"Concerto" di R. Mosi, Edizioni Gazebo, in vendita Libreria Salvemini, dall'Arco di S. Pierino, euro 8
“CONCERTO” per FLORA
Roberto Mosi, poeta
e fotografo, affascinato dall’ interdipendenza fra le Arti, ha di recente
pubblicato la Raccolta poetica “Concerto”
in cui il materiale poetico viene orchestrato secondo una pluralità di
partiture: i frammenti lirici del vissuto interpretano una sonorità semantica e
fonosimbolica che si avvale di suites linguistiche ora vivaci, ora andanti, ora
riflessive in adagi. Il testo risulta composito per la struttura
polifonica del verseggiare che si avvale
di tempi stagionali metaforici nell’alternanza di ritmi interni tra vita attiva
e contemplativa. Le strofe vengono accorpate per temi nel pentagramma del
vivere con accenti introspettivi ed istanze etico-sociali. Tra attività diurna
e notturna / nella polvere del giorno/ si affaccia, a sanare le
contraddizioni, il riscatto del Mito
nel rinvigorirsi della consapevolezza di un passato da riscoprire, un presente
da sostenere verso un futuro da ricostruire nel miraggio dell’utopia solidale.L’andamento ora
allegro, ora meditativo della ferialità si impenna nella riproposizione della bellezza come ideale che si incarna nelle
Arti figurative di un glorioso passato da ammirare: la Firenze Medicea in cui
il Neoplatonismo, filtrato da Marsilio Ficino, trovava il suo corrispettivo allegorico
nell’Arte del Botticelli. Nella sezione a preludio “Sinfonia per Populonia”-
sito archeologico prominente il Golfo di Baratti - il poeta riesuma le antiche
origini etrusche della Toscana, evocando la fase aurorale del Mito nella fase
italica, cui consegue la celebrazione del Mito umanistico del fecondo
Rinascimento nella dialettica della memoria storica con le dinamiche inquiete
del presente: l’arte fecondi / la sterilità dei tempi… inseguendo / le esili tracce
dell’utopia. -- Oggi c’è bisogno/ di bellezza, di simboli /
sereni del bello.
Il CONCERTO PER FLORA, nel cuore pulsante della Silloge, è dedicato alla figura mitica della Ninfa Flora che richiama l’antico appellativo della città di
Firenze, “Florentia”, cantata attraverso una serie di liriche coreograficamente
concepite che ruotano attorno ai noti capolavori “la Primavera” e “ La nascita
Di Venere”, rifacendosi alle tesi di Cristina
Acidini Luchinat - “Botticelli. Allegorie mitologiche”, Electa, 2001 - che
mette in campo una chiave di lettura storica sul piano iconologico.
Le iconografie,
ispirate alla poesia di Agnolo Poliziano “Stanze per la Giostra di Giuliano”,
incarnano la celebrazione della rinnovata fioritura di Firenze “nell’eterna
primavera ristabilita dai Medici” grazie alla pace riconquistata dall’abile
politica diplomatica del Magnifico che riuscì a porre fine ai due anni di
guerra con Ferdinando d’Aragona e di interdetto papale dopo la congiura dei
Pazzi, personificata da Mercurio, raffigurato con i calzari alati mentre caccia
le nubi con il bastone o“caducéo”( due serpenti avvinghiati: simbolo, nella
tradizione del Dio Eusculapio, di concordia, unione e pace).
Le figure allungate e flessuose - Venere dea dell’Amore casto e
generatore vicino ad un cespuglio di mirto a lei sacro; Cupido che scocca una freccia verso le tre Grazie ( le facoltà
spirituali dell’humanitas); Zefiro,
il vento che introduce la primavera, rapisce la ninfa Clori dalla cui bocca
fuoriescono tralci di fiori; Flora,
personificazione di Firenze, divinità giovane e feconda protettrice dei lavori
agricoli e della fertilità femminile, prende fiori dal lembo della veste sul
suo grembo - si muovono al passo di una danza che si staglia in un hortus
conclusus: spazio ideale, dove tutto è armonia di forme e sentimenti.
La stessa“ Nascita
di Venere “ su una conchiglia dalla spuma del mare è simbolo dell’Amore divino
riservato agli spiriti eletti, simbolo della purezza e dello splendore
dell’anima per cui i due Zefiri ( figure
intrecciate nella coppa Farnese) la sospingono verso terra dove l’attende
Flora, Firenze, per coprirla con un ricco manto….
Rinnoverà alla felice/ terra di Toscana/ i
doni dell’amore
Dall’itinerario
rinascimentale i frammenti lirici si ricollegano a tempi più recenti per
ritrovare e tessere / il filo della memoria/ nelle parole rimembranti del poeta: Il
suono della poesia. / Shelley alla Fonte del Narciso,/ i Futuristi alle Giubbe
Rosse, Montale all’antico Istituto,/ Campana a S.Salvi. Dante per ogni dove./
Lo stesso omaggio
alle “Tredici tempere su tela” di
Vinicio Berti, (artista esponente dell’ Astrattismo classico fiorentino
anni Sessanta ), donate alla storica Società di Mutuo Soccorso di Peretola ed
esposte nella Casa del Popolo a Firenze - II° tempo del Concerto per Flora,
denominato “Tesori”- si inarca nel Mito
odierno del travaglio storico del dopoguerra. La gestualità astraente tra
Cubismo e Futurismo genera trame segniche dalle verticalità ascensionali
costruttive ed energiche (Manifesto della “Morfologia costruttiva” 1972) che
ricostruiscono la fisionomia storica dell’antico borgo e ne interpretano il
sostrato mitico popolare: dagli episodi della Resistenza antifascista di
Liberazione-Ricostruzione alla rivisitazione di racconti e leggende legate al
territorio nella definizione dell’identità di un popolo in cammino, cui
fanno da controcanto i versi che
liberano l’idea di spazialità e progettualità dell’architettura
brunelleschiana: Longarine e ganasce, /tavole di cantiere/ si spingono in alto. Lo slancio
della cupola,/ delle idee in fermento/ per la nuova società. … nel
segno di una auspicata Primavera di
ideali.
Un respiro cosmico
di fraternità francescana CANTO “Sora
nostra matre terra” chiude la poliritmicità poetica nell’umile trasfondere
del naturalismo primigenio dei quattro elementi
per un’ ascesi alle origini della
creaturalità nella dimensione universale.
SILVIA RANZI
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