Recensione di SILVIA
RANZI sulla sezione di poesie:
“ OMAGGIO A MARCEL PROUST”
dall’ANTOLOGIA LIRICA di ROBERTO
MOSI
“ POESIE 2009 – 2016
“ Collana Perle, Ottobre 2016, Giuliano Ladolfi Editore
MARCEL PROUST ( 1871 – 1922)
La composita Antologia lirica di Roberto Mosi, dal variegato
itinerario poetico, è contraddistinta da cicli ispirativi dalla studiata vena
evocativa: l’ultima sezione è dedicata
alla rivisitazione dell’universo letterario e psicologico di Marcel Proust,
scrittore francese carismatico per aver fondato la sua poetica narrativa sulla “memoria involontaria” quale cardine di
riesumazione di stati di coscienza nella
dialettica tra il passato che riemerge ed il presente che riacquista
significato nella cornice di vicende e dinamiche
relazionali che trovano una compiuta narrazione nel ciclo monumentale: “ A’ la recherche du temps perdu”, polittico che
consta di 7 romanzi: “Dalla parte di Swann”, “All’ombra delle fanciulle in
fiore”, “ I Guermantes”, “ Sodoma e Gomorra”, “La prigioniera”, “ La fuggitiva”,
“ Il tempo ritrovato” (3724 pagine).
L’io narrante tra sonno e veglia si riappropria
di ricordi e sensazioni per ricostruire un’identità frammentata e dispersa : come in un preludio di Wagner si
attua la resurrezione del passato.
L’opera viene scritta nel lasso
di tempo fra il 1909 - all’età di 38 anni - ed il 1922, data in cui M.Proust muore
di polmonite: soffriva fin da bambino di una grave forma d’asma. Gli ultimi tre
romanzi usciranno postumi.
L’incipit : Le MADELEINES ed il loro gradevole impasto.
LIRICA DI R.MOSI: “ LA CUCINA DI PROUST”
Cucina miraggio per la memoria della gola, / il sapore della
lettura / mischiata al gusto dei sapori, /i lamponi del Signor Swann / la torta
alle mandorle / la crema al cioccolato / l’impasto per la petite madeleine.
….E’ un pomeriggio di inverno. Il narratore è a casa di sua madre che
gli offre una tazza di tè con un biscotto. All’assaggiarlo, egli si
sente attraversato da sensazioni che non sa comprendere. Facendo il vuoto
attorno a sè, riconosce un sapore familiare alla sua infanzia: quello delle “madaleines”
che la vecchia zia Léonie gli dava a Combray: l’infanzia ritorna…. Il mondo perduto ritorna….Seguono le passeggiate compiute da piccolo nei
dintorni di Combray…. Stretta intimità con la madre, la cui figura si riflette ed è fissata anche nel ritratto della nonna.
LIRICA di R.MOSI : “ I CAMPANILI DI
MARTINVILLE”: da Iliers a Cabourg
(“ Dalla parte di Swann)
Ah, la Francia dei campanili, / delle cattedrali alte / su
ondeggianti pianure./
“ Cèleste , la mia
opera / è come una cattedrale”.
Lo stesso M.Proust, come si
evince dall’inciso citato, paragona la struttura del suo romanzo ad una
cattedrale gotica, con le sue zone d’ombra, il moltiplicarsi dei corpi accessori
e laterali.
Si compie la sua vocazione
letteraria : l’obiettivo era creare il
libro assoluto, fare delle esperienze della propria vita i materiali di
un’opera d’arte. In quel periodo storico giocano un ruolo decisivo le
ascendenze del clima dell’epoca insite nelle correnti letterarie del Simbolismo
e del Decadentismo, mentre in filosofia
si affermava “l’Intuizionismo” di Henri Bergson.
Salvare il passato, riattingendo ad esso mediante il ricordo multisensoriale - non
solo vista ed udito di solito prioritari nel narrare, ma anche gusto, olfatto e
tatto - attraverso” Epifanie” che riguardano oggetti, sapori, profumi e dati
fenomenici prosaici capaci di evocare la riesumazione di vissuti riaffioranti, mediante
l’atto rivelatore della scrittura, da cui lo stesso Roberto Mosi è animato nell’attivare la genialità di Proust,
attualizzarla, ricostruendo la sua personalità ed il suo ambiente storico e mondano attraverso il verseggiare lirico
studiato in una sorta di transfer psicologico.
ENCICLOPEDIA GEV: “ Proust distilla il succo vitale della grande
esperienza del Decadentismo europeo e, oltre a dare misura classica a questa
“commedia umana” e ad aprire la via al romanzo d’analisi del Novecento,
testimonia in modo emblematico un atteggiamento morale e di una crisi che lo
collocano a lato degli altri grandi creatori della cultura novecentesca: Mann,
Joyce, Musil”.
Superando lo statuto dell’io-entità
storica, Proust scavalca la tradizione narrativa memorialista del Realismo e Naturalismo
ottocentesco per approdare ad una
narrazione tra autobiografia e saggismo in una posizione d’avanguardia per la
sua mobilità strutturale tra esperienza individuale e verità universali sulla
base della percezione del sè: il periodare proustiano è ipotattico, sinuoso, con
incisi e parentetiche quale ricerca,
divenire, scoperta del sé. La portata
narrativa dal un punto di vista linguistico è paragonabile alla rivoluzione
della percezione ottica dei colori introdotta dagli Impressionisti in Pittura e
da Claude Debussy nella musica. I
dati del vivere nella prospettiva antirealista, sono interiorizzati tra
mitizzazione e demistificazione, diventando emblemi di verità spirituali:
l’intelligenza per Proust va soggetta al cuore per cui si parla di un Polittico
romanzato dominato dalle “intermittenze
del cuore”. Gli oggetti, le sensazioni, le persone coinvolte, gli intrecci relazionali, il dipanarsi degli affetti vissuti, gli ambienti riesumati, i viaggi
immaginati, sono presentati nell’aura
del loro investimento emotivo.
