venerdì 19 settembre 2025

Il libro di Rilke a Firenze presentato al Circolo Casa di Dante - Il pianoforte di Umberto Zanarelli, i disegni di Enrico Guerrini, l'autore, Roberto Mosi


 Presentazione 18 settembre

Circolo Artisti Casa di Dante




Roberto Mosi

“Il diario fiorentino di Rainer Rilke per Lou Salomè”

Pontecorboli Editore

 

I.               Introduzione

            Tra le esperienze italiane di Rainer Maria Rilke, il più grande poeta lirico tedesco dell’età moderna, Firenze occupa un posto speciale, non solo come città d’arte ma come luogo di profonda introspezione e riflessione creativa. Il diario fiorentino, scritto durante il soggiorno nella città toscana del 1898, rappresenta un documento chiave per comprendere il legame tra la sua visione estetica e le tematiche della sua poesia; è una raccolta di annotazioni sulla città, riflessioni sull’arte e sull’architettura, sul rapporto tra l’eternità dell’arte e la transitorietà della vita. Il Diario si distingue per il suo stile lirico e contemplativo, dove l’osservazione del reale si trasforma in meditazione poetica. La città di Firenze, con i suoi capolavori rinascimentali, diventa per Rilke una metafora della capacità umana di creare bellezza immortale in contrasto con l’effimero della vita, che lo porta a riflettere su come la poesia possa catturare l’eterno. Questo tema, centrale nel Diario, torna successivamente nelle sue poesie, in particolare nelle Elegie Duinesi, dove l’arte e la bellezza diventano veicoli per avvicinarsi al mistero dell’esistenza. Il poeta, sviluppando le sue osservazioni e riflessioni, rafforza alcune tematiche che diventeranno centrali nella sua produzione successiva.

      Molti degli spunti del Diario trovano eco diretta nella poesia di Rilke: nella raccolta Nuove Poesie si percepisce la contemplazione delle opere fiorentine, che trasformarono oggetti e immagini in simboli universali; nelle Elegie Duinesi l’esperienza di Firenze si traduce nella ricerca di un nuovo linguaggio poetico che riesca ad esprimere l’attenzione per i dettagli, il senso di armonia e la capacità di osservare il mondo con occhi nuovi.




 

II.      L’arrivo a Firenze

 

Il viaggio di Rainer Maria Rilke per raggiungere Firenze fu quanto mai lungo e faticoso, costretto a star seduto sulle valigie nella carrozza del treno. Era partito da Arco, sulle rive del lago di Garda, dove era giunto da Praga per fare visita alla madre Phia che vi soggiornava abitualmente, dall’inizio della primavera. All’arrivo a Firenze è tale il suo desiderio di vedere la città che, lasciati i bagagli in albergo, sul lungarno Serristori, nonostante le fatiche del viaggio, esce di sera, al crepuscolo, senza una meta precisa e gli capita di raggiungere piazza Vittorio Emanuele, l’attuale piazza della Repubblica e piazza della Signoria, sotto la grigia, pesante mole del Palazzo Vecchio. Volge poi lo sguardo verso la loggia dei Lanzi e sparisce subito lo sgomento. La Loggia dei Lanzi, detta anche Loggia dell'Orcagna, segna per Rilke l’incontro con una delle opere più significative del Rinascimento. Lo attende al lato della Loggia una felice sorpresa, il piazzale degli Uffizi, che Rilke ci presenta con un tono pieno di meraviglia. Sorprendente la scena animata, nella penombra della sera, di personaggi della storia fiorentina che Rilke pone sotto i nostri occhi: ventotto statue di marmo collocate nelle nicchie dei pilastri del portico; Andrea Orcagna è la figura privilegiata.  In questa prima, rapida escursione nella città, vi è un’attenta ricognizione di spazi, di prospettive, di paesaggi urbani, di figure, di epoche storiche, dal medioevo al Rinascimento.

          Rilke arrivò a Firenze a metà del mese di aprile del 1898 e prese dimora al terzo piano della pensione Benoit - in una splendida posizione, sulla riva sinistra del fiume, davanti al panorama della città – sul lungarno Serristori, al n. 13, oggi n.25, e da lì ripartì, a maggio, alla volta di Viareggio. Dal soggiorno, ricco e intenso, con escursioni a Bellosguardo, Fiesole, Settignano, alla Certosa, scaturì Il Diario Fiorentino, un’opera di appunti e riflessioni, che contiene in germe la produzione dell’artista più maturo e che Rilke concepì come “dono” alla donna amata, Lou Salomè.

          Oggi una targa commemorativa indica quella che fu la residenza sul Lungarno Serristori; lo scrittore ebbe modo di vivere sul lungarno che era stato da poco costruito, in un punto strategico, a pochi metri dal Ponte alle Grazie, da cui si poteva arrivare, con quattro passi, al centro monumentale della città o raggiungere, con la suggestiva passeggiata oltre il rione di San Niccolò, attraverso Monte alle Croci, il nuovissimo piazzale Michelangelo.

