Warming stripes: il riscaldamento globale
con il codice a barre
Via libera del Parlamento europeo
alla legge sulla natura. 21 parlamentari popolari votano a favore (da La
Repubblica)
Il testo è passato con 336 voti
favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti. I Socialisti: "Respinto il
tentativo di boicottaggio dei Popolari"
La natura ha vinto. Urla, gioia e abbracci nell'Europarlamento
europeo fra coloro che sostenevano la Nature Restoration Law oggi al voto a
Strasburgo: la legge è passata con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13
astenuti. Si tratta di un voto storico e per nulla scontato: l'opposizione di
diversi membri delle destre europee e del partito di maggioranza
nell'Europarlamento, il Ppe, era parsa tale da compromettere seriamente il
passaggio della legge che mira a ripristinare il 20% delle aree terrestri e
marine dell'Unione europea entro il 2030. Sembra però che 21 fra i membri del
Partito popolare europeo abbiano scelto di opporsi alla visione del partito
votando a favore della legge. Una spaccatura importante che rimette in
discussione la possibile l'alleanza con le destre in vista del voto Ue del 2024.
Warming Stripes: il «codice a barre» che mostra visivamente il riscaldamento globale
La visualizzazione ideata nel 2018 dal climatologo inglese Ed Hawkins. Le righe, che rappresentano gli anni, sono colorate con tonalità diverse di rosso o blu a seconda dello scostamento in più o in meno dalla media. Disponibili grafici per ogni nazione e continente in cui diventano subito evidenti gli ultimi 30 anni di rialzo delle temperature
"Ed Hawkins è professore di scienze climatiche all’Università di Reading, in Inghilterra. Da tempo si occupa non solo di cambiamenti climatici (è tra gli autori del quinto rapporto sul clima dell’Ipcc del 2014 e la prima firma del sesto, che uscirà l’anno prossimo), ma anche di come renderli visibili e soprattutto che possano essere facilmente interpretabili. Nel 2016 ha iniziato a visualizzare i dati con grafici a spirale animati, che in breve tempo divennero virali sui social e furono fatti vedere anche durante la cerimonia di apertura dei Giochi olimpici di Rio de Janeiro dello stesso anno. Ma fu due anni dopo che gli venne l’ispirazione per un grafico ancora più impattante e di immediata comprensione: imitare il codice a barre. A ogni anno viene assegnato un colore, con una tonalità di rosso o di blu a seconda del maggiore o minore scostamento rispetto alla temperatura media annuale rispetto a quella di riferimento (1850). Il suo grafico è stato chiamato in inglese Warming Stripes, cioè barre di calore.Nel grafico in alto si possono vedere le Warming Stripes riferite all’Italia. Balzano subito all’occhio due cose: «Lo spostamento verso il rosso» degli ultimi 30 anni, e gli anni più freddi del Novecento che sono coincisi casualmente con il periodo dei due conflitti mondiali, come per sottolineare che le disgrazie non vengono mai da sole." (Corriere della Sera)
* * * * *
Collegamento al libro
L’Anidride Carbonica
Il Carbonio sposò l’Ossigeno
generò l’Anidride Carbonica
e il tetto trasparente della gran
Serra. Trattiene il calore del sole
lo riverbera nella nostra vita.
Sul petto del Carbonio
splendono le medaglie vinte
nelle campagne di guerra
per il riscaldamento della Terra
per il cambiamento del clima.
********************
Roberto Mosi
Il
nostro giardino globale
Prefazione
di Giuseppe Baldassarre
Raccolta
di poesia
Mostra
“GIARDINO GLOBALE”
Circolo
degli Artisti “Casa di Dante”, 11 – 23 Febbraio 2023
Prefazione
Invito
a ri-conoscere il giardino globale
San
Francesco nel Cantico di Frate Sole:
per sora nostra matre
terra,
la quale ne sustenta et
governa,
et produce diversi fructi
con coloriti flori et herba.
Thich
Nhat Hanh:
la tua coscienza è la
coscienza della Terra.
Il
nostro santo di Assisi nel 1200 e il monaco buddista vietnamita pochi anni fa,
entrambi affermano il profondo rapporto che c'è fra l'uomo e la natura: oltre
le parole, belle e profonde, ci indicano una verità tangibile e un monito
inevitabile.
E
padre Ernesto Balducci con semplicità: L’uomo planetario è il nuovo
cittadino del villaggio globale, in ascolto e in dialogo.
