giovedì 24 agosto 2023

"Concerto per Flora", Roberto Mosi, in "Concerto" , Gazebo

 



CONCERTO PER FLORA, Roberto Mosi


 

 

 

I. “La Primavera

(Sandro Botticelli)

 

Flora

 

 

Flora esce sorridendo dal bosco

sparge rose raccolte nel grembo,

nel volto il sorriso di Fiorenza.

 

Zefiro, le gote gonfie, afferra Clori,

il vento s’ingorga nei pepli

li increspa, un turbinio di stoffe.

 

Sul prato un tappeto di fiori,

Venere muove passi di danza

saluta l’arrivo della primavera.

 

Mercurio nel bosco d’aranci,

in vesti da guerra, alza il caduceo,

due feroci serpenti avvinghiati.

 

Trafigge la nube della discordia,

mostra la pace. La tempesta

vola via dalle terre di Fiorenza.


 

 

 

 Fiorire  

 

 

“Ben arrivato”,  Flora mi saluta

porgendo una rosa. “Sandro mi ha fatto

il trucco per ricevere i visitatori.”

 

 “La notte usciamo dai quadri

con Venere e Mercurio. Arriva a noi

il profumo del fiume, dei forni”

 

Non riposate durante la notte? 

Oggi c’è bisogno di bellezza,

di simboli sereni del bello.

 

 

Quando il mattino suona dalla Torre

arrivano i nostri padri, i pennelli

ricompongono le vesti, i volti.”

 

Che i padri restino tra noi,

l’arte fecondi i nostri tempi,

rinascano i gigli del Rinascimento.

 

“Le ombre tra le ombre! L’arte

segua la cadenza dei tempi

sulle esili tracce dell’utopia”.


 

 

 

 

 

Fiorenza

 

 

Attraverso le piazze cammino

per le vie, cerco pagine di storia.

Per segnalibro la bellezza.

 

Cupola, rossa corolla al centro,

slancio degli embrici, dei costoni.

S’innalza, segno dell’armonia.

 

 

 

 

Colori, l’argento della pietra forte,

l’oro della pietra serena, il bianco

della calce, il rosso dei tetti.

 

Poesia, Shelley alla Fonte del Narciso

i Futuristi alle Giubbe Rosse e Montale

e Campana. Dante per ogni dove.


 

 

II.  Tredici tempere su tela

 ( Vinicio Berti)

Tosca

Tosca, cerco i fiori del bello

in periferia al calore delle utopie,

fiori rossi degli anni pari e dispari.

 

“Alla Società di Mutuo Soccorso,

dopo l’arrivo dell’ultimo volo

quando cessa ogni rumore.”

 

Nei quadri alle pareti  Vinicio

racconta  la storia di Peretola,

sui tavoli lattine di Coca Cola.

 

Longarine, tavole da cantiere

si spingono in alto: lo slancio

della Cupola, della nuova società. 

 

Macchie di colore, rosso, nero

giallo, azzurro, la tavolozza

di Botticelli. Lievitano storie.

 

Marcia  il Quarto Stato, Tosca

in prima fila, il bambino in braccio.

Facce sul fondo, formano un popolo.


 

 

 Trame

 

 

Escono dai quadri dietro le torce

dei vigilanti, nei supermercati,

tra le ombre delle fabbriche.

 

“Lo sciopero delle trecciaiole.

Mi distesi sulle rotaie.” Tosca ricorda:

“La cavalleria attaccò nella piazza.”

 

Remo al villino presso la  stazione:

“Chiusi il cancello, partii per la guerra.

Lo riaprii, con me la tubercolosi.”

 

 

Cesare porta gli amici alla barca

da renaiolo sull’Arno: “Dall’alba

al tramonto per un pezzo di pane.”

 

All’alba i primi voli, le sirene.

Alla Casa del Popolo Tosca e gli altri

prendono posto nei quadri di Vinicio.


 

 

 

Tracce 

 

 

 

“Il primo tra i vini quello di Brozzi,

il miglior che un cristiano ingozzi”

dice Bacco: “Sa di botte e marcorella.”

