giovedì 22 febbraio 2018

L'Officina del Mito, Secondo Atto - Nel Labirinto


L A B I R I N T O  / Caos e cosmos   
“Daedalus & Borges & Tim Berners-Lee”
Roberto Mosi

 Roberto Mosi s’interessa di letteratura, saggistica e fotografia. Ha pubblicato per la poesia Eratoterapia, Ladolfi Ed. 2017, e l’Antologia “Poesie 2009-2016”, Ladolfi Ed. 2016; per la prosa il romanzo Esercizi di volo, Europa Ed. 2016, Non oltrepassare la linea gialla, Europa Ed. 2014 e la guida Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone, Il Foglio Ed. 2013. Ha realizzato mostre fotografiche presso il Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, caffè letterari, biblioteche. E’ nella redazione delle riviste “Testimonianze”, “L’area di Broca”, nel direttivo della Scuola di Scrittura di “Semicerchio”. Riguardo al tema del mito, ha partecipato alle mostre di fotografia I Confini del Mito (2016), Myth in Florence (2012), ha pubblicato Luoghi del Mito (Lieto Colle 2010), Concerto (Gazebo 2013), Navicello Etrusco (Il Foglio 2018), gli eBook per Larecherche.it Sinfonia per Populonia (2013), Mito (2014), L’invasione degli storni (2014). Cura i blog www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it

         L’opera Daedalus & Borges & Tim Berners-Lee è rappresentata da un pannello diviso in quattro quadri – Tempo, Spazio, Labirinto, Minotauro - larghezza cm 1,85 e altezza cm 1.45, illustrati sia dal disegno di una rete di esagoni – ispirati al lavoro di Borges – sia da fotografie, connesse tra loro da un filo rosso. L’indirizzo internet rinvia alla mappa del web e riguarda la multi-dimensione dell’opera proiettata nella Rete e nella lingua della poesia.

            L’autore parte dall’idea che il tema del labirinto è una costante di tutte le culture e si avvia a diventare un simbolo trasversale e universale anche nel mondo delle nuove tecnologie. Il labirinto può essere inteso in quanto tale e in quanto archetipo, sfruttato come metafora della navigazione ipertestuale, riletto e ripensato con gli occhi dell'arte e della letteratura.
            L’opera è ispirata a tre famosi “architetti”, uno dei tempi antichi del mito, uno del secolo passato e l’ultimo della nostra epoca.
            * “Daedalo, famosissimo per il suo talento nell’arte dell’architettura, costruisce presso la reggia di Minosse, il labirinto scompigliando i punti di riferimento e inducendo l’occhio in errore con i rigiri tortuosi di molte vie. Come nelle campagne di Frigia il limpido Meandro si diverte a scorrere in su e in giù con curve che confondono … “ (Metamorfosi, Libro VIII, Ovidio).
            ** L’ “architetto”- scrittore Jorge Luis Borges è affascinato dalla figura del labirinto, luogo dove caos e cosmos si riuniscono. Progetta dedali rifacendosi, da esperto bibliotecario, alla biblioteca, una via che sarà seguita da Umberto Eco. Nel racconto La Biblioteca di Babele lo scrittore argentino pone a base della biblioteca-labirinto una piccola cella esagonale, moltiplicata fino a occupare tutto lo spazio concepibile e a contenere tutto il sapere concepibile. E’ la stessa figura – l’esagono - che nell’opera “Daedalus & Borges & Tim Berners-Lee” è posta a base dei quattro riquadri – Tempo, Spazio, Labirinto, Minotauro. Jorge Luis Borges sostiene (Il Libro), in particolare, che: “Il nostro destino è tragico perché siamo, irreparabilmente, individui imprigionati dal tempo e dallo spazio; ma nulla, di conseguenza, è più lusinghiero di una fede che elimina le circostanze e che dichiara che ogni uomo è tutti gli uomini e che non c’è nessuno che non sia l’universo.” L’opera “Daedalus & Borges & Tim Berners-Lee” segue il filo del pensiero di Borges, alla scoperta dei labirinti che attraversano il mondo esperienziale di ciascuno di noi, a cominciare dalle esperienze dell’autore.
            *** Il terzo “architetto” è Tim Berners-Lee, scienziato presso il CERN di Ginevra,  progettista di reti informatiche, che nel 1991 creò il sito World Wide Web (Web). Le risorse offerte da questa invenzione danno sostanza all’idea di Borges di riunire in un nuovo, infinto ordine, caos e cosmos, e questa idea acquista dimensioni prima impensabili.

            L’opera “Daedalus & Borges & Tim Berners-Lee”  prevede quattro quadri, riferiti alle esperienze particolari / universali dell’autore:
             Il primo quadro rappresenta il percorso-labirinto fra le fotografie dei viaggi compiuti dall’autore in venticinque anni, in Italia e in altri Paesi, dal 1976 al 2001.
             Il secondo quadro riguarda la traccia labirintica in spazi evocativi della terra delle origini, l’Impruneta, della lavorazione della terracotta, il paesaggio legato alla produzione dell’olio e del vino, le vie delle processioni dall’Impruneta a Firenze, scandite dai tabernacoli dedicati alle immagini dalla devozione popolare.
              Il terzo quadro è dedicato alla “pelle” del labirinto: le possibili, diverse superfici, i colori che segnano l’intreccio e lo sviluppo del labirinto.
             L’ultimo quadro: il centro del labirinto, dove si nasconde il Minotauro. I passi finali del cammino portano al centro di un borgo medievale, luogo per nascondersi ma anche per aggredire il nemico che si avventura in questi meandri.

            Per raggiungere, infine, le altre dimensioni dell’opera “Daedalus & Borges & Tim Berners-Lee”, proiettate nella Rete e nella lingua della poesia, è da comporre l’indirizzo:             


                                                          V. Il Minotauro nel labirinto
  
Teseo si avvicina lento
alla tana del mostro,
fra i passaggi più riposti,
fra i meandri del labirinto,
la spada sguainata,
in mano il filo di Arianna.

Il cuore batte impazzito.
Il Minotauro può arrivare
ad ogni momento,
all’improvviso, nei passaggi
tortuosi, le volte basse
                          grondanti terrore.

Risuonano, rimbombano
rumori, il battere
degli zoccoli furiosi.
L’angoscia si veste
delle forme dell’animale,
del toro e dell’uomo.

Teseo conosce la ferocia
della bestia dai racconti
dei libri della biblioteca.
Altri libri sono ancora
da leggere, per il colpo finale.
Uccidere il Minotauro.


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