Presentazione 18 settembre
Circolo Artisti Casa di Dante
Roberto Mosi
“Il diario fiorentino di Rainer Rilke per Lou Salomè”
Pontecorboli Editore
I.
Introduzione
Tra
le esperienze italiane di Rainer Maria Rilke, il più grande poeta lirico
tedesco dell’età moderna, Firenze occupa un posto speciale, non solo come città
d’arte ma come luogo di profonda introspezione e riflessione creativa. Il
diario fiorentino, scritto durante il soggiorno nella città toscana del
1898, rappresenta un documento chiave per comprendere il legame tra la sua
visione estetica e le tematiche della sua poesia; è una raccolta di annotazioni
sulla città, riflessioni sull’arte e sull’architettura, sul rapporto tra
l’eternità dell’arte e la transitorietà della vita. Il Diario si
distingue per il suo stile lirico e contemplativo, dove l’osservazione del
reale si trasforma in meditazione poetica. La città di Firenze, con i suoi
capolavori rinascimentali, diventa per Rilke una metafora della capacità umana
di creare bellezza immortale in contrasto con l’effimero della vita, che lo
porta a riflettere su come la poesia possa catturare l’eterno. Questo tema,
centrale nel Diario, torna successivamente nelle sue poesie, in
particolare nelle Elegie Duinesi, dove l’arte e la bellezza diventano
veicoli per avvicinarsi al mistero dell’esistenza. Il poeta, sviluppando le sue
osservazioni e riflessioni, rafforza alcune tematiche che diventeranno centrali
nella sua produzione successiva.
Molti degli spunti del Diario trovano eco diretta nella poesia di
Rilke: nella raccolta Nuove Poesie si percepisce la contemplazione delle
opere fiorentine, che trasformarono oggetti e immagini in simboli universali;
nelle Elegie Duinesi l’esperienza di Firenze si traduce nella ricerca di
un nuovo linguaggio poetico che riesca ad esprimere l’attenzione per i
dettagli, il senso di armonia e la capacità di osservare il mondo con occhi
nuovi.
Il viaggio di Rainer
Maria Rilke per raggiungere Firenze fu quanto mai lungo e faticoso,
costretto a star seduto sulle valigie nella carrozza del treno. Era partito da
Arco, sulle rive del lago di Garda, dove era giunto da Praga per fare visita
alla madre Phia che vi soggiornava abitualmente, dall’inizio della primavera. All’arrivo
a Firenze è tale il suo desiderio di vedere la città che, lasciati i bagagli in
albergo, sul lungarno Serristori, nonostante le fatiche del viaggio, esce di
sera, al crepuscolo, senza una meta precisa e gli capita di raggiungere piazza
Vittorio Emanuele, l’attuale piazza della Repubblica e piazza della Signoria,
sotto la grigia, pesante mole del Palazzo Vecchio. Volge poi lo sguardo verso
la loggia dei Lanzi e sparisce subito lo sgomento. La Loggia dei Lanzi, detta
anche Loggia dell'Orcagna, segna per Rilke l’incontro con una delle opere più
significative del Rinascimento. Lo attende al lato della Loggia una felice
sorpresa, il piazzale degli Uffizi, che Rilke ci presenta con un tono pieno di
meraviglia. Sorprendente la scena animata, nella penombra della sera, di
personaggi della storia fiorentina che Rilke pone sotto i nostri occhi:
ventotto statue di marmo collocate nelle nicchie dei pilastri del portico;
Andrea Orcagna è la figura privilegiata.
In questa prima, rapida escursione nella città, vi è un’attenta
ricognizione di spazi, di prospettive, di paesaggi urbani, di figure, di epoche
storiche, dal medioevo al Rinascimento.
Rilke arrivò a Firenze a metà del mese
di aprile del 1898 e prese dimora al terzo piano della pensione Benoit - in una
splendida posizione, sulla riva sinistra del fiume, davanti al panorama della
città – sul lungarno Serristori, al n. 13, oggi n.25, e da lì ripartì, a maggio,
alla volta di Viareggio. Dal soggiorno, ricco e intenso, con escursioni a
Bellosguardo, Fiesole, Settignano, alla Certosa, scaturì Il Diario
Fiorentino, un’opera di appunti e riflessioni, che contiene in germe la produzione
dell’artista più maturo e che Rilke concepì come “dono” alla donna amata, Lou
Salomè.
