Campiglia si racconta: "Intelligenza artificiale", "Labirinto", "Il metaverso", "Una vacanza sicura", "Porte chiuse", "Dante a Campiglia"
Da “Raccontare Campiglia
2024”
“L’intelligenza
artificiale dentro le mura del Borgo”
Il regionale 18270 per Pisa delle 6.26 è in ritardo di mezz’ora
e Annamaria cammina avanti e indietro sul marciapiede n. 2 della stazione di
Campiglia Marittima, nella mattina fresca, nel leggero vento che spinge le nubi
verso il mare, oltre le colline di Populonia. Per lei è una giornata
importante, deve presentare gli ultimi capitoli della tesi al relatore, il
professore Fortunato Squattrini, illustrarli e poi, se vanno bene, sarà fissata
la data per la discussione. Frequenta il corso di Informatica Umanistica
all’Università di Pisa, un corso nato di recente, adatto ai suoi interessi e ai
suoi sogni. Ogni mattina prende il treno per raggiungere Pisa e, nella città, l’attende
un percorso di quindici minuti a piedi, fino a piazza Torricelli, non lontano
dalla Sapienza, dove ha sede la facoltà.
Sono molte le attività alle quali si dedica, nel volontariato
per le persone anziane e nelle iniziative dell’Ente Valorizzazione Campiglia
Marittima; ha inoltre una vera passione per la politica e nelle ultime elezioni
è stata eletta nel consiglio comunale. Uno dei suoi pallini è quello di promuovere
e organizzare iniziative sociali e culturali nella sua comunità, partendo dai
momenti di base della partecipazione e applicando, poi, per la definizione dei
progetti, le tecniche che offre oggi l’informatica connessa alle discipline del
management e della logistica.
Riguardo alle manifestazioni estive già in programma a
Campiglia Marittima, ha maturato proprie idee che l’hanno portata a discutere
fortemente, a volte, in maniera aspra, con coloro che sono per ripetere di anno
in anno gli stessi eventi, gli stessi programmi, in maniera stantia,
lasciandosi guidare dalla tradizione e da quelle che sono le sfere più
consolidate degli interessi dei commercianti.
Dopo l’incontro con il professore Filippo Squattrini, deve
frequentare tre lezioni nelle materie che le rimangono per terminare il corso,
sociolinguistica, arte e multimedialità, diritto dell’informatica. Spera di
poter prendere la freccia delle 17.07 per il ritorno, con una grande
corsa verso la stazione; a Campiglia l’attende una riunione all’ente di
valorizzazione e, poi, una seduta del
consiglio comunale. Ne avrà fin a sera tardi e domani dovrà fare la solita
levataccia prima dell’alba.
Il treno tarda ancora ad arrivare, si siede sulla panchina e
tira fuori dalla cartella i fogli che ha preparato per l’incontro con il
professore; sul primo foglio a caratteri cubitali il titolo della tesi: “Campiglia Marittima. Programma degli eventi per l’estate
2024: impiego delle tecniche A.I.”. Ripete ancora una volta, dentro di sé,
il discorso che ha preparato e che dovrà ripetere davanti al professore:
“Il programma, con gli allegati, è stato generato da due reti neuronali,
due AI (Artificial Intelligence). Per il testo ho usato ChatGPT4, per le
immagini Midjourney versione 5. L’idea di base è stata quella di innovare il
programma delle manifestazioni, ormai invecchiato, superato, che pone Campiglia
Marittima in affanno rispetto alla forte concorrenza con gli altri centri della
Costa Etrusca, così agguerriti, che procedono in ordine sparso, perseguendo ognuno
un proprio fine. Alla Chat testuale ho richiesto, con le procedure stabilite dalle
regole interne, i programmi per sette fine settimana, elaborando i dati
desumibili, in particolare, dai racconti più adatti, raccolti fino ad oggi
nelle pubblicazioni annuali del concorso letterario “Raccontare Campiglia”; per le immagini, una
serie di foto riprese nel corso delle manifestazioni e nei concorsi di
fotografia e di pittura estemporanea. Un
valido aiuto per la costruzione della base dati è venuto anche da una ricerca
bibliografica mirata, svolta alla biblioteca comunale “Renato Fucini”, con
l’aiuto di Francesco, il bibliotecario.
Sono state così definite sette
nuove manifestazioni, dal volto nuovo che formano per Campiglia come una
collana di sette perle: per ognuna sono pronte una serie di schede per la
comunicazione locale, regionale e nazionale, le immagini, il piano per la
sicurezza, il piano finanziario, il piano logistico, etc.
Il primo appuntamento, “Il
Minotauro nel labirinto del Borgo”, pone in risalto lo straordinario,
intricato, impianto urbano del paese, l’atmosfera misteriosa dei vicoli, il
fascino del mito.
Il secondo, “Tullio Namaziano
passò da Campiglia Marittima”, riprende il racconto del passaggio del poeta
romano nel 415 d.C., con il suo naviglio, dal golfo di Baratti, sotto
Populonia, e dell’ipotetica battuta di caccia organizzata nell’entroterra.
Segue fra le proposte degli
eventi, l’appuntamento con “Campiglia, borgo medievale, borgo sicuro”, che
rivive la storia medievale, con le porte che si chiudono la sera, le guardie
sulle mura, le ronde di volontari in giro la notte, vestiti da antichi miliziani.
Con l’evento “Dante Alighieri nel Borgo”, si dà vita a scene riprese dalla
Divina Commedia, come “L’invasione dei diavoli guidati da
Malacoda” (Inferno XXI) o “Il volo di Dante e Virgilio” (Inferno XVII),
sull’orrendo mostro. Non manca poi fra
le possibili iniziative, l’assalto del pirata Barbarossa alle mura del Borgo:
“Mamma, i Turchi alle porte del Borgo!”
Per completare la rassegna, il
passaggio ai tempi di oggi, “Il Borgo nel metaverso”: il mondo virtuale, i
robot dilagano per le strade, nelle piazze, rievocano meraviglie e angosce per
il nostro futuro. Alla fine si affaccia la vita al tempo della pandemia, del
dilagare del Covid, “Vacanze nel Borgo, al tempo della pandemia”: impera il
vincolo della separazione fra le persone, si raggiunge la spiaggia, il mare in
mongolfiera, si costruiscono piattaforme abitabili sugli alberi, per le
famiglie.
Alla fine dell’anno sono
previsti, infine, resoconti particolareggiati per ogni esperienza, i livelli di
gradimento da parte del pubblico, l’analisi degli obiettivi raggiunti e di
quelli falliti, dei processi di autoapprendimento da parte delle macchine, l’ottimizzazione
delle scelte per gli anni futuri.”
Finalmente il campanello che segnala l’arrivo del treno da
Follonica prende a trillare, il convoglio arriva e Annamaria infreddolita,
assonnata, ripone i fogli nella cartella, sale sulla prima carrozza e sprofonda
a sedere.
