenti.



Mosi si avvicina al mondo della follia, alla linea del discrimine fra follia e ragione, alle memorie di un luogo segnato dalla storia – San Salvi – al tentativo di riannodare fili di speranza, non con la sola parola, ma con una pluralità di strumenti espressivi, sostenuti dal ritmo, dal suono, da notazioni timbriche. La poesia, le parole dei racconti, la scansione delle immagini fotografiche, giocano con le forme del mondo della musica. È abbandonata la consueta fisionomia del libro, orientata in una sola direzione, per seguire il movimento delle composizioni musicali in andamenti plurali, ascendenti e discendenti. Insieme l’istanza poetica, narrativa e quella musicale producono emozioni che si agitano nel flusso della coscienza, dei frammenti della memoria. E la sinfonia è composizione di abbandoni e di riprese, dove un tema è introdotto, poi sviluppato, accantonato, variato e ripreso in andamenti lenti, distesi.

I quattro tempi della Sinfonia per San Salvi sono dedicati a quattro visioni della “Terra” – Desolata, Follia, Liberata, Riconquistata – e alternano ricostruzioni di vicende individuali e di comunità umane. Il motivo conduttore è quello dell’interrogarsi intorno alla follia, ai segni che l’uomo imprime nella città, nel suo incerto, drammatico, procedere fra follia e ragione, ora manifestazione di libera scelta, ora costrizione di regole imposte dalle istituzioni. E tanto più lo sguardo porta a scoprire passaggi di sconfitte e di disperazione, tanto più sono forti i tentativi di guardare verso l’alto, verso orizzonti di speranza, di liberazione, di riconquista della terra delle origini, dell’età dell’oro.

Seguire questi percorsi così variegati, può dare come un senso di libertà nel passaggio da uno strumento espressivo all’altro; nel passaggio del testimone fra un autore e l’altro, come avviene nella presente esperienza compositiva, con l’intervento di Nicoletta Manetti, padrona di una capacità nel racconto che incanta e con quello di Gordiano Lupi che propone, da poeta, la commovente Litania su Piombino, testimonianza di un amore appassionato per la sua città straordinaria di mare. Libertà poi di aprire nel testo della Sinfonia per San Salvi, sempre nuovi orizzonti (“Terra Desolata, 1° tempo), in luoghi diversi, dal paesaggio cupo della Londra dopo la prima guerra mondiale, tratteggiato da T. S. Eliot, alla atmosfera frenetica di Firenze, invasa dai piccoli commerci e dal turismo di massa, alla desolazione delle acciaierie “spente” di Piombino. Per passare poi (”Terra Follia”, 2° tempo) nel precipizio della disperazione, nella memoria di quello che è stata la cura “istituzionale” della follia, nell’ex-manicomio di San Salvi, alla periferia di Firenze.



In questo muoversi alla ricerca di altri orizzonti, vi è, d’altra parte, il tentativo di guardare al nostro mondo con uno sguardo diverso (“Terra Liberata”, 3° tempo), in consonanza con la ricerca di un futuro migliore per la nostra “Terra Madre”. Vi è infine (“Terra Riconquistata”, 4° tempo) l’aprirsi del paesaggio marino, la ricerca con la mente e con il corpo, dell’aria del mare, simbolo di speranza nella Sinfonia, di riconquista di un diverso destino. Il movimento “Finale” va in scena, appunto, in un luogo sul mare, fra i più belli che è dato conoscere, piazza Bovio, a Piombino, uno spazio proteso sulle onde, che suscita nostalgia di lontananze, desiderio d’infinto. Su questo palcoscenico si congiungono le trame della narrazione, in un incontro di temi, linguaggi, forme espressive musicali, coreografiche, poetiche, quasi a voler rompere in maniera definitiva i confini della parola scritta.



Tra scrittura/descrizione della realtà e sua trasfigurazione in immagini e suoni, si apre dunque lo spazio di una soggettività che si muove tra l’una e l’altra, la soggettività di un autore che accetta i limiti della parola scritta e vuole andare oltre essa, nel tentativo di costruire un progetto artistico che sia capace di ritornare alla natura mitopoietica del canto che vive nel e con il mondo in cui si trova a esistere.

Roberto Mosi si interessa di letteratura e fotografia. È stato dirigente per la cultura alla Regione Toscana. È presidente dell’Associazione “Testimonianze” che pubblica la rivista fondata da Ernesto Balducci, collabora con «L’area di Broca», «Il Foglio Letterario», la Scuola di scrittura di “Semicerchio”. Cura i Blog www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it . È autore di raccolte di poesie e romanzi con i quali ha conseguito vari riconoscimenti. Nei mesi estivi vive nella zona del golfo di Baratti e proprio questa terra è al centro della raccolta Navicello Etrusco (Il Foglio), del romanzo Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone (Il Foglio), del poemetto Sinfonia per Populonia. Nelle sue ultime opere - Orfeo in Fonte Santa, Il profumo dell’iris, Poesie 2009-2016, Esercizi di volo - sono presenti i temi dei nonluoghi, del mito, della follia, del quotidiano che si fa storia e memoria, temi ripresi e sviluppati in quest’ultimo lavoro Sinfonia per San Salvi.

Nicoletta Manetti, avvocato, si dedica sia alla poesia che alla narrativa. La silloge Confidenze a un canarino ha vinto il secondo premio Città di Pontremoli 2016. Ha partecipato all’antologia Gigli di mare. Il romanzo Vico è stato finalista al premio Giovane Holden 2017. Ha pubblicato racconti in varie antologie tra cui Tagli, In piedi, Storie-Sostantivo Plurale, Simmetrie, Confessioni e battaglie e La scia nera a cura di Marco Vichi. Fa parte della Scuola di scrittura di Semicerchio e del Gruppo Scrittori Firenze.

