La fonte di San Cerbne
1. La fonte di San Cerbone
Chi non beve alla fonte di San Cerbone
è un ladro o un birbone!
Detto popolare della Maremma
I.
La fonte fluisce perenne
l’onda del mare attende
moto sinuoso fluente
assorbe materna la espelle
un parto un nascituro.
Il rivolo d’acqua invade
i forni fusori emersi
i ricordi della fusione
i fuochi sempre accesi
di un popolo nero di fumo.
Brillano al sole d’argento
gli antichi cumuli fusi
il corpo di nubi di fumo
fino ai resti del porto
per le navi dall’Elba.
Rivoli di folla a frotte
giungono da Piombino
incoronata di fiamme
scendono sulla spiaggia
borse di frigo in spalla.
Un branco di cinghiali
scende dal bosco
le setole d’argento
grufola si crogiola
nell’acqua di fonte.
II.
La fonte borbotta ricorda:
“Sgorga l’acqua improvvisa
copre il corpo di Cerbonio
alla vista dei Barbari
dopo il trasporto dall’Elba.”
Barbari sulla spiaggia
biondi capelli sciolti
sulle groppe dei cavalli
la campana di Populonia
grida la furia degli invasori.
La condanna di Totila
alla fossa delle belve:
“L’enorme orso l’assale
si ferma cade ai piedi
un agnello mansueto.”
Bambini costruiscono
castelli di ciottoli neri
da abbattere uno a uno
racconti dei padri
arrivati dal nord.
Barbari nel bunker
mani alla mitragliatrice
riluce il mare davanti
cantano cicale assetate
borbotta la fonte.
III.
La fonte canta Flora
l’amore del pescatore:
“La notte di plenilunio
di maggio portate
mazzi di fiori colorati.”
“Gigli bianchi gettate
per la candida pelle
gerbere per l’azzurro
degli occhi margherite
per i sogni di fanciulla.”
Giunse la mattina presto
la brocca sulla testa
porse l’acqua al pescatore
sceso a terra dalla barca
per dissetarsi alla fonte.
“Spargete rose rosse
per la fiamma d’amore
violette per l’attesa
non–ti–scordar-di-me
per l’abbraccio delle onde.”
Le onde tremule del mare
fasciano il corpo di Flora
formano un cerchio di fiori
una lenta processione
dolce il canto della fonte.
2. La sorgente del Pozzino
Tutti mi dicon Maremma, Maremma,
ma a me mi pare una Maremma amara.
L’uccello che ci va perde la piuma
Canto popolare
I.
L’acqua cade sulla pietra
vestita d’argento
un rivolo per la spiaggia
di ciottoli neri raggiunge
il mormorio alterno del mare.
Tra il fasciame del relitto
coppe di vetro e di rame
fiale profumi e unguenti
anfore resina e vino
rotta Rodi Marsiglia.
La spiaggia si adagia
tra scogli e mare aperto
onde lasciano al galoppo
il golfo mostrano spazi
solcati dalle navi nel tempo.
Naufrago di un lungo viaggio
sono al centro dello spazio
del tempo senza confine
per amiche la poesia
la voce solitaria del mare.
Inseguo sulla rotta
nord sud la scia
dell’ aereo d’argento
che si specchia tremolante
nella vasca della sorgente.
III.
Il suono del campanaccio
rompe la voce della sorgente
l’ agnellone in festa guida
la processione di cani
pastori pecore e cavalli.
Un incessante belare
la vasca punto d’arrivo
di dieci giorni di marcia
crinali valli e pianori
dai monti del Casentino.
A fianco della palude
il villaggio di capanne
riparo per nove mesi
recinto di pecore e cavalli
fuochi per il formaggio.
Ogni pastore quaranta
pecore per il pascolo
il tempo una gora
di solitudine e freddo
in attesa del maggio.
La clessidra si rovescia
per lo spazio di tre mesi
la solitudine svanisce
a settembre sarà tempo
di tornare alla sorgente.
III.
“Alla spiaggia del Pozzino
il pescatore di Livorno
trovò nelle reti l’Anfora
d’argento di Antiochia”
il mormorio della sorgente.
Cibele Mitra e gli dei
dell’Olimpo incisi a sbalzo
tornano in vita invitano
all’incontro con il divino
ai segni dell’immortalità.
Sul fianco dell’Anfora
i mesi le stagioni le parti
del mondo Dioniso danza
tra Satiro e Arianna
seguaci dalle pelli ferine.
Musica coppe di vino
conquista dell’estasi
uomini partecipano
ai riti iniziati ai misteri
aspirano all’immortalità.
Si rompe la linea del tempo
nella circolarità del rito
ruota l’Anfora d’Antiochia
mostra l’incontro di Amore
e Psiche presso la sorgente.
3. La risorgiva delle “serpi in amore”
Al Porticciolo di Marina la sorgente conosciuta
come la Fonte delle Serpi in Amore. Sul marmo
che sovrasta la fonte sono scolpite due bisce
aggrovigliate.
Guida Turistica di Piombino
I.
Mi tuffo liquido silenzio
bolle d’aria salgono in alto
schiuma bianca mi avvolge
brividi freddi sul corpo
la maschera appannata.
Scendo rapido verso il fondo
alla ricerca delle mie origini
un suono batte all’orecchio
dolore forte sempre più forte
l’ombra guizzante mi segue.
Attraverso acqua fangosa
invasa da fantastiche figure
in fuga dai racconti del mito
dalle pagine delle mie poesie
percorse da mitiche figure.
Scendo nella luce calda
riflessi del mosaico
delle Logge romane
pesciversi suoni
generati dalla melodia.
Guizzano sirene e delfini
calamari gattucci granchi
intorno al marmo scolpito
due serpi in amore
gorgoglia la voce della risorgiva.
II.
L’onda travolge
la nave naufragio
al centro del mosaico
circondato da poseidonie
da resti di antichi relitti.
Il ribollire della risorgiva
mi porta ricordi di venti
in furia sulla terra
di mari in tempesta
la bocca di acqua salata.
“Non riemerge
è affogato!”
Sulla spiaggia di fuoco
il polmone d’acciaio
la folla della domenica.
Si sciolgono neri ricordi
rossi fardelli investiti
dal respiro della morte.
“E’ trascinato sul fondo
si aggrappa allo scoglio”.
Le onde giocano
con le mie forze foschia
una fiaccola dal mare
bolle di versi in memoria
delle storie della risorgiva.
III.
Getto i pesi di piombo
risalgo verso l’alto
in traccia del futuro
la luce verde sconfina
nell’azzurro del cielo.
L’ombra della sirena
mi segue capelli verdi
pescedonna sfuggente
movimento mutevole
pieno rotondo fluido.
Vertigine dell’ascesa
un danzare incessante
conquista e abbandono
muore il passato
nasce il domani.
L’acqua essere fluido
si trasforma
nel ciclo dell’eterno
il freddo si riscalda
il caldo si raffredda.
Non rimarrò lontano
dalla verde sirena
getterò versi ornati
di rose per la voce
d’aria della sorgente.
Roberto Mosi
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