martedì 23 luglio 2024

"Itinera", Masso delle Fate - (I) Partenza

 



ITINERA


Roberto Mosi


Masso delle Fate Edizioni, 2007

        Prefazione

 

I viaggi di ogni tempo iniziano

dalla corte della mia infanzia

 

    Il titolo “Itinera” rivela l’intima struttura di una parabola lirica che abbraccia la dimensione del “sogno”, ’antidoto invocato dall’incontaminata età dell’infanzia per mantenere viva quella speranza che permette al poeta di credere nel cambiamento e disinquinare una società complessa e caotica dai profili consumistici fagocitanti, dalle profonde solitudini individuali, dallo spettro di guerre incombenti all’orizzonte.

    Messa da parte la pratica del linguaggio referenziale, dopo una lunga attività di Funzionario nell’Amministrazione Pubblica, Roberto Mosi riscopre “l’esercizio” della scrittura quale esperienza “iniziatica” per dare libero sfogo alla facoltà creativa, affidandosi alle parole per rivestire le emozioni sul piano fonico e semantico nel gioco allusivo di segrete analogie.

    Nell’avvicendarsi di passato-presente-futuro si dipana la preziosa dinamica dei componimenti poetici in una poliedrica varietà di “occasioni esistenziali”, da cui emerge il profilo di una personalità che intende superare i limiti del reale verso una completezza della propria identità, nella dimensione incoercibile del “Viaggio”: 

 

  Ho fatto parte di un popolo  

migrante sui treni

sopravvissuto alla guerra

alla scoperta di città rinate

 

    “Peregrinare”, come dimensione dell’esistenza “in fieri”, non per mania di evasione, né per dimenticare, ma per conoscersi nel confronto con l’ambiente circostante vicino o lontano, passato o presente, purchè viva nel ricordo, assaporandolo come parte di noi.

    Incondizionata è l’affezione per la propria terra, la Toscana, nei suoi felici segmenti di vita campestre; con predilezione per Firenze, le piazze cittadine, le antiche vestigia di un passato glorioso, “Città cupola”, vertice armonico e prospettico nella verdeggiante valle coronata da dolci colline. Irrinunciabili i soggiorni estivi nella tersa solarità del litorale Versiliese, cullati dal mare al cospetto delle solenni Alpi Apuane.

    Cadenzato è il delinearsi di un filone lirico trasversale, di ascendenza “Calviniana”, in cui si configura l’estro icastico di conferire “denominazioni metaforiche” alla fisionomia di città nel loro tessuto territoriale, ambientale, commerciale: insediamenti dell’abitare, luoghi di incontro, di scambio morale e culturale, cari per soggiorni abituali o visionati attraverso soste turistiche: “La città piazza”, “La città nave”, “La città porto”, “La città luna”, “La città dispensa”.

    Preziosa per connotazioni visive è la sezione dedicata ad affascinanti viaggi nel Vicino-Oriente, in cui si alternano trasalimenti estatici a momenti di richiamo alla cruda realtà: dalla Tunisia meridionale, nella regione sahariana al confine con l’Algeria, fino al porto d’Aquaba sul Mar Rosso, crocevia di popoli confinanti e nemici:

 

L’acqua è torbida nel mare

di Aqaba, attraversata

da grigie navi da guerra

 

    A contatto con queste civiltà esotiche, diverse per etnia, di fronte ad economie di sussistenza, esplorando entroterra montuosi con villaggi alveari dal fascino arcano, il poeta alimenta la sua esperienza umana e riscopre un salutare respiro d’infinito dinnanzi alla vastità della zona desertica con le sue spettacolari volte stellate:

 

Nella notte di stelle disteso

sulla stuoia, mi sento felice

vicino al cuore della terra

 

    Una parentesi di italianità mediterranea il soggiorno in Basilicata, l’antica Lucania, visitando paesi situati sulle pendici del Monte Sirino nella valle del fiume Noce, foriero di nuovi incontri nella cornice di un’anedottica del peregrinare, avvicinando usi, costumi e problemi di integrazione sociale.

A chiusura della Raccolta, si spalancano i vertiginosi scenari di Capo Nord, in Lapponia, ai confini del mondo dove il sole tramonta a mezzanotte, in cui il poeta avverte la sproporzione tra la consapevolezza della precarietà dell’esistenza umana e l’esigenza di eternità insondabile:

 

/una fredda paura m’invade/….

 

    Lo smarrimento si attenua a contatto con il popolo “Sami” che conserva le ascendenze dell’antica spiritualità sciamanica, il cui fascino ridimensiona la sofferenza individuale in partecipazione cosmica:

 

Nel viaggio raccolgo

i dolori del mondo…

nel viaggio raccolgo

 le speranze del mondo

 

... per non rinunciare ad inseguire 

 

/sogni iridati di pace/.