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Gordiano Lupi, ha fondato nel 1999 la rivista - casa editrice Il Foglio Letterario, che dirige. Ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Collabora con Poesia di Nicola Crocetti, Valdicornia News, Inkroci, Futuro Europa. Traduce molti scrittori e poeti cubani (Alejandro TorreguitartRuiz, Virgilio Piñera, Zoé Valdés, Felix Luis Viera …). Ha pubblicato libri monografici sul cinema italiano. Tra i suoi lavori: Cuba Magica – conversazioni con un santéro, Un’isola a passo di son – viaggio nel mondo della musica cubana, Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana, Fellini – A cinema greatmaster, Una terribile eredità, Storia del cinema horror italiano in cinque volumi. Ha tradotto La ninfa incostante di Guillermo Cabrera Infante. Tre suoi romanzi sono stati presentati al Premio Strega e sono dedicati alla sua città: Calcio e acciaio – Dimenticare Piombino, Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano, Sogni e altiforni – Piombino Trani senza ritorno, scritto con Cristina De Vita. Pagine web: www.infol.it/lupi. E-mail per contatti: lupi@infol.it

Roberto Mosi
Sinfonia per San Salvi
Edizioni Il Foglio
Piombino 2020
28 illustrazioni fotografiche b/n
pag. 130
euro 12

articolo pubblicato il: 08/02/2020

martedì 18 giugno 2024

Avant le Tour de France, « Trois princesses françaises » sont arrivées à Florence, les sœurs de Napoléon. Pontecorboli Editeur - Auteur Roberto Mosi


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Trois princesses françaises à Florence 
Pontecorboli Editeur 

Il est fascinant de suivre les histoires des trois sœurs princesses de l’empereur Napoléon, Caroline, Pauline et Elisa, à Florence et en Toscane, à travers les yeux de Sylvia Boucot qui pendant trente ans, à différentes époques, a été à leur service comme dame d’honneur, dans les bons et les mauvais moments, au gré des événements extraordinaires du général corse. Sylvia dans son expérience unique a l’occasion de recueillir les confidences des trois femmes, les histoires de leurs amours, leur détermination et leur courage, les moments de fierté pour la famille à laquelle elles appartiennent, le rapport au pouvoir, l’angoisse des années après la défaite de Napoléon, lorsque la famille de l’empereur est proscrite, persécutés par les nations victorieuses. Florence, avec son histoire, le spectacle de son patrimoine artistique, ses beautés, l’effervescence de la société de cette époque, fait partie des protagonistes du roman historique.



Possibilità di acquisto dalla Casa Editrice:

https://www.pontecorboli.com/scheda.php?codice=mosi 

                                                                             * * *






Tre principesse francesi a Firenze

Sylvia Boucot al servizio delle sorelle di Napoleone

- Sinossi -

 

Le  principesse Elisa Baciocchi, Paolina Borghese e Carolina Murat, grazie alla fortuna e alle capacità di uomo d’arme e di governo del fratello Napoleone Bonaparte, si trovarono dalle umili origini in una terra isolata, povera, come la Corsica, a conquistare onori e ricchezze sullo scenario europeo; la sorte fatale poi del generale corso, il crollo dell’impero, determinò il rovesciamento della loro fortuna, la decadenza. Sylvia Boucot fu dama di compagnia, in tempi diversi, per un periodo di oltre trenta anni, delle  tre principesse: di Elisa quando divenne granduchessa di Toscana, di Paolina Bonaparte negli ultimi cinque anni della sua vita, fino alla morte avvenuta a Firenze nella villa di Montughi, di Carolina, che dimorò, e morì, nel capoluogo della regione negli anni trenta dell’Ottocento; sono preziose le testimonianze che ci offre Sylvia Boucot nelle pagine del romanzo che portano a delineare i caratteri diversi delle tre sorelle e, allo stesso tempo, il loro coraggio di donne libere, la loro determinazione e ad illustrare, per altro verso, i volti che mostra il potere, nei diversi frangenti, il modo differente di reagire delle persone, l’affermarsi della nuova classe borghese. In questo quadro, Firenze fa da scenario all’agire dei diversi protagonisti, è all’incrocio di dinamiche particolari, incisive per il futuro della città e del Paese. Si ricercano inoltre analogie con il tempo presente, specie riguardo ai miti che in quei tempi sono stati coltivati, come il mito della nazione e il mito del comandante supremo, del leader, che oggi ricompaiono sugli scenari incerti del nostro presente.

L’opera è così articolata: I     L’azzurro del mare; II Firenze, l’incontro con l’imperatore e le tre principesse; III  Elisa Bonaparte Baciocchi; IV          Il teatro allo specchio; V          Paolina Bonaparte Borghese; VI       Il palazzo Salviati-Borghese; VII Gli ultimi giorni di Venere Vincitrice; VIII  La cappella Paolina della Basilica romana di S. Maia Maggiore; IX       Carolina Bonaparte Murat; X            Firenze accoglie Carolina Murat; XI Piazza Ognissanti, la terrazza sulle acque; XII       Un angolo di Francia; XIII    Firenze sogna; Postfazione;  Perché si scrive ?; Cronologia; Bibliografia. Elementi

Piazza Ognissanti, la bandiera francese sull'Istituto francese 
e il palazzo Bonaparte (Hotel Excelsior)








 

 

domenica 16 giugno 2024

E-book "Aquiloni", R. Mosi : versione anno 2009



 

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                                 Aquiloni

 

Prefazione

   

    E’ un vero piacere far alzare l’aquilone da una spiaggia o da un prato, prendere il vento, dominare, tirando il filo, le improvvise capriole e vederlo salire con rapide impennate sempre più in alto, conquistare nuove fette di cielo.     

     L’aquilone richiama l’idea del volo e della leggerezza. A questa immagine mi viene naturale accostare quella del bambino che giunge come un dono nella vita di un adulto, specie se in età avanzata. Con questo i rapporti sono sorretti da un amore profondo ma anche, spesso, da una complice voglia di perdersi nel gioco. Per questo mi è piaciuto raccogliere e in parte rielaborare, quello che avevo scritto negli ultimi anni per la mia nipotina insieme ad alcune poesie che hanno l’impronta dello scherzo e del divertimento.   

            Le poesie di questa raccolta, Aquiloni, vivono dunque dell’emozione e della meraviglia di assistere allo spettacolo della crescita di un bambino, della conquista  di sempre maggiori sfere di autonomia.