Nella
problematica uomo-natura, uomo-terra, uomo-vita nelle molteplici forme
esistenti ci introduce Roberto Mosi con la sua silloge poetica dedicata al
'giardino globale'. Metafora per indicare la terra-cosmo in cui noi uomini ci
troviamo ad esistere interagendo con le molte specie viventi e con tutti gli
elementi inorganici. La problematica della presenza dell'uomo e dell'antropizzazione
della Terra, della cosiddetta sostenibilità o anche decrescita felice, trova
nella scrittura poetica la giusta attenzione, la partecipazione intelligente e
colta, accompagnata dall'emotività e
sensibilità consone al tema.
'Leggère
le mie parole' dice l'autore proprio all'inizio del testo introduttivo. E
vengono elencate piante e animali che l'uomo deve considerare alleate nello
svolgimento di premuroso custode passeggero del creato. Rinominare quasi per
ricreare e riscoprire.
Rispetto
per tutto e tutti, anche per le erbacce che crescono spontaneamente dovunque,
nei posti abbandonati e quelli più impensati. Si evidenzia in questo quadro il
contrasto tra quanto l'uomo riesce ancora a costruire di grandioso e in armonia
con la natura e quanto produce di tragico e brutale operando con violenza e
sopraffazione, con la crudele guerra.
Mentre sarebbe così semplice ritornare a vedere con occhi
ingenui di una bambina (Anna), che con i suoi compagni disegna come vedono il
quartiere:
Le pagine piene di colori
vivaci, di facce allegre
un pensiero per tutti,
giovani
e vecchi, piante e
animali.
Una vera lezione per
tutti.
La
biodiversità riconosciuta come elemento primigenio dell'essere vive in questo
momento.
Invitandoci
ad entrare nel giardino globale, partecipi, consapevoli e attenti, Roberto Mosi
sottolinea come la poesia e lo sguardo ingenuo del poeta e dell’artista sia
quello più appropriato per dialogare con la Natura. E questo è invito e compito
di tutti, proprio tutti.
L’amore
finisce dove finisce
l’erba
e l’acqua muore.
Scriveva
il poeta Giorgio Caproni nei suoi 'Versicoli quasi ecologici'. E siamo ancora
in tempo, per poco forse, a ritornare in armonia con la Natura.
Giuseppe
Baldassarre
Non
uccidete il mare,
la
libellula, il vento.
Non
soffocate il lamento
(il
canto!) del lamantino.
Il
galagone, il pino:
anche
di questo è fatto
l’uomo.
E chi per profitto vile
fulmina
un pesce, un fiume,
non
fatelo cavaliere
del
lavoro. L’amore
finisce
dove finisce l’erba
e
l’acqua muore. Dove
sparendo
la foresta
e
l’aria verde, chi resta
sospira
nel sempre più vasto
paese
guasto: «Come
potrebbe
tornare a essere bella,
scomparso
l’uomo, la terra».
Giorgio
Caproni, Versicoli quasi ecologici, da “Res amissa”
L’uomo planetario è il nuovo
cittadino del villaggio globale, in ascolto e in dialogo con il diverso per
cultura, etnia, religione, in nome della comune umanità e della sopravvivenza
della specie e dell’intero pianeta, ormai minacciata da una
escalation bellica e tecnologica d’inaudita potenzialità distruttrice.
Ernesto Balducci, “L’uomo planetario”
Il
nostro giardino globale
Nebbia
Leggère le mie parole a
Montesenario
avvolto di bianco silenzio
nella nebbia piovigginosa
che fascia il sacro convento.
Magia del bosco, fughe
evanescenti di altissimi abeti
che svaniscono nella nebbia.
Mi sento in pace con me stesso
in armonia con la Natura.
Voglio portare con me
questa pace, oltre questo mondo
oltre la nebbia abitata da
ombre, in basso nella città
nella vita di tutti i giorni.
Giardino
globale
nello spazio infinito
tra luci di stelle in orbite
pulsanti verso confini dove
vive il tesoro di ogni perché.
Il
giardino non ha confini
nessuna
rete a limitare il passo
ogni
vivente l’attraversa
lo
sguardo libero l’abbraccia
da un
mare, da un monte all’altro.
Il
vento fattore di tanta
ricchezza,
raggiunge ogni lato
del
giardino, sparge nuova
vita,
semi, fiori, frutti
nel
canto frusciante di suoni.
Giardino,
rifugio di differenze
spazio
in movimento vitale
concatenato
intreccio d’insetti
alberi,
animali, compagni
instancabili
dell’uomo
passeggero
temporaneo
custode
di questa mescolanza
planetaria,
responsabile per
la
consegna di ogni dono ai futuri
abitanti,
nella Terra Giardino.
L’intelligenza delle piante
(Stefano Mancuso e Alessandra Viola,
Verde brillante)
Le piante sono intelligenti?
