“Il diario fiorentino di Rainer M.
Rilke per Lou Salomé”. Il viaggio di un giovane poeta, Firenze e Viareggio
Prima parte della lettura
Dal capitolo II. “Gli angeli sopra il cielo di
Firenze”
Il capitolo inizia citando i primi versi delle Elegie
Duinesi di Rainer Maria Rilke, il capolavoro della letteratura europea,
finito di comporre nel 1922. Le elegie cantano la sfida al divino e il lamento
esistenziale dell’uomo nel confronto-scontro con l’angelo, simbolo di una
inesauribile energia cosmica.
Chi se io gridassi mi
udirebbe mai
dalle schiere degli
angeli ed anche
se uno di loro al cuore
mi prendesse, io verrei
meno per la sua più forte
presenza. Perché il bello
è solo
l’inizio del tremendo,
che sopportiamo appena,
e il bello lo ammiriamo
così perché incurante
disdegna di distruggerci.
Ogni angelo è tremendo… (R.
M. Rilke, Elegie duinesi, Canto I)
L’arrivo a Firenze - Il viaggio di Rainer Maria Rilke per raggiungere Firenze fu quanto
mai lungo e faticoso, costretto a star seduto sulle valigie nella carrozza del
treno. Era partito da Arco, sulle rive del lago di Garda, dove era giunto da
Praga per fare visita alla madre. All’arrivo a Firenze è tale il suo desiderio
di vedere la città che, lasciati i bagagli in albergo, sul lungarno Serristori,
nonostante le fatiche del viaggio, esce di sera, al crepuscolo, senza una meta
precisa e gli capita di raggiungere piazza Vittorio Emanuele e piazza della
Signoria, sotto la grigia, pesante mole del Palazzo Vecchio. Volge poi lo
sguardo verso la loggia dei Lanzi e sparisce subito lo sgomento. La Loggia dei
Lanzi, detta anche Loggia dell'Orcagna, segna per Rilke l’incontro con una
delle opere più significative del Rinascimento. Lo attende al lato della Loggia
una felice sorpresa, il piazzale degli Uffizi, che Rilke ci presenta con un
tono pieno di meraviglia. Sorprendente la scena animata, nella penombra della
sera, di personaggi della storia fiorentina che Rilke pone sotto i nostri occhi:
ventotto statue di marmo collocate nelle nicchie dei pilastri del portico;
Andrea Orcagna è la figura privilegiata.
In questa prima, rapida escursione nella città, vi è un’attenta
ricognizione di spazi, di prospettive, di paesaggi urbani, di figure, di epoche
storiche, dal medioevo al Rinascimento.
Rilke arrivò a Firenze a metà del mese
di aprile del 1898 e prese dimora al terzo piano della pensione Benoit - in una
splendida posizione, sulla riva sinistra del fiume, davanti al panorama della
città – sul lungarno Serristori, al n. 13.
Rainer Maria Rilke ha ventidue anni
quando compie il viaggio a Firenze. Due anni prima, nel 1896, si era stabilito
a Monaco dopo aver lasciato l’aria familiare di Praga dove era nato. Il
passaggio nella capitale della Baviera rappresenta l’uscita dalla cerchia
chiusa e provinciale del ristretto mondo tedesco di Praga, del quale faceva
parte per le sue origini, e l’ingresso in un mondo culturale e letterario più
vasto: questo avviene in modi che il giovane poeta non avrebbe mai potuto
immaginare.
Quando Rilke conosce Lou Salomè,
all’inizio del maggio 1897 a un tè in casa di amici, è “una florida biondina di
trentasei anni che ha alle spalle una giovinezza avventurosa e viene già
considerata una delle figure più affascinanti del tempo”.
Dal primo incontro, Rilke getta la rete di
una corte serrata, appassionata, con l’invio frequente di lettere, ricche di
versi poetici, di richiami a comuni interessi culturali, di inviti a leggere
insieme recenti opere letterarie. Il successo non può non arridergli, negli
ultimi giorni del maggio 1987 Lou diviene sua amante. Più anziana di
quattordici anni, Salomè porta al giovane Rilke – il cui nome, su sua
iniziativa, diventa da René, Rainer – non solo una matura esperienza di vita,
ma anche un’attenzione e una vivace comprensione degli spunti più moderni della
vita culturale dell’epoca, in particolare del pensiero di Nietzsche, che
rimarrà sempre un punto di riferimento fondamentale del mondo ideale del
giovane poeta; più tardi sarà sempre Lou a introdurre Rainer nella nuova
scienza della psicanalisi.
