mercoledì 30 settembre 2020

Dedicato a Carmelo Pellicanò, l'ultimo direttore del Manicomio di San Salvi, il libro "Sinfonia per San Salvi", che sarà presentato il 6 ottobre alla Biblioteca F. Buonarrotii

 


Dal libro “Sinfonia per San Salvi”, Il Foglio Edizioni

 

-  Dedica, pag. 7

 

A Carmelo Pellicanò, l’ultimo Direttore

                             del Manicomio di San Salvi

 

- Citazioni, pag. 9

 

 

“Ernesto Balducci nella "Terra del tramonto"… ci spinge a meditare sulla svolta antropologica che stiamo vivendo in quanto cittadini di un villaggio globale e sul fatto che il soggetto della psichiatria può essere capito, così come tutte le alterità, solo se lo introduciamo non nel nostro monologo, ma nel dialogo.”

                           Carmelo Pellicanò, Testimonianza, in Corrispondenza negata, Ed. del Cerro 2008

 

“Ricordo quando diceva padre Ernesto Balducci che veniva a fare lezione ai nostri corsi di psichiatria al manicomio beato e felice della legge 180: “Spero che vincano questi begli alberi di magnolia e non ritornino i licheni della conservazione”. Purtroppo sono tornati e allora sta a noi innaffiare le magnolie.”

                Carmelo Pellicanò, Scritti. Una vita per tante vite. Inediti. 2007-2017, Comune di Firenze

 

 

- Riferimento al libro “Corrispondenza negata”, pag. 54

 

 

 “Corrispondenza negata. Epistolario della nave dei folli (1889-1974)” , a cura di Pellicanò, Raimondi, Agrumi, Lussetti, Gallevi. Edizioni del Cerro, Volterra 2008

 

“La corrispondenza da negare. Volterra, dicembre 1983: un gruppo di lavoro mette a disposizione un epistolario nascosto: quello fra i ricoverati del manicomio di Volterra e il mondo esterno dei parenti, amici autorità; ma ci fa conoscere anche le lettere provenienti dall’esterno e mai consegnate. Faceva parte delle regole del gioco quella di mantenere l’isolamento e di conservare i documenti prodotti e pervenuti, come prova di chissà quale patologia da sottoporre a intercettazione e negazione.”

                                                           Angelo Lippi, Prefazione

 

“L’esigenza è di restituire in forma pubblica ai destinatari delle lettere i sogni, le speranze, la disperazione, gli affetti, i sentimenti, gli sforzi di ricomposizione della identità di uomo, di migliaia di esistenze.”                                                                               

                                                   Carmelo Pellicanò ed altri, Note Introduttive  

 

 

- Postfazione, pagg. 121-123

 

 

Postfazione

 

 

Sogno di Robert Schumann

 

 

Ricorrono nel testo Sinfonia per San Salvi temi molto cari a nostro padre.

A lui questo libro è dedicato

 

Sinfonia deriva dal termine greco συμφωνία, accordo di suoni o meglio suonare in accordo, insieme.

Non a caso le sinfonie sono forme musicali destinate esclusivamente all’orchestra, ad una piccola comunità fatta di tanti musicisti, ognuno con il proprio timbro e con una propria parte autonoma ma che solo insieme e in armonia giungono a creare il pensiero musicale.

La condivisione, l’ascolto dell’altro, il Bene comune, la comunione di intenti sono state una costante nella vita di nostro padre che ha costruito così con tenacia ed amore una strada di liberazione.

 

La Sinfonia è una forma musicale tra le più complete: in essa sono racchiuse molte delle molteplici forme che a loro volta costituiscono la struttura portante del nostro moderno linguaggio dei suoni, struttura che rappresenta la necessaria razionalità di un linguaggio non razionale.

Infatti la forma perfetta non esiste: più si vuole analizzare e ricondurre razionalmente una sinfonia di un qualunque autore classico all’archetipo di forma e più si deve ammettere che da quello si discosta in qualcosa, è un’eccezione appunto alla regola; e proprio nella diversità ci stupisce il genio, la meraviglia dell’opera d’arte.