Oggi una targa commemorativa indica
quella che fu la residenza sul Lungarno Serristori; lo scrittore ebbe modo di
vivere sul lungarno che era stato da poco costruito, in un punto strategico, a
pochi metri dal Ponte alle Grazie, da cui si poteva arrivare, con quattro
passi, al centro monumentale della città o raggiungere, con la suggestiva
passeggiata oltre il rione di San Niccolò, attraverso Monte alle Croci, il
nuovissimo piazzale Michelangelo.
Le
prime parole del libro sono una vera e propria dichiarazione d’amore,
manifestata con tutto l’impeto giovanile, a distanza di un anno dal primo
incontro a Monaco con Lou. Sono ormai quattordici giorni che Rilke abita nella
pensione sul lungarno Serristori, al terzo piano dell’edificio, ha a
disposizione una stanza e l’alta e
spaziosa terrazza di pietra, magnifica al punto che potrei abitarla e
persino ricevervi degnamente un ospite di riguardo. Apriamo con il giovane
poeta la porta sulla terrazza con la vista straordinaria sulla città: una vera
e propria terrazza delle meraviglie che Rilke ci presenta in maniera
coinvolgente suscitando un’ampia gamma di sensazioni, dal profumo dei fiori, al
rumore delle acque del fiume che scorre sotto il ponte alle Grazie, oltre il
breve tratto della via sottostante, alla vista del sorprendente panorama. Il
paesaggio che osserva dall’appartamento sembra definito in maniera stilizzata,
in un insieme di linee e colori; viene descritto come in una partitura composta
da melodie musicali accompagnate da accordi di colori, si articola in
un’atmosfera per lo più silenziosa che viene poi invasa dalla musica di una
canzone, accompagnata da un mandolino. Ma lo spettacolo più vivo si accende
all’ora del tramonto, dalla terrazza delle meraviglie e dai luoghi più
celebri della città si può godere della straordinaria scena del saluto del sole
alla fine del giorno.
III.
Chi
è Rainer Maria Rilke
Era
nato il 4 dicembre 1875, figlio di Josef Rilke e di Sophie Entz, il padre aveva
intrapreso, senza successo, la carriera militare nell’esercito asburgico; nel
1859 era andato in guerra come allievo ufficiale, raggiungendo con il grado di
cadetto artificiere nel reggimento di artiglieria Imperialregio, l’apice della
sua carriera militare, all’età di ventun anni è temporaneamente comandante
della cittadella di Brescia. È un incarico importante perché Brescia costituisce
insieme a Mantova, Verona e Legnano il quadrilatero su cui poggia la difesa
austriaca nell’Italia settentrionale. Non riesce però a raggiungere il diploma
di ufficiale e si congeda dall’esercito; nella vita civile si riduce a
svolgere, di malavoglia, il lavoro di impiegato in una compagnia ferroviaria,
un posto che gli aveva procurato il fratello, un facoltoso avvocato di
successo. La madre, Phia, proveniva da una famiglia agiata, immigrata
dall’Alsazia, e non sopportava la vita piccolo borghese che le consentivano le
nuove condizioni familiari. Nel 1885 i due coniugi si separano.
La madre decise di crescere il figlio come
fosse una bambina: fino all’età di sette anni, René porta lunghi boccoli
biondi, indossa vestitini graziosi e gioca con le bambole. “Così la sua
condizione, già di per sé problematica, di figlio unico all’interno di un
matrimonio infelice viene resa ancor più difficile dal rifiuto della madre di
accettare il suo sesso”. Per lui si pensa ad un percorso educativo che lo avvii
alla carriera delle armi e fin dall’età di undici anni è iscritto ad un
collegio militare. Nei cinque anni di questa esperienza, il giovane René,
appartato, dal carattere sensibile e riflessivo, matura la consapevolezza di
quanto la professione di soldato non sia adatta a lui. La vocazione poetica che
si manifesta ben presto, rappresenterà uno strumento di promozione sociale per
uscire dalle difficoltà in cui era confinata la vita dei genitori e per mirare
a realizzarsi in una maniera ben diversa da quella rappresentata dalla carriera
militare.
