Roberto Mosi si interessa di poesia e fotografia. Per la poesia ha pubblicato Sinfonia per San Salvi (Il Foglio 2020), Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi 2019), Il profumo dell’iris (Gazebo 2018), Navicello Etrusco (Il Foglio 2018), Eratoterapia (Ladolfi 2017), Poesie 2009-2016 (Ladolfi 2016). L’autore ha realizzato mostre di fotografia presso caffè letterari, biblioteche, sale di esposizione. Cura i Blog: www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it .
lunedì 30 dicembre 2024
domenica 22 dicembre 2024
E-book : Roberto Mosi "Parole e paesaggi" , disegni di Enrico Guerrini
LINK e-book "Parole e paesaggi"
Parole e paesaggi
Roberto Mosi
Disegni di Enrico Guerrini
giovedì 19 dicembre 2024
AUGURI MARIELLA ! ... E GRAZIE!
RECENSIONE DEL
VOLUME
“AMO LE PAROLE.
POESIE 2017-2023” DI ROBERTO MOSI
(GIULIANO LADOLFI
ED, BORGOMANERO (NO) – 2023)
Il
libro di Roberto Mosi antologizza ben sette volumi e/o riviste usciti dal 2017
al 2023. Si tratta di una poesia sempre originale, assai personalizzata, vive
di un pensiero originale ed onirico, oltre che decisamente “realistico”.
Vorrei
poter citare moltissimi testi, che sono quasi sempre vividi dei molti luoghi
visitati dall’autore: anzitutto le città di Firenze e i suoi dintorni
collinari. Tra i luoghi (chiese, palazzi, monumenti, piazze e così via) citerò
“Palazzo Vecchio”, “Piazzale degli Uffizi”, “Peretola”, “Il nonno poeta” le
stupende colline “Ad infinitum”.
A
questo punto ci aggiriamo insieme all’autore per tantissimi luoghi del mondo:
da Nord a Sud, da Est a Ovest. Seguendo – infine – la preziosa post-fazione
dello scrittore–editore Giuliano Ladolfi, mentre lo scrittore Carmelo Consoli
elabora una magnifica prefazione a tutto il libro.
Come
fare per dare voce (e voce d’amore) a quasi duecento poesie da Mosi stesso
antologizzate senza trascurarne troppe, e di troppi luoghi naturali, storici,
artistici?
Ma
veniamo, intanto a qualche rapida ed essenziale nota autobiografica relativa a
Roberto Mosi: nato a Firenze nel 1942, è stato dirigente per la cultura alla
Regione Toscana. Si interessa di poesia, narrativa, saggi, fotografia, ricerche
nel campo multimediale. Collabora a varie riviste e, in particolare, con “Testimonianze”
(è presidente dell’associazione culturale) e con “L’area di Broca”.
A
questo punto mi è doveroso (e insieme spontaneo) dare voce all’amore verso le
parole; dimostrare il suo (dell’autore e pure mio) “AMORE PER LE PAROLE”. E di
parole amabili, da amare, il presente volume che comprende vari testi di
poesia, ce ne sono davvero moltissime, iniziando dal primo dei libri qui
antologizzati, Il profumo dell’Iris (edito nel 2018) per passare a Navicello
etrusco (edito nel 2018) e Orfeo in Fonte Santa (2019), fino a Sinfonia
per San Salvi (2020), a Promethéus (2021) a Il nostro giardino
globale (2023) e, infine I nostri giorni.
Da
Il profumo dell’iris cito versi tratti dalla poesia “L’Annunziata”:
“Sulle strade di casa attraverso / Piazza dell’Annunziata. / Novanta passi è
lunga / trenta le colonne, otto i bambini / in fasce, tondi bianchi di smalto /
sessanta le api per il Granduca”.
Da
Navicello Etrusco, nel testo si legge: “La capanna, tronchi e rami /
d’albero portati dal mare / tegole, embrici di un naufragio / sulla spiaggia
della sterpaia / bagno del Nano Verde. / Il falò illumina il bambino /
la mamma, Maria / giunti dalla Palestina / su un barcone di migranti. / Intorno
il villaggio di sabbia / il disegno di strade e capanne / di animali in cammino
/ nel profumo di alghe e conchiglie / di pini e di macchie sempre verdi. /
Intorno le luci affacciate / sul golfo, stelle comete, il volo / degli aerei in
arrivo da oriente”. E ancora, ancora…
Dal
volume Eratoterapia cito i versi del testo “Il nonno poeta”: “Il nonno
lavora? / “Si”. “Che lavoro fa?” / “Fa il poeta”. // Non è colpa mia / se Anna
crede questo / del nonno. // È nell’età / dell’innocenza, le si può / concedere
tutto. // Avrà pazienza la poesia / se la credono presente / in un centro per
anziani”.
