Lo spettacolo si è tenuto
all’aperto, ai margini di un prato incorniciato dalle stelle. Il racconto
teatrale si è unito al respiro delle musiche di Berlioz, Lully, Paganini,
Mendelssohn Bartholdy, Beethoven e Malher.
Le scene sono legate alle
vicende della principessa Elisa, donna intraprendente e appassionata, alla
quale Napoleone affidò il governo dei principati di Lucca e Piombino, di Massa
e, poi, dell’intera Toscana.
Lo spettacolo parla della
sua passione per il teatro, per le arti, della sua intraprendenza nelle vicende
dell’amore, dei cambiamenti civili, economici – da moderna imprenditrice – amministrativi,
che introdusse nei territori governati.
Lo spettacolo parla anche del
periodo triste della sconfitta e della perdita del potere – nel momento in cui
il fratello è travolto in tutta Europa dagli eserciti alleati – periodo nel
quale sono messi a dura prova il suo coraggio. Riuscirà a ricrearsi una vita a Trieste
, a Villa Vicentina, con la figlia, gli
amici, le passioni per le arti e il
teatro, fino al bagno fatale nelle acque termali di Monfalcone.
L’ultima scena dello
spettacolo la vede ancora - come all’inizio, quando si apre il sipario –
recitare con grande passione la storia d'amore di “Fedra”, da Racine:
« Un
poison que Médée apporta dans Athènes.
Déjà jusqu’à
mon coeur le venin parvenu
Dans ce
coeur expirant jette un froid inconnu;
Déjà je
ne vois plus qu’à travers un nuage
Et le
ciel et l’époux que ma présence outrage;
Et la
mort, à mes yeux dérobant la clarté,
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