Davanti al professore Fortunato Squattrini illustra con voce decisa
i punti di forza del progetto “Campiglia Marittima. Programma degli eventi per
l’estate 2024: impiego delle tecniche A.I.”, passa poi ai particolari delle
tecniche informatiche, dei processi di autoapprendimento, la voce più bassa,
cantilenante, sempre più fievole. Il professore, un uomo giovane sui
quarant’anni, la guarda fisso, aggrotta le ciglia:
“Signorina, tutto questo
castello di carte su cosa si regge, a cosa serve veramente? Ha fatto una
ricerca di mercato? E l’analisi di fattibilità? I programmi A.I. utilizzati
sono ormai vecchi.”
Annamaria si sente raggelare, comincia a balbettare:
“Eppure ho ripreso i test
dalle riviste più aggiornate, ho fatto tutti gli aggiustamenti opportuni
per gli algoritmi utilizzati, ho
dedicato tanto tempo …”.
Il professore Fortunato Squattrini stringe forte i fogli degli
ultimi capitoli della tesi, ha la voce alterata:
“Ma no, non è vero, la base dei
dati è insufficiente, non considera i diritti degli autori dei testi e delle
immagini, arriva a conclusioni che non sono supportate dall’impianto teorico e
dalla raccolta dei dati.”
Prende i fogli che ha portato Annamaria e li scaglia in alto; i
fogli volano per la stanza e qualcuno plana dolcemente per terra, fra i piedi
di alcuni studenti che per caso si trovano a passare, incuriositi dalle grida
del professore.
“Siamo arrivati, siamo arrivati, è già la stazione di Pisa!”,
urla forte la voce di un amico.
Annamaria si sveglia, si scuote, ritorna sulla terra …
Allora è tutto un sogno, non è
altro che un sogno”, pensa, sollevata. S’infila rapida nella porta del treno e
corre verso la facoltà, all’appuntamento con il professore Fortunato Squattrini.
Non manca però di fare una piccola deviazione in Borgo Stretto, alla pasticceria
Salsa, per un budino di riso e il cappuccino. Le darà la forza per affrontare la
prova di questa mattina e per tenere alto l’onore del Borgo, di Campiglia
Marittima.
Da "Raccontare Campiglia 2023"
Il
metaverso a Campiglia, Borgo 3.0
La decisione era stata presa ad Atlanta, in Georgia, negli Stati
Uniti, dalla direzione generale della IperInvesto Ltd., la società di gestione
degli investimenti nei nuovi settori dell’informatica, che opera a livello
mondiale, quotata alla Borsa di New York, con oltre diecimila dipendenti e
uffici presenti in più di venti Paesi. Si era deciso di accogliere le proposte
di piccole comunità locali interessate a diventare centri all’avanguardia nei
mondi del metaverso.
Fra le comunità locali prescelte, Campiglia Marittima, nota per la
storia e la bellezza del paese, posta in alto sulle colline in vista del mare e
dell’Arcipelago Toscano, circondata ancora dalle antiche mura, frequentata da
turisti italiani ed europei, divenuta celebre a livello nazionale anche per i
riconoscimenti ricevuti al concorso per il Borgo più Bello.
L’amministrazione comunale e molti cittadini si erano fatti una
vera cultura sulle nuove frontiere della tecnologia ed erano disposti a
scommettere che il metaverso avrebbe fornito importanti occasioni di sviluppo
al comune toscano, con una chiara vocazione nel campo dell’accoglienza dei
giovani e del turismo.
Avevano imparato che il metaverso, grazie alla
sua capacità di aggregare in modo efficace tutti gli elementi dell’era
digitale, dalla nascita di Internet ad oggi, rende agevolmente fruibile per
tutti e in ogni momento la frequentazione di mondi e ambienti virtuali dove le
persone possono lavorare, giocare, acquistare, intrattenersi e vivere
esperienze di notevole fascino. Avevano imparato che il metaverso rappresenta
lo stadio più avanzato dell’evoluzione di
Internet: lo stadio Web 3.0, che è la naturale evoluzione del Web 2.0 (social
network, dove la produzione di contenuti personali riveste un aspetto molto
importante) e, ancora prima, del Web 1.0 (dove Internet era frequentata solo
per ricercare informazioni). I tre cambiamenti strutturali che stanno guidando
l’ultima fase evolutiva di Internet, rappresentano l’ultimo progresso
tecnologico (visori più leggeri e attrezzati con sensori che riproducono le
espressioni facciali), si sono ampiamente sviluppate nel periodo della pandemia
di Covid-19 (insegnando che né il lavoro né la socializzazione possono essere
interrotti). La pandemia ha visto un’enorme diffusione delle videoconferenze e
il lavoro ibrido costituisce oggi la normalità, supportato dall’emergere di
soluzioni tecnologiche adatte a garantire che i dipendenti rimangano connessi,
a casa o in ufficio.
Era stato pubblicato un bando d’intesa fra il
comune di Campiglia Marittima e la società IperInvesto per la raccolta di
progetti, con la previsione di finanziare quelli ritenuti migliori. Molti i
partecipanti al concorso da tutto il mondo con idee brillanti, originali,
alcune delle quali sono state realizzate grazie alla ragguardevole somma di
investimenti messa a disposizione da parte della società americana.
All’inizio della stagione turistica gli ospiti
si sono trovati davanti ad un’offerta incredibile. Ogni sera avevano la
possibilità di una passeggiata nel mondo virtuale, da una parte all’altra del
paese, in contesti virtuali diversi, suddivisi per le varie epoche; vi era poi
l’occasione di incontrare e parlare con personalità celebri, fra le quali Elisa
Baciocchi, principessa di Piombino e di Lucca, circondata dalla sua corte,
Giuseppe Garibaldi e gruppi di garibaldini, personaggi dello spettacolo che
erano passati da Campiglia, come Sabrina Ferilli ed altre dive del cinema
italiano. In ogni angolo di strada vi era un segno, lo spunto per immergersi in
mondi virtuali, dagli etruschi ai giorni nostri, conoscere, riflettere,
divertirsi.
Alcuni ristoratori avevano dato vita nei loro
locali a mondi particolarmente legati alla Maremma, con i colori, i profumi, i
sapori della tradizione.
Un grande successo aveva avuto il progetto dal
titolo “Viaggio al centro della Terra” che si avvaleva del paesaggio delle
Cave, degli scenari disegnati nel libro da Giulio Verne e dal cinema. I
partecipanti al viaggio virtuale, muniti degli speciali visori, entravano nelle
cavità create dallo sbancamento della collina vicina a Campiglia Marittima e
“iniziavano la discesa” fino al centro della Terra, circondati dai paesaggi
illustrati dal romanziere, fino ad incontrare il “lago di lava”.