Nel 1895, dopo l’abbandono del collegio
militare, consegue la maturità grazie a studi privati resi possibili da un
appoggio finanziario concesso dallo zio paterno; a partire dal 1893-1894 inizia
a coltivare un’attività letteraria che ben presto diventa intensa, di rilievo.
Al progetto di diventare ufficiale si è dovuto ribellare, quello di farsi
avvocato, sull’esempio dello zio facoltoso, viene lasciato svanire a poco a
poco; l’interesse effettivo è rivolto alla poesia e al mestiere letterario: per
alcuni anni Rilke si occupa di critica e giornalismo letterario, scrive
liriche, drammi e racconti, organizza e partecipa a letture di poesia. Si
iscrive nel 1895 alla facoltà di lettere dell’università di Praga; poi, la
svolta decisiva, dall’autunno 1896 si trasferisce presso l’università di Monaco
e segue, fra l’altro, un seminario sull’estetica.
Monaco è stata protagonista, tra l’800 e
il ‘900, di una fervente e densa scena culturale e artistica: qui si
incontrarono i pittori Kandinsky e Paul Klee, qui vissero il drammaturgo Henrik
Ibsen e scrittori come Rilke e Thomas Mann, che ambientò alcune sue opere
in questa città. Il soggiorno di numerosi artisti nel nuovo quartiere di
Schwabing, a nord del centro storico di Monaco, circondato da bellissimi
palazzi Jugendstil (il Liberty tedesco), diede vita ad uno dei periodi
più vivaci e dinamici della capitale bavarese. Rilke cercò di ricreare alcune
delle caratteristiche stilistiche fondamentali del movimento nella struttura
stessa del suo mezzo di espressione. Con
queste trasformazioni stilistiche il poeta tentò di produrre nella sua
scrittura gli stessi effetti che aveva scoperto nella pittura e nella scultura
dello Jugendstil, dimostrando come le arti visive abbiano una profonda
influenza sulla sua creatività. Le strutture dello Jugendstil sono
quindi una componente essenziale dell'opera di Rilke e rendono la sua scrittura
originale e di alto livello artistico. Rilke diventò sempre più esperto nelle
teorie di quest'arte, dalla quale gli furono forniti i mezzi aggiuntivi per
esprimere i suoi pensieri e le sue preoccupazioni più intime.
Quando Rilke conosce Lou Salomè,
all’inizio del maggio 1897 a un tè in casa di amici, è “una florida biondina di
trentasei anni che ha alle spalle una giovinezza avventurosa e viene già
considerata una delle figure più affascinanti del tempo”. È figlia di un
generale russo, di origine tedesco-danese che si era distinto nella presa di
Varsavia (1830) ed era stato elevato al ceto nobiliare da Nicola I e nominato
da Alessandro II ispettore di corpo d’armata. Vive con la famiglia in un grande
alloggio nell’edificio dello stato maggiore di fronte al Palazzo d’Inverno, nel
cuore di Pietroburgo. Lou studia in Svizzera, al Politecnico di Zurigo, uno dei
pochi istituti che già allora ammettono donne, frequenta filosofia, teologia,
scienza comparata delle religioni e storia dell’arte. “Quando nel 1883, a causa
della salute un po’ cagionevole, deve cercare un clima più caldo e si decide
per Roma, è affidata alle cure di Malvida von Meysenburg, le cui Memoiren
einer Idealistin (Memorie di un idealista) erano uscite da poco.
Malvida, femminista e sostenitrice di una Germania a governo democratico, è
amica di Wagner e Liszt come di Mazzini e Garibaldi.
Nietzsche
incontra Lou a Roma ed è affascinato dalla giovane; le fa una proposta di
matrimonio che lei però rifiuta. Poco tempo dopo compiono un viaggio in
Svizzera, fermandosi sul lago d’Orta nell’Italia del nord e compiono insieme
l’ascensione al Sacro Monte, un episodio che rimarrà impresso nella memoria del
filosofo. Lou sposa nel giugno del 1887 Friedrich Carl Andreas, che lavora come
lettore al seminario di Orientalistica dell’università di Berlino: si tratta di
uno strano rapporto matrimoniale, la sposa si rifiuta fin dai primi giorni al
consorte.