I temi della formazione
adolescente di Proust: arte, vita mondana, amore sono strettamente intrecciati
al compiersi del suo destino vocazionale legato alla sensibilità creativa. Nella
sezione “ Prigioniera” ( fuga di Albertine
a Parigi), c’è l’amore negato… il disinganno d’amore, ma l’ancoraggio
all’Arte sembra schiudere quella pacificazione che l’amore nega (Albertine muore).
Roberto Mosi rende omaggio a M.Proust, inscenando con i
suoi versi il contesto sociale dell’epoca in cui visse grazie al variegato
affresco che lo stesso scrittore delinea della Parigi del tempo tra borghesia
in ascesa e nobiltà o aristocrazia nei
salotti culturali e mondani a cavallo
fra i due secoli.
Il pittore Giovanni Boldini, ferrarese d’origine, con formazione a Firenze ai
tempi dei Macchiaioli presso il Caffè
Michelangelo, si radica a Parigi,
realizzando nelle sue tele, mediante una prassi pittorica elegante e vibrante, il
fervore culturale che precede i conflitti mondiali: le folle in movimento delle
grandi città, il teatro, i cavalli ed i passanti, ritratti di Signore della
società mondana, siglando uno stile apprezzato
da E.Degas e J.Sargent .
M.Proust, che apparteneva ad una
famiglia dell’agiata borghesia parigina - padre medico ( Ispettore dell’Igiene
pubblica) e la madre, ebrea alsaziana (tra i 32 ed 36 anni perde entrambi) - era un giovane elegante e raffinato,
frequentava i salotti più esclusivi del Faubourg St.Germains, collaborava con Riviste del tempo sul piano
critico, dimostrando fin da subito talento e qualità nello scrivere, preparando
il suo futuro da sensibile ed acuto narratore.
Roberto Mosi nelle poesie
dedicate all’universo introspettivo del narratore francese dimostra di saper attivare
, grazie ad una immedesimazione analitica e contemplativa, quel processo di riscatto del tempo perduto, tra memoria, emozionalità,
incanto e disincanto nelle circostanze dell’esistenza:
amore provato e negato, ricontestualizzazione culturale e sociale del tempo,
convivialità nell’arte culinaria, affinità e diversità, mondanità ed eros.
LIRICA di R.MOSI
: “ LA ROSA D’ARGENTO”, Cena
all’Hotel Ritz Place .
Tra gli ammiratori di Proust: il sogno proustiano di Luchino
Visconti che scrisse una sceneggiatura negli anni ’70; un ‘impresa mitizzata e rimpianta dalle “ pellicole mani
nate”.
IL TEMPO E LA DURATA INTERIORE: la prospettiva
interiore visione spirituale e intuitiva dell’essere.
Nella sezione “ All’ombra delle fanciulle in fiore” l’amore per
Albertine nella località a Balbec, sul mare normanno, lo introduce
nell’amicizia con il pittore Elstir di cui condivide l’arte impostata sulla
metafora come si evince nella LIRICA DI R.Mosi: “ Il SILENZIO DIPINTO DELLE
PAGINE”; nel rientro a Parigi, nella tormentata convivenza con
Albertine, diviene amico del musicista
Vinteuil.
Nell’ultima sezione del ciclo monumentale:“ Il tempo ritrovato” (1916),
dopo un lungo soggiorno in clinica, il narratore torna in una Parigi esposta ai
bombardamenti tedeschi .. è la fine di un’epoca, ma l’obiettivo é raggiunto: riaccordarsi con il passato,
recuperarlo nelle sua verità armoniche e disarmoniche, riviverlo nella sua
integralità olistica e riconsegnarlo alla memoria della propria identità
sentimentale, razionale ed esperienziale,
vincendo la morte.
LIRICA di R.MOSI : “ LA VEDUTA DI DELFT”, dipinto
di JAN VERMEER , adorato da M.Proust nella sezione: “ La prigioniera” e l’amicizia con lo scrittore BERGOTTE.
Artista insigne del Seicento
olandese. Visione estatica del reale che privilegia il visibile fenomenico interiorizzato tra esterni vedutistici ed
interni della quotidianità che sono realizzati
nella quieta ed accostante verità percettiva e contemplativa, mobile gioco dei
chiaroscuri, incantante armonia, magia del silenzio.
La mutevole luce degli alti / cieli ventosi d’Olanda / respira di metafisica fissità /unisce il tempo e lo spazio / incontra
la striscia delle case / di Delft, contrappunto / alla vastità del cielo
nuvoloso.
Assistiamo al RECUPERO
SENTIMENTALE e vitale attraverso le
categorie del tempo e della memoria nell’indirizzo estetizzante di fine secolo:
“…notre
vie, la vraie vie, la vie enfin découverte et éclaircie, la seule réellement
vecue…”
è
quella che si ricrea nell’opera d’Arte.
Aprile 2017, SILVIA
RANZI
Nessun commento:
Posta un commento