Rainer, grazie all’influenza di Lou,
diventa dal letterato che passa gran parte del tempo nei caffè, nelle redazioni
dei giornali e delle riviste, a seguire gli eventi letterari in mezzo al
pubblico, il poeta capace di vivere per mesi da solo, di vivere vicino al
respiro della natura, a camminare scalzo d’estate per i prati, le rive dei
laghi; le sue lettere, in questo nuovo periodo della vita, testimoniano una
felicità che rimarrà unica nel corso degli anni successivi. Poesie d’amore di
grande bellezza prendono vita, è del mese di luglio del 1897 questa poesia che
viene inserita nel Libro d’ore:
Spegnimi gli occhi: ti vedo lo stesso,
turami le orecchie: ti sento,
e senza piedi ti raggiungo
e senza bocca t’invoco.
Spezzami le braccia, ti afferro
con il mio cuore: è una mano,
ferma il cuore e batterà il cervello
e se lo brucerai
ti porterò nel sangue.
Nell’accendersi, dunque, di questa
sconfinata passione, nasce il progetto per la visita alla città di Firenze, per
l’incontro con la sua storia e prenderà forma, dall’arrivo nella città nel mese
di aprile 1898, il Diario di Rainer Maria Rilke, il racconto di un
giovane poeta follemente innamorato di Lou, lontana, in viaggio per l’Europa,
straordinaria amante-maestra-madre.
Seconda
parte della lettura
E
debbo dire come passa il giorno?
Vado
presto per viali radiosi
nei
palazzi a gloriarmi; mi confondo
nell’arioso
piazzale al bruno popolo
dove
più ferve e grida la sua vita.
Poi
prego nella mia pinacoteca,
chiare
sono le Vergini e soavi.
Esco
più tardi dalla Cattedrale,
il
crepuscolo è sceso sopra l’Arno
mi
sento lieve, a poco a poco stanco,
e
mi dipingo Dio sull’oro… ( Firenze, 18 4.1898 - Rainer, Maria Rilke, Il diario
fiorentino)
I
giorni trascorsi a Firenze furono momenti di intenso impegno per visitare non
solo la zona monumentale ma anche l’anello delle colline e dei paesi che
guardano dall’alto la città, giù nella pianura, distesa intorno alla mole della
Cupola del Brunelleschi. S’incontrano via via nelle pagine del Diario i
nomi di questi luoghi, insieme alla Certosa del Galluzzo, da Fiesole a
Settignano, a San Miniato, ai paesini lungo l’Arno, a Rovezzano e a Maiano;
e, sorpresa, sulle chiare pendici di Fiesole coperte di rose puoi incontrare
tenere fanciulle che ricordano le Madonne della fioritura primaverile.
Ecco
che l’apparizione improvvisa di queste tenere fanciulle, reali, in carne
ed ossa, evoca candide Marie marmoree, scolpite in maniera perfetta dai
maestri della scultura primaverile. Si esalta quindi in questo passaggio
del Diario, l’arte di Desiderio da Settignano, di Bernardo Rossellino,
di Benedetto da Maiano; da queste visioni legate al candore del marmo, si passa
poi alla splendente policromia dei
lavori della bottega fiorentina dei Della Robbia.
Nei
giorni successivi al 6 maggio 1898 Rilke lascia improvvisamente il capoluogo
toscano per stabilirsi a Viareggio dove scrive gran parte del Diario,
prima del rientro in Germania.
Il
giovane poeta nella sua fuga a Viareggio porta con sé un insieme di
impressioni, di emozioni, di riflessioni che riprende e approfondisce nel nuovo
soggiorno sulle rive del mare, circondato dal profumo delle acque, delle pinete.
Tra fine Ottocento e
primi del Novecento, Viareggio è una stazione balneare esclusiva frequentata
anche dalla famiglia reale italiana, da nobili, ricchi borghesi, intellettuali
e molti artisti dell’epoca, come Gabriele D’Annunzio, Eleonora Duse, Marta
Abba, Giacomo Puccini, Luigi Pirandello e Galileo Chini. Rilke si ferma
tre settimane durante le quali continua a scrivere Il diario fiorentino.