Alcuni progetti del metaverso erano legati
alla felice posizione, in alto, del paese, agli strepitosi, vasti paesaggi che
si ammirano, in particolare, dalla Rocca e dalla terrazza davanti alla Porta
del Ribellino. Era possibile vedere la città etrusca di Populonia, sommersa dal
fumo dei forni accesi sulla spiaggia del Golfo di Baratti, immergersi
nell’antica conformazione delle terre di pianura sommerse in gran parte da
paludi e acquitrini, partecipare alla caccia al cinghiale nei boschi
dell’entroterra, al tempo dei romani, scorgere
la flottiglia di barche del magistrato romano Rutilio Namaziano nel 415 d. C.,
in viaggio lungo le coste del mare, invase dai barbari, da Ostia alla Gallia,
fuggire terrorizzati per l’incursione dei pirati saraceni sulla costa del mare,
guidata dal terribile Barbarossa, seguire con il fiato sospeso la fuga di
Napoleone nella notte del 26 febbraio 1814 dall’isola d’Elba, per raggiungere
Frejus in Francia e dare di nuovo vita all’Impero, percorrere le vie della
transumanza dall’Appennino, a Siena, alle Maremme.
Infine un progetto riguardava l’ultima guerra
mondiale, le flotte dei bombardieri che si alzavano, nel 1943-44, dagli
aeroporti della vicina Corsica per colpire le città italiane occupate dai
nazisti e passavano sopra il castello di Populonia dove un presidio di soldati,
giovani ciechi, capaci di avvertire il rumore, in lontananza, stavano all’erta,
pronti a lanciare l’allarme.
L’esperienza dei mondi del metaverso fu
coronata all’inizio da un grande successo, i cartelli pubblicitari avevano invaso
le strade per arrivare a Campiglia, i giornali, i programmi locali della
televisione ne parlavano continuamente. Finalmente molti giovani trovarono
un’occupazione qualificata, furono tenute conferenze, anche se un qualche
malcontento serpeggiava nel paese per l’invasione rumorosa di molte persone,
specie nelle ore serali. Ma era poi tanto interessante il nuovo mondo? Non era
forse meglio la vecchia maniera degli incontri reali, faccia a faccia, con le
guide in carne ed ossa?
Nella
seconda parte della stagione estiva, passata la settimana del Ferragosto, i
dirigenti della società di Atlanta scoprirono che i guadagni non erano poi così
straordinari come avevano pensato all’inizio dell’esperienza. Dopo qualche
approfondimento decisero di ridurre in maniera drastica gli stipendi dei
lavoratori, per arrivare, come impresa,
a livelli di guadagno più soddisfacenti.
La notizia raggelò il clima sereno che
caratterizzava il rapporto con gli americani, si tennero assemblee dei
lavoratori e fu proclamato uno sciopero di tre giorni che bloccò, realmente,
ogni attività.
Alla fine dell’estate, improvvisa, la
comunicazione dalla Georgia che IperInvesto Ltd. si ritirava dai progetti in
corso a Campiglia Marittima, delocalizzava i suoi interventi e trasferiva
completamente nel mondo virtuale tutte le iniziative.
Sarebbe sorta a breve, per l’Italia, la
Società I Borghi Italiani Più Belli, 3.0, con sede ad Atlanta, Georgia,
Stati Uniti.
* * * * *
Da "Raccontare Campiglia, 2020"
Una
vacanza sicura e divertente
Caro
Diario,
ho passato un’estate meravigliosa a Campiglia Marittima con i miei
genitori. Siamo rientrati in città e fra pochi giorni ricomincia la scuola. L’ultimo compito delle vacanze riguarda proprio la più
bella esperienza di questa estate e per me la cosa più bella è stata la vacanza
che ho trascorso a Campiglia Marittima.
Come
sai, sta per finire l’estate dell’epidemia, del pericolo del contagio. I miei
genitori si erano informati per tempo sui luoghi più sicuri per passare le
vacanze e hanno visto che Campiglia era la località alla quale erano state
assegnate cinque stelle su cinque per la sicurezza delle famiglie, in questo
difficile momento.
Il
babbo prima della partenza mi ha detto solo la meta del nostro viaggio, che
aveva scelto insieme alla mamma:
«Marchino
vedrai che sorpresa, che vacanza speciale! Ora non ti dico nulla, sarà una
sorpresa per te e per Annina.»
Annina
è la sorellina più piccola, per me è un po’ una scocciatura, mi sta sempre
attaccata come un francobollo.
La
sorpresa, all’arrivo a Campiglia! I miei genitori avevano affittato due grandi
alberi, due grosse querce in un campo vicino alle mura che circondano le mura,
vicino a Porta Pisana. Un albero era per i genitori e l’altro per me e Annina.
Sui rami più alti erano piazzati le piattaforme per il nostro soggiorno, con
due casine dai muri trasparenti. Scalette di corda e passaggi con funi,
permettevano di raggiungere le piattaforme da terra e vi era anche un passaggio
aereo fra i due alberi. Che cosa stupefacente, per scongiurare i rischi del
contagio era stato realizzato un gioco meraviglioso, incredibile.
Il
proprietario del campo con i due alberi, Mario, ci disse che la scelta di
promuovere un paese DOC riguardo al rischio del contagio, era stata della
sindaca e tutti i cittadini di Campiglia l’avevano seguita con entusiasmo.
Con
le ordinazioni al servizio “Amico Turista” della Coop, arrivavano fino agli
alberi, i pacchi della spesa. I nostri vicini d’albero e degli ultimi piani
delle case limitrofe, vicino alle mura, erano simpatici, di spirito allegro. La
sera, una volta tornati dal mare, si intrecciavano discorsi, si scambiavano
battute e poi qualcuno prendeva la chitarra e si incominciava a cantare, come
era successo in città, al tempo del “tutti in casa”, dalle terrazze dei
condomini, all’ora del tramonto.
Io
e Annina abbiamo inventato dei giochi con gli altri ragazzi, il gioco dei mimi,
gli indovinelli, il paroliere, a nascondino, “io Tarzan tu Jane”, ecc. ecc. Abbiamo
imparato a muoverci con le funi proprio come avevamo visto fare al cinema, a
Tarzan con le liane della foresta e si riusciva, con i nuovi amici, ad arrivare
fino alle mura e ad avventurarci lungo queste e sui tetti delle case.

Al
mattino veniva a farci visita uno scoiattolo e, alla sera, un gatto
arrampicatore, con il quale giocava Annina e alcune sere, rimaneva a dormire
con noi, sul letto. Incredibile la colonia degli uccelli che saettava intorno a
noi, anche troppo rumorosa. Alcuni uccelli apparivano timidi, come i
passerotti, altri intraprendenti, come i colombi e le cornacchie che finivano
dentro la casina per cercare dei resti del pane. Si veniva svegliati dal
cinguettio, sempre in crescendo, dal cuu
cuu cuk, insopportabile, delle tortore, in particolare. Ho fatto amicizia
con un merlo dal canto dolcissimo, rispondeva al mio fischio e si facevano dei
lunghi discorsi.