      Da parte mia osservo da terra il volo dell’aquilone quando le luci si stanno attenuando per l’arrivo della sera e gli affanni del giorno si stanno allontanando, c’è più tempo per fermarsi sulla meraviglia di questo volo.

                                                                   L’autore

 

 

                                                                                                                                                                                                                                           

               

 

 

Postfazione

 

Aeroplani di carta

 

 

Dalla terrazza volano gli aeroplani di carta, il marciapiede di fronte è in gran parte coperto, altri aerei aspettano in fila per il decollo sul davanzale della finestra. La mia nipotina ha un lancio breve, violento, io li lancio con una spinta più ampia, professionale, per prendere il vento nelle ali.

Mi sorprendo con il braccio alzato a domandarmi “Ma cosa fai alla tua venerabile età ?”  E’ solo un attimo, impegnato come sono a dire alla bambina di stendere il braccio e di sostenere l’aeroplano al centro.

Le operazioni per preparare la flotta sono state divertenti. Mi era venuta l’idea una di queste sere, andando a letto e quando, oggi, prendendola all’asilo, ho fatto la proposta, ho avuto un grande successo. E’ stato per me facile ritrovare nei miei ricordi, le piegature del foglio; poi abbiamo dipinto gli occhi, le linee colorate dei fianchi, della coda dell’aeroplano. Mi resta facile costruire giochi con la carta, recuperando abilità che non mi ricordavo più di avere, come ritagliare le figure di bambini in fila che si danno la mano o di animali che si tengono per la coda.

 La nonna poi, in questi pomeriggi, è pronta a prendere il mio posto con la recita di un libro e, soprattutto, dopo il successo degli ultimi tempi, a sperimentare la preparazione di biscotti o di schiacciatine da mettere in forno. La bambina è felice, in piedi sulla sedia, nell’impastare la farina, aiutare a stenderla, ritagliare forme più o meno strane.

La mamma, mia figlia Costanza, ci ha mandato più messaggi dal posto di lavoro per sapere come va, che novità ci sono. Fra non molto, questa sera, verrà il babbo, Andrea, a prenderla con la bicicletta, dopo la giornata di lavoro. 

La bambina ha oggi trenta mesi, una crescita scandita da infinite sorprese e meraviglie, della quale fa parte la nostra avventura di nonni.

 

Come e quanti sono i nonni d’oggi? Una prima, breve ricognizione sul tema evidenzia l’ampiezza della schiera dei nonni, i cambiamenti demografici che danno una nuova fisionomia alla nostra società, l’affermarsi di una vera e propria carriera di nonno, che diventa una risorsa centrale per la vita della famiglia, i caratteri peculiari dell’ultima generazione dei nonni, che ha vissuto negli anni Sessanta e Settanta i grandi cambiamenti del sistema sociale e culturale della società.

Secondo le fonti ISTAT sono ben 11 milioni i nonni nel nostro Paese, pari al 39% della popolazione con 40 anni e più. Essere nonni è un’esperienza che non riguarda tutti allo stesso modo, riguarda soprattutto, com’è naturale, le persone che hanno superato la soglia della terza età, ma è più frequente fra le donne, i residenti al Sud e nei comuni di piccole dimensioni, i pensionati. La maggiore longevità delle donne, in particolare, oltre che l’età mediamente più bassa rispetto al proprio partner al momento del concepimento del primo figlio, spiega perché la componente femminile entri nella condizione di nonno prima e vi resti per un tempo più lungo.

Per quanto riguarda la tipologia familiare, la gran parte vive in coppia, soprattutto in quella condizione che i sociologi definiscono come “nido vuoto” (44%), quasi uno su cinque vive da solo, mentre sono meno numerosi i nonni aggregati ad altre famiglie. Il 25% dei nonni ha un solo nipote, due nipoti il 26%, il 49% tre, o più nipoti (si veda la ricerca di M.C. Romano e T. Cappadozzi, basata sulla ricerca multiscopo dell’Istat sulla famiglia, in “Il gioco delle generazioni”, a cura di G.B. Sgritta, Laterza 2003).

Il 92% dei nonni non vive con i nipoti. La ricerca ISTAT consente di affermare a questo riguardo che la sistemazione abitativa delle due generazioni è tale da favorire i rapporti: il 17% dei nonni condivide con almeno un nipote, lo stesso caseggiato, il 30% ha qualche nipote nelle vicinanze (entro un chilometro), un altro 25% vive nello stesso comune. La frequentazione fra le due generazioni è piuttosto assidua: il 45% dei nonni vede almeno un nipote quotidianamente e il 28% lo incontra più volte la settimana. Anche i contatti telefonici sono piuttosto frequenti, nonostante l’intensità degli incontri: il 23% dei nonni sente quotidianamente i nipoti e il 30% qualche volta a settimana.

 

L’esperienza d’essere nonni può rappresentare come una sorta di “carriera”, non troppo diversa da quella lavorativa, passa attraverso una successione di stadi, legati, in maniera, diversa all’infanzia dei nipoti, all’adolescenza, al raggiungimento dell’età adulta. I dati della ricerca ci dicono che i nonni con un nipote piccolo (fino a 13 anni) sono la stragrande maggioranza, ammontano a circa sette milioni e mezzo, pari al 70% del complesso. Gli incontri fra i nostri protagonisti si diradano, naturalmente, con il progredire dell’età dei giovani, quelli quotidiani diventano settimanali, in un quadro di relazioni che cambiano di significato, da quello del gioco e del baby-sitting, al rapporto tenuto su una base di scambio di aiuti e di reciprocità.

Riguardo ai contenuti del rapporto, fra le occasioni in cui i nonni si occupano dei nipoti, il dato di maggiore significato riguarda il prendere cura dei nipoti, quando i genitori lavorano: si tratta di circa un milione e settecentomila persone, pari al 30% dei nonni. Questo lavoro di cura è particolarmente diffuso al Nord e nei grandi centri, dove, com’è noto, è più elevata la quota di partecipazione, soprattutto femminile, al mondo del lavoro. Più di un terzo dei nonni interviene durante impegni occasionali dei genitori, il 21% in casi d’emergenza. I nonni sono figure importanti per le attività ludiche: il 12% dei bambini fra tre e cinque anni ha come compagno abituale di gioco il nonno o la nonna, percentuale che sale al 24% se si considera l’età compresa fra tre e cinque anni.