Scrive Rilke:
Quando i miei pensieri sono ansiosi,
inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare li annega e li manda via
con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un
ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso.
E
il pittore Lorenzo Viani così ricorda il poeta tedesco in una sua lettera:
Ricordi quando noi ragazzotti andavamo
dietro a quel tedesco all’Albergo Firenze di Pietrino Malfatti, che faceva il
bagno nudo al di là dei Funai? L’ho visto a Parigi, è Rilke, il famoso poeta
che è stato segretario di Rodin. Ti farò leggere le poesie che scrisse a
Viareggio.
Il
diario fiorentino, soprattutto per la parte composta a
Viareggio, si presenta particolarmente ricco di suggestioni, di riflessioni, di
stimoli per componimenti lirici, che saranno creati in tempi più o meno
immediati; a questo periodo risalgono le suggestioni per la composizione dei Canti
delle fanciulle.
All’ingresso del porto di Viareggio le
fanciulle vedono rientrare le barche al tramonto, nell’ora estrema del giorno
in cui l’acqua bianca si fa plumbea, cambia la direzione del vento e
arrivano le navi nere, senza vessilli al vento.
Le
fanciulle vedono le barche
puntare
di lontano al porto.
e
strette in timore guardano
come
l’acqua bianca si fa plumbea
poiché
così usa essere la sera:
una
paura…
Nella poesia che segue, il protagonista è il vento della
costa che spira sui sogni delle fanciulle-barche ormeggiate lungo le sponde,
tende gli ormeggi, fa pensare a fiabesche visioni.
Voi
fanciulle siete come le barche,
sempre
ormeggiate
lungo
le sponde delle ore:
per
questo restate così pallide…
I passi ora del poeta risuonano per i vicoli della città di
Viareggio, il giovane incrocia gli sguardi delle brune fanciulle, sedute
fuori delle loro case: ad un tratto, una di loro innalza un canto: è come un
moto di orgoglio, di sfida nei confronti del nuovo arrivato, lo sconosciuto che
attraversa il loro mondo.
Quando
vado per vicoli,
sedute
fuori le brune fanciulle
tutte
mi guardano e lo stupore
segue
i miei passi.
Finché
una si mette a cantare
e
le altre nel loro silenzio
curvano
il capo e sorridono:
sorelle dobbiamo mostrargli
chi siamo.
Il motivo delle fanciulle si sviluppa nel Diario e in questa parte dei Canti delle fanciulle nella forma
più compiuta e significativa per la poetica di Rilke. Il pensiero va naturalmente alle frequenti
raffigurazioni di fanciulle inanellate da fiori nelle opere degli artisti dello
Jugendstil (filone tedesco dell’Art Nouveau), a conferma dello
stretto legame fra questo movimento e la scrittura di Rilke come se la sua
prosa e i suoi versi così immaginifici ed evocativi riproducessero le linee e
le immagini dei dipinti.
Molte
delle pagine del Diario scritte nel soggiorno di Viareggio sono dedicate
ad una riflessione sul lavoro del poeta e ad una rielaborazione dei ricordi
legati all’arte fiorentina del Rinascimento. Nel Diario l’arte del primo
Rinascimento italiano viene vista come un’arte giovane, in fiore, una primavera
acerba i cui fiori morirono prima di maturare come frutti estivi. Da allora
l’arte ha inutilmente aspettato l’estate. Ora, con la nuova arte contemporanea
è giunto il momento di raccogliere l’eredità di quella passata stagione e di
proseguire il cammino verso la pienezza e la maturità.
Da allora l’estate non è mai
arrivata. E se pure hanno ragione tutti coloro che ritengono che quel
Rinascimento non possa tornare, forse la nostra epoca può iniziare l’estate che
segue a quella lontana e festosa primavera, e condurre lentamente a frutto ciò
che già si compì, allora, nella bianca fioritura.
Rilke
annuncia solennemente che verranno i giorni delle messe; che gli artisti
nuovi, che sono ancora come fanciulle dalle mani brucianti e dai sogni
dolenti diventeranno madri. Nel soggiorno toscano, dunque, Rilke comincia a
sentirsi investito del compito di maturare in sé un’arte nuova che corrisponda
all’estate dell’essere.
