Dal libro “Sinfonia per San Salvi”, Il
Foglio Edizioni
-
Dedica, pag. 7
A
Carmelo Pellicanò, l’ultimo Direttore
del Manicomio di San Salvi
- Citazioni, pag. 9
“Ernesto Balducci nella "Terra del
tramonto"… ci spinge a meditare sulla svolta antropologica che stiamo
vivendo in quanto cittadini di un villaggio globale e sul fatto che il soggetto
della psichiatria può essere capito, così come tutte le alterità, solo se lo
introduciamo non nel nostro monologo, ma nel dialogo.”
Carmelo Pellicanò, Testimonianza, in Corrispondenza
negata, Ed. del Cerro 2008
“Ricordo quando diceva padre Ernesto Balducci
che veniva a fare lezione ai nostri corsi di psichiatria al manicomio beato e
felice della legge 180: “Spero che vincano questi begli alberi di magnolia e
non ritornino i licheni della conservazione”. Purtroppo sono tornati e allora
sta a noi innaffiare le magnolie.”
Carmelo Pellicanò, Scritti. Una vita per tante vite. Inediti.
2007-2017, Comune di Firenze
- Riferimento al libro “Corrispondenza negata”,
pag. 54
“Corrispondenza
negata. Epistolario della nave dei folli (1889-1974)” , a cura di
Pellicanò, Raimondi, Agrumi, Lussetti, Gallevi. Edizioni del Cerro, Volterra
2008
“La corrispondenza da negare. Volterra,
dicembre 1983: un gruppo di lavoro mette a disposizione un epistolario
nascosto: quello fra i ricoverati del manicomio di Volterra e il mondo esterno
dei parenti, amici autorità; ma ci fa conoscere anche le lettere provenienti
dall’esterno e mai consegnate. Faceva parte delle regole del gioco quella di
mantenere l’isolamento e di conservare i documenti prodotti e pervenuti, come
prova di chissà quale patologia da sottoporre a intercettazione e negazione.”
Angelo Lippi, Prefazione
“L’esigenza
è di restituire in forma pubblica ai destinatari delle lettere i sogni, le
speranze, la disperazione, gli affetti, i sentimenti, gli sforzi di
ricomposizione della identità di uomo, di migliaia di esistenze.”
Carmelo Pellicanò ed altri, Note
Introduttive
-
Postfazione, pagg. 121-123
Postfazione
Sogno di Robert
Schumann
Ricorrono nel testo Sinfonia
per San Salvi temi molto cari a nostro padre.
A lui questo libro è
dedicato
Sinfonia deriva dal
termine greco συμφωνία, accordo di suoni o meglio suonare in accordo, insieme.
Non a caso le sinfonie
sono forme musicali destinate esclusivamente all’orchestra, ad una piccola
comunità fatta di tanti musicisti, ognuno con il proprio timbro e con una
propria parte autonoma ma che solo insieme e in armonia giungono a creare il
pensiero musicale.
La condivisione,
l’ascolto dell’altro, il Bene comune, la comunione di intenti sono state una
costante nella vita di nostro padre che ha costruito così con tenacia ed amore
una strada di liberazione.
La Sinfonia è una forma
musicale tra le più complete: in essa sono racchiuse molte delle molteplici
forme che a loro volta costituiscono la struttura portante del nostro moderno
linguaggio dei suoni, struttura che rappresenta la necessaria razionalità di un
linguaggio non razionale.
Infatti la forma perfetta
non esiste: più si vuole analizzare e ricondurre razionalmente una sinfonia di
un qualunque autore classico all’archetipo di forma e più si deve ammettere che
da quello si discosta in qualcosa, è un’eccezione appunto alla regola; e
proprio nella diversità ci stupisce il genio, la meraviglia dell’opera d’arte.
Nello stesso modo la
professione di psichiatra di mio padre lo ha portato a navigare per così dire
sulla nave dei folli in un continuo alternarsi di razionalità e diversità
cercando un modo per definire o non definire la normalità e la follia e trovare
infine forme di comunicazioni possibili con l’impossibile.
Nella nostra casa c’è
sempre stato un pianoforte, era di nostra madre.
Talvolta nostro padre si
dilettava a suonare qualcosa, in particolare gli era caro un brano che ritornava
spesso nel suo repertorio di autodidatta: Sogno di Robert Schumann.
È un brano breve ma molto
intenso che descrive appunto il sogno di un bambino.
Forse nella dimensione
del sogno molta delle sofferenze umane vissute dalle tante persone conosciute
da nostro padre suonava più lieve o forse solo nell’irrealtà molte cose possono
essere possibili.
Insieme alla forza dei sogni e ai segreti della musica
nostro padre ha percorso una lunga strada lottando strenuamente per alti valori etici e morali affinché altri
uomini e altre donne potessero ritrovare il proprio nome, la propria casa, i propri
cari.
Un percorso partito dalla
nostra Calabria, terra di contrasti, di durezze e di tenacia, che ha trovato a
Volterra prima e a Firenze poi la sua realizzazione.
Ci è parso molto bello
che l'autore abbia voluto sottolineare la continuità delle due esperienze,
riprendendo il lavoro di “Corrispondenza Negata” e la bella avventura di Simone
Critichi: la sua vittoria a Sanremo è stato un bel riconoscimento alle
sofferenze dei ricoverati di Volterra. Speriamo poi che l'attenzione al tema di
San Salvi ne faccia finalmente luogo di rigenerazione urbana e non più “terra
desolata”.
Vogliamo infine qui
riportare una parte dell’ultimo intervento pubblico di nostro padre (24-4-2007)
che descrive così bene la sua personale visione del ruolo di psichiatra e del
rapporto tra normalità e follia:
“La consapevolezza che il
nostro oggetto di ricerca, di comprensione è la vita con le sue regole, le sue
relazioni e i suoi contrasti, fonti di gioia, di dolore, di paure, di sogni, di
fantasmi, di successi, di fallimenti, rimane la discriminante democratica del
nostro ruolo.
Allora tutte le
conoscenze acquisteranno una caratterizzazione di germinazione osservata del
nostro vivere, del nostro non vivere, del vivere degli altri, del loro non
vivere, rendendo possibile confronti, insegnamenti, e cambiamenti.
È in tal modo che
l’utopia del nostro essere tecnici senza tecnica, del nostro uscire dai
problemi restandoci dentro, farà del nostro mestiere l’unico strumento capace
di trasformare la follia in generatrice di norma.”
Gianni, Rosaria,
Pierluigi ed Emanuele Pellicanò
"Vogliamo infine qui riportare una parte dell’ultimo intervento pubblico di nostro padre (24-4-2007) che descrive così bene la sua personale visione del ruolo di psichiatra e del rapporto tra normalità e follia:
RispondiElimina“La consapevolezza che il nostro oggetto di ricerca, di comprensione è la vita con le sue regole, le sue relazioni e i suoi contrasti, fonti di gioia, di dolore, di paure, di sogni, di fantasmi, di successi, di fallimenti, rimane la discriminante democratica del nostro ruolo.
Allora tutte le conoscenze acquisteranno una caratterizzazione di germinazione osservata del nostro vivere, del nostro non vivere, del vivere degli altri, del loro non vivere, rendendo possibile confronti, insegnamenti, e cambiamenti.
È in tal modo che l’utopia del nostro essere tecnici senza tecnica, del nostro uscire dai problemi restandoci dentro, farà del nostro mestiere l’unico strumento capace di trasformare la follia in generatrice di norma.”
Gianni, Rosaria, Pierluigi ed Emanuele Pellica