lunedì 16 dicembre 2013

E' uscito "Pegaso", Commento di Silvia Ranzi a "Concerto per Flora"


"Concerto" di R. Mosi, Edizioni Gazebo, in vendita Libreria Salvemini, dall'Arco di S. Pierino, euro 8
“CONCERTO” per  FLORA
Roberto Mosi, poeta e fotografo, affascinato dall’ interdipendenza fra le Arti, ha di recente pubblicato la Raccolta poetica “Concerto”  in cui il materiale poetico viene orchestrato secondo una pluralità di partiture: i frammenti lirici del vissuto interpretano una sonorità semantica e fonosimbolica che si avvale di suites linguistiche ora vivaci, ora andanti, ora riflessive in adagi. Il testo risulta composito per la struttura polifonica  del verseggiare che si avvale di tempi stagionali metaforici nell’alternanza di ritmi interni tra vita attiva e contemplativa. Le strofe vengono accorpate per temi nel pentagramma del vivere con accenti introspettivi ed istanze etico-sociali. Tra attività diurna e notturna / nella polvere del giorno/ si affaccia, a sanare le contraddizioni, il riscatto del Mito nel rinvigorirsi della consapevolezza di un passato da riscoprire, un presente da sostenere verso un futuro da ricostruire nel miraggio dell’utopia solidale.L’andamento ora allegro, ora meditativo della ferialità si impenna nella riproposizione della bellezza come ideale che si incarna nelle Arti figurative di un glorioso passato da ammirare: la Firenze Medicea in cui il Neoplatonismo, filtrato da Marsilio Ficino, trovava il suo corrispettivo allegorico nell’Arte del Botticelli. Nella sezione a preludio “Sinfonia per Populonia”- sito archeologico prominente il Golfo di Baratti - il poeta riesuma le antiche origini etrusche della Toscana, evocando la fase aurorale del Mito nella fase italica, cui consegue la celebrazione del Mito umanistico del fecondo Rinascimento nella dialettica della memoria storica con le dinamiche inquiete del presente: l’arte fecondi / la sterilità dei tempi… inseguendo / le esili tracce dell’utopia.  --   Oggi c’è bisogno/ di bellezza, di simboli / sereni del bello.
Il  CONCERTO PER FLORA, nel cuore  pulsante della Silloge,  è dedicato alla  figura mitica della Ninfa Flora che richiama l’antico appellativo della città di Firenze, “Florentia”, cantata attraverso una serie di liriche coreograficamente concepite che ruotano attorno ai noti capolavori “la Primavera” e “ La nascita Di Venere”, rifacendosi alle tesi di Cristina Acidini Luchinat - “Botticelli. Allegorie mitologiche”, Electa, 2001 - che mette in campo una chiave di lettura storica sul piano iconologico.
Le iconografie, ispirate alla poesia di Agnolo Poliziano “Stanze per la Giostra di Giuliano”, incarnano la celebrazione della rinnovata fioritura di Firenze “nell’eterna primavera ristabilita dai Medici” grazie alla pace riconquistata dall’abile politica diplomatica del Magnifico che riuscì a porre fine ai due anni di guerra con Ferdinando d’Aragona e di interdetto papale dopo la congiura dei Pazzi, personificata da Mercurio, raffigurato con i calzari alati mentre caccia le nubi con il bastone o“caducéo”( due serpenti avvinghiati: simbolo, nella tradizione del Dio Eusculapio, di concordia, unione e pace).
Le  figure allungate e flessuose - Venere dea dell’Amore casto e generatore vicino ad un cespuglio di mirto a lei sacro; Cupido che scocca una freccia verso le tre Grazie ( le facoltà spirituali dell’humanitas); Zefiro, il vento che introduce la primavera, rapisce la ninfa Clori dalla cui bocca fuoriescono tralci di fiori; Flora, personificazione di Firenze, divinità giovane e feconda protettrice dei lavori agricoli e della fertilità femminile, prende fiori dal lembo della veste sul suo grembo - si muovono al passo di una danza che si staglia in un hortus conclusus: spazio ideale, dove tutto è armonia di forme e sentimenti.
La stessa“ Nascita di Venere “ su una conchiglia dalla spuma del mare è simbolo dell’Amore divino riservato agli spiriti eletti, simbolo della purezza e dello splendore dell’anima per cui  i due Zefiri ( figure intrecciate nella coppa Farnese) la sospingono verso terra dove l’attende Flora, Firenze, per coprirla con un ricco manto….                     
  Rinnoverà alla felice/ terra di Toscana/ i doni dell’amore
Dall’itinerario rinascimentale i frammenti lirici si ricollegano a tempi più recenti per ritrovare e tessere / il filo della memoria/ nelle parole rimembranti del poeta: Il suono della poesia. / Shelley alla Fonte del Narciso,/ i Futuristi alle Giubbe Rosse, Montale all’antico Istituto,/ Campana a S.Salvi. Dante per ogni dove./
Lo stesso omaggio alle “Tredici tempere su tela” di Vinicio Berti, (artista esponente dell’ Astrattismo classico fiorentino anni Sessanta ), donate alla storica Società di Mutuo Soccorso di Peretola ed esposte nella Casa del Popolo a Firenze - II° tempo del Concerto per Flora, denominato “Tesori”- si inarca nel Mito odierno del travaglio storico del dopoguerra. La gestualità astraente tra Cubismo e Futurismo genera trame segniche dalle verticalità ascensionali costruttive ed energiche (Manifesto della “Morfologia costruttiva” 1972) che ricostruiscono la fisionomia storica dell’antico borgo e ne interpretano il sostrato mitico popolare: dagli episodi della Resistenza antifascista di Liberazione-Ricostruzione alla rivisitazione di racconti e leggende legate al territorio nella definizione dell’identità di un popolo in cammino, cui fanno  da controcanto i versi che liberano l’idea di spazialità e progettualità dell’architettura brunelleschiana: Longarine e ganasce, /tavole di cantiere/ si spingono in alto. Lo slancio della cupola,/ delle idee in fermento/ per la nuova società. … nel segno di una auspicata Primavera di ideali.
Un respiro cosmico di fraternità francescana CANTO “Sora nostra matre terra” chiude la poliritmicità poetica nell’umile trasfondere del naturalismo primigenio dei quattro elementi  per un’ ascesi  alle origini della creaturalità nella dimensione  universale.                                                             

 SILVIA RANZI

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