Comunicano fra loro?
Risolvono i problemi?
Sono invece semplici arredi
del mondo? Esseri inerti?
Possiamo entrare nella vita
delle piante con uno sguardo
nuovo, sentirle vicine
nostre alleate per salvare
il nostro giardino globale.
Rondinare
Stridio di suoni nella loggia
stridio sul filo dei panni
dal giardino, il profumo d’erba
bagnata, del mare lontano.
Frullio scuro di ali blu.
Stridio alto, altissimo
slanci in volo nel cielo
ali frecce acuminate
sfiorano il rosso dei tetti
si posano sui rami più alti.
Freddo silenzio nella loggia
il vento scuote le tende.
Volano verso i mari del Sud
in lunghe fila oltre le nubi
perforano la nostra nostalgia.
Innamorati
Siamo due gatti innamorati
sul muro del giardino, ridiamo
di niente, di tutto, insieme
scopriamo tesori nascosti
incredibili, a noi solo riservati.
Città sostenibile
Anna ha progettato in classe
la sua città ideale, con i compagni
ha disegnato la mappa, ha scritto
il diario di un giorno normale
nel suo nuovo quartiere.
Si ricicla tutto, solo energia
pulita, il regalo del sole
del vento, dell’acqua. Si
condivide tutto, le auto
elettriche, i frutti dell’orto.
Le pagine piene di colori
vivaci, di facce allegre
un pensiero per tutti, giovani
e vecchi, piante e animali.
Una vera lezione per tutti.
Rifiuti
(Italo Calvino, Le città invisibili)
Marco Polo arriva
alla città che rifà se stessa
tutti i giorni, più espelle
roba più ne accumula
sui marciapiedi.
Marco Polo è arrivato
alla città di oggi, scopre
la passione del godere di beni
sempre nuovi, di misurare
la ricchezza dai rifiuti del giorno.
L’esercito di plastica
L’esercito di plastica salta
nel rombo della pescaia
sosta nell’ansa del fiume
prendono fiato bottiglie
corde, bambole storpiate.
Poi riconquista la corrente
la corsia più veloce trascina
l’artiglieria pesante, tronchi
bidoni, misteriose carcasse.
Cormorani stupiti sui rami.
L’esercito poi si allarga
si apre in vortici ampi
i soldati s’incolonnano
in squadre, inseguite da nere
placide, strisce di olio.
All’alba giungono alla foce
bianca di spume, si confondono
con altre truppe giunte
baldanzose, da altri mondi.
I gabbiani volano in festa.
Energia dal vento
Nel viaggio scruto lontano
l’orizzonte, il crinale dei monti
lo sguardo incontra vigili
cavalieri, le braccia distese
al vento della mia terra.
Conosco ormai i luoghi
dove si alzano in piedi
questi cavalieri, li saluto
dal Passo della Futa
al mare di Torre del Sale.
Non sono più le petrose
torri che ornano
i monti e le coste del mare.
Oggi, le corazze lucenti
di questi amici cavalieri.
Energia dal mare
Le onde del mare galoppano
incontro alla spiaggia di Marina
mi riportano all’infanzia
al tempo delle vacanze
delle colonie dei ferrovieri.
In questo tratto di spiaggia
i giochi sulla sabbia, i tuffi
nel mare, le immersioni
alla ricerca del tesoro
nascosto dai saraceni.
Scopro un cartello piantato
nella sabbia, parla di un altro
tesoro: l’energia dalle onde
prodotta da un congegno
flottante nelle acque davanti a noi.
L’energia umana
Ha le ali, mi sembra
di volare, regala libertà
per le strade della città.
Sono il primo della fila
le auto al passo dietro di me.
Giro per il mondo
per salite e discese
per colli e pianure
cantando di gioia. Mobilità
certamente sostenibile.
La sera il riposo del ciclista.
Alexa mostra la CO2
risparmiata, confronta
i valori, le emissioni di auto
e moto, di Frecce e bus.
Terzo paesaggio. Biodiversità
Frammento indeciso del giardino planetario, il
Terzo paesaggio è costituito
dall’insieme dei luoghi abbandonati dall’uomo. Questi margini raccolgono
una diversità biologica che non è a tutt’oggi rubricata come ricchezza.
Gilles Clément, “Manifesto del Terzo
paesaggio”.
Ai margini della
città
i cigli erbosi della
strada
dove nasce un’erba
strana
l’aiuola dismessa,
indecisa
sul destino, sulla
sua natura.
La diversità trova
rifugio
sul ciglio della
strada
nell’orto non più
coltivato
nel piazzale pieno
di erbacce
lontano dalla mano dell’uomo.
