mercoledì 27 marzo 2019

Mostra foto "Firenze di notte dal barchino dei renaioli" , 1°-30 aprile


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Arteincasa/Cellai Boutique - Hotel Cellai via XXVII Aprile 14, Firenze – Tel. 055 062060665

Roberto Mosi, fotografo innamorato di Firenze

Roberto Mosi è stato premiato al Concorso Internazionale Stefano Ussi promosso dal Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, per la fotografia “Il barchino dei renaioli” (ottobre 2018), un tema che riprende con la mostra ad Arteincasa/ Cellai Boutique: “Firenze di notte dal barchino dei renaioli”. Nell’opera di Mosi è costante l’attenzione alla città di Firenze: fra le mostre realizzate “NONLUOGHI” (2009), “FLORENTIA” (2010), “MITO” (2011), “TRACCE” (2013), “FIRENZE RIFLESSA” (2013), “FIRENZE CALPESTATA” (2014), “FIRENZE DIETRO LA FACCIATA” (2015). Nella Playlist “Felicità” su YouTube, sono segnalati quaranta video che documentano la ricerca dell’autore sul rapporto fra fotografia, pittura e poesia. Alla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa è in corso la mostra, realizzata insieme a Adriana Freddi, su un luogo vivo e suggestivo del centro cittadino: “H24 / Il Porcellino racconta la storia del Mercato”.

Di particolare rilievo la mostra personale al Circolo degli Artisti “Casa di Dante”: “Firenze, foto grafie”, 2016 (illustrata su YouTube: indirizzo  LnZv7r30CMw, e dall’omonimo e-Book, su www.larecherche.it). Nella mostra ha presentato in forma antologica i lavori dedicati alla città, ripresa in ogni angolo con lo sguardo curioso del flâneur che vaga curioso per le vie.

Fra le recensioni ricevute: G. Nobili Vitelleschi, Giornale dell’Arte online, luglio 2011, scrive su “MITO”: “Il primo passo dell’autore è muoversi intorno all'opera e cogliere lo “sguardo” sul paesaggio, per conquistare l'aura che la rende unica»; Silvia Ranzi, rivista “Pegaso” n. 12/2013, afferma: “La mostra “FIRENZE CALPESTATA” richiama la conservazione delle memorie storiche silenti sotto il calpestio dei passanti, come la lapide in Piazza della Signoria dedicata a Girolamo Savonarola. Ci offre rapide inquadrature di figure, sorprese in scorci dal basso, nella dinamica degli arti inferiori, nell’azione del camminare, correre, stazionare”; si veda inoltre “Fotografi in Toscana 2016”, Masso delle Fate, pag. 97.

 Roberto Mosi, già dirigente della cultura alla Regione Toscana, vive a Firenze, è impegnato nel campo della letteratura. Per la poesia ha pubblicato “Il profumo dell’iris” (Gazebo 2018), “Navicello Etrusco” (Il Foglio 2018), “Eratoterapia” (Ladolfi 2017) e l’Antologia “Poesie 2009-2016” (Ladolfi 2016). Per la narrativa: il romanzo “Esercizi di volo “(Europa Edizioni 2017); “Non oltrepassare la linea gialla” (Europa Edizioni, 2014) e la guida “Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone” (Il Foglio, 2013). Collabora con le riviste “Testimonianze” e “L’area di Broca”. Cura i Blog: www.poesia3002.blogspot.com; www.robertomosi.it. Email mosi.firenze@gmail.com .



Libro d'Artista: MitoMosi





venerdì 22 marzo 2019

Eyes on the author


Mosi Roberto Roberto Mosi lives in Florence and was an executive for Culture to Tuscany.Among the works of poetry include: "Life makes noise" (Theseus, 2015) devoted to the theme of work, Concerto (Gazebo 2013) which received the Critics Award "Anterem" in Abano Terme, "Invasion of starlings" (Gazebo 2012), "Places of Myth" (Lieto Colle 2010), "Kites" (Il Foglio 2010), "Non-places" (City of Florence 2009), "Florentia" (Gazebo 2008) in which the prize was awarded " Villa Bernocchi "(Verbania).