La novità di questi anni è che per la prima volta un numero cospicuo di persone riesce a raggiungere età tali che gli consentono di vedere i nipoti crescere, formarsi una famiglia, mettere al mondo dei figli, al punto di passare il testimone ai propri figli. Emerge il fenomeno nuovo della famiglia a quattro generazioni, bisnonno – nonno – genitore - nipote. Il sistema delle relazioni familiari diviene più complesso e si apre un largo spazio per ricerche sulle nuove forme di solidarietà fra le generazioni, sui contenuti simbolici, di scambio affettivo che investe l’ultima, estrema stagione della carriera di nonno.

 

 

Domani è lunedì, inizia una nuova settimana. Con i genitori della mia nipotina è stato stabilito il calendario della settimana, sono chiari i miei compiti, quelli della nonna, l’intervento dei nonni paterni. Mia moglie ha già deciso quando confezionare un piatto speciale, che entusiasma la bambina. Penso ancora una volta che per me non si tratta più di timbrare il cartellino o di impegnarmi per il premio di produzione. E’ un’altra carriera, piena comunque di soddisfazioni. Ho già pensato di raccogliere alcune scatole di cartone, così numerose in casa in questo periodo natalizio, e costruire in un prossimo pomeriggio con la bambina, se lei è d’accordo, una grande casa con animali e bambolotti o una fattoria con i vari edifici e i recinti dei cavalli e delle mucche. Forse, per dirla con Dean Martin, That’s Amore.

 
Nota

 

       L’intervento Areoplani di carta è ripreso, in forma di sintesi, dall’articolo dell’autore Pianeta Anziani pubblicato sulla rivista “Testimonianze”, n. 3-4  2006.

      Le poesie della seconda metà dell’anno 2008 e del 2009, sono inedite.

      Le altre poesie sono riprese, a volte con parziali rielaborazioni, dalle raccolte dell’autore Parole e Paesaggi, Libroitaliano World, Ragusa 2006, Itinera, Masso delle Fate,  Lastra a Signa (Firenze) 2007, Florentia, Gazebo Libri, Firenze 2008.

 

 

Scheda dell’autore

 

 

Roberto Mosi è nato a Firenze nel 1942, dove vive. Già dirigente della Regione Toscana per la cultura, è fra i redattori della rivista fiorentina Testimonianze, fondata da Ernesto Balducci. Fra gli articoli pubblicati sulla rivista: “Il paesaggio fra poesia e memoria” (2002), “Dino Campana, un viaggio chiamato amore” (2004), “Gli angeli sulla Cupola di Berlino” (2004), “Mario Luzi, la tensione verso la semplicità” (2005), “Da quando Modugno cantò volare” (2007), “Aeroplani di carta” (2008).

 

Ha curato pubblicazioni su temi storici, della città e dell’educazione degli adulti. Fra questi: “Cibernetica e città del futuro”, in “Città e anticittà” a cura di Giovanni Michelucci, 1971; “La città che apprende”, Armando E., 2005; Sulle tracce di Napoleone ed Elisa: percorsi e luoghi napoleonici nella costa toscana, Fazzi Editore, 2005.

 

Ha pubblicato le raccolte di poesia Florentia (Gazebo Libri, 2008) e Itinera (Masso delle Fate, 2007). In precedenza aveva pubblicato Parole e Paesaggi (Libroitaliano World, 2006). Poesie dell’autore e recensioni sulle sue opere sono riportate in riviste e antologie. Il libro Florentia è stato segnalato dalla rivista Poesia (nn. 198 e 199 del 2008). La rivista Le Voci della Luna, n. 42, ha pubblicato la raccolta Nonluoghi , segnalato al Premio “Giorgi”, 2008.

 

L’autore è impegnato nel volontariato, con particolare riguardo al campo della cultura e dell’educazione degli adulti. Coordina per Auser nazionale iniziative per promuovere l’educazione nell’intero arco della vita. E’ fra gli ideatori del progetto La città che apprende, che prevede l’incontro annuale, in una città del nostro Paese, dei cittadini impegnati a realizzare questo progetto educativo.

 

Indice

Prefazione

Aquiloni

                Venti giorni

L’arrivo

L’annuncio

Regali sorrisi

Il viaggio

Il mondo dei sogni

Strade in festa

L’altalena

Versilia

Castelli di sabbia

La casa dei pinoli

La città nave

Treni innamorati

Sessanta olive nere

L’orchestra volante

Dalla Norvegia

Il teatro è silenzio

Pesci innamorati

Un nastro d’argento

L’omino della pioggia

La bottega del poeta

La giostra

Bolle di sapone

La rificolona

Un castello incantato

Uno strano convoglio

La mia imperatrice

Fogli di poesia

L’aeroplano di carta

A nascondino

La spesa

Sul fiume

Il fiume in piena

L’ombra

Il nuovo arrivo

Al  Polo Sud

Nuvole di risa

“Si gioca ancora, nonno”

Le parole

Postfazione : Aeroplani di carta

Nota

Scheda dell’autore

Edizione Il Foglio

Antologia "Poesie 2009-2016" (comprende la raccolta Aquiloni)


                                  A Marta e Anna

 

 

 

Venti giorni                                

  

Marta è nel tempo

 

venti secondi per respirare

 

venti minuti per urlare

 

venti ore per guardare

 

venti giorni per sognare

 

venti settimane per sorridere

 

venti mesi per giocare

 

venti anni per amare

 

 Marta è il nostro tempo.

                    

 

L’arrivo

 

Quando sei nata

c’era una falce

di luna calante

sospesa sull’ospedale,

alle porte del Chianti.

 

Quando sei nata

mille occhi d’emozione

nel corridoio infinito

ad abbracciare il capino biondo

e il sorriso stanco della mamma.

 

Quando sei nata

il tuo primo viaggio

nella culla divisa

con un fagottino cinese,

gli occhi a mandorla.