Dal primo incontro, Rilke getta la rete di
una corte serrata, appassionata, con l’invio frequente di lettere, ricche di
versi poetici, di richiami a comuni interessi culturali, di inviti a leggere
insieme recenti opere letterarie. Il successo non può non arridergli, negli ultimi
giorni del maggio 1987 Lou diviene sua amante. Più anziana di quattordici anni,
Salomè porta al giovane Rilke – il cui nome, su sua iniziativa, diventa da
René, Rainer – non solo una matura esperienza di vita, ma anche un’attenzione e
una vivace comprensione degli spunti più moderni della vita culturale
dell’epoca, in particolare del pensiero di Nietzsche, che rimarrà sempre un
punto di riferimento fondamentale del mondo ideale del giovane poeta; più tardi
sarà sempre Lou a introdurre Rainer nella nuova scienza della psicanalisi.
Rainer, grazie all’influenza di Lou,
diventa dal letterato che passa gran parte del tempo nei caffè, nelle redazioni
dei giornali e delle riviste, a seguire gli eventi letterari in mezzo al
pubblico, il poeta capace di vivere per mesi da solo, di vivere vicino al
respiro della natura, a camminare scalzo d’estate per i prati, le rive dei
laghi; le sue lettere, in questo nuovo periodo della vita, testimoniano una
felicità che rimarrà unica nel corso degli anni successivi. Poesie d’amore di
grande bellezza prendono vita, è del mese di luglio del 1897 questa poesia che
viene inserita nel Libro d’ore:
Spegnimi gli occhi: ti vedo lo stesso,
turami le orecchie: ti sento,
e senza piedi ti raggiungo
e senza bocca t’invoco.
Spezzami le braccia, ti afferro
con il mio cuore: è una mano,
ferma il cuore e batterà il cervello
e se lo brucerai
ti porterò nel sangue.
Dall’ottobre 1897 Rilke segue l’amica a
Berlino, dove si stabilisce non lontano dagli Andreas; frequenta la loro casa
quasi ogni giorno e sotto la guida di Lou si prepara a due viaggi. Il primo è
previsto nella primavera, a Firenze: si impegna per questo nello studio della
lingua italiana e segue lezioni di storia dell’arte all’università di Berlino.
Per l’altro viaggio, si pensa alla Russia: inizia con l’aiuto di Lou a studiare
il russo, a prendere conoscenza dei classici, da Turgenev a Tolstoi.
Nell’accendersi, dunque, di questa
sconfinata passione, nasce il progetto per la visita alla città di Firenze, per
l’incontro con la sua storia e prenderà forma, dall’arrivo nella città nel mese
di aprile 1898, il Diario di Rainer Maria Rilke, il racconto di un
giovane poeta follemente innamorato di Lou, lontana, in viaggio per l’Europa,
straordinaria amante-maestra-madre.
V. I giorni trascorsi a Firenze
Rilke nei primi quindici giorni del suo
soggiorno ha composto solo alcune poesie; il ritardo è dovuto al fatto che
l’incontro con la città, con le cose che l’affollano, è stato intenso,
sorprendente, tanto da credere di affondare tra i flutti di una magnificenza
esteriore. Solo ora con il tempo che è passato, comincia a prendere
respiro, è in grado di esporre le sue impressioni dinanzi ai tuoi cari
occhi lucenti, ma Lou dal suo scritto non deve attendere una rassegna
completa, pedissequa delle cose viste. Il poeta si propone di
comprendere la città di Firenze con la sua ricchezza di opere d’arte come un
compito del tutto personale, una ricerca che porterà ad una maturazione e ad
una maggiore consapevolezza. Intraprende presto la mattina il percorso dei viali
radiosi, l’anello di strade intorno alla città, realizzato di recente,
dopo aver abbattuto le antiche mura secondo il progetto di Giuseppe Poggi,
salirà all’arioso piazzale Michelangelo confondendosi nella vita di
tutti i giorni dei fiorentini; poi l’incontro con lo splendore dei quadri della
mia pinacoteca e della Cattedrale, fino all’ora lieve del crepuscolo,
così ricco di meravigliose visioni che mi dipingo come un Dio
sull’oro.