Rilke si occupa prevalentemente nel Diario
degli artisti del primo Rinascimento, le cui opere hanno aperto la strada a coloro che verranno in seguito, Fra Angelico, Benozzo Gozzoli,
Fra Bartolomeo e soprattutto Sandro Botticelli, rappresentanti del genuino rinascere.
Gli artisti di fine Quattrocento non erano ancora capaci di una emulazione vera
e propria dell’antichità ma di questa colgono l’innovazione; è proprio questa
loro incompiutezza, il loro carattere transitorio, che li qualifica come
modelli artistici per un poeta come Rilke agli ultimi anni dell’Ottocento.
Terza parte della lettura
Rainer Maria Rilke termina il Diario
a Zopot, sulle rive del mar Baltico.
Zopot,
6 luglio 1898
Qui sulla riva di un mare più fresco,
finisco questo libro che ho rinnegato più di tre volte.
Rilke
aveva appreso a Viareggio, mentre godeva del dolce clima delle spiagge, che Lou
intendeva far visita ad alcuni amici a Danzica: non esita un momento, parte
immediatamente e, passando da Vienna, Praga e Berlino, raggiunge Zopot,
stazione balneare del Baltico. Lo attende, da una parte, una profonda delusione
e, dall’altra parte, una preziosa vittoria. La delusione arriva da Lou, che,
dopo la lunga separazione, accoglie Rainer assai freddamente. Affida parole
assai amare al Diario.
Arrivavo a te pieno di futuro …
Questa volta volevo essere io l'uomo ricco, qualcuno che fa
regali, invita ospiti, il padrone di casa, e tu saresti dovuto venire da me e,
circondato dal mio amore e dalle mie cure, goderti la mia ospitalità. Intanto
stavo di nuovo davanti a te come il più povero mendicante sulla soglia della
tua casa, che poggia su colonne larghe e forti.
Il
poeta si avvicina a lei guardando al futuro, le offre il Diario
che aveva scritto pensando a lei, ma rimane deluso, non vede alcuna
soddisfazione negli occhi di Lou, lo tratta con una gentilezza irritante.
Comincia addirittura ad odiarla come si odia qualcosa di troppo grande.
Non vuole parole di conforto e sente che deve sfuggire a questo tormento di
gentilezza che tanto lo umilia. Tuttavia quando inizia a scrivere le sue
esperienze nelle ultime pagine del Diario, si rende conto che Lou rimane
comunque il suo ideale. Afferma con tono elevato che la sua vittoria, l’ultimo
valore di questo libro è il riconoscimento di una natura d’artista che è
soltanto una via e infine si adempie in una matura esistenza. Naturalmente
tutto questo non è ancora “poesia”; però è la felicità, quella che il poeta
conosce quando sente che gli sono cresciute le ali.
Canti di angeli
A lungo ho tenuto stretto il mio
angelo,
e lui s’impoverì nel mio abbraccio,
e si fece piccino, e io mi feci
grande,
e alla fine ero io la compassione
e lui solo una supplica tremante.
Allora gli ho dato i suoi cieli:
lui sparve lasciandomi le cose vicine
e imparò il volo, io imparai la vita,
e a poco a poco ci siamo conosciuti.
Rainer
Maria Rilke, Le poesie giovanili.
In
quale rapporto stanno queste scelte poetiche con la Firenze del Rinascimento e
con il mare di Viareggio di cui si parla nel Diario? Lo stesso Rilke dà
la risposta: Io stesso vedo sempre più chiaro che io non parlo delle cose,
ma di ciò che attraverso di esse io sono diventato. Fra i doni dell’Italia
agli artisti stranieri che raggiungono le sue terre, ne sono compresi due, fra
loro associati: un’intuizione nuova della natura dell’arte e il ritrovamento
che l’artista fa di sé medesimo. Il Diario mostra, di pagina in
pagina, un crescendo spirituale continuo, dal tono iniziale calmo, ad un tono
solenne, che si alza, euforico, di conquista in conquista, fino alle parole
finali che assumono, come abbiamo visto in precedenza, una tonalità apertamente
lirica, di inno.
Io so che c’è dentro di me qualcosa
che tu non conosci ancora: una nuova grande chiarità, che conferisce ricchezza
al mio linguaggio, potenza alla mia parola.