 

Quando sei nata

sono uscito felice

il mondo sospeso

ha ritrovato la vita

i rumori della strada

il loro sordo rumore

i profumi della campagna

il loro profumo di giugno,

 

nel cielo una stellina

rincorreva la falce di luna.

 

 L’annuncio                                                    

 

Nella casa avvolta

dal grigio dell’autunno

risuonino accordi di chitarra

i canti riempiano le stanze

i piedi lievi sfiorino la terra

si tagli l’arrosto più tenero

si alzino i calici di vino dorato

il colloquio con i nostri morti

diventi dolce e sommesso,

la vita ha generato la vita.

 

 

 

 Regali sorrisi

 

Sgambetti nuda

in una giostra veloce,

con le mani sospese

misuri il tuo spazio,

ascolti la tua voce

negli occhi celesti

passa il tuo mondo

il mondo

a momenti si offusca

poi brilla di luce,

lo sguardo si fissa

poi scruta all’intorno.

 

Impasto parole di miele

accenno ad un canto ripreso

dalla storia di tanti anni fa:

ti sorprende, ti fermi

raggiungo per un momento

il tuo mondo, il tuo sorriso.

 

Sorridi, Marta, sorridi.

 

Le cinque della sera

suona la campana,

l’estate è tersa di un temporale

che si è sciolto lontano.

La stanza è un abbraccio

di luce e di colori,

le finestre su verdi colline.

 

Marta, ora regali sorrisi.

 

 

 

                                              

                                               Strade

                                                   in festa                           

                                    

                                     Scoppi  di luce

                                         

                                           tutti i regali

                              

                                  hanno aperto

                                              

                                                 la pancia                         

                           

                             piatti

                                              sotto le carte fogli

                              respirano le luci

                      dell’albero

                                            .bicchieri in alto

                                                           Marta ritta

 

                sul tavolo

                                                             batte le mani

             ride assediata

                                                                     dai flash

          come una diva

                          

                              Le luci dell’albero

                              s’inseguono

                             quattro colori

                          fasciano la stanza

                        brillano  negli  occhi

                     di Marta - lei sgambetta                       

                              ride felice

 

 

Il viaggio

 

Dieci le tappe

del viaggio nella casa,

dieci i mesi

di Marta,

il braccio è la sella,

sprona il vecchio cavallo

incantato dagli occhi stupiti.

 

Tintinnìo

di campanelli appesi

riflessi

di specchi velati d’antico

scroscio

d’acqua nella doccia

vento

del ventilatore al soffitto

acciottolìo

di collane nel vassoio

crollo

della pila di libri

ticchettìo

del metronomo pazzo

sobbalzo

del gatto addormenato

battito

sul tamburello a sonagli

oscurità

della bocca del forno.

 

Dieci le tappe

del viaggio nella casa,

dieci i mesi

di Marta.

 

 

 

Il mondo dei sogni

 

Intreccio parole rubate

alla dispensa delle fate

alla fattoria di ognidove

alle canzoni del lavoro

intreccio suoni leggeri

la voce degli animali

i rumori del bosco

lo stupore dei bimbi

l’orso marrone

l’ape e il paperotto

ascoltano attenti

in cerchio nel letto

roteano i piedi di Marta

la meraviglia negli occhi

mi stringe le mani, poi

lo sguardo è lontano

sempre più lontano

nel mondo dei sogni

un leggero sorriso

le labbra socchiuse.

 

 

 L’altalena

 

Vola vola l’altalena

fra scrosci di risa.

Piazza d’Azeglio,

granelli di luce

nel cielo degli occhi.

 

Lo sguardo abbraccia

i platani in cerchio

e il cammino negli anni:

la clessidra del tempo

si capovolge al segno

dei miei sessant’anni.

 

Cerco il prato

dove Bruno passò

il giorno e la notte

ubriaco di vino

d’Alcamo,

spillato alle botti

colpite sui carri.

 

Sento la voce tenue

di Radio Cora;

i dolci versi di Luzi,

“Serenata alla piazza”.

 

 

 

Versilia

 

Batte sempre più leggero

il cuore delle orchestre

sul lungomare, dal Forte

alla Capannina, voci alte

occupano il silenzio

della notte, si allontana

il rombo delle auto

 

poi la  risacca del mare

culla i nostri sogni.

 

 

 

Castelli di sabbia

 

Siamo maschere di sabbia

le mani immerse nella buca

coperta a tratti dal mare,

Marta batte i piedi felice

nell’acqua, sul viso i colori

più accesi della spiaggia.

 

Sollevo la testa sopra la cenere

dei suoi capelli, lungo la riva

i piedi e le gambe dei bagnanti.

 

I giovani sono ancora lontani

nelle prime ore del mattino,

solo vecchi eretti, la pelle

cadente, badanti al braccio

anziane signore, filippine attente

al gioco di paffuti bambini.

Un venditore indugia seduto,

in mano vestiti colorati.

 

Riemergono antichi piaceri

le mani impastate di sabbia,

si alzano e si abbattono castelli

fra lo scoppio di fresche risate.

 

 

 

La casa dei pinoli

 

Villa dei pinoli

casa leggera

posata sugli aghi

di pino nella pineta

la chioma alta

degli alberi aguzzi

gioca con le brezze

salmastre del mare

cantano gli uccelli

diretti dalle cornacchie,

su spartiti diversi

ad ogni ora del giorno

le Alpi Apuane

vegliano solenni

sullo sfondo, vestite

di bianco e di grigio.

 

Marta muove i primi

passi intorno alla casa

le braccia aperte

galleggia nell’aria.

 

 

 

La città nave

 

La città nave si allunga

nel mare fra le nebbie

del mattino, la risacca

si spezza sulla prua

aguzza del faro.

 

All’estremo della nave

le ciminiere liberano

i fumi dell’altoforno,

al centro il lungo ponte,

il corso costellato di torri.

 

Dalla terrazza dell’albergo

sospesa alta sulla città,

respiro l’aria del mare,

il faro è spento, davanti

emerge l’isola e la linea

rosa dei monti. Bianchi

traghetti escono dal porto,

un rollio lento, sfiorano

la piazza ora deserta.

I gabbiani saettano striduli

dalla prua alle ciminiere,

sono i padroni del cielo.

