Il 'navicello etrusco' di Mosi approda alla Casa di Dante
La Nazione
15/06/2018
15/06/2018
Firenze, 15 giugno 2018 - Roberto Mosi conduce il 'Navicello
etrusco' (Il foglio editore), Premio Giuria 'Casentino' selezionato al Premio
letterario Camaiore, lungo 52 tappe, 21 nella sezione 'Lo specchio di Turan',
sotto lo sguardo della dea etrusca dell'amore e altrettante nella seconda parte
del libro, 'L'ombra della sera'.
Il volume è stato presentato a Firenze, alla'Casa di
Dante', a cura del Circolo degli artisti. Mosi predilige il verso breve,
definendo così un ritmo per il protagonista di questa sua nuova prova, una
persona avanti negli anni che ha la grazia di poter accompagnare vite nascenti,
che si sono come “intrufolate” nella sua, lontano dalla fragilità della
debolezza fisica decifrata ne 'L'invasione degli storni' (2012). Uscito da quel
percorso, da quella valle in cui la figura di una sorella bambina lo
accompagnava senza lasciarlo solo, “il mondo sospeso/ ha ritrovato la vita”
grazie a una nascita inaspettata. Ora, nel 'Navicello etrusco', il protagonista
descrive una stagione estiva a Piombino, descrivendola nella sua solarità e
nelle sue vestigia etrusche, per cercare un senso di vita con gli altri anche
quando, a Ferragosto, ma non solo, “ci si affanna immemori/ coi cellulari in
mano”.
Mosi canta la città nave,la città libro e la città
lanterna e al tempo stesso guarda con curiosità al “terzo paesaggio”,
identificato da Gilles Clement “come l'insieme dei luoghi abbandonati
dall'uomo” dove la vita si rigenera in un'apparente, periferica, confusione. La
solarità della prima sezione non sparisce ne 'L'ombra della sera', quanto
illumina alcuni scenari, antropologici e sociali, che Mosi ha negli anni
studiato e sentito più suoi, avvertendone la decisività. Se gli etruschi lo
spingono a indicare la mitologia e i suoi significati “Il sangue nutre la vita
del mito”, la visione cristiana ne rivela, con un procedimento caro a Girard, i
meccanismi violenti svelati dal Vangelo che puntano sempre a trovare un capro
espiatorio su cui scaricare cause e responsabilità delle paure e delle
tensioni.
Appaiono allora gli immigrati, nuovi capri espiatori del
presente, di cui Mosi ha scritto anche in precedenti raccolte, parte delle
quali confluite in 'Poesie 2009-2016' (Ed. Ladolfi): "E' arrivato dai
paesi dell'est/ lo stormo di uccelli migratori,/ la notte dormono in stazione./
All'alba raccolgono gli averi,/ nascondono i cenci fra i rami/ in mezzo ai nidi
dei piccioni,/ sopra i chioschi delle aranciate./ Uccelli vestiti da spazzino/
al mattino afferrano i sacchi./ La sera si cerca un altro riparo/ più vicino ai
nidi delle rondini”. C'è una stella cometa da seguire e per Mosi si ferma
su piazza Stazione, a Firenze: “E' forse simile/ a un dio l'uomo/ che dorme
in piedi/ alla porta della stazione/ discosto dal muro/ i ginocchi piegati/ la
testa in avanti./ Intorno la folla/ del mattino”. Le mani e gli sguardi dei
bambini profughi trasformano in nuove Betlemme le città in cui appaiono in
cerca di adozione.
Il 'navicello etrusco' di Mosi approda alla Casa di Dante
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15/06/2018
Firenze, 15 giugno 2018 - Roberto Mosi conduce il 'Navicello etrusco' (Il foglio editore), Premio Giuria 'Casentino' selezionato al Premio letterario Camaiore, lungo 52 tappe, 21 nella sezione 'Lo specchio di Turan', sotto lo sguardo della dea etrusca dell'amore e altrettante nella seconda parte del libro, 'L'ombra della sera'.
Il volume è stato presentato a Firenze, alla'Casa di Dante', a cura del Circolo degli artisti. Mosi predilige il verso breve, definendo così un ritmo per il protagonista di questa sua nuova prova, una persona avanti negli anni che ha la grazia di poter accompagnare vite nascenti, che si sono come “intrufolate” nella sua, lontano dalla fragilità della debolezza fisica decifrata ne 'L'invasione degli storni' (2012). Uscito da quel percorso, da quella valle in cui la figura di una sorella bambina lo accompagnava senza lasciarlo solo, “il mondo sospeso/ ha ritrovato la vita” grazie a una nascita inaspettata.