La
sera non c’era la televisione ma, al momento di addormentarsi, si apriva sopra
di noi il cielo stellato della Maremma ed era un incanto lasciarsi andare al
suono del fruscio delle foglie, al canto dei grilli, avvolti dal profumo delle
piante e della terra lavorata dei campi. È da dire che in certi momenti il
fruscio delle foglie era sovrastato dal russare forte, sorprendente del babbo
che finiva per zittire tutti gli altri rumori della natura. Un episodio
clamoroso: la mamma, una sera dopo che era venuta ai nostri lettini per
rimboccarci le coperte e darci il bacio della buonanotte, trovò un topo sul suo
letto. Cacciò un urlo così forte che risvegliò mezzo paese e la sindaco, sempre
sollecita, si alzò e mandò i vigili urbani in perlustrazione.

Un
momento emozionante era la spedizione di ogni mattina per andare al mare,
rinchiusi come in una bolla d’aria sollevata da terra. Mario, il proprietario
del campo, un po’ genialoide, nel rispetto dell’adagio “contadino scarpe grosse
e cervello fino”, aveva inventato il sistema insieme ad altri amici
intraprendenti, dei palloni aerei, o delle bolle, a doppio strato, ci si
infilava dentro e veniva gonfiata la camera d’aria esterna. Si alzavano in alto
da terra, trattenute da una corda e un boccaglio collegato con l’esterno
permetteva di respirare.
Ogni
mattina, dopo la colazione, si celebrava il rito della bolla d’aria, arrivava
Mario con gli attrezzi e si saliva a bordo e poco dopo … su per l’aria, pronti
a partire. Che meraviglia vedere il paese, il groviglio delle stradine e delle
sue case medievali, la Rocca, lo snodarsi delle mura fasciate dal verde della
campagna e, più lontano la striscia azzurra del mare, oltre le pinete. Il
babbo, grande amante dei cavalli, si era organizzato con Mario perché ogni
mattina gli portasse dal vicino maneggio un cavallo. Arrivava puntuale Ombrosa,
alta, imponente, ci saliva sopra e attaccava le estremità delle corde dei due
palloni aerei, dietro la sella, uno con dentro la mamma e l’altro, con me e
Annina. La questione era quella di gonfiare al punto giusto le due bolle,
altrimenti il rischio era di sollevare in volo anche cavallo e cavaliere.
E
poi via verso il mare di Rimigliano, sempre all’entrata numero sei del parco
dove c’è anche il bar, il ristorante e la strumentazione necessaria per
l’arrivo e la partenza dei palloni. Alla spiaggia c’è tutto lo spazio per stare
distanti gli uni dagli altri, per passare giornate felici.
Per
me, caro Diario, le vacanze sono state un modo nuovo di vivere le vacanze al
mare, più genuino, sempre a contatto con la natura, con il grande divertimento
del volo di ogni giorno nel pallone. Ti devo dire anche dei rischi che comporta
il viaggio aereo nei palloni. Una mattina Mario ha gonfiato troppo il pallone
con la mamma dentro, si è alzato in alto, in alto nel cielo. La mamma gridava
al babbo, al telefonino
«Altiero,
Altiero fammi scendere, aiuto!»
Ma
il vento l’ha trascinata via, oltre le colline, il pallone è passato sopra il
paese di Suvereto, con lei che batteva forte, arrabbiatissima contro le pareti
trasparenti del pallone. Tutta la gente del paese è uscita per le strade, per
vedere lo spettacolo insolito. Il giorno dopo ne ha parlato anche il Tirreno. E ancora via, via fino alla
Valle del Diavolo, non lontano da Radicondoli, dove il pallone si è sgonfiato a
poco a poco e la mamma è scesa in mezzo al vapore caldo di un soffione
boracifero e si è anche un po’ scottata … Da questo giorno non è più voluta
salire nel pallone, ha voluto montare su Ombrosa, dietro al babbo. Povero
animale, con quel dolce peso …
Anche
a noi è capitata un’avventura con il pallone, un giorno al mare con il vento
che tirava forte da terra: siamo finiti in mezzo al mare agitato, sopra le onde
ma noi non abbiamo avuto paura anche se i grandi urlavano al telefonino:
«State
calmi, state calmi, ora vi facciamo scendere, vi prendiamo per la fune.»
Era
però la solita bugia dei grandi, siamo andati al largo e poi verso la bocca del
porto di San Vincenzo: meno male che il bagnino aveva la motocicletta d’acqua
del soccorso ed è riuscito, con fatica, a raggiungerci e ad afferrare la corda
del pallone.
I
giorni delle vacanze sono volati via in un battibaleno e mi è dispiaciuto
tornare in città, dove si vive ancora con la mascherina sul viso, ben
distanziati gli uni dagli altri. Spero, caro Diario, che il virus ci lasci
presto, che si possa riprendere una vita normale.
La
vacanza a Campiglia Marittima è stata comunque straordinaria e vorrei dare il
consiglio di mantenere anche per il futuro l’esperienza delle casine sugli
alberi e dei viaggi aerei nei palloni, magari stabilendo prima un protocollo
d’intesa con la colonia dei volatili sullo stridio delle loro voci al risveglio
del mattino.
Marchino
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Secondo racconto da "Raccontare Campiglia 2019"
Porte chiuse
Parlava
con voce tonante nella sala del consiglio comunale, dall’alto del suo scranno
di sindaco, dando di tanto in tanto un’occhiata alle pagine che aveva scritto
nei giorni passati. Per lui era un passaggio importante nella sua carriera, o
meglio, missione di sindaco, eletto con uno straordinario successo sulla base
di un programma sulla sicurezza della città e per ristabilire un clima di
serenità e di fiducia fra i cittadini, superando ansie e paure. Stava parlando
già da mezz’ora ai consiglieri, in un’aula gremita di cittadini di tutte le età,
alcuni con cartelli: “Vogliamo vivere tranquilli!”, “Via gli zingari dal
Fossone”, “Le case popolari anche ai bianchi”, ecc. ecc.

Fino
a questo momento si era limitato ai fatti accaduti, furti nelle case, una
rapina, facce strane in giro, partendo dalla definizione del quadro
internazionale e dai difficili rapporti con i comuni vicini, del comprensorio
della Val di Cornia, piuttosto egoisti nei loro interessi, lontani dal difendere
i valori della tradizione. Passi in avanti erano stati fatti sulla via della
sicurezza, era stato raddoppiato il corpo dei vigili urbani, si erano iniziati
i lavori per rafforzare l’antica cinta muraria della città, ogni più piccolo
angolo delle vie era stato munito di telecamere collegate con la stanza del
sindaco, ma bisognava andare avanti.
