CONCERTO PER FLORA, Roberto Mosi
I. “La Primavera”
(Sandro Botticelli)
Flora
Flora esce sorridendo dal bosco
sparge rose raccolte nel grembo,
nel volto il sorriso di Fiorenza.
Zefiro, le gote gonfie, afferra Clori,
il vento s’ingorga nei pepli
li increspa, un turbinio di stoffe.
Sul prato un tappeto di fiori,
Venere muove passi di danza
saluta l’arrivo della primavera.
Mercurio nel bosco d’aranci,
in vesti da guerra, alza il caduceo,
due feroci serpenti avvinghiati.
Trafigge la nube della discordia,
mostra la pace. La tempesta
vola via dalle terre di Fiorenza.
Fiorire
“Ben arrivato”, Flora mi saluta
porgendo una rosa. “Sandro
mi ha fatto
il trucco per ricevere i
visitatori.”
“La notte usciamo dai quadri
con Venere e Mercurio.
Arriva a noi
il profumo del fiume, dei
forni”
Non riposate durante la notte?
Oggi c’è bisogno di bellezza,
di simboli sereni del bello.
“Quando il mattino
suona dalla Torre
arrivano i nostri padri, i
pennelli
ricompongono le vesti, i
volti.”
Che i padri restino tra noi,
l’arte fecondi i nostri tempi,
rinascano i gigli del Rinascimento.
“Le ombre tra le ombre!
L’arte
segua la cadenza dei tempi
sulle esili tracce
dell’utopia”.
Fiorenza
Attraverso le piazze
cammino
per le vie, cerco pagine
di storia.
Per segnalibro la
bellezza.
Cupola, rossa corolla al
centro,
slancio degli embrici, dei
costoni.
S’innalza, segno
dell’armonia.
Colori, l’argento della
pietra forte,
l’oro della pietra serena,
il bianco
della calce, il rosso dei
tetti.
Poesia, Shelley alla Fonte
del Narciso
i Futuristi alle Giubbe
Rosse e Montale
e Campana. Dante per ogni
dove.
II. “Tredici tempere su tela”
( Vinicio Berti)
Tosca
Tosca, cerco i fiori del
bello
in periferia al calore
delle utopie,
fiori rossi degli anni
pari e dispari.
“Alla Società di Mutuo Soccorso,
dopo l’arrivo dell’ultimo volo
quando cessa ogni rumore.”
Nei quadri alle
pareti Vinicio
racconta la storia di Peretola,
sui tavoli lattine di Coca
Cola.
Longarine, tavole da cantiere
si spingono in alto: lo
slancio
della Cupola, della nuova
società.
Macchie di colore, rosso,
nero
giallo, azzurro, la
tavolozza
di Botticelli. Lievitano
storie.
Marcia il Quarto Stato, Tosca
in prima fila, il bambino
in braccio.
Facce sul fondo, formano
un popolo.
Trame
Escono dai quadri dietro le torce
dei vigilanti, nei supermercati,
tra le ombre delle fabbriche.
“Lo sciopero delle
trecciaiole.
Mi distesi sulle rotaie.” Tosca ricorda:
“La cavalleria attaccò
nella piazza.”
Remo al villino presso la
stazione:
“Chiusi il cancello,
partii per la guerra.
Lo riaprii, con me la
tubercolosi.”
Cesare porta gli amici alla barca
da renaiolo sull’Arno: “Dall’alba
al tramonto per un pezzo
di pane.”
All’alba i primi voli, le sirene.
Alla Casa del Popolo Tosca e gli altri
prendono posto nei quadri di Vinicio.
Tracce
“Il primo tra i vini
quello di Brozzi,
il miglior che un
cristiano ingozzi”
dice Bacco: “Sa di
botte e marcorella.”
Il primo a volare Zoroastro da Peretola:
le ali di Leonardo, si lanciò nel vuoto
la gamba rotta, la gloria eterna.
Il primo navigatore Amerigo Vespucci.
mise le navi nel Fosso Macinante,
poi il nome al nuovo continente.