Nello stesso modo la professione di psichiatra di mio padre lo ha portato a navigare per così dire sulla nave dei folli in un continuo alternarsi di razionalità e diversità cercando un modo per definire o non definire la normalità e la follia e trovare infine forme di comunicazioni possibili con l’impossibile.

 

Nella nostra casa c’è sempre stato un pianoforte, era di nostra madre.

Talvolta nostro padre si dilettava a suonare qualcosa, in particolare gli era caro un brano che ritornava spesso nel suo repertorio di autodidatta: Sogno di Robert Schumann.

È un brano breve ma molto intenso che descrive appunto il sogno di un bambino.

Forse nella dimensione del sogno molta delle sofferenze umane vissute dalle tante persone conosciute da nostro padre suonava più lieve o forse solo nell’irrealtà molte cose possono essere possibili.

Insieme alla   forza dei sogni e ai segreti della musica nostro padre ha percorso una lunga strada lottando strenuamente per   alti valori etici e morali affinché altri uomini e altre donne potessero ritrovare il proprio nome, la propria casa, i propri cari.

Un percorso partito dalla nostra Calabria, terra di contrasti, di durezze e di tenacia, che ha trovato a Volterra prima e a Firenze poi la sua realizzazione.

Ci è parso molto bello che l'autore abbia voluto sottolineare la continuità delle due esperienze, riprendendo il lavoro di “Corrispondenza Negata” e la bella avventura di Simone Critichi: la sua vittoria a Sanremo è stato un bel riconoscimento alle sofferenze dei ricoverati di Volterra. Speriamo poi che l'attenzione al tema di San Salvi ne faccia finalmente luogo di rigenerazione urbana e non più “terra desolata”.

 

Vogliamo infine qui riportare una parte dell’ultimo intervento pubblico di nostro padre (24-4-2007) che descrive così bene la sua personale visione del ruolo di psichiatra e del rapporto tra normalità e follia:

“La consapevolezza che il nostro oggetto di ricerca, di comprensione è la vita con le sue regole, le sue relazioni e i suoi contrasti, fonti di gioia, di dolore, di paure, di sogni, di fantasmi, di successi, di fallimenti, rimane la discriminante democratica del nostro ruolo.

Allora tutte le conoscenze acquisteranno una caratterizzazione di germinazione osservata del nostro vivere, del nostro non vivere, del vivere degli altri, del loro non vivere, rendendo possibile confronti, insegnamenti, e cambiamenti.

È in tal modo che l’utopia del nostro essere tecnici senza tecnica, del nostro uscire dai problemi restandoci dentro, farà del nostro mestiere l’unico strumento capace di trasformare la follia in generatrice di norma.”

 

 

 

Gianni, Rosaria, Pierluigi ed Emanuele Pellicanò

 




1 commento:

  1. "Vogliamo infine qui riportare una parte dell’ultimo intervento pubblico di nostro padre (24-4-2007) che descrive così bene la sua personale visione del ruolo di psichiatra e del rapporto tra normalità e follia:

    “La consapevolezza che il nostro oggetto di ricerca, di comprensione è la vita con le sue regole, le sue relazioni e i suoi contrasti, fonti di gioia, di dolore, di paure, di sogni, di fantasmi, di successi, di fallimenti, rimane la discriminante democratica del nostro ruolo.

    Allora tutte le conoscenze acquisteranno una caratterizzazione di germinazione osservata del nostro vivere, del nostro non vivere, del vivere degli altri, del loro non vivere, rendendo possibile confronti, insegnamenti, e cambiamenti.

    È in tal modo che l’utopia del nostro essere tecnici senza tecnica, del nostro uscire dai problemi restandoci dentro, farà del nostro mestiere l’unico strumento capace di trasformare la follia in generatrice di norma.”

    Gianni, Rosaria, Pierluigi ed Emanuele Pellica

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