 

Nella stanza alle mie spalle

Marta è una principessa:

passerà nel corso in trionfo

sul carrettino, fino alla piazza,

saluteremo le bianche vele

e gli errabondi gabbiani

in un girotondo di risa felici.

Sarà il momento di liberare

gli ormeggi della città nave.

 

 

 

Treni innamorati

 

I treni innamorati

s’incontrano la sera

a Sesto Fiorentino.

 

A volte s’incrociano

sui binari, fischiano

e sbattono le ciglia

dei fanali, improvvisa

è nata una passione.

 

Ho visto l’altra sera

l’eurostar dare baci

ardenti alla littorina,

nascerà un trenino,

il tenero gioco

per un bambino.

 

Mangerà spinaci

e ravanelli, d’estate

al Forte porterà

mamme e bambini,

viaggerà da grande

sui binari e, preso

d’amore, correrà

veloce nel parco

a Sesto Fiorentino.

 

 

 

Sessanta olive nere

 

Sessanta olive nere

ha regalato novembre

sul balcone sospeso

tra Fiesole e Le Cure.

 

Sessanta olive nere

coglie Marta dall’olivo

una ad una, le mani

grandi come le foglie.

 

Sessanta olive nere

da spremere per gli

animali della fattoria.

 

Sei cucchiai d’olio

per il papero e il bue

per l’asino e il cavallo.

 

 

 

L’orchestra volante

 

Scivola la bicicletta,

attraversa le piazze,

Marta è sul sellino davanti,

il casco rosa,

cantiamo forte

e voialtri bersaglieri.

 

Ad ogni strofa suona

la tromba, facciamo

un’orchestra volante,

la gente guarda,

ride, scuote la testa.

 

Mi sembra che le ruote

si stacchino da terra,

si alzino in alto. E’ tutto vero

o siamo nel sogno?

 

 

 

Dalla Norvegia

 

L’agosto porta il silenzio

l’ascensore è immobile

gli appartamenti vuoti.

Porta il temporale,

le cantine allagate,

uno strato di melma.

 

L’agosto porta messaggi

dalla Norvegia: Marta

ha visto giocare le foche.

 

 

 

Il teatro è silenzio

 

Gli applausi volano via,

il teatro è silenzio.

 

Da lontane sorgenti

si alza la musica di Brahms,

le note salgono per le pareti

sfiorano i  velluti rossi,

danzano  leggere 

nella trama tenue

delle luci del soffitto.

La musica si apre

in onde distese,

parlano fra loro

i violini e gli ottoni.

 

Da lontane sorgenti

emergono ricordi

per ogni angolo del teatro.

Tosca, Butterfly, Carmen

visti dagli occhi grandi

di bambino, le mani calde

strette alla mamma;

la comparsa in costume

vestita da frate e da principe

da soldato e da servo

sulle assi del palcoscenico,

nel fascio di musica e luci;

Don Giovanni, Wozzeck,

Lucia di Lammermour

compagni di serate di miele,

Giovanna vicina.

 

Maschere si affacciano dall’alto,

personaggi vestiti di musica

danzano sulle cornici

bianche di calce,

scivolano allegri in platea,

in testa Carmen e Ramadés,

salgono nelle luci del palco

e corrono in tondo

tenendosi per mano,

seguono il vortice

delle ultime note.

 

Il teatro è silenzio,

i ricordi sono lontani.

Nuvole di applausi

volano in festa.

 

 

 

                                               Pesci innamorati

 

La città si scioglie

al sole, evapora

ogni angolo d’ombra

 

Marta sembra

parlare con gli occhi,

un sogno di tenerezza

 

i ventilatori ronzano

nel cervello intorno

ad opachi pensieri

 

passano veloci

treni colorati

 

ragazzi disegnano

spirali di colore

sulle pareti fresche

del sottopasso

                

un sassofono suona

davanti ad un cappello

di monete,

la tregua

della sera s’avvicina

 

nel giardino in penombra

poeti porgono

rare emozioni

 

sulla riva del fiume

chitarre si accordano

con brezze leggere

 

nella luce della piazza

passi di flamenco

scuotono il palco

 

fra la folla risate

allegre di ragazze

 

pesci innamorati

vaghiamo in giro

nell’acquario della città.

                                     

                              

Un nastro d’argento

 

Un nastro d’argento

di luci e di suoni

avvolge la luna

sospesa sulla città

le piazze e le strade

si danno la mano

in testa le fanfare frizzanti

le piume dei fanti

il vino scorre felice

la luce fascia

dei palazzi lo slancio

scolpito di pietra

Folon libera

stupite colombe

tamburi in corteo

tra la folla che batte

le mani in cadenza

signorine eleganti

sorseggiano il rosso Chianti

tra fumanti candele

ragazze danzano scalze

su tappeti rossi di lana,

in bici seguo i cerchi

del nastro d’argento

gli occhi fissi alla luna,

dalla faccia screziata

appare  il sorriso

di una tenera bimba

 

e pedalo  pedalo

leggero nell’aria.

 

 

 

L’omino della pioggia

 

Dalla rotonda al centro della piazza

l’omino della pioggia accoglie con garbo

le fila delle auto arrivate a Firenze.

 

Ai piedi dell’omino una valigia blu

dell’amico Folon piena di sguardi

ed occhiali per la visita della città.

 

Si vedono con lo stupore dei bambini

palazzi e chiese galleggiare leggeri

in una luce tenue color pastello

 

l’arcobaleno fra i cipressi delle colline

e due grandi mani schiudersi in alto.

Liberano in volo colombe della pace.

 

 

 

La bottega del poeta

 

Il poeta vive in vetrina

là dove Firenze di pietra

è più antica, scrive versi

su strisce di tutti i colori

arrotolate negli scaffali.

 

La sera il poeta dorme felice,

oltre la vetrina segue il filo

dei sogni da distillare in versi

al mattino,  luci soffuse

giocano con i colori, i suoni

i profumi rimasti dal giorno.

 

I sogni hanno lasciato stanotte

la stanza, il sonno è agitato.

Gucci ha comprato il locale

sugli scaffali saranno in mostra

borse e cinture griffate,

il poeta sarà forse alla cassa,

presso la vetrina, sotto l’insegna

“La bottega della poesia”.