Il primo a Benevento il Gobbo di Peretola,
tornò con due gobbe, una davanti
e una di dietro. Lo sfregio delle streghe.
III. “Nascita di Venere”
(Sandro Botticelli)
Venere
Venere solca le onde del mare
verso la terraferma. Rinnoverà
alla terra di Toscana i doni dell’amore.
Il volto reclinato, copre con la destra
un seno, con l’altra preme sul pube
la ciocca lunga
dei capelli biondi.
Sulla riva frastagliata di spiagge,
un tappeto erboso:
Carite dispiega
un mantello di
pianticelle fiorite.
Fiorenza attende Venere. Sarà
annunziata dalle onde del fiume
che scherzano ai piedi del ponte.
Vedute
“Mi affaccio dalle
finestre affrescate.”
Le immagini di Venere sul telone
del palazzo in costruzione.
“Corro in Boboli tra gli
ippocastani.”
Maglietta bianca, la cuffia dell’i-pod,
l’immagine nella vasca del Nettuno.
“Ondeggio nella sfilata
del Piazzale.”
Il vestito rosso di Armani, lampi
di flash tra due nubi di applausi.
“Con gli amici a Santo
Spirito”.
Birra, un pitbull al guinzaglio,
sul braccio il tatuaggio LOVE LOVE.
“Lancio baci ai viandanti
della notte”
al finestrino
della vettura del tram.
Attraversa la città addormentata.
Visione
Venere spinta dai venti giunge alla riva
ai piedi della Galleria degli Uffizi, dove
un tempo sorgeva il porto romano.
Tosca in disparte dal Ponte Vecchio
osserva l’arrivo di una nuova stagione,
assapora il profumo della primavera.
Flora accoglie la dea, la coperta
di gigli fra le braccia. Mano
nella mano salgono agli Uffizi.
L’Alba si annuncia, c’è il tempo
per una danza, per invitare Mercurio
al rito per un nuovo Rinascimento.
ROBERTO MOSI
“CONCERTO” per FLORA
Silvia Ranzi
Roberto Mosi, poeta e fotografo, affascinato dall’
interdipendenza fra le Arti, ha di recente pubblicato la Raccolta poetica
“Concerto” in cui il materiale poetico
viene orchestrato secondo una pluralità di partiture: i frammenti lirici del
vissuto interpretano una sonorità semantica e fonosimbolica che si avvale di
suites linguistiche ora vivaci, ora andanti, ora riflessive in adagi. Il testo
risulta composito per la struttura polifonica
del verseggiare che si avvale di tempi stagionali metaforici nell’alternanza
di ritmi interni tra vita attiva e contemplativa. Le strofe vengono accorpate
per temi nel pentagramma del vivere con accenti introspettivi ed istanze
etico-sociali. Tra attività diurna e notturna / nella polvere del giorno/
si affaccia, a sanare le contraddizioni, il riscatto del Mito nel rinvigorirsi della consapevolezza di un passato da
riscoprire, un presente da sostenere verso un futuro da ricostruire nel
miraggio dell’utopia solidale.L’andamento
ora allegro, ora meditativo della ferialità si impenna nella riproposizione della bellezza come
ideale che si incarna nelle Arti figurative di un glorioso passato da ammirare:
la Firenze Medicea in cui il Neoplatonismo, filtrato da Marsilio Ficino,
trovava il suo corrispettivo allegorico nell’Arte del Botticelli. Nella sezione
a preludio “Sinfonia per Populonia”- sito archeologico prominente il Golfo di
Baratti - il poeta riesuma le antiche origini etrusche della Toscana, evocando
la fase aurorale del Mito nella fase italica, cui consegue la celebrazione del
Mito umanistico del fecondo Rinascimento nella dialettica della memoria storica
con le dinamiche inquiete del presente: l’arte fecondi / la sterilità dei tempi…
inseguendo / le esili tracce dell’utopia.
-- Oggi c’è bisogno/ di
bellezza, di simboli / sereni del bello.
