Promemoria
Fotografia (e poesia)
Roberto
Mosi
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Mostra “Nonluoghi”, fotografia (e poesia), Palagio di Parte Guelfa – Sala dei
Consoli - 17 settmbre-17 ottobre 2009
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Pubblicazione della Mostra, Comune di Firenze 2009
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e-Book “Nonluoghi”, foto e poesia, www.larecherche.it, 2009
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e-Book “Itinera”, poesie e foto, www.larcherche.it, 2010
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e-Book “Florentia”, poesie e foto, www.larecherche.it, 2012
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Mostra Fotografia “MitoMosi – Si può parlare del mito con la fotografia?” , 20
giugno- 20 luglio 2011, Biblioteca Palagio di Parte Guelfa
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Mostra Fotografia “Nonluoghi”, 1-31 luglio 2011, Hotel Cellai
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Mostra Fotografia “Myth in Florenze”, 1-31 marzo 2012 Hotel Cellai
-“Tracce-
La Galleria fotografica sulla strada” – 8 fotografie per i segnalibri – marzo
aprile 2013 , Biblioteca Palagio Parte Guelfa Firenze
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Mostra Fotografia “Firenze riflessa”, luglio 2013, Hotel Cellai
- Mostra
Fotografia –Poesia “Firenze, dalle vetrine alle periferie”, 3-30 ottobre 2013,
Caffè Serafini
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Mostra Fotografia – Poesia “Firenze,
Contrasti”, Rivista Semicerchio e Quartiere Due, Villa Arrivabene
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Mostra Fotografia – Poesia , “Firenze calpestata”, settembre 2014 , Hotel
Cellai
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Mostra Fotografia-Poesia, “Riflessi di Firenze”, Estate Eclettica, Bivigliano,
23 agosto- 6 settembre 2014
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Informazioni;
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Allegato
"MITOMosi”, fotografie per cogliere l’aura
Firenze. Si è aperta oggi presso la Sala dei Consoli della Biblioteca del
Palagio di Parte Guelfa (piazza di Parte Guelfa) la mostra fotografica
«MitoMosi. Si può parlare del mito con la fotografia?», dedicata al
poeta-fotografo Roberto Mosi e al suo «viaggio» attraverso il mondo delle
immagini e il mito, la poesia e la fotografia in primo luogo. «Il primo passo
per ogni incontro è muoversi intorno all’opera (statue, di solito, in posizione
solenne, eretta) e cogliere un punto “magico”, quello che rende meglio il modo
di porsi da parte del “personaggio mitico” rispetto al mondo, il suo sguardo al
paesaggio circostante.
L’obiettivo è ogni volta conquistare l’aura che circonda l’opera e il suo
contesto, che la rende unica nel suo essere hic et nunc», così l’autore della
mostra che, nel parafrasare Walter Benjamin, induce a riflettere su come la
fotografia ci aiuti a liberare le energie racchiuse nel mito e a darne forma e
significato. La mostra fiorentina rimarrà aperta fino al 23 luglio.
parola nonluoghi è stata coniata
dall’antropologo Marc Augè per gli spazi attraversati da folle d’individui per
spostarsi, fare acquisti e altro, dove “non si costruiscono identità”. Nelle
fotografie di Roberto Mosi questi luoghi acquistano, tuttavia, la natura di
soggetti attraverso la sensibilità di un nuovo sguardo. L’elemento posto in
risalto, è la capacità della fotografia - come sostiene C. Cotton in “La
fotografia come arte contemporanea” – “di trasformare anche i soggetti più
inconsistenti in un unico immaginativo di grande importanza”. La scommessa è di
creare identità, seguendo “una nuova sensibilità per interpretare il mondo,
conformato, caotico e indecifrabile che ci sta dinanzi” (cfr. G. Basilico,
Architettura, città, visioni).
Roberto Mosi nel suo avventurarsi a piedi per la città – Firenze e Roma – coltiva
nello scatto fotografico, in bianco e nero, una visione normale, contemplativa,
con uno sguardo lento, che s’impossessa e rende protagonista il soggetto,
collocato nel suo spazio. Anche il mezzo è normale, senza le dilatazioni del
grandangolo o altro.
