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Recensione
di Sylvia Zanotto per il libro
“Sinfonia
per San Salvi. Variazioni per parole e musica. “
“Litania
su Piombino” di Roberto Mosi.
Interventi
di Giordano Lupi e Nicoletta Manetti
Progetto
di Nicoletta Manetti e Roberto Mosi
Edizioni
Il Foglio, 2020
Pubblicata sulla rubrica
nella pagina Facebook di Sylvia Zanotto: “IO LEGGO DI TUTTO, DAPPERTUTTO E
SEMPRE. E TU?”
"Ci sono luoghi che
richiedono parole speciali. Abitate dalla magia. Dagli alberi. Noi siamo esseri
vegetali al settanta percento, dicono alcuni. E con questa sapienza ci
avventuriamo nel parco di San Salvi. La follia è stata qui. Ha colorato le sue
piante con pensieri e parole senza casa. Solo un luogo di passaggio. Lontano
dai familiari che si vergognano della pazzia. Ma chi è il vero folle? Cosa
nasconde nelle sue lettere questa parola? Fantasia? Orizzonti? Luce? Lava?
Emozioni? Sto divagando? Può darsi. Anche “Sinfonia per San Salvi” divaga. È un
dolce modo di allontanarsi dal comune buonsenso. Quello che Roberto Mosi chiama
‘poesia aumentata’. Poeta e fotografo, Roberto Mosi ci propone un’opera davvero
originale. Inclassificabile. Di rara bellezza. Il titolo stesso invoca arte e
purezza. “Sinfonia per San Salvi”, con il sottotitolo “Variazioni per parole e
musica. Litania per Piombino”; è dedicata a Carmelo Pellicanò, ultimo direttore
dell’ospedale psichiatrico di Firenze ed è illustrato da 28 fotografie in
bianco e nero. Le foto si focalizzano su uno dei padiglioni della vecchia
struttura ospedaliera. L’opera non nasce a caso. È il frutto di una
collaborazione con Nicoletta Manetti, poetessa e scrittrice e Gordiano Lupi,
direttore della casa editrice, Il Foglio. Nicoletta, con eleganza e sapienza
riscostruisce legami poetici con la storia o la polvere, Giordano con la sua
“Litania su Piombino” si affaccia sul nostro mare Tirreno. Una sinfonia
d’altronde si avvale di più mani. Che vibrano. Che fanno vibrare. Così non ci
stupiamo se la poesia ‘aumenta’ con T. S. Eliot, con Neruda, con Alda Merini,
Dino Campana, Giorgio Caproni. La Genova città intera, diventa Piombino città
ferriera. La terra desolata di Eliot, che ha messo in crisi la poesia del
dopoguerra, è qui un pretesto per parlare di follia, di magia, di sogni, di
piani che si sovrappongono, si completano, si compenetrano. Roberto Mosi per
non dimenticare un pezzo della nostra storia, decide di ricordare in termini
poetici oltre ogni limite e confine. Con l’ausilio della fotografia. Della
musica. Della commistione di generi. Dell’aumento. Sì. Quando si mescolano i
generi, si richiamano i poeti dal passato, si scrivono nuovi versi ispirati al
vecchio frammisto di noi, si fotografano luoghi del dolore, luoghi
dell’abbandono. Si palesa una dimensione in più. Difficile da contenere nelle
parole. Ecco perché Roberto Mosi dilata essere e emozioni e cerca di spiegarlo
con quello che definisce ‘poesia aumentata’. E va oltre: cosa di meglio di una
sinfonia? Sinfonia deriva dal greco e all’origine designava l’accordo dei
suoni, il che implicava la capacità dei musicisti di suonare insieme.
L’orchestra per produrre la sinfonia deve saper ascoltare gli altri strumenti,
saper prevedere condivisione, inclusione dell’altro, senso di comunione
d’intenti. Tutto questo diventa sinfonia. Come sappiamo la sinfonia è fra le
forme musicali più complete. Eppure non è perfetta. Porta in sé i germi della
follia, dell’unicità. Della sua capacità in trasformarsi in opera unica. D’arte.
