venerdì 28 aprile 2017

Ritorno a La Citè

“Esercizi di volo” 
         E’ stato un bell’appuntamento per il romanzo “Esercizi di volo”, Europa Edizioni – venerdì 21 aprile – al Caffè Libreria La Citè in Borgo San Frediano, locale degli incontri dei giovani (… e  non solo) per la musica e la letteratura. Caffè legato per l’autore, Roberto Mosi e i suoi amici, alla memoria di altri memorabili incontri, a cominciare dalla presentazione del libro di poesie “La vita fa rumore”, Ed. Minotauro, 2015, dedicato alla manifestazione del luglio 2013, indetta per tenere aperto questo luogo d’incontro e di scambi culturali.

         La presentazione del libro, anche in quest’occasione, è stata affidata all’illustrazione dell’autore e alla scansione delle letture di Giulia Capone Braga e di Renato Simone. I disegni all’impronta del pittore Enrico Guerrini, hanno dato forma e colore alle storie divertenti e fantastiche che “abitano” il libro. Guerrini ha completato la serie organica di immagini, realizzate in precedenti occasioni, che hanno la forma del fumetto, realizzando come l’affresco di un racconto pittorico, che ha permesso di dar vita a  un apposito video (riportato su youtube all’indirizzo: https://youtu.be/a0seCvxSeLs ). 
         Anche in occasione dell’incontro al Caffè Libreria La Citè, l’attenzione è stata centrata sul tema della follia, o meglio, della “follia creativa”. La domanda d’inizio: come celebrare la “Festa della Follia”? I protagonisti del romanzo “Esercizi di volo” di Roberto Mosi, ce la mettono tutta per organizzare una Festa all’altezza della fama delle feste che intorno a Ferragosto si tengono fra il castello e la stazione di Salorno, nella val d’Adige. I protagonisti sono un po’ insoliti, personaggi famosi creati da scrittori della tradizione letteraria, grandi personalità e alcuni soggetti del mondo inanimato, vicini nella nostra vita, che riescono a comunicare fra loro e con il mondo degli uomini, almeno con quelli più semplici, con una vena di pazzia. 

         Il convergere di tante energie, la ricerca di emergere nella realizzazione del progetto per la “Festa della Follia”, suscita invidie, gelosie, spinge addirittura ad azioni criminali – un terribile delitto - e ancora una volta – come accadde l’anno precedente per la Festa “La Notte delle Leggende” (si veda “Non oltrepassare la linea gialla”, Europa Edizioni, 2014) – deve intervenire da Bolzano il commissario Renon.
         Lo spettacolo della follia va comunque in scena, con effetti mirabolanti, ispirato da autori di fama immortale come Erasmo da Rotterdam, Ludovico Ariosto, François Rabelais, Miguel de Cervantes Saavedra. La ricerca di effetti forti, il voler dare un’immagine troppo ravvicinata della follia, porta a una conclusione finale a sorpresa. 

         Pari attenzione nell’illustrazione del libro, è stata rivolta alle vicende del protagonista, un paziente in cura da una analista, perseguitato dall’ossessione di volare, di gettarsi nel vuoto e prendere il volo. Perché, suggerisce la sua analista, non mettere da parte quest’ossessione e lasciarsi andare alla scrittura, scavando nel mondo dei folli?
         La ricerca a queste domande è stata affidata, ancora una volta, all’invito alla lettura del libro “Esercizi di volo”, al centro della serata, all’invito a “entrare in un mondo strano, talvolta leggermente inquietante ma affascinante, quasi irresistibile”, pieno di utili risposte per vivere la nostra epoca.




I fumetti di Guerrini per Esercizi di volo

LINK Video disegni Enrico




Alla Biblioteca dell'Impruneta, "Esercizi di volo" 29 aprile


venerdì 21 aprile 2017

Recensione di Silvia Ranzi all'Antologia, III parte per Proust

Recensione di SILVIA RANZI sulla sezione di poesie:
 “ OMAGGIO A MARCEL PROUST”
 dall’ANTOLOGIA LIRICA di  ROBERTO MOSI
POESIE  2009 – 2016 “  Collana Perle, Ottobre 2016,  Giuliano Ladolfi Editore
MARCEL PROUST  ( 1871 – 1922) 