E’ legato alla narrazione e alla ricerca fotografica di Mosi, l’interesse per
la poesia: i suoi versi sono pieni d’immagini. Le ultime raccolte di poesia
sono “Nonluoghi” (e-Book in www.larecherche.it), “Luoghi del mito”,
“L’invasione degli storni”.
Silvia Ranzi, critico d’arte, così commenta la Mostra:
“Roberto Mosi, poeta affermato nell’ambito della cultura fiorentina
contemporanea ama corredare le sue “macrotematiche liriche” di immagini
fotografiche che acquistano il valore aggiunto di autonome equivalenze
figurative nella resa interpretativa del sostrato cognitivo ed emozionale alla
base dell’intento ispirativo.
La Mostra “Nonluoghi” ci offre una significativa campionatura di foto in
digitale da lui scattate, a supporto della silloge omonima, in cui sono
esplorati i “transiti” della vita moderna secondo silenti inquadrature di
paesaggi urbani nelle contraddizioni sociali di ricerca o assenza di identità.
L’alternanza descrittiva del bianco e nero nei suoi documentaristici e rigorosi
orditi si presta alla narrazione contemplativa, assorta ed esistenziale degli
spazi-habitat dell’uomo del III millennio, homo sapiens e viator, nella
dimensione tecnologica universale di un capitalismo globale in via di
ridefinizione nelle sue criticità consumistiche: dalla decrescita
all’ecosostenibilità verso nuove spinte di democrazia politica e culturale.”
Roberto Mosi vive a Firenze; ha diretto il settore Cultura della Regione
Toscana. Saggista, poeta, ha tenuto mostre di fotografia presso biblioteche,
librerie, caffè letterari. Ha curato mostre nel campo della Poesia visiva.
Inaugurazione
della Mostra: venerdì 1° luglio, ore 17
n sono un
fotografo. Sono un “viaggiatore” curioso che si misura con forme di espressione
che lo affascinano, la poesia e la fotografia in primo luogo. Su questo
percorso l’incontro con il tema del mito e la ricerca intorno ad una domanda:
si può parlare del mito attraverso la fotografia? E’ nata da qui la Mostra che
si apre alla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa. La premessa della Mostra è
nella mia partecipazione al simposio del Gruppo di Fotografia la Camera chiara
di Palagio.e nel continuo vagabondare per la città. Negli scatti fotografici,
in bianco e nero, ho ricercato il “dialogo” fra il soggetto e lo spazio che lo
circonda attraverso una visione “normale”, contemplativa, con uno sguardo lento
che se ne impossessa e lo rende protagonista, con un mezzo normale, semplice,
una macchinetta digitale.
Il primo
passo per ogni incontro è muoversi intorno all’opera – statue, di solito, in
posizione solenne, eretta – e cogliere un punto “magico”, quello che rende
meglio il modo di porsi da parte del “personaggio mitico” rispetto al mondo, il
suo sguardo al paesaggio circostante. L’obiettivo è ogni volta conquistare l’
”aura” che circonda l’opera e il suo contesto, che la rende unica nel suo
essere hic et nunc (W. Benjamin). L’immagine fotografica che
viene colta, è come il racconto di una narrazione infinita intorno al mito. Mi
soccorrono in questa impostazione, riflessioni culturali più generali sul tema.
Il filologo classico W. F. Otto indica nella narrazione la funzione essenziale
del mito: mettere ordine, con i racconti del mito, al caos che ci minaccia e
costruire possibili orizzonti di senso. Un percorso di ricerca frequentato,
come è noto, da molte forme espressive. Un esempio per tutti. T. S. Eliot nella
sua recensione all’Ulisse di Joyce, rileva che il mito è “semplicemente un modo
di controllare, ordinare, dare forma e significato, all’immenso panorama di
futilità e anarchia che è la storia contemporanea”.
Il
sistema di relazioni fra linguaggi che emerge, mi affascina; personalmente
cerco di coglierlo nella sua ricchezza, coltivando anche il versante della
poesia. L’ultima raccolta che ho curato è dedicata ai “Luoghi del mito” (Ed.
LietoColle, 2010), che ha fatto seguito alla raccolta “Nonluoghi” (Catalogo
della Mostra presso la Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa, settembre 2009),
dedicata, come per contrasto, agli spazi della città dove non si incontrano i
racconti del mito.