Passiamo
ora ad un testo tratto da Sinfonia per San Salvi (2020). Il testo è
“Follia dell’arte”: “Poggio Gherardo sopra San Salvi / e cento braccia dal
padiglione / delle agitate / abitato dalle novelle del Boccaccio / dei giovani
in fuga dalla peste. // E la condanna di Dante per / Corso Donati, raggiunto
alla porta / di San Salvi dal colpo di lancia / del mercenario catalano. //
Follia dell’Arte / nel cenacolo di San Salvi / i soldati all’assedio di Firenze
/ fanno scempio delle sculture / di Andrea, salvano meravigliati / l’affresco
dell’ultima Cena.”
Da
Prometheus - Il dono del fuoco (2021): traggo da questa magnifica, più
che complessa raccolta, alcuni versi da un paio di testi: prima dall’intero
testo “Angeli custodi”: “Liberate i quadri dai musei / dalle mostre ordinate /
da eruditi senza fantasia // dai racconti cuciti intorno / all’ego di registi
boriosi // I quadri vivono dell’aria / delle strade, dei muri bagnati / dalla
pioggia, dal lento disfarsi // Mostrano l’anima del quartiere / di quelli che
l’abitano, volano / poi via come gli angeli custodi”.
Poi
dalla stessa raccolta un altro testo “Eschilo di Eleusi - Il mito della scienza”:
“Incontro Prometeo / e il tempo del mito / nei versi scolpiti da Eschilo (…) /
Eschilo canta la generosità / di Prometeo, fonte di tutte / le scienze per i
viventi. Fu suo, / per il bene degli uomini, il dono / del calcolo, primizia
d’ingegno, / e l’insieme dei segni tracciati // Avverto nell’aria l’eco della /
musica di Beethoven”.
Da
I nostri giorni, infine, “La vita” per concludere, senza, però, chiudere
questa poesia: “Esplode la vita nel mio / giardino dopo i giorni / della
pandemia, le strade / piene di folla effervescente / ogni angolo pieno di
tavolini. // Passa l’onda piena della risacca / bicchieri ambrati di vino /
frastuoni di risate aggressive / cancellano i segni della passata / stagione,
seppelliscono il silenzio.”
La
conclusione, come dicevo, è tutt’altro che chiusura. Al contrario è vita, è
ultra-sensibilità, è amore per la poesia, di cui questo lavoro di Roberto Mosi
è totalmente permeato.
All’autore
i più sentiti complimenti e auguri dei nostri lettori e miei.
Mariella Bettarini
(Recensione pubblicata da "la TOSCANA nuova", mese di novembre 2024)
lunedì 16 dicembre 2024
giovedì 12 dicembre 2024
"Che famiglia questi Bonaparte": Caterina Perrone: commento magico per "Le tre sorelle francesi a Firenze", Roberto Mosi
Roberto
Mosi, Tre principesse francesi a Firenze,
Pontecorboli
Editore, Firenze 2024, p. 170
Sylvia
Boucot e le sorelle di Napoleone,
Elisa
Baciocchi, Paolina Borghese e Carolina Murat
Commento di Caterina Perrone
Che
famiglia questi Bonaparte!
Occorre iniziare
dalla madre Laetitia, determinata ad emergere con tutti i suoi figli e le sue
figlie, per lasciare un segno nella storia.
Le donne
scopriamo, per chi ancora non lo sapeva, sono state altrettanto intraprendenti
anche se non altrettanto gloriose del fratello maggiore, lasciando segni
tangibili sui loro cammini.
È su questi che ci
accompagna Roberto Mosi con il suo libro “Tre principesse francesi a Firenze”,
pubblicato dall’editore Pontecorboli nella collana Stranieri a Firenze, che
narra delle tre sorelle Bonaparte, Elisa Baciocchi, Paolina Borghese, Carolina
Murat.
Tanto simili nella
volontà e capacità di emergere, tanto diverse nel carattere, negli obiettivi,
nel modo di esprimersi.
Tutte e tre sono
passate e a Firenze hanno vissuto, due di loro sono morte qui, una vi è
sepolta.
L’autore ci
accompagna dall’ingresso di Napoleone alla Porta San Frediano nel 1796 mentre,
ancora luogotenente in lotta con gli inglesi, saluta il picchetto di guardia,
accolto da una popolazione intimorita.