The poetic works are also presented in the form of e-book from the publisher www.laRecherche.it of Rome, in the series free book. He presented their work, among other things, the RCMP, at the Artists "House of Dante".The many reviews to Mosi books, are reported in the literature portal www.literary.itPublished in 2015 "did not cross the yellow line" editions for Europe, "a great little book, dense, complex - wrote Maria Pia Moschini - attributable to that magical realism that distinguishes writers such as Buzzati and Calvino". In 2016 he published, with the same publishing house, the novel "flight exercises"

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2013 is the book "Elisa Baciocchi and his brother Napoleon" (Ed. Il Foglio) a guide to the history of Tuscany during the French presence at the beginning of the nineteenth century.The gallery of the "House of Dante" has created in February 2016 a retrospective exhibition of photography related to his research on the faces of Florence, between myth and everyday life, entitled Florence, photos spellings. The same title presents the e-book published in 2015 in the series of free book www.larecherche.it (poetry and photos). 



Mosi is among the editors of the magazines "Testimonials", founded by Ernesto Balducci, and '' Broca's area ', directed by Mariella Bettarini. It is part of the Executive of the magazine Writing School "Semi Circle", directed by Francesco Stella.

Runs the blogs: www.robertomosi.it and www.poesia3002.blogspot.it.

mercoledì 20 marzo 2019

"Florence at night from the sandioli's boat" - A photographer in love with Florence // "Firenze di notte dal barchino dei renaioli" - Un fotografo innamorato di Firenze



"Florence at night from the sandioli's boat" - 

A photographer in love with Florence



Arteincasa/Cellai Boutique - Hotel Cellai via XXVII Aprile 14, Firenze – Tel. 055 062060665

Roberto Mosi, fotografo innamorato di Firenze

Roberto Mosi è stato premiato al Concorso Internazionale Stefano Ussi promosso dal Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, per la fotografia “Il barchino dei renaioli” (ottobre 2018), un tema che riprende con la mostra ad Arteincasa/ Cellai Boutique: “Firenze di notte dal barchino dei renaioli”. Nell’opera di Mosi è costante l’attenzione alla città di Firenze: fra le mostre realizzate “NONLUOGHI” (2009), “FLORENTIA” (2010), “MITO” (2011), “TRACCE” (2013), “FIRENZE RIFLESSA” (2013), “FIRENZE CALPESTATA” (2014), “FIRENZE DIETRO LA FACCIATA” (2015). Nella Playlist “Felicità” su YouTube, sono segnalati quaranta video che documentano la ricerca dell’autore sul rapporto fra fotografia, pittura e poesia. Alla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa è in corso la mostra, realizzata insieme a Adriana Freddi, su un luogo vivo e suggestivo del centro cittadino: “H24 / Il Porcellino racconta la storia del Mercato”.
Di particolare rilievo la mostra personale al Circolo degli Artisti “Casa di Dante”: “Firenze, foto grafie”, 2016 
(illustrata dal servizio di Fabrizio Borghini su YouTube)
Nella mostra ha presentato in forma antologica i lavori dedicati alla città, ripresa in ogni angolo con lo sguardo curioso del flâneur che vaga curioso per le vie.
Fra le recensioni ricevute: G. Nobili Vitelleschi, Giornale dell’Arte online, luglio 2011, scrive su “MITO”: “Il primo passo dell’autore è muoversi intorno all'opera e cogliere lo “sguardo” sul paesaggio, per conquistare l'aura che la rende unica»; Silvia Ranzi, rivista “Pegaso” n. 12/2013, afferma: “La mostra “FIRENZE CALPESTATA” richiama la conservazione delle memorie storiche silenti sotto il calpestio dei passanti, come la lapide in Piazza della Signoria dedicata a Girolamo Savonarola. Ci offre rapide inquadrature di figure, sorprese in scorci dal basso, nella dinamica degli arti inferiori, nell’azione del camminare, correre, stazionare”; si veda inoltre “Fotografi in Toscana 2016”, Masso delle Fate, pag. 97.
 Roberto Mosi, già dirigente della cultura alla Regione Toscana, vive a Firenze, è impegnato nel campo della letteratura. Per la poesia ha pubblicato “Il profumo dell’iris” (Gazebo 2018), “Navicello Etrusco” (Il Foglio 2018), “Eratoterapia” (Ladolfi 2017) e l’Antologia “Poesie 2009-2016” (Ladolfi 2016). Per la narrativa: il romanzo “Esercizi di volo “(Europa Edizioni 2017); “Non oltrepassare la linea gialla” (Europa Edizioni, 2014) e la guida “Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone” (Il Foglio, 2013). Collabora con le riviste “Testimonianze” e “L’area di Broca”. Cura i Blog: www.poesia3002.blogspot.com; www.robertomosi.it. Email mosi.firenze@gmail.com .