La mostra che si apre alla Biblioteca del Palagio dunque non è altro che una
tappa di un viaggiatore che attraverso il mondo delle immagini, invita a
riflettere come la fotografia ci aiuta a liberare le energie racchiuse nel
mito, a capire come sono fatti i sogni sul destino dell’uomo.
Roberto
Mosi
cora il
tempo della Poesia visiva? Pensiamo, crediamo di sì. Sappiamo che il tema
affonda le radici in un terreno nobile, coltivato intensamente negli anni
Sessanta e Settanta e ripreso recentemente in più occasioni, come nella mostra
tenuta nel complesso La Ginestra di Montevarchi (si veda “Il Sole – 24 Ore” del
24 aprile 2009). “Trasformare la pubblicità in poesia. Elevare la cultura di
massa attraverso la forma d’arte più nobile. Erano gli obiettivi del Gruppo 70,
uno dei movimenti più originali della seconda metà del Novecento.” Fra le
intenzioni, quella di incidere sui codici della cultura di massa, per dar vita
a una lingua nuova.
Colpiscono
le parole di Eugenio Miccini, uno dei più autorevoli componenti del Gruppo: “Noi
siamo dei fuggischi o degli evasi dalla letteratura e dalla storia dell’arte,
abbiamo cercato di vedere quali erano i linguaggi reali che sono effettivamente
parlati nella società […] il nostro scopo era quello di parlare veramente, di
vomitare contro i padroni della parola e quelli dell’immagine”.
Se in
questa direzione incontriamo le esperienze della Poesia visiva, da parte nostra
ci stiamo impegnando su un terreno analogo con la nostra ricerca, che si avvale
degli strumenti espressivi della poesia e della fotografia, del disegno e della
pittura.
La
prima occasione di ricerca comune è stata la Mostra “Nonluoghi”, tenuta nel
settembre 2009 alla Biblioteca fiorentina del Palagio di Parte Guelfa, partendo
dai versi della omonima raccolta ( R. Mosi, Nonluoghi, Comune di Firenze, 2009;
successivamente, e-book pubblicato dalle Edizioni www.laRecherche.it ). Di
questa occasione, e delle altre che sono seguite, pagine web documentano in
passaggi, i risultati in progress, ad iniziare dalle pagine del sito
www.literary.it . Vari locali fiorentini hanno accolto questi incontri, dal
Circolo degli artisti–Casa di Dante, alla libreria “Libri Liberi”, ai Caffè
letterari Cuculia e La Citè, aperti nel quartiere di San Frediano. Al tema dei
nonluoghi è seguito quello del mito (dalla Raccolta R. Mosi, Luoghi del mito,
Lieto Colle 2010). L’illustrazione degli stessi libri è parsa l’occaione utile
per fissare i passi di questa ricerca, come nel caso del Catalogo realizzato
per la Mostra Nonluoghi, tenuta al CaffèLibreria La Citè, gennaio 2011. Ed ora
“L’invasione degli storni”. alla Sala della Mimosa, Palazzo Pretorio si Sesto
Fiorentino.
L’ultimo
appuntamento è con L’invasione degli storni, la Mostra che si tiene nel mese di
maggio al Palazzo Pretorio di Sesto Fiorentino e l’illustrazione di questo
libro, sul quale riportiamo la presente nota. La scommessa è sempre quella di riuscire
a dilatare il potere di comunicazione della parola con lo scambio ad armi pari
tra modalità espressive diverse, partendo dalla poesia e dalla pittura.
Enrico
Guerrini Roberto Mosi
parola nonluoghi è stata coniata
dall’antropologo Marc Augè per gli spazi attraversati da folle d’individui per
spostarsi, fare acquisti e altro, dove “non si costruiscono identità”. Nelle
fotografie di Roberto Mosi questi luoghi acquistano, tuttavia, la natura di
soggetti attraverso la sensibilità di un nuovo sguardo. L’elemento posto in
risalto, è la capacità della fotografia - come sostiene C. Cotton in “La
fotografia come arte contemporanea” – “di trasformare anche i soggetti più
inconsistenti in un unico immaginativo di grande importanza”. La scommessa è di
creare identità, seguendo “una nuova sensibilità per interpretare il mondo,
conformato, caotico e indecifrabile che ci sta dinanzi” (cfr. G. Basilico,
Architettura, città, visioni).