 

 

 

La  giostra

 

Giardini misteriosi.

A sera il suono delle feste

avvolge Bivigliano.

Nella pensione il tempo è sospeso

fra profumi di campo

e odori di tegami sul fuoco.

 

Gira la giostra nella piazza.

Dai cartelli balzano fuori la ninfa

Profumo Paglieri, le gambe velate

da Calze Omsa. Il giradischi suona

Papaveri e Papere.

 

Macchine arrivano e partono

per Firenze. La Lancia Ardea

scivola fra gli alberi

oltre le ultime curve delle colline.

 

 

 

Nebbie

 

Spirali di nebbia

il respiro dei fossi putridi.

Fari rossi,

l’angoscia del nulla.

 

Alla curva svaniscono

i fanali. Mi fermo.

 

Il corbezzolo ha frutti

che si sciolgono in bocca.

Il corpo galleggia nell’aria.

 

Arrivano altri fanali,

si spengono.

Mani afferrano i frutti.

 

 

 Bolle di sapone

 

I ragazzi nel cortile di periferia

soffiano bolle di sapone, fanno a gara

 

un’enorme, lucida bolla respira

all’ombra del fico nella corte,

 

Roberto scivola dentro, si alza leggero,

galleggia fra le case sopra i tetti,

 

sfiora la Cupola, rimbalza fra le colline,

torna a balzi verso il Centro:

 

è felice sopra le strade solitarie, compone

rapidi versi, combina fantastici colori.

 

Nessuno lo vede, il cielo è lontano,

si parla solo di mari e di viaggi.

 

Rimane un piccolo segreto da sussurrare

piano, nella città chiusa per ferie.

 

I ragazzi nel cortile di periferia

soffiano bolle di sapone, fanno a gara.

 

  

La  rificolona

 

Ona ona

oh che bella rificolona

 

Alta la rificolona,

sibilano intorno

cannucce di carta,

urlano i ragazzi,

le mamme porgono

batterie di munizioni pronte.

 

La rificolona prende

fuoco, un rosso falò,

sull’asfalto rimane

un tizzone annerito.             

  

 

Un castello incantato 

 

Bum ba, bi bi, co co, grash, grush

 

Dove nascono le parole dei bambini ?

 

        C’è un castello incantato sulle nubi,

        tre vecchiette e un salotto in stile,

        bevono Martini rosso con tartine.

        Dalla torre scrutano brille i bambini

        mentre cuociono le parole sul fuoco:

        nella pentola grande bolle ma-mma,

        nelle altre nubi di sillabe colorate.

        Un passero prende i suoni col becco

             li fa cadere nella bocca dei bambini.

 

     ma-mma, cin cin, ba ba, bumba.

 

      Dove nascono le storie dei nonni ?

 

 

 

Uno strano convoglio

 

Sul prato dei sogni di Marta

non danzano fate benigne,

ti svegliano spesso i dolori

di pancia, piangi appoggiata

sul vaso fra water e bidet.

Ti tengo la testa fra le mani,

passerotto bagnato,

il capo ciondoloni.

 

Parte ogni volta uno strano

convoglio, io davanti, tu dietro,

la nonna Giovanna e Arturo,

il gatto tutto assonnato.

Le braccia sono stantuffi,

                   tù tù, la partenza dal bagno,

le fermate, l’arrivo in terrazza,

si alza il coperchio, barabumba

il pannolino giù nel secchio.

 

Quanti viaggi, Marta, per i tuoi

venti mesi, il tù tù della cacca,

fra profumi, fischi e risate.

 

 

 

La mia imperatrice

 

Fate la nanna

coscine di pollo

la vostra mamma

v’ha fatto un gonnello,

componevo ninne nanne

giochi e canzoni

per Costanza

la mia imperatrice,

nella casa incantata

di tanti anni fa.

 

Topolino topolino

cosa fai nel mio giardino?

Colgo l’erba!

E se t’acchiappo?

Io scappo!

Misuravo a passi infiniti

la lunga stanza sospesa

sulla notte del cortile

cullandoti lieve.

 

Il canto di mille spartiti

a portata di mano:

C’era un frate di Certosa

con la barba lagrimosa,

Senti un bel dì vedremo,

E luceano le stelle,

Un dì m’era di gioia

si davano la mano

girando in tondo

in tondo  seguiti

dal suono dell’eco

giù nel cortile.

 

Incrocio ora il tuo sguardo

fonte di acque azzurre

in un cerchio magico

nel quale porti lieve

 

la tua bionda bellezza.

 

Incrocio ora il tuo sguardo

sorridono antichi volti

di dolci sembianze

seduti alla tavola di marmo

nella casa di tanti anni fa.

 

Incrocio ora il tuo sguardo

mi ritornano alla mente

piccole ninne nanne

Giro giro tondo

gira intorno il mondo

gira con creanza

intorno alla mia imperatrice,

Costanza.

 

  

 Fogli di poesia

 

Dal quaderno delle poesie

ho strappato trenta fogli.

 

Li lancio uno ad uno

aeroplani di carta rosa,

dalla terrazza, una parte

cade pesante sulle pietre

della strada, non ha

la spinta  della fantasia,

altri  vanno giù in tralice

per qualche verso zoppo.

 

Un gruppo compie giri

larghi nell’aria, parole

leggere. Un foglio

solo si alza  nel cielo,

sulle ali lampi di emozioni.

 

 

 

L’aeroplano di carta

 

Vola in grandi cerchi

l’aeroplano di carta

lanciato dalla terrazza,

un foglio ripiegato, con i versi

della poesia, un colpo di vento

solleva il muso in alto, in alto,

Marta batte le mani, ride felice.

 

L’aeroplano d’acciaio arriva improvviso,

il rumore squassa la corte,

trema la casa: “Nonna valigia”

un grido, poi le bombe

sulle officine di Porta al Prato.

 

Sull’asfalto della strada plana

l’aeroplano di carta, lo raccoglie

un ragazzo, legge i versi stupito:

 

“Vola in grandi cerchi l’aeroplano di carta

lanciato dalla terrazza,

un foglio ripiegato, con i versi

della poesia, un colpo di vento

solleva il muso in alto, in alto,

Marta batte le mani, ride felice.”

