sabato 30 luglio 2022

Poesia a Moscheta, nella valle dell'Inferno - Campana, Morini, Scarpelli - La valle e "L' invasione degli storni"

                                      L’invasione degli storni (p. 143-163)

Nell’aria viola del tramonto egli guarda

affiorare da una parte del cielo un pulviscolo 

minutissimo, una nuvola d’ali

che volano. S’accorge che sono migliaia

e migliaia: la cupola del cielo ne è invasa.

                              Palomar, Italo Calvino

 

Valle dell’Inferno

Il Gigante si scuote dal sonno

si alza vacillando in piedi

le mani alla fronte.

Un lampo illumina la Cupola

il boato squarcia la notte.

Il Palazzo è avvolto dal fumo,

giungono nubi di voci:

“La bomba!”, “Gli Uffizi!”

Il gigante maledice,

gli occhi caverne di fuoco.

La bocca schiuma di bava.

Trema la terra del prato,

si apre il labirinto, cado

come corpo morto cade.

 

La Cornacchia conta gli arrivi

li moltiplica per i numeri primi.

Ad ogni arrivo batte le ali

scrive il nome sulla lavagna.

Gracida contenta, mostra

le gore d’acqua putrida

abitate dal gracidio delle rane.

L’occhio del campanile

di Casetta di Tiara si affaccia

sopra i miasmi della valle.

Il treno attraversa la galleria

nel pulsare delle vene d’acqua,

tremano le radici del bosco.

Il cervo scappa spaventato

sul fianco la ferita di uno sparo.+







Il Terzo Paesaggio invade 

la casa di Ivo Morini












 


Omaggio a Dino Campana e Sibilla Aleramo



"La valle dell'Inferno" 

da

"L'invasione degli storni"




- L’invasione degli storni -

1. Valle dell’Inferno

La cornacchia conta gli arrivi (ROBERTO)

li moltiplica per i numeri primi.

Ad ogni arrivo batte le ali

scrive il nome sulla lavagna.

Gracida contenta, mostra

le gore d’acqua putrida

abitate dal gracidio delle rane.

L’occhio del campanile

di Casetta di Tiara si affaccia

sopra i miasmi della valle.

La macchina cattura immagini

a misura dell’occhio digitale.

Il treno attraversa la galleria

nel pulsare delle vene d’acqua,

tremano le radici del bosco.

Il cervo scappa spaventato

sul fianco la ferita di uno sparo.


Il Gigante si scuote dal sonno (RENATO)

si alza vacillando in piedi

le mani alla fronte.

Un lampo illumina la Cupola,

il boato squarcia la notte.

Il Palazzo è avvolto dal fumo,

giungono nubi di voci:

La bomba!”, “Gli Uffizi!”

Il Gigante maledice,

gli occhi caverne di fuoco.

La bocca schiuma di bava.

Trema la terra del prato,

si apre il labirinto, cado

come corpo morto cade.


L’acqua canta tra il muschio (GIULIA)

dei massi, si disperde in correnti,

si compone in pozze

sommerse dai cespugli.

Gabriella, coronata di luce

nella radura mostra la strada

che dalla valle sale

per i fianchi della montagna.

Sopra la cima dei castagni

la vertigine delle rocce,

colonne aeree di una cattedrale

aperta sul candeggiare del cielo.

Mi perdo in questi boschi

- le parole di Dino - ritrovo

il centro di me stesso tra i fumi

della Follia. Casetta di Tiara

oltre i fianchi della valle,

approdo per l’incendio d’amore.”


Le rocce parlano dell’essere (Roberto)

le acque giocano con l’apparire.

Le piene dell’inverno trascinano

pupazzi bianchi caduti dal cielo.

Sulle camicie ricamate, Libertà

Uguaglianza Fraternità

si disfano, approdano sui massi.

Immagini di pietra alle pareti,

ideologie sedimentate:

ora il volo libero del gabbiano

ora colonne fino alle guglie

della cattedrale attraversate

da oriente a occidente

da armenti ricamati di nuvole,

guidati dal fantasma della Ragione.


La Ragione sposò il Progresso (Renato)

si unì alla Giustizia Sociale,

bambini rossi sono nati

sono cresciuti bambini rossi

dispersi dalle piene del fiume.

E’ strana la sera di Mosca

suona il carillon della Piazza,

Mezzanotte a Mosca”, brilla

la stella rossa sul Cremlino,

vibrano bandiere rosse, rosse

al vento sulle mura, sventolano

all’aeroporto di Mosca.

S’illumina la stella rossa sopra

la Casa del Popolo all’Impruneta,

resiste al maglio della Storia.


Congestione di rifiuti urbani (Roberto)

nelle discariche a cielo aperto,

i topi si tengono per la coda

fanno festa gabbiani in volo

gatti impigriti dal grasso.

Ogni rifiuto giunge alla meta

differenziato per contenitore,

la Coscienza divide i rifiuti.

Umido organico: scarti

di cucina, erbe del prato.

Carta e cartone: giornali,

libri, fumetti, quaderni.

Plastica: bottiglie d’acqua,

involucri, piatti, sacchetti.

Vetro: vasetti, brocche,

specchi, lampade, bicchieri .

Mondo virtuale: baci, amore,

passione, sentimento, emozione.


La lucciola abbandona (Giulia)

lo sciame per baciare il led

pulsante di luce rossa,

ronza intorno al blackberry.

Nella gora putrida d’acqua

frammenti dell’uomo digitale

bit byte zero uno zero uno

individui scissi in frammenti,

tele comando nella testa:

consenso ordine sicurezza.


Nella prima pagina il vincitore, (RENATO)

la foto dello spaventapasseri.

In ordine, cristalli di zolfo

fotografie di guerra

ampolle putride d’acqua.

Per ogni foglio l’eco di un canto:

Alla mattina, appena alzata”,

Debout, les damnès de la terre!

Debout, les forçats de la faim!”

Il canto svanisce

nel silenzio di pagine bianche.


La cornacchia sfoglia (Giulia)

le pagine, scuote la testa

mi spinge fuori dalla valle.

La cascata sbarra il sentiero

l’acqua scende fragorosa.

Salto tra le onde, sui massi

in cerca della via d’uscita.

Scopro la grotta oltre il salto

dell’acqua, Gabriella mi porge

la mano: “Dopo la valle

scoprirai il tempo dell’Attesa.”

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Disegno di Enrico Guerrini

 



In ricordo del poeta 

Natale Scarpelli








Estate 2022 "Barche Amorrate", Dino Campana




La Badia di Moscheta







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