10 luglio 2011
140 anni dalla nascita di Marcel Proust
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Roberto Mosi, pag 26
Wunderkammer
Cucina avamposto
della casa dei Proust,
dalla tavola di marmo
decollano i piatti
guarniti
serviti al ricevimento
in una nuvola di
commenti,
l’eco delle voci
raggiunge la porta.
Cucina
porto di sbarco,
la
borsa della spesa
arriva
da Les Halles
alla
tavola di marmo,
freschezza
del rombo
primizie
della stagione,
scelte
da Michelangelo
tra
i marmi di Carrara.
Cucina
impero
di
Françoise, ordini alle forze
della
natura arrivate in aiuto,
dirige
l’orchestra
dei
servitori,
accoglie
solenne
i
complimenti dell’Ambasciatore
per
l’arrosto di bue
deposto
su cristalli di gelatina.
Cucina miraggio
per la memoria della
gola,
il sapore della lettura
mischiata al gusto dei
sapori,
i lamponi del Signor
Swann
la torta alle mandorle
la crema al cioccolato
l’impasto per la petite
madeleine.
Cucina
caleidoscopio
abitata
dalla curiosità di Marcel
per
l’arte di Françoise
per
il manzo alla moda,
per
il sapore inebriante del sugo
dopo
tre ore di cottura,
ricco
di bocconcini di carne:
le
storie dei suoi personaggi.
Cucina
crocevia
per
i ricordi della mia cucina,
ventre
della vita intorno
alla
tavola di marmo,
abitata
da storie e novelle,
da
ospiti, piatti, tinozze per il bagno,
dalla
mano del nonno
che
protegge dagli spigoli.
Cucina museo,
al centro della
fotografia
la trama lucida del
marmo,
ai lati la dispensa
l’occhio spento dei
fornelli
l’acquaio muto per
sempre,
alle pareti lo
scaldaletto
scaldavivande di rame
ombre della vita
passata.
Cucina
attesa
per
la veglia di Céleste,
seduta
alla tavola di marmo
in
compagnia dei personaggi,
degli
incontri di Marcel.
Il
campanello dalla camera:
“Adesso
glielo dico: stanotte
ho
messo la parola fine”.
Grazie,
Céleste Albaret.
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