D’altra
parte i campigliesi avevano aderito con entusiasmo al programma del sindaco, vi
erano state assemblee affollate per l’informazione sulla sicurezza con la partecipazione
di rappresentanti delle forze dell’ordine e di psicologi per la paura ed erano
state formate pattuglie di ronda che giravano giorno e notte per il labirinto
delle strade medievali. Il pericolo era, piuttosto, quello di evitare, la notte,
scontri fra le ronde che scambiavano gli altri come nemici.
Il
sindaco arrivò alle proposte che gli stavano più a cuore: rafforzare le ronde e
farle girare intorno alla città in maniera parallela, per evitare gli scontri,
chiudere le porte della città la notte, dalle 11 la sera alle 7 la mattina,
acquistare droni che consentissero di fotografare dall’alto le macchine
straniere in arrivo, fornire a tutti i partecipanti alle feste una tessera
dell’amicizia, con la fotografia.
Le
proposte furono approvate con entusiasmo in mezzo agli applausi dei presenti. Il
sindaco aveva ancora una volta la conferma che era in stretta sintonia con
l’anima del suo popolo.
Una
delle pattuglie di ronda era formata da un gruppo di giovani, amici ed amiche,
che avevano visto dapprima l’impegno come una cosa affascinante, divertente, un
gioco. Nei tempi successivi, nelle sere di veglia per le strade, i discorsi si
fermavano spesso sulla situazione della loro città, li aveva colpiti in
particolare la decisione di chiudere le porte della città ogni sera dalle
undici in poi, proprio quando era il momento di incontrarsi nei locali della
costa. Era stato steso su Campiglia un manto di paura insopportabile, strano,
una situazione diversa dall’atmosfera che si respirava nei paesi vicini.
Vennero
all’improvviso delle idee a qualcuno, fatte subito proprie da tutto il gruppo. Bisognava
rompere l’assedio della paura. Nei giorni seguenti successero fatti strani: la
notte, gatti neri con le code iridescenti, saltarono fra le gambe delle
pattuglie di ronda, che corsero via, in fuga. In una sera di nebbia, un grane
cervo (l’asino dell’ortolano, truccato) attraversò solenne piazza della
Repubblica e scomparve per via Italia.
Il
sindaco e il parroco convennero che si trattava, senz’altro, di fatti
diabolici, era necessaria una processione con la Madonna in testa, passare per
i luoghi dove il diavolo si era manifestato. Così, la settimana successiva la
processione ebbe luogo, in maniera solenne, con la banda in testa. Il percorso
previsto si allungava fuori della cerchia delle mura, fino al cimitero e alla
Basilica di San …
Al
ritorno della processione, la porta a Mare era chiusa, sbarrata. Il sindaco bussò,
cominciò a urlare: “Chi ha osato fare questo scherzo? E’ un’offesa a me e alla
mia carica.” Mandò il capo dei vigili a
vedere le altre porte ma erano tutte chiuse. Imprecò, maledisse: “Qui ci vuole
la mano dura, durissima.”
In
quel momento si alzò dalla cima del campanile della Chiesa una musica, ripresa
da altri altoparlanti, sulle porte, le torri, le strade principali. Era il Valzer
dell’Imperatore, di Strauss, che in un vortice di note si diffuse in ogni
parte, dalla terra fino al cielo.
La
porta a Mare si aprì d’improvviso, comparvero ridendo i giovani che avevano
architettato tutto quel trambusto, ognuno scelse un compagno o una compagna e
si lanciò nel ballo. La processione si sciolse, si formarono tante coppie,
prese nel vortice del valzer.
Il sindaco, alla porta
continuava a imprecare, a minacciare ma forse l’epoca della paura stava
passando oltre.
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Terzo racconto da "Raccontare Campiglia, 2018"
Labirinto. Vicoli
di Campiglia, miti e misteri
E’
mattina presto, sono seduto nella loggia della casa davanti al giardino, è già
caldo e sulla tavola davanti a me sono distesi i disegni, le fotografie per la
mostra che penso di realizzare a Firenze nella sala del Circolo degli Artisti.
Anche questa volta sto lavorando intorno ad uno dei miti più celebri, l’impresa
di Teseo che si avventura nei meandri del Labirinto in mano il filo di Arianna,
per affrontare e uccidere il mostro, il Minotauro. Insieme a questo materiale, una
pila di libri a supporto della mia ricerca.

Per
approfondire il tema del Labirinto e raffigurarne l’immagine, mi sono ispirato
ai racconti di Jorge Luis Borges e, in particolare, “La Biblioteca di Babele”
in cui si rappresenta una biblioteca praticamente infinita disegnata come un
immenso alveare, dove conservare tutto il sapere del mondo. Borges sostiene che
i labirinti più suggestivi sono quelli disegnati all’interno di ognuno di noi,
quelli riferiti alla dimensione soggettiva. Il progetto prevede quattro
pannelli legati alla mia visione del labirinto: il tempo, lo spazio, la pelle
del labirinto, il centro, l’intreccio centrale del dedalo, dove meglio il
Minotauro può tendere il suo agguato a Teseo.
Per la mia opera ho raccolto un’infinità di fotografie che andranno a
illustrare le quattro parti del Labirinto.

Ancora
non ho gli scatti per l’ultimo quadro, la tana, il nascondiglio del Minotauro:
sto coltivando, da un po’ di tempo, l’idea di riprendere gli angoli più riposti
di Campiglia Marittima, uno dei borghi medievali della Val di Cornia, di
perdermi con la macchina fotografica fra le antiche stradine, le viuzze, i
sottopassaggi per evocare lo scenario dei luoghi dove il Minotauro ti può
sorprendere da un momento all’altro. Questa mattina non ho voglia di andare al
mare e mi sembra il momento adatto per questa impresa fotografica.
Sento
muoversi una porta, un fruscio, forse è il gatto. Due manine si appoggiano
sulle mie spalle, mi abbracciano. E’ Anna, la mia nipotina, che si è svegliata,
vuole, come sempre, farmi una sorpresa. Si mette a sedere sul tavolo fra le
fotografie, i disegni, le matite, i libri. Vuol sapere tutto del mio lavoro,
del mito del Labirinto, chiede di Arianna, se era bella, quanto era lungo il filo
di lana, se il Minotauro era veramente così spaventoso. Mi fa piacere
raccontare, inseguire le domande, le sue risate.
-
“Perché stamani non facciamo a meno di andare al mare?" Vieni con me a
Campiglia, con la tua macchinetta, e mi aiuti a cercare i posti dove meglio si
potrebbe nascondere il Minotauro”.