"Si apre sabato 20 febbraio, ore 16,30, alla Società delle Belle Arti - Circolo degli Artisti "Casa di Dante" (via Santa Margherita 1r) la mostra di Roberto Mosi dal titolo "Firenze, foto grafie" (sottotitolo "Mito ai non luoghi"). L'autore presenta in quest'occasione il risultato di un lavoro di oltre cinque anni, dedicato a riprendere, con sensibilità sociale e poetica, le immagini fotografiche della sua città che più suscitano emozioni, secondo un criterio circolare, dalle colline, alla periferia, al corso dell'Arno, al centro e alle vie della moda, ai vicoli dispersi in una rete di labirinti inaccessibili.
La Mostra che si apre sabato 20 febbraio a Firenze - e prosegue fino al 3 marzo; orario della Galleria dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Chiusa il lunedì - riporta i passaggi di questo percorso, idealmente diviso in otto tappe (o progetti) dai "nonluoghi", a Firenze città-mito, all' "altra Florentia", la città della speranza.
Roberto Mosi, impegnato da anni nel campo della fotografia, è attento all'interazione fotografia - poesia. Passaggi importanti le mostre presso sale espositive, biblioteche, caffè letterari. I titoli dei cicli fotografici: "Nonluoghi" (2009), "Florentia" (2010), "Itinera" (2011), "Mith in Florence" (2012), "Firenze riflessa" (2013), "Firenze, calpestata" (2014), "Firenze dietro la facciata" (2015), "Tracce" (2016, dedicata ai cantieri urbani di oggi). L'ultima mostra alla Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa, "nei segnalibri per i libri dati in prestito".
Uno dei campi di ricerca, quello dei non luoghi, la parola coniata da Marc Augè per gli spazi attraversati da folle d'individui, dove non si costruisce identità. Nelle fotografie dell'autore questi luoghi acquistano, tuttavia, un tratto personale, vi è la capacità della fotografia di "trasformare anche i soggetti più inconsistenti in un unico immaginativo di grande importanza". L'attenzione dell'autore per Firenze spazia dalla cultura rinascimentale al ruolo d'icona odierna del turismo, grazie al glamour scintillante della moda e delle griffes internazionali al cospetto delle antiche vestigia (Mostra Firenze Riflessa).
Fra le ultime mostre Firenze calpestata, tema anch'esso ripreso nella prossima mostra fiorentina: l'attenzione è sulla città e le sue fisionomie storiche, silenti sotto il calpestio dei passanti, come la lapide in Piazza della Signoria posta a ricordo di Savonarola. Si offrono - è stato detto - inquadrature fotografiche di figure sorprese in scorci dal basso, nella dinamica degli arti inferiori. Ruotano una galleria di persone/personaggi: il/la turista, i podisti, la studentessa, ecc., per disegnare sulla mappa cittadina la vita brulicante dell'oggi. Una collezione di opere fotografiche che fa dello scatto digitale un'idea-immagine, un "dispositivo di senso" individuale e collettivo" .

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domenica 10 marzo 2019

Orfeo musico del cosmo, un concerto memorabile degno del cantore della Tracia


Video libro “Orfeo in FonteSanta”, Roberto Mosi, Ladolfi

 