Elisa entrerà in
città dopo più di dieci anni come granduchessa di Toscana, e il popolo
fiorentino la sentirà come una straniera, non le riconoscerà le innovazioni e
gli ammodernamenti apportati nell’assetto della città e del territorio.
Paolina, famosa
per la sua bellezza, eleganza, stravaganza, per il suo carattere dolce e
generoso, che viaggiava per le Cascine, in piedi sul calesse scoperto, scortata
dal suo cocchiere dominicano, suscitava meraviglia e sussurri al suo passaggio.
Carolina che venne
per trascorrere a Firenze i suoi ultimi anni nel palazzo di famiglia a piazza
Ognissanti, e ancora riposa tra eterne contraddizioni nella Chiesa accanto.
Roberto riesce
nella narrazione a coniugare i testi ufficiali e le complesse vicende delle
donne, con l’immaginario verosimile delle loro vite personali, supportato da un
documento d’eccezione, il diario di Madame Sylvia Boucot che, per trent’anni e
in successione, fu al servizio come dama di compagnia, ma anche molto di più,
delle tre sorelle, accompagnandole ciascuna alla sua fine.
Un’occasione
straordinaria di conoscerle da vicino, nella loro dimensione umana, in quel
dialogo tra immagine ufficiale e domestica che sempre affascina il lettore
appassionato di narrazioni storiche.
Conosciamo così la
irrequieta vita di Paolina sempre in viaggio, la intransigente etichetta di
Elisa, l’ambizione di Carolina.
L’autore ci
accompagna nel cammino per i luoghi frequentati dalle protagoniste, ci immerge
nel loro immaginario, mentre osserva il panorama della città che sconfina con
la piana, coinvolto dai colori del tramonto, dai sapori e profumi di un mondo
francese, assaporati sulla terrazza dell’attuale Hotel Excelsior ,che fu nel
primo ottocento una delle residenze dei Bonaparte a Firenze.
Il linguaggio
fascinoso di Roberto Mosi ci fa sentire tutte le vibrazioni ancora presenti, a
saperle ascoltare.
Caterina
Perrone
mercoledì 4 dicembre 2024
“BUON NATALE, VASCO PRATOLINI” - PROGRAMMA - Officina del Mito: Circolo Artisti Casa di Dante, 10-12 2024 - Ingresso libero
Circolo
Artisti Casa di Dante – martedì 10 dicembre 2024
Officina
del Mito presenta:
“BUON
NATALE, VASCO PRATOLINI”
PROGRAMMA
Interventi:
-
Saluto del Presidente
-
Roberto Mosi: introduce, parla delle
origini dello scrittore nel Sestiere di Dante, coordina
-
Giuseppe Baldassarre: Vasco Pratolini
fra i grandi della Letteratura?
-
Virginia Bazzecchi: Gli otto anni
dell’Officina del Mito, dal Labirinto ad Atene. Suggestioni dalle opere di
Vasco Pratolini?
-
Rosa Canciulli: presentazione di un dipinto ispirata a Vasco Pratolini
-
Guido del Fungo: memorie, ricordi da
via dei Magazzini e dintorni
-
Enrico Guerrini: presentazione di un dipinto ispirato a Vasco Pratolini
-
Nicoletta Manetti: incontro con
figure femminili “dipinte” da Vasco Pratolini
-
Franco Margari: la riscoperta di un
progetto di Vasco Pratolini per un documentario su Firenze
-
Giovanni Mazzi: presentazione di un
dipinto ispirato a Vasco Pratolini
-
Andrea Ortuño: presentazione del dipinto per la
locandina dell’incontro
-
Silvia Ranzi: il Cinema incontra il
mondo dei romanzi di Vasco Pratolini
-
Andrea Simoncini: Il romanzo “Le
ragazze di San Frediano”: pensieri, riflessioni, ricordi; presentazione di un
dipinto ispirato a Vasco Pratolini.
venerdì 29 novembre 2024
"Il romanzo storico" di Roberto Mosi: VIDEO: l'incontro 29.11 alla Libreria Salvemini, Sonia Salsi, Nicoletta Manetti e Enrico Guerrini
Video youtube dell'incontro
Sala della Libreria Salvemini
La battaglia di Fiesole
giovedì 21 novembre 2024
La presentazione alla Società delle Belle Arti, Circolo degli Artisti, Casa di Dante del libro di poesie di Giusy Frisina "Luna perduta", Setteponti Edizioni
Presentazione 19 nov. 2024 - Registrazione
Annalisa Macchia, che ha curato la prefazione, ha argomentato su
quella che, a suo dire (e come non essere d’accordo?!) è l’appartenenza
dell’autrice a quella produzione contemporanea, non frequente, visionaria, e
interprete di una realtà eticamente percepita che, pur partendo da semplici
elementi naturali, esplora quel mistero che è meta del nostro cammino. Giusy
Frisina – ha poi aggiunto Annalisa Macchia – usa un linguaggio colto ma non
esibito come tale, particolarmente ricco di carica emotiva”.