La
spedizione è organizzata in un attimo e dopo appena un’ora siamo nella piazza
del Popolo del paese, la piazza principale, con le nostre attrezzature, il
cavalletto, le macchine fotografiche, un taccuino.
Anna
si scatena nell’intrico delle strade, la perdo di vista, la chiamo a
squarciagola con l’eco che mi raggiunge da tutte le direzioni, a un tratto
eccola alle mie spalle, continua a fotografare, a volte urla:
-
“Sta qui, sta qui il Minotauro!”
Sto
al gioco e nelle parti del borgo con l’aria più misteriosa, mi apposto con la
macchina reflex e fotografo da tutte le posizioni, sdraiato per terra in
maniera radente, verso l’alto sugli scampoli di cielo, di fronte sulle ombre
che si allungano dalle grate nei muri piene di ragnatele.
Non
mi lascio sfuggire nemmeno il nome di una via, che annoto con cura sul taccuino
con la mente rivolta alle possibili origini di quei nomi, alcune immediate,
altre incomprensibili: via Calda, dell’Orto, dei Sospetti, delle Locande,
Sdrucciolo Pericoloso, del Cignale, delle Donne, via Giudea, delle Veglie,
piazza del Silenzio, della Chiesa Sfatta, del Laberinto, Scala Santa.
Mentre
siamo in via Beccasole, una via che riesce a conquistarsi appena un raggio di
sole, un boato dall’alto ci sorprende, Anna mi abbraccia.
-
“Il Minotauro, il Minotauro!”
Poche
parole per rassicurarla, il Minotauro non esiste è una storia inventata
nell’antichità per impressionare la gente; il boato che abbiamo sentito viene
dalla cava di pietre attiva oltre la collina sopra Campiglia: è stato
senz’altro lo scoppio di una mina per fare cadere un costone di roccia. Il
Minotauro rappresenta, in definitiva, le paure dell’uomo, il rimorso che egli prova,
forse nel nostro caso, il senso di colpa per l’abbattimento di un’intera collina:
una ferita nel paesaggio delle colline sopra Venturina.
Mi
rendo conto che le mie parole non riescono a rassicurare del tutto Anna. Ci riesce,
invece, un grande gelato del bar gelateria, nella piazza del Popolo.
Alla
sera, dopo i giochi del pomeriggio e un bagno alla spiaggia del Pozzino nel
golfo di Baratti, Anna nella nostra casa
di via delle Caldanelle, riversa le foto dalla memoria della sua macchina nel
computer. Le foto scorrono davanti ai nostri occhi, sono meravigliose, Anna è
stata più brava di me nel modo di riprendere l’atmosfera delle strade del
centro del paese, è riuscita a rendere bene il senso di luoghi abitati da un
mostro, il buio degli anfratti, i luoghi dove Teseo deve maggiormente temere
possibili assalti. Sono certo che alla prossima mostra al Circolo degli Artisti
di Firenze, farò, anzi, faremo un figurone. Siamo felici, alziamo le braccia al
cielo come quando vediamo allo Stadio, dalla curva Ferrovia, segnare la
Fiorentina.

Passa
ancora un’immagine, l’ultima, sul computer, il passaggio della Scala Santa, in
forte salita sotto le ombre del soffitto a travi nere: sullo sfondo un muro
bianco illuminato dal sole, sul quale si allunga l’ombra di un uomo con
l’enorme testa di toro.
Stanotte
non si addormenterà facilmente.
Roberto Mosi
- - - - - - - - - - - - - - -
Quarto racconto, anno 2021
Dante a Campiglia Marittima
Ero stato molto incerto se partecipare al concorso del Presidente
della Regione Toscana nell’anno della celebrazione di Dante, a
settecento anni dalla sua scomparsa. Troppa effervescenza intorno al
personaggio, con sfacciati inviti rivolti ad aumentare i flussi del
turismo e dei consumi. Il bando si rivolgeva alle piccole compagnie
di teatro, a gruppi di performer, di poeti, di musicisti, con lo
scopo evidente di sostenere le persone impegnate su questi versanti,
colpite in maniera atroce dalla pandemia. Chiedeva di presentare un
progetto per rianimare uno dei molti borghi della Toscana, con
azioni, per dirla in breve, artistiche dedicate a celebrare la Divina
Commedia e la storia del sommo poeta. Erano previsti questi
passaggi: approvare il progetto, realizzarlo in tre fasi nell’arco
di una giornata, inviare riprese video alla mega giuria, insediata
nel Castello di Poppi, presso la piana di Campaldino. La
proclamazione dei vincitori sarebbe avvenuta nel corso di una festa
alla fine del mese di giugno, ripresa dalla Rai con la conduzione di
Carlo Conti.

Dapprima io e gli amici del Teatro dell’Incognito di Rifredi, a
Firenze, abbiamo snobbato questa proposta; ma quando Arturo ha detto
che si poteva pensare a Campiglia Marittima per realizzare il nostro
progetto si è accesa come una lampadina e nel giro di una notte il
Teatro
dell’Incognito di Rifredi (T.I.R.) composto da me, Arturo e la mia
compagna, Amanda, aveva
già preparato il progetto con la divisione delle parti e la
scenografia. Nel giro di un mese, dopo Pasqua, è arrivata la
risposta positiva, con i permessi necessari, che ci ha galvanizzato
tutti.

Quattro giorni prima della festa finale al Castello di Poppi, la
domenica sera, siamo partiti per Campiglia Marittima, con il mitico
furgoncino Volkswagen, un po’ rattoppato ma sempre valido, e
abbiamo parcheggiato il mezzo, alla fine del viaggio, vicino alla
Porta Fiorentina. Il venerdì pomeriggio è dedicato a preparare le
scene per il giorno dopo, riordinare i costumi ammassati nel furgone
e incontrare un gruppo di ragazzi per chiedere la loro collaborazione
come comparse e come animatori. C’è stata poi l’affissione agli
angoli delle strade dei manifesti, di un rosso squillante, con
l’annuncio dell’arrivo di Dante e della rappresentazione di
alcune scene della Divina Commedia: “L’invasione dei
diavoli guidati da Malacoda” (Inferno XXI), “Sul trenino
minerario per l’incontro con Pia dei Tolomei” (Purgatorio V),
“Il volo di Dante e Virgilio” (Inferno XVII).

Sabato mattina dalle antiche porte d’accesso al paese entrano
figure subumane, si dirigono al centro, verso la piazza centrale:
esseri orribili, deformi, con corna, fruste, artigli e uncini, ali da
pipistrello, con atteggiamenti arroganti; urlano, fanno boccacce ai
passanti che incontrano. Qualche bambino scappa, altri si fermano,
rispondono alle boccacce, si accodano alla masnada dei diavoli,
comandati da Malacoda. Si distinguono Alichino, Calcabrina,
Scarmiglione, Cagnazzo, Barbariccia, Libicocco, Draghignazzo,
Ciriatto con le zanne, Graffiacane, Farfarello, Rubicante. A momenti
si fermano, confabulano fra loro e poi riprendono a camminare dopo un
segnale d’intesa di grande volgarità:
Per l’argine sinistro volta diemmo;
ma prima avea ciascun la lingua stretta
coi denti, verso lor duca, per cenno;
ed elli avea del cul fatto trombetta.