Rilke
fin dal primo giorno, “vive” intensamente la città e comprende presto che Firenze
non si offre facilmente. L’anno prima a Venezia, come abbiamo visto, aveva
fatto un’esperienza diversa, aveva colto immediatamente, con gioia, l’incomparabile
sorriso dorato delle festose facciate aperte sui canali. A questi caratteri
contrappone il tratto militaresco e sospettoso degli antichi palazzi
testimoni dell’orgoglio fiorentino nella fase di ascesa, quando sulla
superbia e sulla virtù si formò la base per l’arte serena dei suoi giorni più
luminosi; li osserva nei particolari, li studia, cerca di catturare la loro
essenza, di pietra e di ferro.
Rilke coglie bene in queste prime pagine
del Diario la fisionomia degli edifici tipici di un periodo interessante
della storia della città; col passaggio al governo oligarchico prima e al
governo personale mediceo poi, le imprese costruttive di iniziativa pubblica
sono sempre più rare e meno rilevanti mentre acquista una nuova dimensione
l’iniziativa privata. La tipologia residenziale della “borghesia” mercantile
assume un’importanza predominante. I Medici, i Rucellai, i Pitti, gli Strozzi e
altri, intendono la loro residenza come un monumento “capace, per la sua
dimensione inusitata ed eccezionale e per l’originalità del disegno affidata
anche alla ripresa degli elementi del linguaggio classico, di imporre
l’affermazione del ruolo e della potenza della famiglia a cui appartiene”.
Ecco
che l’apparizione improvvisa di queste tenere fanciulle, reali, in carne
ed ossa, evoca candide Marie marmoree, scolpite in maniera perfetta dai
maestri della scultura primaverile. Si esalta quindi in questo passaggio
del Diario, l’arte di Desiderio da Settignano, di Bernardo Rossellino,
di Benedetto da Maiano; da queste visioni legate al candore del marmo, si passa
poi alla splendente policromia dei
lavori della bottega fiorentina dei Della Robbia.
VI. La fuga “selvaggia” a Viareggio”
Nei
giorni successivi al 6 maggio 1898 Rilke lascia improvvisamente il capoluogo
toscano per stabilirsi a Viareggio dove scrive gran parte del Diario,
prima del rientro in Germania: inizia a maggio fissando il mar Ligure e
terminerà l’opera più tardi, ai primi di luglio, a Zopot, in Polonia, vicino a
Danzica, sulle rive di un mare più fresco dove Rilke si trova da metà
giugno nel suo peregrinare per l’Europa, rincorrendo Lou. Il Diario sarà pubblicato solo nel
1942 in una raccolta miscellanea di memorie giovanili.
Il giovane poeta nella sua fuga a
Viareggio porta con sé un insieme di impressioni, di emozioni, di riflessioni
che riprende e approfondisce nel nuovo soggiorno sulle rive del mare,
circondato dal profumo delle acque, delle pinete; lascia pagine meditate,
sull’esperienza fiorentina, su come l’abbia arricchito e lo ponga rispetto ai
passi che intende intraprendere nel campo dell’arte. Porta in Versilia, oltre ai primi resoconti
del Diario, un album rilegato in tela, un “album da disegno” per pittori
sul quale scrive poesie, firmate con il luogo e la data.
Tra
fine Ottocento e primi del Novecento, Viareggio è una stazione balneare esclusiva frequentata
anche dalla famiglia reale italiana, da nobili, ricchi borghesi, intellettuali
e molti artisti dell’epoca, come Gabriele D’Annunzio, Eleonora Duse, Marta
Abba, Giacomo Puccini, Luigi Pirandello e Galileo Chini. Rilke si ferma
tre settimane durante le quali continua a scrivere Il diario fiorentino e
visita Pisa, Lucca, Pietrasanta e Sarzana, sale alle cave di marmo sulle Alpi
Apuane. La Passeggiata di Viareggio, con i suoi originali edifici in legno che
ospitano stabilimenti balneari, raffinati negozi, sale da ballo e caffè
chantant, è il centro della mondanità. Nella fascia tra la pineta e il litorale
marino, sorgono ville, villini e importanti alberghi come l’Hotel
Principe di Piemonte e l’Hotel Excelsior, tutti connotati da caratteri liberty
ed eclettici.