Roberto Mosi nel suo avventurarsi a piedi per la città – Firenze e Roma –
coltiva nello scatto fotografico, in bianco e nero, una visione normale,
contemplativa, con uno sguardo lento, che s’impossessa e rende protagonista il
soggetto, collocato nel suo spazio. Anche il mezzo è normale, senza le
dilatazioni del grandangolo o altro.
E’ legato alla narrazione e alla ricerca fotografica di Mosi, l’interesse per
la poesia: i suoi versi sono pieni d’immagini. Le ultime raccolte di poesia
sono “Nonluoghi” (e-Book in www.larecherche.it), “Luoghi del mito”,
“L’invasione degli storni”.
Silvia Ranzi, critico d’arte, così commenta la Mostra:
“Roberto Mosi, poeta affermato nell’ambito della cultura fiorentina
contemporanea ama corredare le sue “macrotematiche liriche” di immagini
fotografiche che acquistano il valore aggiunto di autonome equivalenze
figurative nella resa interpretativa del sostrato cognitivo ed emozionale alla
base dell’intento ispirativo.
La Mostra “Nonluoghi” ci offre una significativa campionatura di foto in
digitale da lui scattate, a supporto della silloge omonima, in cui sono esplorati
i “transiti” della vita moderna secondo silenti inquadrature di paesaggi urbani
nelle contraddizioni sociali di ricerca o assenza di identità.
L’alternanza descrittiva del bianco e nero nei suoi documentaristici e rigorosi
orditi si presta alla narrazione contemplativa, assorta ed esistenziale degli
spazi-habitat dell’uomo del III millennio, homo sapiens e viator, nella
dimensione tecnologica universale di un capitalismo globale in via di
ridefinizione nelle sue criticità consumistiche: dalla decrescita
all’ecosostenibilità verso nuove spinte di democrazia politica e culturale.”
Roberto Mosi vive a Firenze; ha diretto il settore Cultura della Regione
Toscana. Saggista, poeta, ha tenuto mostre di fotografia presso biblioteche,
librerie, caffè letterari. Ha curato mostre nel campo della Poesia visiva.
Inaugurazione
della Mostra: venerdì 1° luglio, ore 17
Recensione
DeaPress
Firenze Riflessa
Mercoledì 26
Giugno 2013 17:49 alessandro meini
Arteincasa/Cellai Botique Hotel, Firenze via 27 Aprile 14-
055489221
Mostra di fotografia di Roberto Mosi, dal 1 al 31 luglio
2013
L'autore Roberto Mosi vive a Firenze. È stato dirigente per la
Cultura alla Regione Toscana. Ha realizzato mostre di fotografia presso caffè
letterari, biblioteche, sale di esposizione. La sua ricerca è rivolta al
rapporto fra l'immagine fotografica, la pittura e testi di poesia. L'ultima
mostra realizzata: Passaggi presso il Caffè Letterario La Citè (febbraio 2013). La mostra
Firenze Riflessa è la terza curata da Roberto presso Arteincasa/Cellai Botique
Hotel; le precedenti mostre: MitoFirenze Nonluoghi. Mosi ha pubblicato le raccolte di poesia: Concerto (Gazebo 2013), L'Invasione degli storni (Gazebo 2013), Luoghi del mito (Lieto Colle, 2010), Nonluoghi (Comune di Firenze,
2009), Florentia (Gazebo 2008). Nella
collana Libri Liberi di www.a.Recherche.it sono pubblicati gli eBook
di poesia: Aquiloni, Itinera, Sinfonia per Populonia, Nonluoghi. Nel 2013 ha pubblicato
il saggio-guida Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone (Il Foglio). Cura i
Bolg www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it .
La mostra presenta fotografie, in bianco e nero: il volto delle
strade della città, partendo dal Centro dove regna la luce delle vetrine e dove
la moda propone stili di vita e sogni. La macchina fotografica di una
persona curiosa – anche un poeta, nel nostro caso – fissa una serie di
immagini. “Il fotografo ha paura che i personaggi – i manichini delle vetrina –
possano scappare all'alba con il furgone delle pulizie.
La sua ambizione è di regalare con la Mostra, riflessi ed
emozioni e, per ogni protagonista della scena, un piccolo sciame di versi di
poesia.” La ricerca, nata andando in giro per il Centro di Firenze, ha portato
a fissare dodici immagini, pronte, ora, a salutare i visitatori della Mostra
insieme agli ospiti internazionali dell'Hotel Cellai di Firenze.