Residui, spazi ai
margini
dove nascono cose
nuove
idee nuove, forze
nuove.
Potrebbero nascere,
improvvise
ma non è detto che
nascano.
Elogio delle erbacce
*
Le erbacce rompono i
confini
minoranza apolide
ricorda
che la vita non è
poi così
ordinata, si ribella
all’idea
dell’universo
spaccato a metà.
Pulsano di vita
primitiva
cosmopolita, sono
avvolte
da un incantesimo.
L’aura
magica dello spazio
dismesso
rende ogni cosa
possibile.
S’intrufola il
selvaggio
nella nostra sfera
civilizzata
e l’addomesticato
fugge
perde il controllo e
le nostre
mappe ordinate del
mondo.
* Richard Mabey, Elogio
delle erbacce.
La nave dei folli
(Giardino dell’ex Manicomio di San Salvi)
La nave dei folli dal padiglione
delle Agitate, ondeggia sul mare
d’erba, di pini, s’infrange
contro il muro che divide
il giardino dal mondo.
Il canto per gli occhi delle finestre
delle porte sbarrate da reti
di ferro, penetra nelle sale
deserte, sfiora disegni di mostri,
incontra segni di vita recenti.
Il canto sale al primo piano
fra le celle, le porte spalancate
nelle stanze per l’elettroterapia
fino alla parete crollata nel giardino
raggiunge le chiome dei pini.
Le memorie del giardino
Come dare un’anima alle vite
naufragate nel padiglione
della Agitate, riavvolgere
il filo della nostra memoria
disteso fra le erbe del giardino?
Respiro il profumo delle zolle
ascolto il battito della terra
l’eco, le voci delle persone
che hanno abitato questo luogo
penso alla rotta della nave dei folli.
Oltre il muro foderato di muschio
al centro del fascio dei binari
sibilano le traiettorie delle Frecce
Rosse, delle Frecce Bianche
rappresentano il domani.
Terra resiliente
L’erba soffoca l’enorme agave
davanti alla loggia del padiglione
delle Agitate. Terra rigogliosa
invasa in antico dalle piene
del fiume, dal capriccio dei torrenti.
Terra ricca di boschi dove
visse una volta il pastore
innamorato della Ninfa di Diana:
Quindici anni biondi com’oro
i suoi capelli, du’ occhi rilucenti. *
Domina il Terzo Paesaggio.
Strappo erbacce dalla panchina
salgo sul tavolo di pietra
nel giardino, in mano la mappa
dell’antico manicomio.
Il tempo ha posato impronte
pesanti sui reticoli della mappa
metamorfosi delle funzioni
crolli e sfaldamenti, trionfo
irruento della vegetazione.
Qui la memoria è straniera
invito l’amica Sherazade
ad intrecciare storie
al suono del vento, racconti
per ogni rudere coperto di verde.
* Giovanni
Boccaccio, Ninfale fiesolano.
Il temporale
Il temporale sferza il giardino
sullo sfondo nero del cielo
ritmo serrato di luci, rombi
al succedersi di lampi, saette
in un crescendo vorticoso.
S’illumina a giorno la scena
della città scossa dal turbinio
del vento. Il baleno annunciato
della bomba atomica, avrà
questo scenario di luci?
Un bagliore ancora più forte
inaspettato, tremano i vetri
della casa. Sparirà così
la vita dalla Terra, seguendo
il ritmo di questo spartito?
Pandemia
Vedo i giorni passare sulla terrazza
aperta su uno spicchio di periferia
gocce lente sulle stalattiti.
Lo sguardo curioso insegue voli
nell’aria tiepida di primavera.
Ora lontani sullo sfondo delle case
raccolte sotto la Torre D’Arnolfo
o delle dolci colline di Fiesole
ora vicini alla balaustra di ferro
piena di fiori, gerani e garofani.
Ora conosco il nome di ogni specie
la veste delle loro piume, maschi
e femmine, il modo di fare la corte
ora distinguo i loro versi di saluto
e di richiamo, il mattino e la sera.
Ora so come si alzano in volo
l’ondeggiare della traiettoria
nel vento, il fermarsi improvviso
ora non mi sorprende lo scontro
per primeggiare sul rosso dei tetti.
Ormai sono uno di loro
sopra la terrazza invasa
dai voli nel silenzio della città
straniero tra gli uomini
ammutoliti dall’epidemia.
La vita
Esplode la vita nel mio
giardino dopo i giorni
della pandemia, le strade
piene di folla effervescente
ogni angolo pieno di tavolini.
Passa l’onda piena della risacca
bicchieri ambrati di vino
frastuoni di risate aggressive
cancellano i segni della passata
stagione, seppelliscono il silenzio.