Il CONCERTO PER FLORA, nel cuore pulsante della Silloge, è dedicato alla figura mitica della Ninfa Flora che richiama l’antico appellativo della città di
Firenze, “Florentia”, cantata attraverso una serie di liriche coreograficamente
concepite che ruotano attorno ai noti capolavori “la Primavera” e “ La nascita
Di Venere”, rifacendosi alle tesi di Cristina
Acidini Luchinat - “Botticelli. Allegorie mitologiche”, Electa, 2001 - che
mette in campo una chiave di lettura storica sul piano iconologico.
Le iconografie, ispirate alla poesia di Agnolo Poliziano
“Stanze per la Giostra di Giuliano”, incarnano la celebrazione della rinnovata
fioritura di Firenze “nell’eterna primavera ristabilita dai Medici” grazie alla
pace riconquistata dall’abile politica diplomatica del Magnifico che riuscì a
porre fine ai due anni di guerra con Ferdinando d’Aragona e di interdetto
papale dopo la congiura dei Pazzi, personificata da Mercurio, raffigurato con i
calzari alati mentre caccia le nubi con il bastone o“caducéo”( due serpenti
avvinghiati: simbolo, nella tradizione del Dio Eusculapio, di concordia, unione
e pace).
Le figure
allungate e flessuose - Venere dea
dell’Amore casto e generatore vicino ad un cespuglio di mirto a lei sacro; Cupido che scocca una freccia verso le
tre Grazie ( le facoltà spirituali dell’humanitas); Zefiro, il vento che introduce la primavera, rapisce la ninfa Clori
dalla cui bocca fuoriescono tralci di fiori; Flora, personificazione di Firenze, divinità giovane e feconda
protettrice dei lavori agricoli e della fertilità femminile, prende fiori dal
lembo della veste sul suo grembo - si muovono al passo di una danza che si
staglia in un hortus conclusus: spazio ideale, dove tutto è armonia di forme e
sentimenti.
La stessa“ Nascita di Venere “ su una conchiglia dalla
spuma del mare è simbolo dell’Amore divino riservato agli spiriti eletti,
simbolo della purezza e dello splendore dell’anima per cui i due Zefiri ( figure intrecciate nella coppa
Farnese) la sospingono verso terra dove l’attende Flora, Firenze, per coprirla
con un ricco manto….
Rinnoverà
alla felice/ terra di Toscana/ i doni dell’amore
Dall’itinerario rinascimentale i frammenti lirici si
ricollegano a tempi più recenti per ritrovare e tessere / il filo della memoria/
nelle parole rimembranti del poeta: Il suono della poesia. / Shelley alla Fonte
del Narciso,/ i Futuristi alle Giubbe Rosse, Montale all’antico Istituto,/
Campana a S.Salvi. Dante per ogni dove./
Lo stesso omaggio alle “Tredici tempere su tela” di Vinicio Berti, (artista esponente
dell’ Astrattismo classico fiorentino anni Sessanta ), donate alla storica
Società di Mutuo Soccorso di Peretola ed esposte nella Casa del Popolo a
Firenze - II° tempo del Concerto per Flora, denominato “Tesori”- si inarca nel Mito odierno del travaglio storico del
dopoguerra. La gestualità astraente tra Cubismo e Futurismo genera trame
segniche dalle verticalità ascensionali costruttive ed energiche (Manifesto
della “Morfologia costruttiva” 1972) che ricostruiscono la fisionomia storica
dell’antico borgo e ne interpretano il sostrato mitico popolare: dagli episodi
della Resistenza antifascista di Liberazione-Ricostruzione alla rivisitazione
di racconti e leggende legate al territorio nella definizione dell’identità di
un popolo in cammino, cui fanno da
controcanto i versi che liberano l’idea di spazialità e progettualità
dell’architettura brunelleschiana: Longarine e ganasce, /tavole di cantiere/ si
spingono in alto. Lo slancio della cupola,/ delle idee in fermento/ per la
nuova società. … nel segno di una auspicata Primavera di ideali.
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