La composita Antologia lirica di Roberto Mosi, dal variegato itinerario poetico, è contraddistinta da cicli ispirativi dalla studiata vena evocativa: l’ultima sezione è  dedicata alla rivisitazione dell’universo letterario e psicologico di Marcel Proust, scrittore francese carismatico per aver fondato la sua poetica narrativa  sulla “memoria involontaria” quale cardine di riesumazione di stati di coscienza  nella dialettica tra il passato che riemerge ed il presente che riacquista significato  nella cornice di vicende e dinamiche relazionali che trovano una compiuta narrazione nel ciclo monumentale:  “ A’ la recherche du temps perdu”, polittico che consta di 7 romanzi: “Dalla parte di Swann”, “All’ombra delle fanciulle in fiore”, “ I Guermantes”, “ Sodoma e Gomorra”, “La prigioniera”, “ La fuggitiva”, “ Il tempo ritrovato” (3724 pagine). 

 L’io narrante tra sonno e veglia si riappropria di ricordi e sensazioni per ricostruire un’identità frammentata  e dispersa : come in un preludio di Wagner si attua  la resurrezione del passato.
L’opera viene scritta nel lasso di tempo fra il 1909 - all’età di 38 anni - ed il 1922, data in cui M.Proust muore di polmonite: soffriva fin da bambino di una grave forma d’asma. Gli ultimi tre romanzi usciranno postumi.
L’incipit : Le MADELEINES ed il loro gradevole impasto.
LIRICA DI R.MOSI“ LA CUCINA DI PROUST”
Cucina miraggio per la memoria della gola, / il sapore della lettura / mischiata al gusto dei sapori, /i lamponi del Signor Swann / la torta alle mandorle / la crema al cioccolato / l’impasto per la petite madeleine.
….E’ un pomeriggio di inverno. Il narratore è a casa di sua madre che gli offre una tazza di tè con un biscotto. All’assaggiarlo,  egli  si sente attraversato da sensazioni che non sa comprendere. Facendo il vuoto attorno a sè, riconosce un sapore familiare alla sua infanzia: quello delle “madaleines” che la vecchia zia Léonie gli dava a Combray:  l’infanzia ritorna…. Il mondo perduto ritorna….Seguono  le passeggiate compiute da piccolo nei dintorni di Combray…. Stretta intimità con la madre,  la cui figura si riflette ed  è fissata anche nel  ritratto della nonna.
LIRICA di R.MOSI : “ I CAMPANILI DI MARTINVILLE”: da Iliers  a  Cabourg  (“ Dalla parte di Swann)
Ah, la Francia dei campanili, / delle cattedrali alte / su ondeggianti pianure./
 “ Cèleste , la mia opera /  è come una cattedrale”.
Lo stesso M.Proust, come si evince dall’inciso citato, paragona la struttura del suo romanzo ad una cattedrale gotica, con le sue zone d’ombra, il moltiplicarsi dei corpi accessori e laterali.
Si compie la sua vocazione letteraria : l’obiettivo  era creare il libro assoluto, fare delle esperienze della propria vita i materiali di un’opera d’arte. In quel periodo storico giocano un ruolo decisivo le ascendenze del clima dell’epoca insite nelle correnti letterarie del Simbolismo e del Decadentismo, mentre in filosofia  si affermava “l’Intuizionismo” di  Henri Bergson.
Salvare il passato, riattingendo ad esso  mediante il ricordo multisensoriale - non solo vista ed udito di solito prioritari nel narrare, ma anche gusto, olfatto e tatto - attraverso” Epifanie” che riguardano oggetti, sapori, profumi e dati fenomenici prosaici capaci di evocare la riesumazione di vissuti riaffioranti, mediante l’atto rivelatore della scrittura, da cui lo stesso Roberto Mosi  è animato nell’attivare la genialità di Proust, attualizzarla, ricostruendo la sua personalità ed il suo ambiente storico e mondano  attraverso il verseggiare lirico studiato  in una sorta di transfer  psicologico. 