La vita e la morte
“Sta morendo, sta morendo”
grida la vicina, implorando.
La voce lontana dall’ospedale
spara, secca, gli ordini: “Le mani
intrecciate, pressate sul petto”:
Scandisce il ritmo, decisa.
Sono fuori dal tempo, sono
un robot, un automa, il freddo
del corpo passa nelle mie mani.
Il medico, prosegue il lavoro.
Mi alzo frastornato, vacillo
mi sono messo in mezzo fra
la vita e la morte, ho colto
la disperata fragilità di noi
piccoli esseri nel giardino globale.
La guerra
Il volo a Kiev, l’incontro
con la città posata sulle rive
del Dneper: paesaggio di acque
e di boschi, per contrappunto
le basiliche e le cupole d’oro.
Sulla strada per Mosca
il Mausoleo ricordo delle stragi
naziste, nel salone la Sinfonia
il crescendo forte della musica:
i bombardamenti sulle città.
L’altra tappa a Mosca: Teatro
Bolscioi, la musica di Mussorskiy
dipinge La Grande Porta
per Kiev, rivolta verso l’Ucraina
segno dell’amicizia fra i popoli.
La musica tace, ottocento
settanta chilometri la distanza
da Mosca al Mausoleo
di Kiev, coperta oggi
dal fragore della guerra.
L’Anidride Carbonica
Il Carbonio sposò l’Ossigeno
generò l’Anidride Carbonica
e il tetto trasparente della gran
Serra. Trattiene il calore del sole
lo riverbera nella nostra vita.
Sul petto del Carbonio
splendono le medaglie vinte
nelle campagne di guerra
per il riscaldamento della Terra
per il cambiamento del clima.
La grande serra
Una grande serra racchiude
il
nostro giardino globale
nel
suo viaggio nello spazio
tra
luci di stelle in orbite
pulsanti
verso confini lontani.
Le
pareti trasparenti
lasciano
passare i raggi
del
sole e trattengono
il
loro calore, avvicinano
la
fine della vita sulla Terra.
Abbiamo
tagliato foreste
bruciato
boschi, inferto
ferite
alla Natura con animo
leggero,
per interessi particolari
la
testa sotto la sabbia.
Siccità
Questa estate la Terra ha
sofferto, aveva la febbre alta,
fiumi assetati, prati riarsi
gli alberi stenti, le foglie gialle
accartocciate di dolore.
Per infiniti giorni, l’assedio.
Onde allucinanti di calore
hanno liquefatto le nostre
menti sotto stelle dolenti
tempeste accecanti di sabbia.
Gli orsi polari
I ghiacciai delle terre polari
termometri del giardino
globale. La calotta al Polo
si assottiglia, migrano
più a Nord gli animali.
Gli orsi polari, nel passaggio
da una terra all’altra, hanno
imparato a strisciare sulla
pancia, per non rompere
lo strato sottile del ghiaccio.
Il ghiacciaio
Nelle escursioni in montagna
ho incontrato il ghiacciaio
della Marmolada, i suoi fianchi
sempre più consumati
coperti di striature grigie.
La fine lenta di un amico
destinato a scomparire
nel tempo. Poi la
valanga
di neve di ghiaccio di roccia
il crollo di un’intera montagna
Piantare alberi
Sono entrato nel mercato
dei miei sogni. L’insegna;
“Scegli e pianta alberi”.
Merci splendide
in vetrina
di ogni parte della Terra.
Un clic e l’acquisto era fatto.
Nel carrello grande come
il mondo, è finito l’albero
del Cacao del Camerum
della Mangrovia, Guatemala.
Ed ancora l’albero Cassio
dal Ghana, dal Madagascar
il Palissandro, il Baobab
dal Kenia, dalla Thainlandia
il Duran e l’ l’Avocado
Al mattino ho trovato il carrello
della spesa pieno di fotografie
di paesi lontani, di facce
sorridenti di contadini al lavoro
nei campi di tutto il mondo.
La pace
(Thich Nhat Hanh, La pace è ogni passo)
Acqua, farina, lievito e sale
gli ingredienti per il pane.
Lievita la pace ora in noi
è presente qui, in quello
che ogni giorno facciamo.
Ci dà gioia camminare
sorridere, respirare. Il respiro
unisce il corpo e la mente,
sorridere e respirare, un ponte
per vivere il presente.
Non esiste una via alla pace
la pace è la via da percorrere.
Le mani impastano, danno
la forma, lievita il pane
nella madia profumata.
Il grido di Antigone
Antigone e le sue compagne
scendono d’improvviso
nelle strade di Teheran
bloccano il traffico, bruciano
il velo prima dell’arrivo di Creonte.