 

    Stupore, malinconia, fertilità di immagini, sentimento individuale e corale connotano il linguaggio poetico di Roberto Mosi in un ritmo lirico limpido, lineare e simbolico, aderente e travalicante il vero: disamina incisiva dei moti interiori, rituale nella rimembranza, ironico e riflessivo quando entrano in gioco tematiche sociali dell’etica quotidiana nelle contraddizioni dell’oggi, ma costantemente aperto alla possibilità di rendere “ideale” l’utopia attraverso “il sogno”.

                                                            

                                        Silvia Ranzi

 

  

 

 


 

 

 

                    La partenza  

 

 

 

La corte

 

I viaggi di ogni tempo iniziano

dalla corte della mia infanzia

magico quadrato di terra tra case

cadenti, chiuso da un cancello

di ferro aperto sul mondo.

 

Nel magico quadrato si scioglie

il racconto dei viaggi: affiorano

per primi i ricordi dei padri

di ritorno dalle guerre sofferte

in ogni parte  del mondo.

 

Il racconto infinito si confonde

con i miti, le scoperte di Ulisse,

le spedizioni nel Bengala, all’isola

di Mompracem. Nella scatola

da scarpe, cartoline e foto sgualcite. 

 

Con la scatola dei sogni in mano

ho superato il cancello di ferro.

 

Viaggi d’altri tempi

 

Ho fatto parte di un popolo

migrante sui treni.

Tra i primi ricordi il viaggio

a Rimini sul carro bestiame

nel primo dopoguerra.

Dalle assi sconnesse i sassi

della massicciata, il verde

dei fiumi sotto i binari

sospesi nel vuoto.

 

Ho fatto parte di un popolo

migrante sui treni.

Il duro legno della terza classe

le soste nella campagna

la gente con l’uva tra le  mani

il profumo delle mense

dei ferrovieri nelle città.

 

Ho fatto parte di un popolo

migrante sui treni.

Sopravvissuto alla guerra

alla scoperta di città rinate

viste dai finestrini del tram.

L’abbraccio di un sonno

di piombo al ritorno, cullato

dallo sferraglìo del treno.

 

 


 

Labirinto

                   

 Luci azzurre nei corridoi

fasciano il silenzio delle stanze.

Avanzo tra presenze del passato

nel labirinto dell’antico ospedale.

Attraverso reparti, seguo tracce di storie

che qui hanno visto la fine.

Da una stanza emerge

nonna Fosca dal dolce sorriso

il grembiule da cuoca

poi Francesco in mano gli arnesi

da calzolaio. In fondo appare

Vasco vestito da marinaio

lo sguardo deciso e sorridente.

Intreccio il filo delle vostre storie

per orientarmi nel labirinto della notte.

              

 

  Movimento

 

Ritorno a ritrovarmi

nel nocciolo

che rimbalza qua, là

non so dove.

 

Ricerco la ricerca

di un motivo

che risuoni dentro, fuori

nel tempo indefinibile.

 

Sogno di sognare

un respiro

che si espanda

in giro, in giro.

 

Rotola la ruota

sull’asse

in perenne moto

 

consuma il mio io

naufrago.

 


 


Emozioni

 

Cerco le parole

che rotolano per terra

nel ripetersi del giorno

fra risa e pianti

vestite di pane e di vino.

 

Cerco le parole

che vagano nella mente

nel silenzio assordante dell’io

testimoni diuturne

del dialogo con le ombre.

 

Cerco le parole

che vestono le emozioni

e il riflesso nella tua voce

incrinata, nella luce

dei tuoi occhi.


* * * * * * 




E-BOOK  "ITINERA", LaRecherche

 

 

Collana di eBook a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani


eBook n. 48 :: Itinera, di Roberto Mosi
LaRecherche.it [Poesia]

1 commento:

  1. La corte



    I viaggi di ogni tempo iniziano

    dalla corte della mia infanzia

    magico quadrato di terra tra case

    cadenti, chiuso da un cancello

    di ferro aperto sul mondo.



    Nel magico quadrato si scioglie

    il racconto dei viaggi: affiorano

    per primi i ricordi dei padri

    di ritorno dalle guerre sofferte

    in ogni parte del mondo.



    Il racconto infinito si confonde

    con i miti, le scoperte di Ulisse,

    le spedizioni nel Bengala, all’isola

    di Mompracem. Nella scatola

    da scarpe, cartoline e foto sgualcite.



    Con la scatola dei sogni in mano

    ho superato il cancello di ferro.

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