Un vero e proprio bijou. Questo scopriamo nello splendido libro che mescola
tutto quello che può, con arte e maestria, trasformandolo poi in poesia. Mi
ritrovo a leggere a voce alta brani del libro. Il suono apre a nuove visioni,
laddove l’essenza delle vite non incluse si manifesta oltre il ricordarle. È un
dolce tornare. Un dolce andare. E intanto la sinfonia si snoda in tutti i suoi
movimenti. Portando il senso del dolore, della follia in ogni gesto quotidiano
che si tinge grossolanamente di normalità. Scopriamo l’errore che commettiamo
ancora: allontanare il diverso. Non essere diverso. La forma perfetta non
esiste e anche se rimane un sogno, noi amiamo sognare. Con Roberto. Con
Nicoletta. Con Grdiano. I poeti. Ma anche con i medici come Carmelo Pellicanò,
ultimo direttore di San Salvi, che tanto ha dato ai suoi ospiti, mai da lui
considerati gli ultimi. Un non-luogo. Un respiro in quattro tempi. Con
Ouverture. E una carezza al cuore. Peccato che chi un tempo era qui, ai margini
di una società perbenista non possa sentirne la musicalità. Noi ci adoperiamo
con gioia a interpretare il senso della parola ‘aumentata’ e ci piace sognare
che questa sua qualità arrivi anche laddove l’umano diventa altro. Quell’altro sconosciuto. Che richiama
l’altro. In continua vibrazione. Respiro felice l’aria ‘aumentata’. Richiudo il
libro del non-luogo, ma ormai sono come lievitata in luoghi che non esistono
forse nel mondo reale, ma che sanno accogliere l’anima."
Ci sono luoghi che richiedono parole speciali. Abitate dalla magia. Dagli alberi. Noi siamo esseri vegetali al settanta percento, dicono alcuni. E con questa sapienza ci avventuriamo nel parco di San Salvi. La follia è stata qui. Ha colorato le sue piante con pensieri e parole senza casa. Solo un luogo di passaggio. Lontano dai familiari che si vergognano della pazzia. Ma chi è il vero folle? Cosa nasconde nelle sue lettere questa parola? Fantasia? Orizzonti? Luce? Lava? Emozioni? Sto divagando? Può darsi. Anche “Sinfonia per San Salvi” divaga. È un dolce modo di allontanarsi dal comune buonsenso. Quello che Roberto Mosi chiama ‘poesia aumentata’. Poeta e fotografo, Roberto Mosi ci propone un’opera davvero originale. Inclassificabile. Di rara bellezza. Il titolo stesso invoca arte e purezza. “Sinfonia per San Salvi”, con il sottotitolo “Variazioni per parole e musica. Litania per Piombino”; è dedicata a Carmelo Pellicanò, ultimo direttore dell’ospedale psichiatrico di Firenze ed è illustrato da 28 fotografie in bianco e nero. Le foto si focalizzano su uno dei padiglioni della vecchia struttura ospedaliera. L’opera non nasce a caso. È il frutto di una collaborazione con Nicoletta Manetti, poetessa e scrittrice e Gordiano Lupi, direttore della casa editrice, Il Foglio. Nicoletta, con eleganza e sapienza riscostruisce legami poetici con la storia o la polvere, Giordano con la sua “Litania su Piombino” si affaccia sul nostro mare Tirreno. Una sinfonia d’altronde si avvale di più mani. Che vibrano. Che fanno vibrare. Così non ci stupiamo se la poesia ‘aumenta’ con T. S. Eliot, con Neruda, con Alda Merini, Dino Campana, Giorgio Caproni. La Genova città intera, diventa Piombino città ferriera. La terra desolata di Eliot, che ha messo in crisi la poesia del dopoguerra, è qui un pretesto per parlare di follia, di magia, di sogni, di piani che si sovrappongono, si completano, si compenetrano.
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