Atti di rivolta contagiosi
ogni donna protagonista
le foto riempiono d’orgoglio
raccontano la scelta d’Antigone
la sfida al potere di Creonte.
Nella Terra giardino parole
nuove “Donna Vita Libertà”
urlate in faccia ai soldati
di Creonte, l’eco giunge fino
a noi, ci esalta, ci commuove.
Le città sul mare
Lo sguardo dal Belvedere
di Castellina Marittima
spazia sul mar Tirreno e
le isole dell’Arcipelago
da Carrara a Grosseto.
Il dio Nettuno infuriato
regala oggi lo spettacolo
delle onde spumeggianti
sulla costa, del libeccio
che imperversa sulle pinete.
Che spettacolo si vedrà
dal Belvedere fra qualche anno?
Sarà arretrata la costa del mare?
I pesci nuoteranno per le strade
di Viareggio, di Livorno?
Vedere le cose
Dobbiamo cambiare il nostro modo
di pensare e di vedere le cose.
Dobbiamo renderci conto
che la Terra non è
solo il nostro ambiente.
La Terra non è una cosa al di fuori
di noi. Se respiri
con consapevolezza
e osservi il tuo corpo
ti rendi conto che sei la Terra.
Ti rendi conto che la tua
coscienza è anche la coscienza
della Terra. Guardati intorno –
quello non è il tuo ambiente,
sei tu.
Thich Nhat Hanh,
monaco buddista (1926-2022)
Cantico di Frate Sole
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so' le laude, la gloria e l'honore et
onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue
creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande
splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora luna e
le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et
belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne
tempo,
per lo quale a le tue creature dài
sustentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,
la quale è multo utile et humile et
pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
et ello è bello et iocundo et robustoso et
forte.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra
matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti
flori et herba.
Laudato si', mi' Signore, per quelli ke
perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli che 'l sosterrano in pace,
ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si' mi' Signore per sora nostra
morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò
scappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata
mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime
voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi' Signore' et rengratiate
et serviateli cum grande humilitate.
San Francesco d’Assisi (1181-1226)
Postfazione
L’Arte e la crisi climatica
L’arte
scuote dall’animo la polvere accumulata
nella
vita di tutti i giorni
Pablo
Picasso
L’arte è in grado di dare risonanza a
fenomeni che incombono sul destino dell’uomo e coinvolge la sfera emotiva di
ognuno di noi, riesce a cambiare la prospettiva di osservazione di chi guarda: le opere
d’arte si trasformano in “oggetti parlanti” ricchi di significato
che possono trasmettere l’urgenza di una certa tematica e allo stesso
tempo spingere l’osservatore ad agire.
L’attivista Bill McKibben, scrittore e giornalista, avvertì venti
anni orsono la necessità di sensibilizzare gli artisti sulla crisi climatica in
atto, convinto del fatto che non fosse ancora stata compresa la sua portata
tragica. Lanciò così un appello alla comunità artistica sottolineando l’urgenza
di un ritorno all’immaginazione che solo gli artisti sono in grado di ricreare.
L’immediatezza e le la forza del messaggio artistico rendono infatti più
accessibili i dati scientifici all’uomo comune e trasmettono in modo diretto lo status della
crisi.
Si pone in questa prospettiva la mostra “Giardino globale”, organizzata dal
Circolo degli Artisti “Casa di Dante” di Firenze con il proposito di promuovere
l’impegno degli artisti, in dialogo con il pubblico, su argomenti di grande
attualità: la salvaguardia del pianeta, il riscaldamento globale, l'energia e il
destino della stessa umanità e della Terra, da considerare come il nostro
giardino globale.
Emerge sempre più nell'arte contemporanea la consapevolezza di una
pluralità di legami che connettono tra loro forme di vita differenti,
ecosistemi, tecnologie, frammenti di natura e storia. La natura, le nature, in
forma plurale, ibrida, frammentata, tornano così ad essere focali anche nel
mondo dell'espressione.
Ci si chiede in che modo la poesia contemporanea, in dialogo con le arti
figurative, il pensiero filosofico e le scienze naturali e sociali, sia
impegnata in un processo di ridefinizione del rapporto con la natura. Di questi
tempi, infatti, l’attenzione non solo è concentrata sulla crisi ecologica ma si
parla anche di ecologia della parola, di poesia-paesaggio e di poesia come
ossigeno (si veda di Niccolò Scaffai Letteratura e ecologia, Carocci
2017, e Racconti del Pianeta Terra, Einaudi 2022).
