venerdì 30 novembre 2018

"Pietà" per i migranti annegati nei nostri mari: "Stabat Mater"




“Stabat Mater”

La Raccolta di poesia “Navicello Etrusco” di Roberto Mosi (Ed. Il Foglio, 2018) è stata in questi giorni al centro di due incontri. 




Il primo ha riguardato, domenica 25 novembre, il riconoscimento attribuito alla Raccolta in occasione del  Premio “Leandro Polverini”, ad Anzio: il terzo posto bell’ambito della “poesia Onirica”. L’autore, ricordando la ricorrenza della giornata contro la violenza sulle donne, nella bella Sala delle Conferenze dell’Hotel Lido Garda di Anzio, ha presentato dal libro, la poesia “Velia” dedicata alla donna etrusca, secondo la tradizione, donna libera, non sottomessa all’uomo, presente nella vita pubblica.


Vivono nella luce le donne etrusche
libere nella vita della casa, delle città,
senza arrossire allo sguardo dell’uomo.

Veila, Velia, Velka
Ati, Culni, Larthia, nomi
incisi sugli specchi di bronzo.

Vino, musica, canti per la donna
distesa sul triclinio, accanto
al compagno, sotto lo stesso mantello.

Vesti preziose, fibbie d’oro, pettini
d’avorio giunti da terre lontane.
Per virtù, energia, ambizione.

Vi aspettiamo, sorelle etrusche,
nel nostro secolo, libere da ostacoli,
da violenze, maestre di vita, di libertà.


Il secondo incontro dedicato al “Navicello Etrusco”, ha avuto luogo a Firenze la sera del 25 novembre presso “Cirkoloco”, nell’edificio dell’ex-Fila, animato da frequenti eventi culturali e di intrattenimento. La serata ha avuto un carattere particolare, partecipato: dopo il video introduttivo ai luoghi della Raccolta ( si veda: https://www.youtube.com/watch?v=-dn2XMqax0E ) , alcuni soci del circolo hanno letto, le poesie che segnano la rotta del “Navicello” nello spazio - il mare etrusco di Populonia – e nel tempo, fino ai nostri giorni: Velia, Tagete, Turan dea dell’amore, Barbari, La strega di Baratti, Diciassette dadi, La Sterpaia ( e l’altoforno di Piombino), Tular Dardanium, Lampedusa. 





Queste due ultime poesie sono dedicate, da un lato, all’eroe etrusco Dardano che secondo la leggenda attraversò con i compagni il Mediterraneo, in spirito di pace, per andare a fondare la città di Troia; dall’altro lato, alla pietà per la tragedia dei naufragi in mare, nei nostri giorni, dei migranti, unita alla evocazione del famoso lamento di Jacopone da Todi Stabat Mater. 

La prima poesia Tular Dardanium:

Dardano partì dall’Etruria,
per fondare la città di Troia,
superò ogni confine
sulle rotte del Mediterraneo.
Piantò germogli di vita
fra popoli diversi sul mare,
scenario oggi di morte
dei migranti in fuga
dalla guerra, dalla fame.
L’eroe Dardano guida
ancora oltre i confini
il suo popolo
alla conquista della dignità, 
sul mare in tempesta dell’utopia.

L’ultima poesia dedicata al recente naufragio nelle acque di Lampedusa:

Parte a mezzanotte il traghetto
da Trapani a Lampedusa
il mare dei 366 figli annegati


Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius

Sono sul camion, giorni
da Tamara a Misurata
tempeste di sabbia, violenza


Eia, mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam

Sono sul barcone carico
da Misurata a  Lampedusa
nafta paura fame


Fac me vere tecum flere,
Crucifíxo condolére
donec ego víxero

Sono nell’urlo dei disperati
sprofondo nell’acqua
conquisto il silenzio, la pace



Iuxta crucem tecum stare,
te libenter sociáre
in planctu desídero.

            Il pittore Enrico Guerrini ha lavorato nel corso della serata, nello spirito evocato dalla poesia, al tema della pietà, partendo dalla ricerca sull’opera di Michelangiolo. 
           
Dopo uno scambio di suggestioni ed emozioni con i soci riguardo ai temi introdotti nel corso dell’incontro, Mosi e Guerrini hanno annunziato che una nuova, prossima pubblicazione raccoglierà le immagini condivise con il pubblico, nel corso di questa serata e di precedenti incontri dedicati al viaggio “poetico” del Navicello Etrusco.













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