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Roberto Mosi, Amo le parole, Poesie
2017-23
Turan,
dea Etrusca dell’amore
La primavera sta per aprire
il suo mantello di fiori
Marta e Anna sono
padrone della spiaggia.
Marta compone un tappeto
di ciottoli, pezzi di rossi
mattoni, di neri rosticci
dai forni di fusione.
Anna con una canna
scrive
sulla sabbia
bagnata le ultime
parole che ha imparato.
Lancio, felice, nell’acqua
sassi piatti, levigati
dal mare, alla ricerca
di un tiro da cinque rimbalzi.
Nell’aria la presenza
di Turan, la dea etrusca
dell’amore, della rinascita.
La Cupola del Duomo
Conta le persone in fila
in piazza Duomo
corre avanti e indietro.
La musica del violino
l’ insegue.
Conta gli scalini,
quattrocentosessanta
per salire
al ballatoio, alla volta
affrescata dal Vasari.
Conta i diavoli
del Giudizio Universale.
Le bocche spalancate
divorano schiere
ignude di dannati.
Conta affannata
i gradini dell’ultima
rampa
avvolta fra le ali
della Cupola.
Conta dalla balaustra
ai piedi della Lanterna
i luoghi della sua vita
nel paesaggio di strade.
Chiama al telefono
allegra, la mamma.
Lettera a Marta
Cara Marta, ti scrivo questa lettera nel momento
in cui cominci a comporre i primi versi.
Credo
che sia possibile curarsi con la poesia, per vincere le paure, per stringere
sogni che passano in volo, per divertirsi. La voce della poesia arriva dal
dentro, potente nelle ore della notte, debole e distratta il giorno. Porta
sollievo, dolcezza di ricordi, sapori
tenui di malinconia.
Fai in
modo che il tuo comporre sia una voce senza fronzoli, che navighi in mezzo al
vero della vita, giocando, se credi, con i riflessi che brillano negli specchi
del mito. Tieni la barra del timone sul quadrante della leggerezza, la vela
aperta sui venti che spirano dal mondo degli affetti, dell’emozione,
dell’amore.
La voce
risuoni di un timbro autentico, lascia passare lontano la nostalgia del
passato, indossa, se credi, a volte, la giubba del giullare pronto a
sorprendere, a sorridere con gli altri.
Prendi,
dunque, con presa leggera la mano della poesia e cammina con lei oltre il
presente, lancia lo sguardo, con quello che di bello e sensibile c’è in te, ai
tempi che verranno. I tesori della poesia, possono essere la tua medicina,
salvarti dalle sfere opache della nostra epoca, distillare per te gocce di
felicità.
Felici
poesie,
nonno
Roberto
Lettera a Marta
RispondiEliminaCara Marta, ti scrivo questa lettera nel momento in cui cominci a comporre i primi versi.
Credo che sia possibile curarsi con la poesia, per vincere le paure, per stringere sogni che passano in volo, per divertirsi. La voce della poesia arriva dal dentro, potente nelle ore della notte, debole e distratta il giorno. Porta sollievo, dolcezza di ricordi, sapori tenui di malinconia.
Fai in modo che il tuo comporre sia una voce senza fronzoli, che navighi in mezzo al vero della vita, giocando, se credi, con i riflessi che brillano negli specchi del mito. Tieni la barra del timone sul quadrante della leggerezza, la vela aperta sui venti che spirano dal mondo degli affetti, dell’emozione, dell’amore.
La voce risuoni di un timbro autentico, lascia passare lontano la nostalgia del passato, indossa, se credi, a volte, la giubba del giullare pronto a sorprendere, a sorridere con gli altri.
Prendi, dunque, con presa leggera la mano della poesia e cammina con lei oltre il presente, lancia lo sguardo, con quello che di bello e sensibile c’è in te, ai tempi che verranno. I tesori della poesia, possono essere la tua medicina, salvarti dalle sfere opache della nostra epoca, distillare per te gocce di felicità.
Felici poesie,
nonno Roberto