ENCICLOPEDIA GEV: “ Proust distilla il succo vitale della grande esperienza del Decadentismo europeo e, oltre a dare misura classica a questa “commedia umana” e ad aprire la via al romanzo d’analisi del Novecento, testimonia in modo emblematico un atteggiamento morale e di una crisi che lo collocano a lato degli altri grandi creatori della cultura novecentesca: Mann, Joyce, Musil”.
Superando lo statuto dell’io-entità storica, Proust scavalca la tradizione narrativa memorialista del Realismo e Naturalismo ottocentesco per approdare  ad una narrazione tra autobiografia e saggismo in una posizione d’avanguardia per la sua mobilità strutturale tra esperienza individuale e verità universali sulla base della percezione del sè: il periodare proustiano è ipotattico, sinuoso, con incisi e parentetiche quale ricerca,  divenire, scoperta del sé. La portata narrativa dal un punto di vista linguistico è paragonabile alla rivoluzione della percezione ottica dei colori  introdotta dagli Impressionisti in Pittura e da Claude Debussy nella musica.  I dati del vivere nella prospettiva antirealista, sono interiorizzati tra mitizzazione e demistificazione, diventando emblemi di verità spirituali: l’intelligenza per Proust va soggetta al cuore per cui si parla di un Polittico romanzato dominato dalle “intermittenze del cuore”. Gli oggetti, le sensazioni, le persone coinvolte,  gli intrecci relazionali,  il dipanarsi degli affetti  vissuti, gli ambienti riesumati, i viaggi immaginati, sono presentati nell’aura  del loro investimento emotivo. 

I temi della formazione adolescente di Proust: arte, vita mondana, amore sono strettamente intrecciati al compiersi del suo destino vocazionale legato alla sensibilità creativa.   Nella sezione “ Prigioniera” ( fuga di Albertine  a Parigi), c’è l’amore negato… il disinganno d’amore, ma l’ancoraggio all’Arte sembra schiudere quella pacificazione che l’amore nega  (Albertine muore).
Roberto Mosi  rende omaggio a M.Proust, inscenando con i suoi versi il contesto sociale dell’epoca in cui visse grazie al variegato affresco che lo stesso scrittore delinea della Parigi del tempo tra borghesia in ascesa e nobiltà o aristocrazia  nei salotti culturali e mondani  a cavallo fra i due secoli.
Il pittore Giovanni Boldini, ferrarese d’origine, con formazione a Firenze ai tempi dei Macchiaioli  presso il Caffè Michelangelo, si radica  a Parigi, realizzando  nelle sue tele, mediante  una prassi pittorica elegante e vibrante, il fervore culturale che precede i conflitti mondiali: le folle in movimento delle grandi città, il teatro, i cavalli ed i passanti, ritratti di Signore della società mondana,  siglando uno stile apprezzato da E.Degas e J.Sargent .
M.Proust, che apparteneva ad una famiglia dell’agiata borghesia parigina - padre medico ( Ispettore dell’Igiene pubblica) e la madre, ebrea alsaziana (tra i 32 ed 36 anni  perde entrambi)  - era un giovane elegante e raffinato, frequentava i salotti più esclusivi del Faubourg St.Germains,  collaborava con Riviste del tempo sul piano critico, dimostrando fin da subito talento e qualità nello scrivere, preparando il suo futuro da sensibile ed acuto narratore. 
Roberto Mosi nelle poesie dedicate all’universo introspettivo del narratore francese dimostra di saper attivare , grazie ad una immedesimazione analitica e contemplativa,  quel processo di riscatto  del tempo perduto, tra memoria, emozionalità, incanto e disincanto  nelle circostanze dell’esistenza: amore provato e negato, ricontestualizzazione culturale e sociale del tempo, convivialità nell’arte culinaria, affinità e diversità, mondanità  ed eros.
LIRICA di R.MOSI : “ LA ROSA D’ARGENTO”,  Cena all’Hotel Ritz Place .
Tra gli ammiratori di Proust: il sogno proustiano di  Luchino Visconti che scrisse una sceneggiatura negli anni ’70; un ‘impresa  mitizzata e rimpianta dalle “ pellicole mani nate”.         
 IL TEMPO E LA DURATA INTERIORE: la prospettiva interiore visione spirituale e intuitiva dell’essere.
Nella sezione “ All’ombra delle fanciulle in fiore” l’amore per Albertine nella località a Balbec, sul mare normanno, lo introduce nell’amicizia con il pittore Elstir di cui condivide l’arte impostata sulla metafora come si evince nella LIRICA DI R.Mosi: “ Il SILENZIO DIPINTO DELLE PAGINE”; nel rientro a Parigi, nella tormentata convivenza con Albertine,  diviene amico del musicista Vinteuil. 
 Nell’ultima sezione del  ciclo monumentale:“ Il tempo ritrovato” (1916), dopo un lungo soggiorno in clinica, il narratore torna in una Parigi esposta ai bombardamenti tedeschi .. è la fine di un’epoca,  ma l’obiettivo é  raggiunto: riaccordarsi con il passato, recuperarlo nelle sua verità armoniche e disarmoniche, riviverlo nella sua integralità olistica e riconsegnarlo alla memoria della propria identità sentimentale, razionale  ed esperienziale, vincendo la morte.
LIRICA di R.MOSI : “ LA VEDUTA DI DELFT”, dipinto di  JAN VERMEER , adorato  da M.Proust nella sezione:  “ La prigioniera”  e l’amicizia con lo scrittore BERGOTTE.
Artista insigne del Seicento olandese. Visione estatica del reale che privilegia  il visibile fenomenico  interiorizzato tra esterni vedutistici ed interni della quotidianità che sono realizzati  nella quieta ed accostante verità percettiva   e contemplativa, mobile gioco dei chiaroscuri, incantante armonia, magia del silenzio. 
La mutevole luce degli alti / cieli ventosi d’Olanda / respira di metafisica fissità /unisce il tempo e lo spazio / incontra la striscia delle case / di Delft, contrappunto / alla vastità del cielo nuvoloso.
Assistiamo al RECUPERO SENTIMENTALE e vitale  attraverso le categorie del tempo e della memoria nell’indirizzo estetizzante di fine secolo:
“…notre vie, la vraie vie, la vie enfin découverte et éclaircie, la seule réellement vecue…”
è quella che si ricrea nell’opera d’Arte.