 

Il primo a volare Zoroastro da Peretola:

le ali di Leonardo, si lanciò nel vuoto

la gamba rotta, la gloria eterna.

 

Il primo navigatore Amerigo Vespucci.

mise le navi nel Fosso Macinante,

poi il nome al nuovo continente.

 

Il primo a Benevento il Gobbo di Peretola,

tornò con due gobbe, una davanti

e una di dietro. Lo sfregio delle streghe.


 

 III. “Nascita di Venere”

(Sandro Botticelli)

 

 Venere

 

 

Venere solca le onde del mare

verso la terraferma. Rinnoverà

alla terra di Toscana i doni dell’amore.

 

Il volto reclinato, copre con la destra

un seno, con l’altra preme sul pube

la ciocca  lunga dei capelli biondi.

 

Sulla riva frastagliata di spiagge,

un tappeto erboso:  Carite dispiega

 un mantello di pianticelle fiorite.

 

Fiorenza attende Venere. Sarà

annunziata dalle onde del fiume

che scherzano ai piedi del ponte.

 

 


 

 

 

Vedute 

 

 

 

 

“Mi affaccio dalle finestre affrescate.”

Le immagini di Venere sul telone

del palazzo in costruzione.

 

“Corro in Boboli tra gli ippocastani.”

Maglietta bianca, la cuffia  dell’i-pod,

l’immagine nella vasca del Nettuno.

 

“Ondeggio nella sfilata del Piazzale.”

Il vestito rosso di Armani, lampi

di flash tra due nubi di applausi.

 

“Con gli amici a Santo Spirito”.

Birra, un pitbull al guinzaglio,

sul braccio il tatuaggio LOVE LOVE.

 

“Lancio baci ai viandanti della notte”

 al finestrino della vettura del tram.

Attraversa la città addormentata.

 


 

 

 

Visione

 

 

Venere spinta dai venti giunge alla riva

ai piedi della Galleria degli Uffizi, dove

un tempo sorgeva il porto romano.

 

Tosca in disparte dal Ponte Vecchio

osserva l’arrivo di una nuova stagione,

assapora il profumo della primavera.

 

Flora accoglie la dea, la coperta

di gigli fra le braccia. Mano

nella mano salgono agli Uffizi.

 

L’Alba si annuncia, c’è il tempo

per una danza, per invitare Mercurio

al rito per un nuovo Rinascimento.

 

 

ROBERTO MOSI

“CONCERTO” per  FLORA

Silvia Ranzi

Roberto Mosi, poeta e fotografo, affascinato dall’ interdipendenza fra le Arti, ha di recente pubblicato la Raccolta poetica “Concerto”  in cui il materiale poetico viene orchestrato secondo una pluralità di partiture: i frammenti lirici del vissuto interpretano una sonorità semantica e fonosimbolica che si avvale di suites linguistiche ora vivaci, ora andanti, ora riflessive in adagi. Il testo risulta composito per la struttura polifonica  del verseggiare che si avvale di tempi stagionali metaforici nell’alternanza di ritmi interni tra vita attiva e contemplativa. Le strofe vengono accorpate per temi nel pentagramma del vivere con accenti introspettivi ed istanze etico-sociali. Tra attività diurna e notturna / nella polvere del giorno/ si affaccia, a sanare le contraddizioni, il riscatto del Mito nel rinvigorirsi della consapevolezza di un passato da riscoprire, un presente da sostenere verso un futuro da ricostruire nel miraggio dell’utopia solidale.L’andamento ora allegro, ora meditativo della ferialità si impenna nella riproposizione della bellezza come ideale che si incarna nelle Arti figurative di un glorioso passato da ammirare: la Firenze Medicea in cui il Neoplatonismo, filtrato da Marsilio Ficino, trovava il suo corrispettivo allegorico nell’Arte del Botticelli. Nella sezione a preludio “Sinfonia per Populonia”- sito archeologico prominente il Golfo di Baratti - il poeta riesuma le antiche origini etrusche della Toscana, evocando la fase aurorale del Mito nella fase italica, cui consegue la celebrazione del Mito umanistico del fecondo Rinascimento nella dialettica della memoria storica con le dinamiche inquiete del presente: l’arte fecondi / la sterilità dei tempi… inseguendo / le esili tracce dell’utopia.  --   Oggi c’è bisogno/ di bellezza, di simboli / sereni del bello.