La catastrofe che viene prospettata in
cosa consiste? Qualche dato scientifico: l‘osservatorio americano di Manua Loa
indica che la concentrazione di diossido di carbonio nell’atmosfera ha superato
i 416 ppm (parti per milione). Oltre a registrare la trasformazione del clima
di origine antropica, questo dato mostra che la realtà ecologica si degrada a
una velocità sorprendente, specialmente se si pensa che questo valore è sempre
rimasto al di sotto dei 300 ppm fino agli inizi del `900 (le variazioni
del tasso di diossido di carbonio si possono consultare sul sito
https://gml.noaa.gov/ccgg/trends/). Un altro rapporto, pubblicato dall‘IPBES (The
Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem
Services), rileva una perdita di biodiversità e di funzioni ecosistemiche
senza precedenti (il
rapporto dell’IPBES è consultabile al link: https://ipbes.net/global-assessment). Senza considerare poi l’inquinamento marino dovuto
alla plastica, moltiplicato per 10 dal 1980, quello dei rifiuti non trattati,
delle discariche selvagge… L’umanità non ha mai sfruttato tanto il pianeta né prodotto
tanti rifiuti (si veda Lucia della Fontana, La poesia all’epoca
dell’Antropocene, in “L’Ulisse”, n.24, 2021, pagg. 226-234).
Ma che cosa si può fare di fronte al disastro ecologico? La crisi
ecologica, scrive Amitav Ghosh, è anzitutto, una crisi dell’immaginazione: se c’è
una cosa che il cambiamento climatico ha chiarito, è che continuare a pensare
al mondo così com’è equivale a un suicidio collettivo (Ghosh, La
grande cecità : il cambiamento climatico e l’impensabile, Vicenza, Neri
Pozza, 2017, cap. II.). È necessario
rivedere le strutture di pensiero che ci condizionano e che hanno dato forma
alla nostra soggettività e ai nostri canoni rappresentativi, a partire dallo
schema binario che ci ha consentito di separare cultura e natura, “togliendo
l’anima” ad una parte di mondo. È necessario assottigliare le barriere tra le
discipline scientifiche e umanistiche, tra la storia naturale e la storia
umana, tra soggetto e oggetto, tra corpo e mente, tra umano e disumano, tra
attivo e passivo, tra animato e inanimato…
Laura Pugno sostiene che la poesia sa trovare gli espedienti per
sopravvivere in un ambiente ostile: «ha bisogno di mezzi minimi, neanche della
scrittura a rigore, è capace di sopravvivere ovunque, come gli scorpioni, con
la stessa implacabile natura che alla fine riemergerà» ( L. Pugno, In
territorio selvaggio: corpo, romanzo, comunità, Milano, Nottetempo, 2018,
pp. 29-30).
Anche Poesia come ossigeno, il libro a tre voci in cui Antonella
Anedda e Elisa Biagini dialogano con Riccardo Donati, propone la metafora della
poesia che preserva la specie-scrittura e con essa una parte di mondo che
altrimenti andrebbe estinto (A. Anedda, E. Biagini, Poesia come
ossigeno : per un'ecologia della parola, a cura di Riccardo Donati, Milano,
Chiarelettere, 2021). Emerge l‘immagine di una poesia resistente e pioniera che
richiama la ginestra leopardiana, una poesia che nonostante la precarietà, o
proprio grazie ad essa, sopravvive ai margini, tra gli scarti. Da questa
visione “marginale” scaturisce l’analogia tra poesia e Terzo Paesaggio,
ampiamente esplorata da Laura Pugno nella sua rubrica sul sito «Le parole e le
cose» (la rubrica di Laura Pugno è consultabile all’indirizzo
http://www.leparoleelecose.it/).
L’ecologia può collegare la poesia
e la cittadinanza, può mettere in relazione l’io e gli altri e considerarli
come ‘noi’. La poesia che anima queste sfere di interessi, può investire più
livelli, dalla bellezza di determinati ”quadri naturali” alla crisi climatica,
alla relazione tra noi e la vita delle cose.
Laura Pugno ha parlato della poesia
come di un essere vivente, tenace al pari degli scorpioni, la poesia è dotata
di una sua ‘natura’ e di un habitat ideale: il bosco, il «territorio
selvaggio», che vale anche come emblema e metafora di una scrittura libera
dalle regole e dalle imposizioni cui spesso devono sottostare altri generi
letterari. È anche in questo senso che la poesia può definirsi, attraverso
un’analogia ambientale, come Terzo Paesaggio.
