venerdì 1 giugno 2018

"Itinera", il successo dell'e-Book de LaRecherche

E-BOOK  

LINK A  ITINERA



PREFAZIONE di SILVIA RANZI
E-book n. 48 “Itinera” - Pubblicato da LaRecherche.it

I viaggi di ogni tempo iniziano
dalla corte della mia infanzia
Il titolo “Itinera” rivela l’intima struttura di una parabola
lirica che abbraccia la dimensione del “sogno”, antidoto
invocato dall’incontaminata età dell’infanzia per mantenere
viva quella speranza che permette al poeta di credere nel
cambiamento e disinquinare una società complessa e caotica
dai profili consumistici fagocitanti, dalle profonde solitudini
individuali, dallo spettro di guerre incombenti all’orizzonte.
Messa da parte la pratica del linguaggio referenziale, dopo
una lunga attività di Funzionario nell’Amministrazione
Pubblica, Roberto Mosi riscopre “l’esercizio” della scrittura
quale esperienza “iniziatica” per dare libero sfogo alla facoltà
creativa, affidandosi alle parole per rivestire le emozioni sul
piano fonico e semantico nel gioco allusivo di segrete
analogie.
Nell’avvicendarsi di passato-presente-futuro si dipana la
preziosa dinamica dei componimenti poetici in una
poliedrica varietà di “occasioni esistenziali”, da cui emerge il
profilo di una personalità che intende superare i limiti del
reale verso una completezza della propria identità, nella
dimensione incoercibile del “Viaggio”:
 “Peregrinare”, come dimensione dell’esistenza “in fieri”,
non per mania di evasione, né per dimenticare, ma per
conoscersi nel confronto con l’ambiente circostante vicino o
lontano, passato o presente, purché viva nel ricordo,
assaporandolo come parte di noi.
Incondizionata è l’affezione per la propria terra, la
Toscana, nei suoi felici segmenti di vita campestre; con
predilezione per Firenze, le piazze cittadine, le antiche
vestigia di un passato glorioso, “Città cupola”, vertice
armonico e prospettico nella verdeggiante valle coronata da
dolci colline. Irrinunciabili i soggiorni estivi nella tersa
solarità del litorale Versiliese, cullati dal mare al cospetto
delle solenni Alpi Apuane.
Cadenzato è il delinearsi di un filone lirico trasversale, di
ascendenza “Calviniana”, in cui si configura l’estro icastico di
conferire “denominazioni metaforiche” alla fisionomia di
città nel loro tessuto territoriale, ambientale, commerciale:
insediamenti dell’abitare, luoghi di incontro, di scambio
morale e culturale, cari per soggiorni abituali o visionati
attraverso soste turistiche: “La città piazza”, “La città nave”,
“La città porto”, “La città luna”, “La città dispensa”.
Preziosa per connotazioni visive è la sezione dedicata ad
affascinanti viaggi nel Vicino-Oriente, in cui si alternano
trasalimenti estatici a momenti di richiamo alla cruda realtà:
dalla Tunisia meridionale, nella regione sahariana al confine
con l’Algeria, fino al porto d’Aqaba sul Mar Rosso, crocevia
di popoli confinanti e nemici:
L’acqua è torbida nel mare
di Aqaba, attraversata
da grigie navi da guerra
A contatto con queste civiltà esotiche, diverse per etnia, di
fronte ad economie di sussistenza, esplorando entroterra
montuosi con villaggi alveari dal fascino arcano, il poeta
alimenta la sua esperienza umana e riscopre un salutare
respiro d’infinito dinnanzi alla vastità della zona desertica
con le sue spettacolari volte stellate:

Nella notte di stelle disteso
sulla stuoia, mi sento felice
vicino al cuore della terra
Una parentesi di italianità mediterranea il soggiorno in
Basilicata, l’antica Lucania, visitando paesi situati sulle
pendici del Monte Sirino nella valle del fiume Noce, foriero
di nuovi incontri nella cornice di un’anedottica del
peregrinare, avvicinando usi, costumi e problemi di
integrazione sociale.
A chiusura della Raccolta, si spalancano i vertiginosi
scenari di Capo Nord, in Lapponia, ai confini del mondo
dove il sole tramonta a mezzanotte, in cui il poeta avverte la
sproporzione tra la consapevolezza della precarietà
dell’esistenza umana e l’esigenza di eternità insondabile: /una
fredda paura m’invade/….
Lo smarrimento si attenua a contatto con il popolo “Sami”
che conserva le ascendenze dell’antica spiritualità sciamanica,
il cui fascino ridimensiona la sofferenza individuale in
partecipazione cosmica:

Nel viaggio raccolgo
i dolori del mondo…
nel viaggio raccolgo
le speranze del mondo
... per non rinunciare ad inseguire /sogni iridati di pace/.
Stupore, malinconia, fertilità di immagini, sentimento
individuale e corale connotano il linguaggio poetico di
Roberto Mosi in un ritmo lirico limpido, lineare e simbolico,
aderente e travalicante il vero: disamina incisiva dei moti
interiori, rituale nella rimembranza, ironico e riflessivo
quando entrano in gioco tematiche sociali dell’etica
quotidiana nelle contraddizioni dell’oggi, ma costantemente
aperto alla possibilità di rendere “ideale” l’utopia attraverso
“il sogno”.

Silvia Ranzi

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