L'autore Roberto Mosi vive a Firenze. È stato dirigente per la
Cultura alla Regione Toscana. Ha realizzato mostre di fotografia presso caffè
letterari, biblioteche, sale di esposizione. La sua ricerca è rivolta al
rapporto fra l'immagine fotografica, la pittura e testi di poesia. L'ultima
mostra realizzata: Passaggi presso il Caffè Letterario La Citè (febbraio 2013). La mostra
Firenze Riflessa è la terza curata da Roberto presso Arteincasa/Cellai Botique
Hotel; le precedenti mostre: MitoFirenze e Nonluoghi.
MITOMosi”, fotografie per cogliere l’aura
RispondiEliminaFirenze. Si è aperta oggi presso la Sala dei Consoli della Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa (piazza di Parte Guelfa) la mostra fotografica «MitoMosi. Si può parlare del mito con la fotografia?», dedicata al poeta-fotografo Roberto Mosi e al suo «viaggio» attraverso il mondo delle immagini e il mito, la poesia e la fotografia in primo luogo. «Il primo passo per ogni incontro è muoversi intorno all’opera (statue, di solito, in posizione solenne, eretta) e cogliere un punto “magico”, quello che rende meglio il modo di porsi da parte del “personaggio mitico” rispetto al mondo, il suo sguardo al paesaggio circostante.
L’obiettivo è ogni volta conquistare l’aura che circonda l’opera e il suo contesto, che la rende unica nel suo essere hic et nunc», così l’autore della mostra che, nel parafrasare Walter Benjamin, induce a riflettere su come la fotografia ci aiuti a liberare le energie racchiuse nel mito e a darne forma e significato. La mostra fiorentina rimarrà aperta fino al 23 luglio.
parola nonluoghi è stata coniata dall’antropologo Marc Augè per gli spazi attraversati da folle d’individui per spostarsi, fare acquisti e altro, dove “non si costruiscono identità”. Nelle fotografie di Roberto Mosi questi luoghi acquistano, tuttavia, la natura di soggetti attraverso la sensibilità di un nuovo sguardo. L’elemento posto in risalto, è la capacità della fotografia - come sostiene C. Cotton in “La fotografia come arte contemporanea” – “di trasformare anche i soggetti più inconsistenti in un unico immaginativo di grande importanza”. La scommessa è di creare identità, seguendo “una nuova sensibilità per interpretare il mondo, conformato, caotico e indecifrabile che ci sta dinanzi” (cfr. G. Basilico, Architettura, città, visioni).
Roberto Mosi nel suo avventurarsi a piedi per la città – Firenze e Roma – coltiva nello scatto fotografico, in bianco e nero, una visione normale, contemplativa, con uno sguardo lento, che s’impossessa e rende protagonista il soggetto, collocato nel suo spazio. Anche il mezzo è normale, senza le dilatazioni del grandangolo o altro.
E’ legato alla narrazione e alla ricerca fotografica di Mosi, l’interesse per la poesia: i suoi versi sono pieni d’immagini. Le ultime raccolte di poesia sono “Nonluoghi” (e-Book in www.larecherche.it), “Luoghi del mito”, “L’invasione degli storni”.
Silvia Ranzi, critico d’arte, così commenta la Mostra:
“Roberto Mosi, poeta affermato nell’ambito della cultura fiorentina contemporanea ama corredare le sue “macrotematiche liriche” di immagini fotografiche che acquistano il valore aggiunto di autonome equivalenze figurative nella resa interpretativa del sostrato cognitivo ed emozionale alla base dell’intento ispirativo.
La Mostra “Nonluoghi” ci offre una significativa campionatura di foto in digitale da lui scattate, a supporto della silloge omonima, in cui sono esplorati i “transiti” della vita moderna secondo silenti inquadrature di paesaggi urbani nelle contraddizioni sociali di ricerca o assenza di identità.
L’alternanza descrittiva del bianco e nero nei suoi documentaristici e rigorosi orditi si presta alla narrazione contemplativa, assorta ed esistenziale degli spazi-habitat dell’uomo del III millennio, homo sapiens e viator, nella dimensione tecnologica universale di un capitalismo globale in via di ridefinizione nelle sue criticità consumistiche: dalla decrescita all’ecosostenibilità verso nuove spinte di democrazia politica e culturale.”