 

 

 

A nascondino

 

Vibrano le ossa

dell’aereo, l’annuncio:

“allacciarsi le cinture,

forte turbolenza”.

Terrore nei volti

sbiancati, di gelo

le mani di Giovanna,

silenzio di ghiaccio

fra i cento passeggeri

in volo per Dublino.

 

Per primo si riprende

il bambino sul sedile

davanti, un sorriso

m’invita a giocare

ancora a nascondino.

 

  

Le colonie

 

Scivolano le tavole sulle onde

gonfie di libeccio, le vele tese

s’intrecciano sul mare, lontano

le isole, le navi al porto di Livorno.

 

Scivolano i ricordi,

la colonia è una nave arenata

fra le dune e il viale a mare,

la torre dell’acqua domina

le chiome dei pini e dei lecci,

segno scolpito del fascio.

 

Galleggiano nell’aria

i simboli del regime, in cerchio

vecchi fantasmi in camicia nera,

architetti e direttrici boriose,

maestre con i fischietti a la bocca.

 

Irrompono i bambini

sulla spiaggia: io sono un punto,

la testa rapata su due occhi celesti.

Rivive la valigia di cartone,

il corredo (quattro mutande,

tre magliette e un cappello),

il canto di cinquecento ragazzi

schierati sul piazzale.

Riconosco il suono del vento,

le raffiche s’infilano nei corridoi, scuotono

le porte delle camere, una ad una.

  

 

La spesa

 

Negli scaffali gli amici,

Biancaneve sulle patatine

Cenerentola sul dentifricio,

dai biscotti Lucifero ride:

saltano tutti nel carrello

di Marta. Il gelato è in alto.

 

Lei si arrampica per gli scaffali,

supera il banco del pane,

una mano lunga porge

la schiacciata croccante.

 

Non ha preso Peter Pan,

parte di scatto, il carrello

colpisce piedi, mugolando

si balla il ballo della spesa.

 

  

Sul  fiume

 

L’airone sulla spiaggia

minaccia, il collo proteso:

l’anatra si tuffa nell’acqua

gonfia di piogge, nuota

affannata, dietro i pulcini.

La corrente la spinge

lontano, spariscono

i pulcini fra le onde

riemergono, uno ad uno.

 

Occhi d’ansia seguono

dall’argine la scena.

 

Nuotano verso la riva

di fronte, ogni pulcino

conquista la coda dell’altro.

 

Mani battono, urlano felici.

 

  

Il fiume in piena

 

L’esercito di plastica corre sulla riva destra

dell’Arno, salta nel rombo della Pescaia,

sosta nell’ansa del fiume. Prendono fiato

bottiglie, corde, bambole storpiate,

girano, poi riconquistano la corrente.

 

Al centro della piena la corsia più veloce

trascina l’artiglieria pesante,

tronchi, misteriose carcasse.

Sugli alberi i cormorani spiano stupiti.

 

All’Anconella l’esercito si allarga,

i soldati  risalgono la riva,

poi s’incolonnano in squadre,

conquistano le pietre della città

inseguiti da strisce di olio.

 

All’alba giungono alla foce

bianca di spume, i gabbiani

volano in cerchio sull’esercito in festa.

 

  

L’ombra      

 

Marta ha scoperto

la sua ombra

corre qua, corre là

l’ombra la segue,

alza un braccio, l’altro

saluta i riflessi sul pavimento.

Per palcoscenico

il supermercato

illuminato da luci radenti.

 

Marta non è più sola.

                       

 

Il nuovo arrivo

 

Gira gira mia sorella

nella pancia tonda

prende a calci il mondo.

 

Nel disegno,  il cielo

a macchie rosse

la sorella è piccola

come una moschina

io grande come il foglio

fra mamma e babo.

 

La chiamerò, forse, Duchessa

sarà la mia grande  Amica.

 

Nella fattoria la mucca

aspetta la sorella

e  l’elefante e la leonessa.

 

La casa delle bambole

è pronta, la camera

e la culla. Ho spogliato

l’orso per vestirla

il primo giorno,

il frigorifero è pieno

di pollo e baccalà.

 

Gira gira mia sorella

nella pancia tonda

prende a calci il mondo.

 

 

Al Polo Sud

 

Salpa la nave mia

per la terra più fredda

coperta dalle vesti più bianche

arruffate dalla furia dei venti

 

sotto coperta

squadre d’imbianchini

le vernici di sette colori,

ragazzi, corde, aquiloni

gelatai, grasse sorbettiere.

 

Tornerà la nave al suo porto

carica di gente dai nasi rossi

otri di vento per le girandole

ghiaccioli per i bambini,

negli occhi di tutti

il Polo Sud

dipinto di strisce a colori. 

 

 

“Si gioca ancora, nonno”

 

Si gioca ancora, nonno!

Sono il piccione viaggiatore

del Signor Foster

il principe a cavallo

nella foresta incantata

il macchinista del treno

ora sobrio ora brillo.

 

Si gioca ancora, nonno!

Sei nella foresta il leone

mangia il lupo cattivo

il gabbiano in volo oltre le nuvole

nessuno lo vede

il pompiere che salva il gattino

ferito sulla cima dell’albero.

 

Si gioca ancora, nonno!

Siamo cavalli

corrono impazziti

guerrieri all’assalto

di torri di Lego

mazzi di carte in volo

nuvole di risa.

 

               1 maggio 2009

 

  

Le parole

 

Lettere piovono dal cielo

rovesci di grandine

piccole grasse allampanate

i colori dei fili di cotone

a disegni ricamate

invadono lo spazio

la coperta  la camicia

il grembiule il tovagliolo.

 

Lettere suonano allegre

da sole o in compagnia

sibilano gracchiano

ridono ballano.

 

Lettere si mettono in fila

i vagoni di un trenino

composte e ricomposte

conquistano un senso

diventano parole.

 

Sono la chiave del mondo.

 

                   7 maggio 2009

 


Versione Aquiloni : e-bool LaRecherche Edizioni
indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=35
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