Rilke soggiornò a
Viareggio nella primavera del 1898 e in quella del 1903, tornandovi soltanto
per pochi giorni nel giugno del 1904. Durante la prima permanenza si fermò
all’Hotel Firenze, di proprietà di Pietro Malfatti, ubicato presso la splendida
Villa Rigutti, posta dove oggi si trova piazza Santa Caterina. Incantato dalla
bellezza del mare e delle pinete, ideò e compose alcune delle sue più
significative opere giovanili, tra le quali nel 1898 il dramma lirico La principessa bianca, intriso di visioni oniriche.
Scriveva Rilke in uno
dei suoi soggiorni:
Quando i miei pensieri sono ansiosi,
inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare li annega e li manda via
con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un
ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso.
E
il pittore Lorenzo Viani così ricorda il poeta tedesco in una sua lettera:
Ricordi quando noi ragazzotti andavamo
dietro a quel tedesco all’Albergo Firenze di Pietrino Malfatti, che faceva il
bagno nudo al di là dei Funai? L’ho visto a Parigi, è Rilke, il famoso poeta
che è stato segretario di Rodin. Ti farò leggere le poesie che scrisse a
Viareggio.
Il
diario fiorentino, soprattutto per la parte composta a
Viareggio, si presenta particolarmente ricco di suggestioni, di riflessioni, di
stimoli per componimenti lirici, che saranno creati in tempi più o meno
immediati; a questo periodo risalgono le suggestioni per la composizione dei Canti
delle fanciulle.
All’ingresso del porto di Viareggio le
fanciulle vedono rientrare le barche al tramonto, nell’ora estrema del giorno
in cui l’acqua bianca si fa plumbea, cambia la direzione del vento e
arrivano le navi nere, senza vessilli al vento.
Le
fanciulle vedono le barche
puntare
di lontano al porto.
e
strette in timore guardano
come
l’acqua bianca si fa plumbea
poiché
così usa essere la sera:
una
paura…
Nel Diario il
tema dell’incontro ravvicinato con il mare, dal molo di Viareggio, è ripreso ed
è sviluppato con ampio respiro, la scena è vivace, gremita: una folla assiste,
nell’ora del tramonto, al rito che si ripete ogni sera del rientro delle barche
dalla pesca. Si ha la sensazione che Rilke, ogni sera del suo soggiorno, non
abbia mancato di partecipare, meravigliato, entusiasta, a questo rito
affascinante, a uno spettacolo che si ripete negli anni, fino ai nostri giorni.
Nella poesia che segue, il protagonista è il vento della
costa che spira sui sogni delle fanciulle-barche ormeggiate lungo le sponde,
tende gli ormeggi, fa pensare a fiabesche visioni.
Voi
fanciulle siete come le barche,
sempre
ormeggiate
lungo
le sponde delle ore:
per
questo restate così pallide…
I passi ora del poeta si avventurano per i sentieri nella
pineta, risuonano per i vicoli della città di Viareggio, il giovane incrocia
gli sguardi delle brune fanciulle, sedute fuori delle loro case: ad un
tratto, una di loro innalza un canto: è come un moto di orgoglio, di sfida nei
confronti del nuovo arrivato, lo sconosciuto che attraversa il loro mondo.
Quando
vado per vicoli,
sedute
fuori le brune fanciulle
tutte
mi guardano e lo stupore
segue
i miei passi.
Finché
una si mette a cantare
e
le altre nel loro silenzio
curvano
il capo e sorridono:
sorelle dobbiamo mostrargli
chi siamo.
Ecco apparire nel tardo pomeriggio della domenica
sera, le fanciulle brune e bionde nella verde cornice della pineta e il
dolce canto si diffonde fra i pini. Il poeta è pieno di malinconia, però, è
felice di quel canto e se i suoi sogni sono pallidi come ninfee nello stagno,
rende omaggio alle fanciulle, alla meraviglia dei loro canti che le rendono ricche
e regine.
Regine
siete voi e ricche.
