martedì 5 novembre 2019

Officina Proust - I campanili di Martinville




                          I campanili 
                                               di Martinville

“Alla svolta di una stradina, provai all’improvviso quel piacere speciale, che non assomiglia a nessun altro, nello scorgere i due campanili di Martinville, sui quali batteva il sole al tramonto e che per il movimento della carrozza e le curve della strada sembravano cambiare di posto” (Marcel Proust, Dalla parte di Swann).

I.
Il campanile appare
dal treno, un’unghia
che graffia stridendo
il cielo, intorno il gregge
delle case. “Siamo arrivati!”

Ah, la Francia dei campanili,
delle cattedrali alte
su ondeggianti pianure.
“Cèleste, la mia opera
è come una cattedrale”.

Immagini animate
di campanili, raccolte
nei quartieri di Parigi,
dall’automobile a Caen,
sulle colline di Combray.

II.
Lo sguardo del ragazzo
scruta i fianchi di pietra
del campanile di Combray
le finestre scandite,
occhi di un viso regolare.

Ha un’aria naturale
e distinta”, sorride la nonna
seguendo lo slancio
della guglia addolcita
dagli ultimi raggi di sole.

La fuga delle pietre
in alto in alto, due mani
giunte nella preghiera,
coronamento di ogni
punto di vista della città.

Le pietre lanciano fuori
centinaia di corvi
partono infiniti voli,
li riassorbono, sparisce
il frullio delle ali.





III.
“Non ho talento, pensa,
non ho un’idea illuminante”.
Marcel penetra l’impasto
d’argilla, lo  scompone.
Cercano le mani, la mente.

IV.
“Salite sulla carrozza”.
Corrono come il vento
i cavalli del dottore
sulla via del ritorno,
dalla parte di Guermantes.

Alla svolta della strada
i due campanili di Martinville
si muovono, cambiano
di posto, un terzo
arriva da oltre la valle.

Al girare della carrozza
lasciano la posizione,
si spingono l’uno accanto
all’altro, si mettono in fila
si dividono, fuggono.

“Giganteschi, incombenti
con tutta la loro altezza
si gettarono davanti a noi,
avemmo appena il tempo
di fermarci davanti al portone”.

Dalla collina di fronte
scorge ancora le pareti
assolate: si aprono,
la corteccia si squarcia,
appare quello che era nascosto.





V.
Dottore, una matita,
della carta”. L’urgenza
del pensiero, delle parole:
Li rivedo come tre fiori
 sopra i campi, dipinti nel cielo”.

Sono anche le tre ragazze
di una leggenda, abbandonate
in un luogo solitario”.
Si stringono l’una all’altra,
una sola sagoma nera.

Qualcosa si agita nella mente,
un’idea, la riveste di parole,
scrive sulla carta espressioni,
forse, per un libro,
da comunicare al mondo.

La gallina ha fatto l’uovo!”
Marcel canta a cassetta
accanto al cocchiere,
un foglietto nelle tasche,
le mani sporche d’argilla.



Roberto Mosi, I campanili di Martinville, in AA. VV. (a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani),  Da Illiers a Cabourg, www.laRecherche.it , n. 113, Roma 2012, pagg. 142-145.


“La gallina ha fatto l’uovo!”
Per l’ Antologia della casa editrice www.larecherche.it pubblicata il 10 luglio 2012 con il tema “Da Illiers a Cabourg” – sempre in occasione della ricorrenza della nascita di Proust – abbiamo composto il testo poetico “I campanili di Martinville”. E’ affascinante il modo in cui lo scrittore coglie i caratteri di questa parte della Francia, conosciuti nel corso dell’infanzia (si veda il libro “Dalla parte di Swann”), scanditi dall’imporsi dei campanili sul paesaggio, che Proust ammira e ama profondamente, influenzato anche dalle osservazioni della nonna. Suscita, in particolare, grande meraviglia l’apparire improvviso, al ritorno in carrozza da una passeggiata, dei due campanili di Martinville “sui quali batteva il sole al tramonto e che per il movimento della carrozza e le curve della strada sembravano cambiare di posto”. Questo episodio diventa anche il pretesto per mostrare nel protagonista–ragazzo l’urgenza di fissare sulla carta le piccole, grandi sorprese della vita di tutti i giorni ed è finalmente la rivelazione della sua capacità di scrivere: “La gallina ha fatto l’uovo!”
Disegni di Enrico Guerrini.
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Testo "I campanili di Martinville" nel libro:



2 commenti:

  1. “Alla svolta di una stradina, provai all’improvviso quel piacere speciale, che non assomiglia a nessun altro, nello scorgere i due campanili di Martinville, sui quali batteva il sole al tramonto e che per il movimento della carrozza e le curve della strada sembravano cambiare di posto” (Marcel Proust, Dalla parte di Swann).

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  2. I campanili
    di Martinville

    “Alla svolta di una stradina, provai all’improvviso quel piacere speciale, che non assomiglia a nessun altro, nello scorgere i due campanili di Martinville, sui quali batteva il sole al tramonto e che per il movimento della carrozza e le curve della strada sembravano cambiare di posto” (Marcel Proust, Dalla parte di Swann).

    I.
    Il campanile appare
    dal treno, un’unghia
    che graffia stridendo
    il cielo, intorno il gregge
    delle case. “Siamo arrivati!”

    Ah, la Francia dei campanili,
    delle cattedrali alte
    su ondeggianti pianure.
    “Cèleste, la mia opera
    è come una cattedrale”.

    Immagini animate
    di campanili, raccolte
    nei quartieri di Parigi,
    dall’automobile a Caen,
    sulle colline di Combray.

    II.
    Lo sguardo del ragazzo
    scruta i fianchi di pietra
    del campanile di Combray
    le finestre scandite,
    occhi di un viso regolare.

    “Ha un’aria naturale
    e distinta”, sorride la nonna
    seguendo lo slancio
    della guglia addolcita
    dagli ultimi raggi di sole.

    La fuga delle pietre
    in alto in alto, due mani
    giunte nella preghiera,
    coronamento di ogni
    punto di vista della città.

    Le pietre lanciano fuori
    centinaia di corvi
    partono infiniti voli,
    li riassorbono, sparisce
    il frullio delle ali.

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