Sono schierato in piazza della Repubblica,
nella parte in alto, a
osservare la scena, con Amanda, al mio fianco, nelle vesti di
Beatrice, i capelli biondissimi, con lunghi giri di trecce fissate
sulla testa, una sottana bianca con sopra una gonnella rossa, un
mantello foderato di pelliccia, calzari alti viola; al suo fianco,
Arturo, nel costume ispirato al personaggio di Dante, i capelli
rossi, con nelle mani un grosso volume illustrato della Divina
Commedia, la gonnella che scende
alle ginocchia, stretta in vita dalla cintura, la guarnacca, il lucco
– il
tipico mantello fiorentino con il cappuccio a punta; calze rosse e
stivali di cuoio. Riprendo le scene con la mia piccola macchina da
ripresa, mi soffermo sulle facce stupite della gente, la sorpresa dei
bambini, l’agitazione dei diavoli. Dopo la registrazione del video,
con una certa soddisfazione, invio subito l’opera, come prima
prova, all’organizzazione del Premio, all’indirizzo:
info@dantefarivivereiborghi.it.

Nel primo pomeriggio al Parco Minerario di
San Silvestro varie sorprese attendono i curiosi che hanno
risposto all’appello dei manifesti e salgono sul trenino minerario
che percorre la galleria Temperino-Lanzi. Alla partenza, ritira i
biglietti un personaggio strano, dalle sembianze di Caronte,
il tenebroso figlio della Notte, gli occhi cerchiati di fuoco, bianco
per antico pelo:
Caron dimonio, con occhi di bragia
(Inf. III, 109).
Tre squilli di tromba e poi Caronte sale sulla
locomotiva, il treno parte e si immerge sferragliando nel buio più
profondo della galleria. Vi è come un’atmosfera diabolica, che
incute paura.
Si illumina sulla parte destra del convoglio la parete
di roccia; improvvisa, appare la figura di Minosse, un demonio, un
mostro orribile, che ringhia, che avvolge la lunga coda intorno al
suo corpo:
Stavvi Minòs, orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l’intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia
(Inf. V, 4-6).
Percorse ancora poche decine di metri nel buio
più assoluto, alla sinistra del trenino la roccia nera s’infiamma
di luce e appare l’immagine di Cerbero, il cane a tre teste, con
una barbaccia unta e sporca, le zampe unghiate, la pancia grossa, gli
occhi vermigli; abbaia furiosamente, l’eco del latrare spaventa i
viaggiatori:
Cerbero, fiera crudele e diversa,
con tre gole caninamente latra
sovra la gente che quivi è sommersa
(Inf. VI, 13-15)
Lascia, poco dopo, letteralmente impietriti il
volto di Medusa, con lo sguardo che fa diventare di pietra, i
serpenti velenosi che fanno da cintura e da capelli:
“Volgiti ’n
dietro e tien lo viso chiuso;
che se ’l
Gorgòn si mostra e tu ’l
vedessi,
nulla sarebbe di tornar mai suso”
(Inf. IX, 55-57)
Il convoglio avanza nella notte della Galleria,
s’indovinano le facce bianchissime dei viaggiatori. Finalmente il
treno si ferma in un largo spazio della galleria, dove convergono
altre gallerie della miniera. Sono esposti gli attrezzi originali da
lavoro utilizzati dai minatori nel passato, in mezzo a mucchi di
minerali dalle forme e dai colori suggestivi. Da una galleria avanza,
con passo solenne, una giovane donna, alta, in vesti antiche,
eleganti; si ferma al centro del piazzale e rivolta ai viaggiatori,
con voce alta, piena di malinconia:
«Deh, quando tu sarai tornato al mondo
e riposato de la lunga via»,
seguitò ’l
terzo spirito al secondo,
«ricorditi di me, che son la Pia:
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ’nnanellata
pria
disposando m’avea con la sua gemma»
(Purg. V, 130-136).
Fra la commozione di tutti, la giovane che ha
interpretato il famoso personaggio sale sul convoglio, nel vagone,
accanto al mio posto: abbraccio Amanda – in arte, Pia dei Tolomei –
nell’ultimo tratto della galleria. Si arriva infine all’aperto,
sul versante della valle di Lanzi, alla stazione finale del trenino.
Al centro della valle svetta la Rocca di San Silvestro sopra
l’antico villaggio dei minatori. Pia dei Tolomei/Amanda scende dal
treno e si avvia per il bianco sentiero verso la Rocca, uno dei
monumenti memorabili della Maremma di altri tempi.

Nel viaggio di ritorno distribuisco fra i
viaggiatori la copia del commovente dipinto di Pompeo Molmenti
(1819-1894),
Pia de’
Tolomei condotta in Maremma,
conservato ai Musei Civici di Verona. Si può leggere il commento:
“Con questo dipinto l’artista
affrontava per la prima volta il soggetto storico d’ispirazione
letteraria, caro alla cultura romantica. Il tema si sofferma su un
episodio trascurato dai pittori, quello del mesto viaggio della Pia
verso la sua prigione maremmana. Le figure dei due viaggiatori,
minuziosamente descritte, si stagliano sul paesaggio del litorale
toscano, reso cupo e malinconico dalla giornata nuvolosa in patetica
armonia con lo stato d’animo della giovane sposa desolata. Anche
gli animali riflettono i sentimenti dei protagonisti, focoso e
irruento l’uno, remissivo e al passo quello della Pia.»
L’ultimo appuntamento alla Rocca di Campiglia
Marittima, la sera: ha incominciato a soffiare un vento forte
dall’entroterra verso il mare: è molta, però, l’aspettativa e
si decide di fare lo stesso lo spettacolo di Dante Alighieri che
vola. È lunga la fila delle persone in attesa e il loro accesso al
prato, sotto la Rocca, è controllato da due vigili urbani. In una
specie di cavea sono in attesa Arturo nelle vesti di Dante e Amanda
in quelle di Virgilio, il grande cappello verde sulla testa. Accanto
a loro la sagoma del mostro infernale Gerione, in materiale di
plastica gonfiabile, attaccato a una piccola mongolfiera, ancorata a
terra con alcune corde. Il mostro ha due braccia enormi e pelose, un
corpo da drago, schiena, petto e fianchi multicolori, coda da
serpente, in fondo biforcuta e velenosa come quella di uno scorpione;
è il mezzo che permetterà ai due, nel loro viaggio nell’Oltretomba,
di passare da un cerchio all’altro dell’Inferno. Dopo un rullare
di tamburi, Dante e Virgilio salgono a cavallo del mostro Gerione,
sostenuto dalla mongolfiera, e io, sul prato, riprendo la scena e
leggo al microfono il passo della Divina Commedia:
Trova’ il duca mio ch’era salito
già su la groppa del fiero animale,
e disse a me: “Or sie forte e ardito.