Sono stati letti i seguenti Canti di Orfeo in Fonte Santa,

dopo i quali sono stati interpretati i brani musicali in elenco:

a. - Canto II, “Il canto mi prende, mi porta / a cantare lo scorrere del tempo / …

b. - R. Schumann, “Uccello come Profeta” da: Waldszenen op. 82

a. Canto III, “Offrirò il suono dei ricordi / per il canto dell’esistenza /

b. - R. Schumann, Aria dalla Sonata n. 1 op. 11

a. - Canto IV, “Incredibile la vita della fonte / abitata dagli angeli venuti / …

b. - R. Schumann, Abendlied op. 85

a. - Canto V, “Monotona la voce della fonte? / Non sai di quanti suoni …

b. - F. Chopin, Preludio n. 4 op. 28

a. Canto VII, “Le stelle si specchiano nell’acqua / davanti alla fonte …

b. - C. W. von Gluck, Canto di Orfeo da: Orfeo ed Euridice

a. - Canto X “Cavalli liberi intorno alla fonte / …

b. - P. Mascagni, Intermezzo dall’opera: Cavalleria Rusticana.

a. - Canto XIII, “Fonte degli amanti mai sazi / di baci …

b. - F. Liszt, Notturno n. 3

a. - Canto XIV, “Incredibile la morte / fra i castagni, in file parallele, colonne della cattedrale, / …

b. - F. Chopin, Marche Funèbre dalla Sonata op. 35

a. - Canto XVI, “Le sere di luna piena / giovani salgono / …

b. - C. Debussy, Clair de lune

a. - Canto XVII, “Il canto, compagno di Orfeo / nel viaggio fra stelle ambigue, / poeta eroe, violentato / dalle Baccanti. / …

b. - F. Händel, “Lascia ch’io pianga” dall’opera: Rinaldo














sabato 9 marzo 2019

Mostra al Palagio di Parte Guelfa: “H24/ Il Porcellino racconta la storia del mercato” - Fotografie e poesie. Il ricordo della Mostra sui “Nonluoghi” di dieci anni fa






Si è inaugurata il 6 marzo nella Sala dei Consoli della Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa, in piazza della Parte Guelfa, la mostra di fotografie di Adriana Levi e Roberto Mosi:  “H24 / Il porcellino racconta la vita del Mercato”. La mostra rimarrà aperta fino al 30 marzo, negli orari di apertura della Biblioteca.
Alla inaugurazione della mostra i due fotografi hanno illustrato il loro progetto e la realizzazione fotografica, in venti immagini. Il racconto “per fotografie” è dedicato al Mercato del Porcellino che sorge nei pressi della Biblioteca: Adriana e Roberto la hanno osservata nelle sue varie forme e sfaccettature, il giorno e la notte.
“La giornata passa ed il porcellino osserva intorno a sé quello che succede, vede passare turisti, fiorentini, commercianti, cavalli, fiaccherai, operatori ecologici, pittori e tanto ancora”.
Roberto ha osservato più l’ambiente, l’architettura, l’avvicendarsi degli eventi dalla mattina alla sera, da quando pullula di persone intorno ai banchi a quando si svuota. 


Adriana si è soffermata più sui particolari e sui dettagli, sugli oggetti in vendita che vanno dalle produzioni tipiche fiorentine agli oggetti tipicamente “da turisti” che spesso sconfinano nel kitsch e nel cattivo gusto.
Il bibliotecario Andrea Roselli ha ricordato all’inizio dell’incontro, che i due autori fanno parte del Gruppo di fotografia “La Camera chiara di Palagio” e con il loro lavoro coltivano uno dei temi scelti dallo stesso gruppo, quello del narrare storie, ambienti con la fotografia, partendo da un’idea, da un progetto, dedicato ai luoghi più vivi ed amati del centro della città. 



Nel corso dell’incontro Roberto Mosi ha richiamato la suggestione dell’ambiente del mercato, un luogo ideale per la ricerca fotografica, per la sua storia, l’arte delle architetture e della stessa statua del Porcellino realizzata da Pietro Tacca, allievo del Giambologna, su invito del Granduca, per i richiami alle tradizioni della città. Al centro del Mercato, sul pavimento è collocata una famosa pietra con incisa la forma di una ruota dell’antico Carroccio, dell’epoca medievale. Alla pietra è dato il nome “pietra della culata” perché, secondo la tradizione, i debitori condannati, erano costretti a clarsi le brache e venivano sospesi in alto e lasciati cadere a terra. Da qui il detto “avere il culo per terra”.