Aprile 2017, SILVIA RANZI




Le madeleine alla Casa di Dante - Omaggio a Proust


         Straordinario evento martedì 11 aprile al Circolo degli Artisti di Firenze “Casa di Dante” dedicato a rendere omaggio alla figura di Marcel Proust partendo dai “racconti poetici”, raccolti nell’Antologia edita da Giuliano Ladolfi Editore (2016), che negli ultimi sei anni Roberto Mosi ha composto secondo gli indirizzi illustrati periodicamente dal portale online “LaRecherche.it”. 

         L’introduzione, di notevole respiro e incisività, è stata del critico Silvia Ranzi. L’incontro è stato scandito dalle musiche, in modalità jazz, di Franco Margari, chitarra solista, e Angiolo Pergolini, chitarra ritmica e armonica, che nella scelta delle loro composizioni si sono ispirati al succedersi dei diversi argomenti e atmosfere. 

         In occasione dell’iniziativa è stato proiettato il video youtube – indirizzo:
Il video raccoglie i disegni realizzati all’impronta dal pittore Enrico Guerrini, nel corso delle numerose manifestazioni nei locali di Firenze, riservate alla presentazione dei diversi passaggi del lavoro di Roberto Mosi, sull’opera di Marcel Proust. Guerrini ha presentato poi, in particolare, gli ultimi disegni da lui realizzati alla maniera di Giovanni Boldini, in ricordo dell’amicizia del famoso pittore italiano con Proust. 
Ritratto dell'Autore alla "maniera" di Boldini
         Giulia Capone Braga, Renato Simoni e lo stesso Autore, hanno interpretato brani dei “racconti poetici” nel corso della serata, divisa in quattro parti a iniziare dal tema de “Il recupero della memoria, la memoria spontanea, i ricordi dell’infanzia”, con centro l’episodio famoso delle madeleine: “E all’improvviso il ricordo mi è apparso. Quel gusto era quello del pezzetto di madeleine che zia Lèonie … “ (M. P., “Dalla parte di Swann).
         Nella seconda parte dell’incontro, il tema: “L’asma, il viaggio immaginato a Firenze, il profumo del gelsomino”, reso nei versi del “racconto poetico”:

Flora, Fiore, Fiorenza
il nome della città profuma
suona dolce al centro
d’incantevoli frasi musicali
sussurrarlo rende felici
nei tempi più grigi
squarcia le visioni più cupe
coagulate da tempeste invernali (…).

         Le ultime due parti della serata hanno riguardato “La Cena all’Hotel Ritz di Parigi e gli ammiratori di Proust, Visconti e Boldini”, “ La passione per la musica e la pittura, l’ammirazione per Vermeer. 

         Gli applausi finali dei presenti sono stati rivolti, oltre che allo spettacolo, alle madeleine preparate dallo stesso Autore, da una ricetta di famiglia. 







giovedì 13 aprile 2017

"Creative madness", Erasmo's aperitif at La Citè - Reading note by Anna Maria Volpini - The crazy video on "Flying exercises", Europa Edizioni


 "Creative madness", Erasmo's aperitif at La Citè - The crazy video on "Flying exercises", Europa Edizioni  


"Follia creativa", l'aperitivo di Erasmo a La Citè - Il folle video su "Esercizi di volo", Europa Edizioni


Link video "Esercizi di volo"





Recensione Annalisa Macchia




Ro

Roberto Mosi, “Esercizi di volo”, Europa Edizioni, 2016, pagg. 90, e. 13,90 -  Alla Libreria Salvemini, piazza Salvemini 18, Firenze

 

            “Quasi quasi lo rileggo !”

