L’invasione degli storni (p. 143-163)
Nell’aria
viola del tramonto egli guarda
affiorare da una parte del cielo un pulviscolo
minutissimo, una
nuvola d’ali
che volano.
S’accorge che sono migliaia
e migliaia:
la cupola del cielo ne è invasa.
Palomar,
Italo Calvino
Valle dell’Inferno
Il Gigante si scuote dal sonno
si alza
vacillando in piedi
le mani alla
fronte.
Un lampo
illumina la Cupola
il boato
squarcia la notte.
Il Palazzo è
avvolto dal fumo,
giungono
nubi di voci:
“La bomba!”,
“Gli Uffizi!”
Il gigante
maledice,
gli occhi
caverne di fuoco.
La bocca
schiuma di bava.
Trema la
terra del prato,
si apre il
labirinto, cado
come corpo
morto cade.
La Cornacchia conta gli arrivi
li
moltiplica per i numeri primi.
Ad ogni
arrivo batte le ali
scrive il
nome sulla lavagna.
Gracida
contenta, mostra
le gore
d’acqua putrida
abitate dal
gracidio delle rane.
L’occhio del
campanile
di Casetta
di Tiara si affaccia
sopra i
miasmi della valle.
Il treno
attraversa la galleria
nel pulsare
delle vene d’acqua,
tremano le
radici del bosco.
Il cervo
scappa spaventato
sul fianco
la ferita di uno sparo.+
Il Terzo Paesaggio invade
la casa di Ivo Morini
Omaggio a Dino Campana e Sibilla Aleramo
"La valle dell'Inferno"
da
"L'invasione degli storni"
- L’invasione degli storni -
1. Valle dell’Inferno
La cornacchia conta gli arrivi (ROBERTO)
li moltiplica per i numeri primi.
Ad ogni arrivo batte le ali
scrive il nome sulla lavagna.
Gracida contenta, mostra
le gore d’acqua putrida
abitate dal gracidio delle rane.
L’occhio del campanile
di Casetta di Tiara si affaccia
sopra i miasmi della valle.
La macchina cattura immagini
a misura dell’occhio digitale.
Il treno attraversa la galleria
nel pulsare delle vene d’acqua,
tremano le radici del bosco.
Il cervo scappa spaventato
sul fianco la ferita di uno sparo.
Il Gigante si scuote dal sonno (RENATO)
si alza vacillando in piedi
le mani alla fronte.
Un lampo illumina la Cupola,
il boato squarcia la notte.
Il Palazzo è avvolto dal fumo,
giungono nubi di voci:
“La bomba!”, “Gli Uffizi!”
Il Gigante maledice,
gli occhi caverne di fuoco.
La bocca schiuma di bava.
Trema la terra del prato,
si apre il labirinto, cado
come corpo morto cade.
L’acqua canta tra il muschio (GIULIA)
dei massi, si disperde in correnti,
si compone in pozze
sommerse dai cespugli.
Gabriella, coronata di luce
nella radura mostra la strada
che dalla valle sale
per i fianchi della montagna.
Sopra la cima dei castagni
la vertigine delle rocce,
colonne aeree di una cattedrale
aperta sul candeggiare del cielo.
“Mi perdo in questi boschi
- le parole di Dino - ritrovo
il centro di me stesso tra i fumi
della Follia. Casetta di Tiara
oltre i fianchi della valle,
approdo per l’incendio d’amore.”
Le rocce parlano dell’essere (Roberto)
le acque giocano con l’apparire.
Le piene dell’inverno trascinano
pupazzi bianchi caduti dal cielo.
Sulle camicie ricamate, Libertà
Uguaglianza Fraternità
si disfano, approdano sui massi.
Immagini di pietra alle pareti,
ideologie sedimentate:
ora il volo libero del gabbiano
ora colonne fino alle guglie
della cattedrale attraversate
da oriente a occidente
da armenti ricamati di nuvole,
guidati dal fantasma della Ragione.
La Ragione sposò il Progresso (Renato)
si unì alla Giustizia Sociale,
bambini rossi sono nati
sono cresciuti bambini rossi
dispersi dalle piene del fiume.
E’ strana la sera di Mosca
suona il carillon della Piazza,
“Mezzanotte a Mosca”, brilla
la stella rossa sul Cremlino,
vibrano bandiere rosse, rosse
al vento sulle mura, sventolano
all’aeroporto di Mosca.
S’illumina la stella rossa sopra
la Casa del Popolo all’Impruneta,
resiste al maglio della Storia.
Congestione di rifiuti urbani (Roberto)
nelle discariche a cielo aperto,
i topi si tengono per la coda
fanno festa gabbiani in volo
gatti impigriti dal grasso.
Ogni rifiuto giunge alla meta
differenziato per contenitore,
la Coscienza divide i rifiuti.
Umido organico: scarti
di cucina, erbe del prato.
Carta e cartone: giornali,
libri, fumetti, quaderni.
Plastica: bottiglie d’acqua,
involucri, piatti, sacchetti.
Vetro: vasetti, brocche,
specchi, lampade, bicchieri .
Mondo virtuale: baci, amore,
passione, sentimento, emozione.
La lucciola abbandona (Giulia)
lo sciame per baciare il led
pulsante di luce rossa,
ronza intorno al blackberry.
Nella gora putrida d’acqua
frammenti dell’uomo digitale
bit byte zero uno zero uno
individui scissi in frammenti,
tele comando nella testa:
consenso ordine sicurezza.
Nella prima pagina il vincitore, (RENATO)
la foto dello spaventapasseri.
In ordine, cristalli di zolfo
fotografie di guerra
ampolle putride d’acqua.
Per ogni foglio l’eco di un canto:
“Alla mattina, appena alzata”,
“Debout, les damnès de la terre!
Debout, les forçats de la faim!”
Il canto svanisce
nel silenzio di pagine bianche.
La cornacchia sfoglia (Giulia)
le pagine, scuote la testa
mi spinge fuori dalla valle.
La cascata sbarra il sentiero
l’acqua scende fragorosa.
Salto tra le onde, sui massi
in cerca della via d’uscita.
Scopro la grotta oltre il salto
dell’acqua, Gabriella mi porge
la mano: “Dopo la valle
scoprirai il tempo dell’Attesa.”
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