In questa circostanza, non poteva mancare un particolare saluto di Roberto al Porcellino, con una poesia:









Il Porcellino racconta

Il giorno mi crogiolo nel pantano
fra serpi e ranocchie di bronzo
assediato dai flash dei turisti
circondato dal bazar di colori,
sul grugno d’oro mille mani
sorridenti in cerca di fortuna.

La sera sento, di lontano,
dolci grugniti: la porcellina
arriva allegra sul risciò.
Salto fuori dalla vasca,
afferro le monete della giornata
e via a goderci la nottata
fra i resti delle cucine,
la musica di un violino,
i canti degli ubriachi.

Al mattino, fra le serpi
e le ranocchie, il cuore di bronzo
batte felice. Tornano le merci
sui banchi e i turisti
ad accarezzare il mio grugno d’oro.
Sempre più d’oro.

La Mostra al Palagio di Parte Guelfa è anche l’occasione per i due autori per ricordare gli anni del loro impegno con il Gruppo di fotografia. Nella bacheca presente nella Sala dei Consoli, sono esposte fotografie di Adriana Freddi sui battenti di una serie di porte della città, realizzate nell’ambito del progetto della Biblioteca “Tracce”. 





Allo stesso tempo sono esposti libri e manifesti a ricordo della mostra fotografica del 2009, di Roberto Mosi sui “Nonluoghi” e sulla presentazione del libro di poesie (per il testo si veda l’E-book all’indirizzo: https://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=30 ).
 A questo riguardo, è stato proiettato al termine dell’incontro, il  video realizzato da Pietro Daviddi sulla inaugurazione della mostra dei “Nonluoghi” di dieci anni orsono (video Youtube: indirizzo: https://www.youtube.com/watch?reload=9&v=fkUsbX_dwxo ).
In quella occasione vi fu una perfomance, rimasta celebre, di Renato Simoni giocata sull’ultima poesia del libro “Nonluoghi”, che lo stesso Renato ha nuovamente interpretato per il pubblico della inaugurazione della Mostra del Palagio dedicata al Porcellino. Ecco la poesia dalla raccolta “Nonluoghi”, pubblicata dalla stessa Biblioteca del Palagio di parte Guelfa nel 2009:




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rete punto
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secondo nano

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messaggio d’amore d’amore messaggio
you tube you tube
tube you            





“Una mostra per conoscere le otto facce del mitico Orfeo”. La Mostra al Circolo "Casa di Dante"


Si è inaugurata il 2 marzo presso la Società delle Belle Arti – Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, la mostra “Orfeo chi? Metamorfosi di un mito” organizzata dal gruppo di soci riuniti nella Officina del Mito. La ricerca promossa dal gruppo è iniziata tre anni orsono intorno al tema del mito, sviluppata su vari percorsi da quello delle forme espressive, alla trasformazione dei linguaggi, alla storia delle culture. Le scansioni sono state le mostre “I confini del mito” (2016) e “Labirinto fra caos e cosmos” (2018). 

Quanto mai intrigante il mito di Orfeo scelto per la mostra, un mito al centro di tante pagine della cultura occidentale. Sono dieci gli artisti presenti all’esposizione fiorentina, impegnati in vari settori, pittura, scultura, fotografia, poesia, musica: Guido del Fungo, Enrico Guerrini, Roberto Mosi, Margherita Oggiana, Andrea Ortuño, Angiolo Pergolini, Silvia Ranzi, Andrea Simoncini, Umberto Zanarelli, Paraskevi Zerva.

L’argomento più evidente della mostra è la storia d’amore e di morte di Orfeo e Euridice, storia di fedeltà e di “follia amorosa” che si condensa e si polarizza tutta su di un verbo dalla straordinaria forza evocatrice: respicere. “E’ infatti proprio in quel voltarsi indietro che si interrogano nella mostra gli artisti dell’Officina del Mito”, così ha sostenuto la critica d’arte Virgina Bazzechi che, dopo il saluto del presidente Franco Margari, ha presentato con grande efficacia la mostra.