 

    Nota di lettura di Anna Maria Volpini

 

“Ho letto con piacere “Esercizi di volo” del mio carissimo amico Roberto Mosi.

Mitico, favoloso come nessun altro, ama il mare, (in particolare il golfo di Baratti), Piombino, i miti, la fotografia, i non luoghi, ama organizzare mostre e presentazioni, ma soprattutto ama la scrittura quella che salva la vita, perchè scrivendo e riscrivendo riesce a tenere lontano le sue ossessioni!

Questo libro è diviso in due parti ben riconoscibili che si alternano equamente: quella dove l’autore illustra un percorso autobiografico con la sua analista Alessandra, e che è scritto in prima persona, e l’altra dove un narratore onnisciente, scrivendo in terza persona, parla dell’organizzazione di una festa per esaltare “La Follia” che si dovrebbe svolgere nel mese di agosto nel magnifico castello di Salorno che si arrocca sopra uno spuntone di roccia in Trentino Alto Adige, provincia di Bolzano.

Non si poteva scegliere un paesaggio diverso da questa valle meravigliosa, che l’autore ben conosce, per ambientare tutta la storia, un paesaggio molto amato che gode dell’ammirazione di ogni persona che ha la fortuna di capitare là per un soggiorno più o meno lungo.

La Follia, che “Rallegra con la sua divina potenza gli dei e gli uomini”, è la protagonista assoluta, ma lo sono anche tutti i personaggi che girando come in una giostra vorticosa danno vita ad eventi straordinari difficili da descrivere, da collocare, da analizzare.

Una delle più straordinarie invenzioni è quella di far avvenire gli eventi in una stazione ferroviaria, non luogo per antonomasia, dove ci sono i lunghi rettilinei di due binari, senza alcuno scambio, due semafori, un edificio con la sala di attesa, l’ex casa del capostazione, un magazzino, un parcheggio, un giardino.

In questa stazione avverranno fatti sensazionali, delitti quasi irrisolti, indagini della polizia che non si concludono, ricerche di una tigre ferita curata e riportata a Monaco, luogo di fughe, via di salvezza.

La stazione sarà la testimone diretta di tutte le riunioni e di tutte le decisioni che verranno prese per organizzare la festa, degli arrivi e delle partenze dei più strani e fantasiosi personaggi. Incombente sopra ogni cosa, la voce dell’altoparlante che, con stancante monotonia, ripete l’invito di “Allontanarsi dalla linea Gialla”. Il giallo non è un colore felice, il giallo non dona, è premonitore di disgrazie.

I personaggi protagonisti sono originalissimi e vengono evidenziati con un nome proprio ma anche con un aggettivo coniato apposta, un creativo neologismo, che li fa apparire subito agli occhi del lettore come se balzassero fuori da una favola perché qui il favoloso è la componente più evidente.

Abbiamo così “Cristoforo il vuotacantine, amante delle buone bottiglie di vino; Gioia, la cercatricedistorie che registra e poi trascrive i fatti su un rosso quaderno; il maestro Bussotti, direttoreartistico della festa; Einstein, lo scienziatodeisognirelativi responsabile degli aspetti scientifici e tecnici; Michelangelo da Peretola l’architettoasimmetrico, discendente dell’illustre artista fiorentino; Greta la ferroviariannaffiarose che insieme alla sua gatta Alice cura il giardino della stazione, scacciandone gli afidi.

Altri personaggi, pur non essendo umani, non sono da meno perchè Martino il semforodelbinariouno e Salvatore il semaforodelbinariodue parlano e interagiscono tra di loro, con uomini e animali, con altri macchinari ed altri oggetti perché qui l’immaginazione supera tutti i confini: il linguaggio, la possibilità di dialogare e comunicare non è riservata agli esseri umani ma ad animali e oggetti inanimati e tutti trovano questa facoltà per niente inusuale.

Una trovata geniale che mi ha fatto tanta tenerezza, che mi ha commosso, come sentirci uniti in un comune destino!

