domenica 26 luglio 2020

Marcel Proust "Pandemia a Combray"




L’antologia “Pandemia a Combray” per ricordare Proust

Le edizioni LaRecherche.it hanno invitato, come da tradizione, scrittori poeti, fotografi a proporre un contributo per la formazione di un’antologia dedicata a Marcel Proust nella ricorrenza del 10 luglio, il giorno della nascita (Parigi, 10 luglio 1871 – Parigi, 18 novembre 1922). In questo anno particolare del 2020, la pubblicazione non poteva non ricordare il flagello della pandemia: infatti è stato scelto il titolo “Pandemia a Combray”.
Nell’invito de LaRecherche.it si leggeva:
“Per comprendere più a fondo la proposta di questa antologia pensiamo alla stanza foderata di sughero in cui Proust si era auto isolato in una sorta di quarantena volontaria a causa della cagionevolezza della sua salute. Tutta Combray nasce sì dai ricordi ma dai ricordi di una persona in quarantena. Adesso che siamo tutti passati da una esperienza simile vediamo se, come Proust, siamo capaci di costruire una “Combray” e se siamo stati capaci di reinventare gli spazi, in cui siamo stati confinati, usando memoria e fantasia. Siccome nulla va perduto e niente accade una volta sola, la quarantena 2020 ha dato la possibilità a ciascuno di tornare con la mente a Combray e vivere quegli aspetti con lo sguardo attuale e il ricordo dell’immensa Opera proustiana”.


Hanno risposto all’invito 58 autori e il 10 luglio, come da proposta, era disponibile online, liberamente accessibile, una Antologia di 270 pagine, come al solito, di grande interesse: indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=250 .
Le proposte degli autori sono raccolte secondo le seguenti parti: Prolegomeni, La lanterna magica, I piatti delle mille e una notte, Il padre, I libri amati, Il giardino, La madre e la nonna, La stanza della zia Léonie, La cucina con Françoise, Il mondo esterno attraverso le finestre, La tazza di tè, La stanza dei barometri, Epilogo.
Il mio contributo all’antologia è stato inserito nel capitolo “La tazza da tè”. La riflessione poetica che anima il testo che ho inviato a LaRecherche, è nato nel periodo dell’isolamento, in pratica nella terrazza della mia abitazione, al quarto piano di un condominio non lontano dal centro di Firenze. Mi ha fatto compagnia la macchina fotografica con la quale ho fotografato lo “spessore” del silenzio, la solitudine delle strade, le scene, eccezionali, delle code delle persone davanti ai negozi, il volo degli uccelli da un tetto all’altro. Il prodotto è stato una raccolta di immagini, alcune delle quali sono state unite alle diverse parti di un testo di poesie “Combray. Lontana, vicina”.
È stato il mio modo di partecipare al progetto de LaRecherche.it, nello spirito di una ricerca personale legata al mondo del grande scrittore francese:


Sinfonia: “Combray. Lontana e vicina”

I)  La terrazza

Lentamente la bolla d’aria si è gonfiata
sulla terrazza sopra la città sgomenta.

La bolla mi ha inghiottito, lo sguardo
vaga dalla Torre d’Arnolfo alla Ferrovia.

Con me i ricordi di Combray, il campanile
un’unghia che graffia stridendo il cielo.

Il tempo si dilata, lo spazio sconfinato
abitato da infiniti frammenti di vita.

Il clamore del silenzio, la somma
di essere soli, in fuga l’uno dall’altro.

Invidio le rondini, leggere sfiorano
la terrazza in una scia di stridii.

La sera m’assale il gelo delle ombre
che dalla terra salgono al cielo.


II) Solitudine

 Nella città devastata nessun
pensiero per la sua solitudine.

Arriva all’angolo della strada
sfila sotto la mia terrazza
sussurrando piano piano.

Si ferma al semaforo rosso
riparte pensoso per il Centro
alle fermate sale il silenzio
in vestaglia da camera verde.

Compie il giro per le vie mute
sfila ancora sotto la terrazza
per la nuova corsa nella città
con la sua inutile solitudine.


III) Straniero fra gli uomini

I giorni passano lenti sulla terrazza
aperta su uno spicchio di periferia,
gocce d’acqua sulle stalattiti della grotta.

Lo sguardo curioso insegue voli
nell’aria tiepida di primavera.

Ora lontani sullo sfondo delle case
raccolte sotto la Torre D’Arnolfo
o delle dolci colline di Fiesole

ora vicini alla balaustra di ferro
piena di fiori, gerani e garofani.

Ora conosco il nome di ogni specie
la veste delle loro piume, maschi
e femmine, il modo di far la corte

ora distinguo i loro versi di saluto
e di richiamo, il mattino e la sera.

Ora so come si alzano in volo
l’ondeggiare della traiettoria
nel vento, il fermarsi improvviso

ora non mi sorprende lo scontro
per primeggiare sul rosso dei tetti.

Ormai sono uno di loro sopra
la terrazza invasa dallo stridio
dei voli nel silenzio della città

ormai straniero tra gli uomini
ammutoliti dall’epidemia.


III) Moltitudini

Moltitudini di angeli celesti
a Natale sopra la grotta, vestiti
di oro di lino bianco e puro.

Corrono nel mondo a svegliare
chi dorme, per cantare in coro
l’amore per il nuovo nato.

Quando si spengono le luci
rimangono sulla terra,
per le strade
giacca e cravatta, gonne tweed.

Moltitudini di corpi infetti
portati via da camion militari
alla guida angeli in divisa.

Colonne di camion, la luce
blu lampeggiante in testa
chiedono strada a noi vivi.


Moltitudini di topi ovunque
piccoli odiati perseguitati
escono dalle discariche.

Moltitudini di topi corrono
nel giorno per i muri bianchi
impazziti cercano l’uscita.


Da oltre dieci anni sono presenti i miei contributi nelle antologie dedicate a Marcel Proust, in occasione dell’anniversario del 10 luglio: alcune sono riportate nella III parte della raccolta R. Mosi, Poesie 2009-2016, Ladolfi Editore ( si veda: https://www.youtube.com/watch?v=FuSecM_Ox8E).

Sembra infine di rilievo la ricerca compiuta per immagini e disegni – con il contributo del pittore Enrico Guerrini - sul mondo evocato, seguendo episodi e personaggi della Recherche:

















Nessun commento:

Posta un commento