Il  CONCERTO PER FLORA, nel cuore  pulsante della Silloge,  è dedicato alla  figura mitica della Ninfa Flora che richiama l’antico appellativo della città di Firenze, “Florentia”, cantata attraverso una serie di liriche coreograficamente concepite che ruotano attorno ai noti capolavori “la Primavera” e “ La nascita Di Venere”, rifacendosi alle tesi di Cristina Acidini Luchinat - “Botticelli. Allegorie mitologiche”, Electa, 2001 - che mette in campo una chiave di lettura storica sul piano iconologico.

Le iconografie, ispirate alla poesia di Agnolo Poliziano “Stanze per la Giostra di Giuliano”, incarnano la celebrazione della rinnovata fioritura di Firenze “nell’eterna primavera ristabilita dai Medici” grazie alla pace riconquistata dall’abile politica diplomatica del Magnifico che riuscì a porre fine ai due anni di guerra con Ferdinando d’Aragona e di interdetto papale dopo la congiura dei Pazzi, personificata da Mercurio, raffigurato con i calzari alati mentre caccia le nubi con il bastone o“caducéo”( due serpenti avvinghiati: simbolo, nella tradizione del Dio Eusculapio, di concordia, unione e pace).

Le  figure allungate e flessuose - Venere dea dell’Amore casto e generatore vicino ad un cespuglio di mirto a lei sacro; Cupido che scocca una freccia verso le tre Grazie ( le facoltà spirituali dell’humanitas); Zefiro, il vento che introduce la primavera, rapisce la ninfa Clori dalla cui bocca fuoriescono tralci di fiori; Flora, personificazione di Firenze, divinità giovane e feconda protettrice dei lavori agricoli e della fertilità femminile, prende fiori dal lembo della veste sul suo grembo - si muovono al passo di una danza che si staglia in un hortus conclusus: spazio ideale, dove tutto è armonia di forme e sentimenti.

La stessa“ Nascita di Venere “ su una conchiglia dalla spuma del mare è simbolo dell’Amore divino riservato agli spiriti eletti, simbolo della purezza e dello splendore dell’anima per cui  i due Zefiri ( figure intrecciate nella coppa Farnese) la sospingono verso terra dove l’attende Flora, Firenze, per coprirla con un ricco manto….                     

  Rinnoverà alla felice/ terra di Toscana/ i doni dell’amore

Dall’itinerario rinascimentale i frammenti lirici si ricollegano a tempi più recenti per ritrovare e tessere / il filo della memoria/ nelle parole rimembranti del poeta: Il suono della poesia. / Shelley alla Fonte del Narciso,/ i Futuristi alle Giubbe Rosse, Montale all’antico Istituto,/ Campana a S.Salvi. Dante per ogni dove./

Lo stesso omaggio alle “Tredici tempere su tela” di Vinicio Berti, (artista esponente dell’ Astrattismo classico fiorentino anni Sessanta ), donate alla storica Società di Mutuo Soccorso di Peretola ed esposte nella Casa del Popolo a Firenze - II° tempo del Concerto per Flora, denominato “Tesori”- si inarca nel Mito odierno del travaglio storico del dopoguerra. La gestualità astraente tra Cubismo e Futurismo genera trame segniche dalle verticalità ascensionali costruttive ed energiche (Manifesto della “Morfologia costruttiva” 1972) che ricostruiscono la fisionomia storica dell’antico borgo e ne interpretano il sostrato mitico popolare: dagli episodi della Resistenza antifascista di Liberazione-Ricostruzione alla rivisitazione di racconti e leggende legate al territorio nella definizione dell’identità di un popolo in cammino, cui fanno  da controcanto i versi che liberano l’idea di spazialità e progettualità dell’architettura brunelleschiana: Longarine e ganasce, /tavole di cantiere/ si spingono in alto. Lo slancio della cupola,/ delle idee in fermento/ per la nuova società. … nel segno di una auspicata Primavera di ideali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Nessun commento:

Posta un commento