Ed ecco la protagonista assoluta ”La follia” che con un salto temporale dal sedicesimo secolo arriva fino ai nostri giorni per mettere alla berlina le meschinità e le bassezze degli esseri umani: ma lo fa con ironia, lo fa per suscitare il riso, essendo proprio lei il fondamento della nostra felicità.

Così Erasmo e la sua compagna Norma, moderni saltimbanchi, si spostano di paese in paese con il loro carrozzone e allestiscono sempre lo stesso  spettacolo: fra rullare di tamburi, declamazioni, colpi di scena riescono ad affascinare il pubblico che alla fine entusiasta applaude perché ha capito il messaggio “per godersi la vita un pizzico di follia non deve mancare.”

In questo panorama Erasmo da Rotterdam viene affiancato da altri personaggi famosi e Illustri per i loro folli comportamenti: Orlando Furioso e il Cavalier Astolfo, don Chisciotte e Sancho Panza, ma anche Francois Rabelais che scrive delle avventure del gigante Gargantua e di suo padre Pantagruel, fino ad arrivare al poeta Dino Campana con i suoi Canti Orfici e il suo viaggio chiamato amore.

Proseguendo nella storia troviamo Maria Elisa. Ricca imprenditrice lucchese, presidente della scuola della Creatività, avendo sentito della festa di Salorno decide di partecipare a quell’evento. Per lei è importante accumulare ricchezza e per questo sa far bene pubblicità a quello che si può vendere e commercializzare dal momento che la follia travolge ogni resistenza dell’uomo consumatore. Emblema di questo atteggiamento e della follia del futuro è l’uomo Windows, dal  cui corpo gigantesco si aprono decine di finestre. Riusciremo a non essere travolti da tale malefica follia? Come sarà il nostro futuro? Saremo sempre più alienati, depressi, violenti? Ritroveremo l’amore per noi stessi e per gli altri?

Sono domande senza risposta: Roberto ci suggerisce di riflettere perché il domani ce lo prepariamo vivendo bene l’oggi.

Maria Elisa purtroppo ha dei nemici e durante una riunione all’improvviso si spengono le luci e tra grida mostruose viene barbaramente uccisa: un delitto difficile da risolvere, una vittima della follia dell’odio. Gli assassini per il momento sono fuggiti ma il commissario Renon riuscirà a scoprirli. La giustizia dovrà trionfare e l’ordine sociale essere ristabilito.

I giorni trascorrono in fretta, il mese di agosto si avvicina, i preparativi sono studiati nei minimi particolari. Questo grande fermento non sfugge all’analista Alessandra che consiglia al suo paziente di iscriversi ad una scuola di scrittura perché metta sulla pagina le sue esperienze di vita.

Infatti ogni volta che si incontrano, analista e paziente, esaminano fogli e fogli pieni di meravigliosi racconti che pian piano prendono forma di romanzo.

Siamo arrivati in fondo alla storia: la festa sta per iniziare. Giungono gli amici da Francoforte, giungono anche quelli da Firenze: il traffico si ferma, il pubblico si avvicina e alle prime ombre della sera inizia lo spettacolo.

Musiche, proiezioni, effetti speciali: le immagini dei personaggi sfilano davanti agli spettatori e la valle diventa una enorme Cappella Sistina piena di luci e di colori, ma..

C’è sempre un ma alla fine di ogni storia.

Uno strano sibilo, un fruscio, una scintilla, un corto circuito e l’incendio divampa. Lingue di fuoco sempre più violente distruggendo ogni cosa  riducono in cenere il castello.

In un fuggi fuggi generale le persone con l’aiuto dei pompieri a stento si mettono in salvo.

All’alba da un rudere annerito si alza ancora un filo di fumo: la follia si ribella e brucia chi si avvicina al suo mondo.

L’analista e il paziente si salutano: lui adesso è guarito e può camminare con le sue gambe.

Io personalmente non sono sicura: che la follia alberghi ancora nella mente del mio carissimo amico Roberto?

Nel finale si racconta che un giovane dai ruderi del castello incenerito ha lanciato un pacco di fogli: poi legandosi alle braccia due ali di tela si è gettato dagli spalti come se volesse volare.

Ahhhh: ho capito: è proprio Roberto che non vuole smetterla di fare i suoi esercizi di volo!

Comunque a questo finale non credo: ogni cosa è andata a buon fine, il romanzo è qui aperto sulle mie mani e l’ho piacevolmente letto tutto d’un fiato.

Quasi quasi lo rileggo!”

 

Anna Maria Volpini




 

La Rivista Pegaso parla di "Poesie 2009-2016"