Lia Bronzi ha invece parlato di ‘viaggio iniziatico’, un cammino che, come si legge nella prima lirica della raccolta, inizia con l’osservazione della luna di Luglio (una luna astrologicamente connotata, che rivela la passione della poetessa per la materia) severa e misteriosa come il crescere di un’anima tormentata, una luna che sembra voler preavvertire, già nel cuore dell’estate, le difficoltà della vita e, in particolare, del mondo contemporaneo, ancora tormentato dalla guerra, tema su cui la poetessa si sofferma.
Carmelo Mezzasalma ha calibrato il suo intervento critico sulla
matrice leopardiana e proustiana della raccolta, e sul “grande potere delle ‘ricordanze’, anche per il nostro
tempo sconvolto e spietato”, ma affermando che “non si tratta di una poesia
nostalgica, fine a se stessa, bensì, di una poesia notturna, rivolta al
recupero proprio della memoria“ vista semmai nella sua funzione salvifica.
In altre parole, si può dire che quello dell’autrice “non è un abbandono del presente, una rinuncia, un
abbandonare le armi o peggio il rifugiarsi nei confini, accomodati, ed
accomodanti, del ricordo. C’è al contrario, nel suo canto, un modo di vivere la
‘nostalgia’ che diremmo di pasoliniana memoria, nostalgia cioè come conseguenza
dell’accettare di perdersi, in quanto premessa indispensabile per, poi,
ritrovarsi e come passaggio, anche questo indispensabile, per legare assieme i
passi del nostro cammino a salire e scendere le montagne russe della coscienza.
Le ‘madeleine’ quindi non sono, qui, un sapore perduto, bensì un’esperienza, in
questo caso sensoriale, acquisita, di cui servirsi per riconoscere e scegliere
i nuovi gusti che incontreremo lungo strada. Valutarne la consistenza e,
eticamente conditio sine qua non, chiedere a viva voce che a nessuno sia negata
la propria parte. Giusy Frisina si affaccia a una finestra per salutare quel
cerchio pallido, consumato dalla responsabilità di ogni notte risvegliarsi e
farsi carico del compito di sentinella delle umane debolezze: da quella
finestra, guardando davanti a sé, si vedono due mari, uno metafisico e uno
terreno (che profuma di salsedine), che lei sovrappone fino a renderli
indistinguibili; quindi la seguiamo mentre pone i piedi nella risacca e dopo,
quando chiusi gi occhi, aspetta, consapevole che quel perpetuo ‘ritorno’ ci
rassicura che una speranza ancora è possibile.
Da quella stessa finestra
entreranno, e verranno accolti, Pinocchio, ‘la vita parallela’, ucciso dai
pregiudizi e dalla paura, Giovanna d’Arco, simbolo di chi perde una battaglia
ma ancora non si arrende, e infine, accolto con tutto l’amore di cui è capace,
un piccolo essere, venuto, forse... ma no: venuto per certo, a ricordare che
‘la vita è bella’”. (dalla postfazione di Jacopo Chiostri).
La presentazione poetica,
definita alla fine da Annalisa Macchia, calda e coinvolgente, è stata
inframmezzata dalle interpretazioni musicali di Francesco Rainero.
Giusy Frisina, nata nella Magna Grecia, vive a Firenze dove ha
insegnato filosofia. Ha scritto articoli e racconti per la rivista ‘Domani Arcoiris TV’ diretta da Maurizio
Chierici; i suoi testi sono presenti nel blog ‘Alla volta di Leucade’ diretto
da Nazario Parini, sul sito ‘La Recherche’ e in altra antologie poetiche; restia
a partecipare a concorsi letterari, vanta, in una delle sue pochissime
presenze, la prestigiosa vittoria al XIV ‘Premio Internazionale ‘Voci-Città di
Roma’; Luna perduta è la sua settima silloge pubblicata; al suo attivo anche un
testo teatrale dal titolo ‘Il sogno di Marsilio a Firenze’.