E
di canti ancora più ricche
Che
alberi in fiore…
Il motivo delle fanciulle si sviluppa nel Diario e in questa parte dei Canti delle fanciulle nella forma
più compiuta e significativa per la poetica di Rilke. Il pensiero va naturalmente alle frequenti
raffigurazioni di fanciulle inanellate da fiori nelle opere degli artisti dello
Jugendstil, a conferma dello stretto legame fra questo movimento e la
scrittura di Rilke come se la sua prosa e i suoi versi così immaginifici ed
evocativi riproducessero le linee e le immagini dei dipinti.
Molte
delle pagine del Diario scritte nel soggiorno di Viareggio sono dedicate
ad una riflessione sul lavoro del poeta e ad una rielaborazione dei ricordi
legati all’arte fiorentina del Rinascimento. Come abbiamo potuto constatare,
l’incontro a Monaco con Lou Salomè e il legame che si stabilisce, l’amore
difficile prima, l’amicizia autentica poi, è l’evento che cambia la vita e la
poetica di Rilke.
Nel
Diario l’arte del primo Rinascimento italiano viene vista come un’arte
giovane, in fiore, una primavera acerba i cui fiori morirono prima di maturare
come frutti estivi. Da allora l’arte ha inutilmente aspettato l’estate. Ora,
con la nuova arte contemporanea è giunto il momento di raccogliere l’eredità di
quella passata stagione e di proseguire il cammino verso la pienezza e la
maturità.
Da allora l’estate non è mai
arrivata. E se pure hanno ragione tutti coloro che ritengono che quel
Rinascimento non possa tornare, forse la nostra epoca può iniziare l’estate che
segue a quella lontana e festosa primavera, e condurre lentamente a frutto ciò
che già si compì, allora, nella bianca fioritura.
Rilke
annuncia solennemente che verranno i giorni delle messe; che gli artisti
nuovi, che sono ancora come fanciulle dalle mani brucianti e dai sogni
dolenti diventeranno madri. Nel soggiorno toscano, dunque, Rilke comincia a
sentirsi investito del compito di maturare in sé un’arte nuova che corrisponda
all’estate dell’essere. È una maturazione che prende una prima forma nei giorni
di questo soggiorno, nell’incontro con Firenze e la sua terra, così legata alla
stagione della primavera, per diventare compiuta, incontrare l’estate, altrove,
in altri viaggi, secondo un percorso originale di ricerca.
Rilke si occupa prevalentemente nel Diario
degli artisti del primo Rinascimento, le cui opere hanno aperto la strada a coloro che verranno in seguito, Fra Angelico (Vicchio 1395 –
Roma 1455)), Benozzo Gozzoli (Scandicci 1420 - Pistoia 1497), Fra Bartolomeo
(Sofignano1472 - Firenze1517) e soprattutto Sandro Botticelli (Firenze 1445 -
Firenze1510), rappresentanti del genuino rinascere.
Per quanto gli artisti del
Quattrocento siano assai diversi tra loro, Rilke li riunisce sotto la parola
chiave “artisti della primavera”, concedendo che questi
ancora errarono, è vero, cercando sé stessi, perché sapevano solo
oscuramente dove abitavano e credettero, con fiducia infantile nel loro tempo,
che i candidi sepolcri marmorei fossero la loro patria.
Gli artisti di fine Quattrocento non
erano ancora capaci di una emulazione vera e propria dell’antichità ma di
questa colgono l’innovazione; è proprio questa loro incompiutezza, il loro
carattere transitorio, che li qualifica come modelli artistici per un poeta
come Rilke agli ultimi anni dell’Ottocento.
Zopot,
6 luglio 1898
Qui sulla riva di un mare più fresco,
finisco questo libro che ho rinnegato più di tre volte.
Rilke
aveva appreso a Viareggio, mentre godeva del dolce clima delle spiagge, che Lou
intendeva far visita ad alcuni amici a Danzica: non esita un momento, parte
immediatamente e, passando da Vienna, Praga e Berlino, raggiunge Zopot,
stazione balneare del Baltico, e prende alloggio all’Hotel Werminghoff,
l’albergo più moderno della cittadina. Lo attende, da una parte, una profonda
delusione e, dall’altra parte, una preziosa vittoria. La delusione arriva da
Lou, che, dopo la lunga separazione, accoglie Rainer assai freddamente. Affida
parole assai amare al Diario.