Com’è noto, l’espressione «terzo
paesaggio» è ripresa da un libro di Gilles Clément (Gilles Clément, “Manifesto del Terzo paesaggio”, Quodlibet 2005). Per Clément, il
terzo paesaggio include gli spazi che non sono luoghi funzionalmente abitati e
antropizzati; sono piuttosto territori marginali, che l’uomo ha disertato: non
tanto e non solo, cioè, le riserve naturali, ma anche le aree industriali
dismesse, i margini delle periferie tra città e campagna, gli interstizi del
paesaggio urbano come le aiuole e i terreni vaghi. In questi ambienti si forma
un ecosistema che ospita specie adattate a vivere in quel contesto, che è
perciò da conoscere e preservare a vantaggio della biodiversità. Metafore e
immagini del terzo paesaggio contribuiscono ormai a delineare un panorama dai
confini aperti, in cui emergono, insieme ad autori di generazioni più recenti,
le voci canoniche della poesia italiana contemporanea. Emerge una visione del
mondo, un insieme di idee e considerazioni consonanti con la figura dell’uomo
planetario quale è stata delineata da Ernesto Balducci: è il nuovo
cittadino del villaggio globale, in ascolto e in dialogo con il diverso per
cultura, etnia, religione, in nome della comune umanità e della sopravvivenza
della specie e dell’intero pianeta (Ernesto Balducci, L’uomo planetario, Giunti
2005).
La raccolta poetica Il nostro
giardino globale fa riferimento alle coordinate ora indicate, declina
le angosce che ci tormentano sul destino dell’uomo e del giardino nel
quale vive, sia nel respiro della vita quotidiana che nella visione di
orizzonti più ampi: cerca di suscitare scintille di ragionevolezza e di
speranza per la comune salvezza.
L’autore
L’autore, Roberto Mosi, vive a Firenze, è stato dirigente per la
cultura alla Regione Toscana. Si interessa di letteratura e fotografia.
Per la poesia, fra le varie pubblicazioni, Itinera (Masso delle Fate 2007), Poesie 2009-2016 (Ladolfi 2016), Eratoterapia (Ladolfi 2017), Navicello
Etrusco (Il Foglio 2018), Orfeo in
Fonte Santa (Ladolfi 2019), Sinfonia
per San Salvi (Il Foglio 2020), Promethéus.
Il dono del fuoco (Ladolfi 2021). Queste opere hanno ricevuto vari
riconoscimenti; l’ultimo per Il profumo
dell’iris (Gazebo 2018): Premio speciale in Memoria di Duccia Camiciotti,
Città di Montevarchi (2022).
Ha pubblicato i romanzi Non
oltrepassare la linea gialla (Europa Edizioni 2014) ed Esercizi di volo (Europa Edizioni 2016 premiato al concorso
letterario Casentino 2017). Ha dedicato particolare attenzione al romanzo
storico: Elisa Baciocchi e il fratello
Napoleone (Il Foglio, 2013), Ogni
sera Dante ritorna a casa. Sette passeggiate con il poeta (Il Foglio 2021),
Ogni anno Napoleone ritorna all’Elba (Il
Foglio 2021; illustrazione di Enrico Guerrini. E-book), Barbari. Dalle
Steppe a Florentia alla porta Contra Aquilonem (Masso delle Fate, 2022).
L’autore ha realizzato mostre di fotografia presso biblioteche,
caffè letterari e sale di esposizione, in particolare al Circolo degli Artisti
“Casa di Dante”. È presidente dell’Associazione Testimonianze che cura la
pubblicazione dell’omonima rivista fondata da Ernesto Balducci. Fa parte della
redazione della rivista diretta da Mariella Bettarini L’area di Broca.
Cura
i blog:
wwww.robertomosi.it
www.poesia3002.blogspot.it
Indice
Prefazione di Giuseppe Baldassarre
Invito a
ri-conoscere il giardino globale
Il nostro giardino globale
Nebbia
Giardino globale
L’intelligenza delle piante
Rondinare
Innamorati
Città sostenibile
Rifiuti
L’esercito di plastica
Energia dal vento
Energia dal mare
L’energia umana
Terzo paesaggio. Biodiversità
Elogio delle erbacce
La nave di folli
Le memorie del giardino
Terra resiliente
Il temporale
Pandemia
La vita
La vita e la more
La guerra
L’Anidride Carbonica
La grande serra
Siccità
Gli orsi polari
Il ghiacciaio
Piantare alberi
Il grido di Antigone
Le città sul mare
Vedere le cose, Thich
Nhat Hanh
Cantico di Frate Sole, San
Francesco d’Assisi
Postfazione
L’Arte e la crisi climatica
L’autore
Warming Stripes: il «codice a barre» che mostra visivamente il riscaldamento globale
RispondiElimina