Questa è l’interpretazione più affascinante e conosciuta del mito ma è fondamentale porre l’attenzione sulla originalità della mostra che esalta la poliedricità del mito di Orfeo, un personaggio dai molteplici volti, modernamente complesso, poliedrico appunto, “intreccio compatto di otto mitemi” (si veda James Hillman Il complesso di Orfeo)  che nel loro insieme comprendono i principali tratti di questa figura, che compaiono e scompaiono nel mondo della cultura di oggi ( e delle scienze psicanalitiche): Orfeo abitante della Tracia, cantore sulla nave degli Argonauti, incantatore degli elementi della natura e degli animali, sacerdote, poeta, con Euridice nell’oltretomba, misogino, dilaniato dalle baccanti; infine Orfeo il cui canto sopravvive alla morte, la sua testa trasportata dalle onde con la cetra fino all’isola di Lesbo, continua a cantare.


Ecco, il simbolo della mostra progettato dall’Officina del Mito è appunto un ottagono, posto al centro dell’esposizione. Per ogni suo lato, la figura di una testa realizzata da un artista, in onore del cantore, del poeta, del musico, immagini che rendono per sempre vivo fra noi il mito di Orfeo.
Questi motivi vivranno nell’incontro di sabato 9 marzo nella conferenza-concerto del pianista Umberto Zanarelli. La musica è stata, d’altra parte, presente anche nella serata inaugurale con un meraviglioso concerto di due flautiste.



Roberto Mosi, ha presentato nell’ambito della mostra, il progetto “Orfeo in Fonte Santa” composto da quattro opere: un pannello con una serie di fotografie scattate in Fonte Santa, località sulle colline di Firenze; il pannello “Capo e lira li accogliesti tu, o Ebro” con inciso il testo dalle Metamorfosi di Ovidio, libro 11° e foto di teste scolpite; il poemetto illustrato “Orfeo in Fonte Santa”; la testa (fotografia) di Orfeo/Fonte Santa, posta sulla struttura comune dell’ottagono. Il punto di partenza nella ricerca dell’autore è, per un verso, la possibilità della poesia di cogliere le energie primarie racchiuse nel mito e, per un altro verso, il ricorso alla fotografia, capace di cogliere “l’aurea mitica” che circonda determinate forme della nostra vita quotidiana e dell’ambiente nel quale viviamo.


L’obiettivo della macchina fotografica si posa su un angolo “felice” delle colline di Firenze, l’ambiente che circonda Fonte Santa, presso San Donato in Collina. Fonte Santa è posta al centro di un’area boschiva quasi unica in Italia per la presenza a sei-settecento metri di altitudine e a novanta chilometri dal mare, di una flora tipica del litorale che qui si conserva alimentata dalle correnti mediterranee che vi giungono lungo il corso dell’Arno. Questa particolarità e il conseguente clima temperato e dolce, rendono la zona “felice” in ogni stagione per l’aria salubre e balsamica che la anima. Il “canto” della Fonte è al centro di questo territorio.
Il territorio, denominato anche Costa del sole, è stato sempre abitato dall’uomo, da popolazioni etrusche e romane e ha visto sorgere castelli e ville nonché case coloniche con poderi coltivati a ridosso del bosco; era il punto di riferimento nel Seicento, dei poeti dell’Arcadia fiorentina; è attraversata da un sentiero – la via Maremmana – percorso nelle varie epoche, da pastori, mercanti, pellegrini: oggi da turisti, amanti del trekking, ciclisti ed altri. In questa area vi sono stati, fra l’altro, aspri scontri nel periodo della lotta partigiana.
La poesia, il canto, dagli accenti orfici, catturano i passaggi della storia di questa terra, il respiro della natura, le trasformazioni – o metamorfosi – delle figure che l’hanno abitata e l’abitano oggi. La ricerca fotografica è andata avanti, di pari passo, con la ricerca poetica che ha trovato forma nei diciotto canti del poemetto “Orfeo in Fonte Santa”. Il testo che lo raccoglie riporta, per un lato, in copertina, l’immagine della lira e, per l’altro lato, una testa scolpita nel marmo, la bocca piena di ciuffi d’erba, che rappresenta, per metafora, la vita che è – e che scorre, con il suono/il canto delle acque – in Fonte Santa.


La mostra “Orfeo chi? Le metamorfosi di un mito” rimane aperta fino a venerdì 14 marzo: ad ogni visitatore il compito suggestivo di scoprire il “vero” volto del poeta della Tracia.