Arrivavo a te pieno di futuro …
Questa volta volevo essere io l'uomo ricco, qualcuno che fa
regali, invita ospiti, il padrone di casa, e tu saresti dovuto venire da me e,
circondato dal mio amore e dalle mie cure, goderti la mia ospitalità. Intanto
stavo di nuovo davanti a te come il più povero mendicante sulla soglia della
tua casa, che poggia su colonne larghe e forti.
Il
poeta si avvicina a lei guardando al futuro, le offre il Diario
che aveva scritto pensando a lei, ma rimane deluso, non vede alcuna
soddisfazione negli occhi di Lou, lo tratta con una gentilezza irritante.
Comincia addirittura ad odiarla come si odia qualcosa di troppo grande.
Non vuole parole di conforto e sente che deve sfuggire a questo tormento di
gentilezza che tanto lo umilia. Tuttavia quando inizia a scrivere le sue
esperienze nelle ultime pagine del Diario, si rende conto che Lou rimane
comunque il suo ideale. Afferma con tono elevato che la sua vittoria, l’ultimo
valore di questo libro è il riconoscimento di una natura d’artista che è
soltanto una via e infine si adempie in una matura esistenza. Naturalmente
tutto questo non è ancora “poesia”; però è la felicità, quella che il poeta
conosce quando sente che gli sono cresciute le ali.
In
quale rapporto stanno tutte queste cose con la Firenze del Rinascimento e con
il mare di Viareggio di cui si parla nel Diario? Lo stesso Rilke dà la
risposta: Io stesso vedo sempre più chiaro che io non parlo delle cose, ma
di ciò che attraverso di esse io sono diventato. Fra i doni dell’Italia
agli artisti stranieri che raggiungono le sue terre, ne sono compresi due, fra
loro associati: un’intuizione nuova della natura dell’arte e il ritrovamento
che l’artista fa di se medesimo. Il Diario mostra, di pagina in
pagina, un crescendo spirituale continuo, dal tono iniziale calmo, ad un tono
solenne, che si alza, euforico, di conquista in conquista, fino alle parole
finali che assumono, come abbiamo visto in precedenza, una tonalità apertamente
lirica, di inno.
Io so che c’è dentro di me qualcosa
che tu non conosci ancora: una nuova grande chiarità, che conferisce ricchezza
al mio linguaggio, potenza alla mia parola.
VIII La mappa di un viaggio ricco di frutti
La fama di Rainer Maria Rilke, il
maggiore poeta lirico di lingua tedesca, è legata in modo particolare a due
opere composte nel 1922, Elegie Duinesi e Sonetti a Orfeo,
capolavori universali. Le elegie cantano l’orgogliosa sfida al divino e il
lamento esistenziale dell’uomo nel confronto-scontro con l’angelo, simbolo di
una inesauribile energia cosmica. È proprio durante il soggiorno del poeta, nel
1898, prima a Firenze e poi a Viareggio, che maturano i primi elementi
significativi di questo percorso poetico, descritti da Il diario fiorentino.
Il progetto fu ispirato e sostenuto dalla donna amata, Lou Salomé, celebre
intellettuale nell’epoca di passaggio fra l’Ottocento e il Novecento. Dalle
pagine del Diario emerge come l’Italia, e in particolare Firenze con la
sua storia e la sua arte, abbiano influito sul pensiero e la scrittura del
poeta, tanto da diventare il laboratorio creativo dove poter affinare il suo
linguaggio e approfondire la sua visione esistenziale. Firenze è per lui una
metafora della capacità umana di creare bellezza immortale in contrasto con
l’effimero della vita. Queste tematiche tornano successivamente nelle sue opere
in cui le immagini fissate nel viaggio in Toscana, si trasformano in simboli
universali nella ricerca di un nuovo linguaggio poetico. A far rivivere questa
esperienza è un gruppo di lettori di una storica biblioteca del centro di
Firenze che decide di dedicare una serie di incontri alla lettura e all’analisi
del Diario, compie escursioni nelle strade e per le colline fiorentine,
lungo le rive del mare di Viareggio, seguendo i passi e lo sguardo del giovane
Rilke. Il frutto finale di questo impegno, pieno di curiosità e di passione, è
la mappa di un percorso letterario e culturale, preziosa per comprendere
come spuntarono le ali al giovane poeta.
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