Omai si scende per sì
fatte scale:
monta dinanzi, ch’i’ voglio esser mezzo,
sì che la coda non possa far male”
(…)
I’ m’assettai in su quelle spallacce;
sì volli dir, ma la voce non venne
com’io credetti: “Fa che tu m’abbracce”
(…)
Maggior paura non credo che fosse
(…)
che fu la mia, quando vidi ch’i’ era
ne l’aere d’ogne parte, e vidi spenta
ogne veduta fuor che de la fera.
Ella sen va notando lenta lenta;
rota e discende, ma non me n’accorgo
se non che al viso e di sotto mi venta.
(Inf. XVII, 79-117)
Alle parole Fa
che tu m’abbracce, ho fatto cenno
ai ragazzi che controllavano le corde della mongolfiera, di mollare
tutto, fidando nella tenuta di un’ulteriore corda, di lunga
gittata, che doveva fermare, in alto, il mezzo aereo e il mostro
Gerione, che a esso era attaccato: il calcolo era però sbagliato, e
la forza del vento era tale che la mongolfiera ha continuato il suo
volo verso le nubi nere, minacciose, sopra di noi, in direzione del
mare. Ho sperato che il volo fosse comunque breve, fino ai boschi e
ai campi vicini al paese e mi sono preoccupato di spedire le ultime
riprese, di grande effetto, all’organizzazione del Premio, a
info@dantefarivivereiborghi.it . Le cose sono andate diversamente; il
tempo passava e di Arturo e Amanda, nessuna notizia. Sono cominciate
ricerche a tappeto, con la partecipazione della Protezione Civile,
mentre tutto il paese era in grande apprensione. Sono così passate
ore e ore di attesa; io sono rimasto sempre con il cellulare in mano,
in moto fra il Municipio, piazza della Repubblica e il nostro
furgoncino.
Alle otto di sera della domenica, la buona
notizia: erano stati ritrovati sul monte Capanne, all’isola d’Elba,
dove erano stati trascinati dalla tempesta, e avevano trascorso la
notte in un capanno. È arrivata anche la notizia, allo stesso tempo,
che ci eravamo qualificati al concorso di Poppi.
Poco dopo Amanda e Arturo si sono fatti vivi
con una video chiamata, sono apparsi sorridenti, allegri, hanno
tenuto a rassicurami che stavano bene, proprio bene. Ho dato la buona
notizia del Premio e ho detto, con voce quasi rotta dal pianto, che
li aspettavo, che Amanda mi mancava moltissimo. La video chiamata si
è interrotta bruscamente e, nello stesso momento, ho visto alla
televisione del bar la faccia sorridente di Carlo Conti che
annunciava: “Il Teatro dell’Incognito di Rifredi, detto T.I.R.,
vince il Premio per l’anno 2021, Dante
fa rivivere i borghi”.
Nel bar è scoppiato un grande applauso e
nonostante il tempo di pandemia vi sono stati abbracci, strette di
mano. Il T.I.R., dunque, ha vinto insieme a Campiglia: io, però,
come mi devo considerare, sono fra i vincitori o sono, invece, da
ritenere il vero sconfitto?
Roberto Mosi - Disegni di Enrico Guerrini
* * * * *
Gli autori
Scheda
biografia Enrico Guerrini
Enrico
Guerrini, nato a Firenze nel 1977, attratto da tutte le espressioni artistiche
dal fumetto al graffito, espone regolarmente in mostre personali. Ha
illustrato, in una serie di mostre a Empoli, alcune opere teatrali di Ferruccio
Busoni; ha allestito mostre organizzate da Giancarlo Marini su importanti
personalità del 900: sui cantautori, Fabrizio De André e Piero Ciampi, e il
jazzista Luca Flores. Appassionato di
musica classica, ha collaborato al progetto Dipingendo
Bach con il violoncellista Luca Provenzano. Realizza insieme al poeta
Roberto Mosi, performances in cui, all’impronta, illustra testi poetici e
collabora anche con alcune associazioni teatrali fiorentine come scenografo. Ha
illustrato le tre cantiche della Divina Commedia e i lavori sono stati esposti
– una cantica ogni anno, dal 2016 – in mostre alla Casa di Dante. Nel maggio 2017
organizza una mostra antologica delle sue opere I miei primi quarant’anni; nel giugno dello stesso anno, realizza Il murale della scrittura nel cortile
delle Muratine a Pontassieve. Dal 2019 espone le sue opere negli spazi
allestiti dalla Toraia, nei mesi estivi, sul Lungarno del Tempio. Recente è la
collaborazione con il dantista Massimo Seriacopi in una serie di opere dedicate
al sommo poeta.
Scheda
biografica Roberto Mosi
Roberto
Mosi vive a Firenze, è stato dirigente per la Cultura alla Regione Toscana.
L'ultimo libro pubblicato: Ogni sera
Dante ritorna a casa. Sette passeggiate con il poeta (Il Foglio 2021).
Nell’anniversario delle celebrazioni dantesche, l’autore partendo dal tema del
libro, ha realizzato video, riportati su YouTube, ed ha animato varie
manifestazioni. Mosi si interessa di
poesia, racconti e fotografia. Per la poesia ha pubblicato Promethéus. Il dono del fuoco (Ladolfi 2021), Sinfonia per San Salvi (Il Foglio 2020), Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi 2019), Il profumo dell’iris (Gazebo 2018), Navicello Etrusco (Il Foglio 2018), Eratoterapia (Ladolfi 2017), Poesie
2009-2016 (Ladolfi 2016), Concerto (Gazebo
2014). Per la narrativa ha pubblicato Elisa
Baciocchi e il fratello Napoleone (Il Foglio 2013), Esercizi di volo (Europa Edizioni 2016) e Non oltrepassare la linea gialla (Europa Edizioni 2014). L’autore ha realizzato mostre di fotografia
presso caffè letterari e sale di esposizione. La ricerca è rivolta al rapporto
fra l’immagine fotografica, la pittura e la poesia. Fra le mostre: Firenze, foto grafie, Passaggi, Firenze Riflessa, Mito Firenze, Nonluoghi. Mosi è fra i redattori di “Testimonianze”,
rivista fondata da Ernesto Balducci, e “L’area di Broca”, diretta da Mariella
Bettarini. Cura i Blog: www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it.
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"Il metaverso nel Borgo"
"Una vacanza sicura",
"Porte chiuse"
"Labirinto"
"Dante a Campiglia"
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