      Le prime parole del libro sono una vera e propria dichiarazione d’amore, manifestata con tutto l’impeto giovanile, a distanza di un anno dal primo incontro a Monaco con Lou. Sono ormai quattordici giorni che Rilke abita nella pensione sul lungarno Serristori, al terzo piano dell’edificio, ha a disposizione  una stanza e l’alta e spaziosa terrazza di pietra, magnifica al punto che potrei abitarla e persino ricevervi degnamente un ospite di riguardo. Apriamo con il giovane poeta la porta sulla terrazza con la vista straordinaria sulla città: una vera e propria terrazza delle meraviglie che Rilke ci presenta in maniera coinvolgente suscitando un’ampia gamma di sensazioni, dal profumo dei fiori, al rumore delle acque del fiume che scorre sotto il ponte alle Grazie, oltre il breve tratto della via sottostante, alla vista del sorprendente panorama. Il paesaggio che osserva dall’appartamento sembra definito in maniera stilizzata, in un insieme di linee e colori; viene descritto come in una partitura composta da melodie musicali accompagnate da accordi di colori, si articola in un’atmosfera per lo più silenziosa che viene poi invasa dalla musica di una canzone, accompagnata da un mandolino. Ma lo spettacolo più vivo si accende all’ora del tramonto, dalla terrazza delle meraviglie e dai luoghi più celebri della città si può godere della straordinaria scena del saluto del sole alla fine del giorno.




 

III.     Chi è Rainer Maria Rilke

 

      Rainer Maria Rilke ha ventidue anni quando compie il viaggio a Firenze. Due anni prima, nel 1896, si era stabilito a Monaco dopo aver lasciato l’aria familiare di Praga dove era nato, che gli appariva appena respirabile, impregnata di estati andate a male e di fanciullezza incompiuta. Il passaggio nella capitale della Baviera rappresenta l’uscita dalla cerchia chiusa e provinciale del ristretto mondo tedesco di Praga, del quale faceva parte per le sue origini, e l’ingresso in un mondo culturale e letterario più vasto: questo avviene in modi che il giovane poeta non avrebbe mai potuto immaginare.

       Era nato il 4 dicembre 1875, figlio di Josef Rilke e di Sophie Entz, il padre aveva intrapreso, senza successo, la carriera militare nell’esercito asburgico; nel 1859 era andato in guerra come allievo ufficiale, raggiungendo con il grado di cadetto artificiere nel reggimento di artiglieria Imperialregio, l’apice della sua carriera militare, all’età di ventun anni è temporaneamente comandante della cittadella di Brescia. È un incarico importante perché Brescia costituisce insieme a Mantova, Verona e Legnano il quadrilatero su cui poggia la difesa austriaca nell’Italia settentrionale. Non riesce però a raggiungere il diploma di ufficiale e si congeda dall’esercito; nella vita civile si riduce a svolgere, di malavoglia, il lavoro di impiegato in una compagnia ferroviaria, un posto che gli aveva procurato il fratello, un facoltoso avvocato di successo. La madre, Phia, proveniva da una famiglia agiata, immigrata dall’Alsazia, e non sopportava la vita piccolo borghese che le consentivano le nuove condizioni familiari. Nel 1885 i due coniugi si separano.  

      La madre decise di crescere il figlio come fosse una bambina: fino all’età di sette anni, René porta lunghi boccoli biondi, indossa vestitini graziosi e gioca con le bambole. “Così la sua condizione, già di per sé problematica, di figlio unico all’interno di un matrimonio infelice viene resa ancor più difficile dal rifiuto della madre di accettare il suo sesso”. Per lui si pensa ad un percorso educativo che lo avvii alla carriera delle armi e fin dall’età di undici anni è iscritto ad un collegio militare. Nei cinque anni di questa esperienza, il giovane René, appartato, dal carattere sensibile e riflessivo, matura la consapevolezza di quanto la professione di soldato non sia adatta a lui. La vocazione poetica che si manifesta ben presto, rappresenterà uno strumento di promozione sociale per uscire dalle difficoltà in cui era confinata la vita dei genitori e per mirare a realizzarsi in una maniera ben diversa da quella rappresentata dalla carriera militare.

 

      Nel 1895, dopo l’abbandono del collegio militare, consegue la maturità grazie a studi privati resi possibili da un appoggio finanziario concesso dallo zio paterno; a partire dal 1893-1894 inizia a coltivare un’attività letteraria che ben presto diventa intensa, di rilievo. Al progetto di diventare ufficiale si è dovuto ribellare, quello di farsi avvocato, sull’esempio dello zio facoltoso, viene lasciato svanire a poco a poco; l’interesse effettivo è rivolto alla poesia e al mestiere letterario: per alcuni anni Rilke si occupa di critica e giornalismo letterario, scrive liriche, drammi e racconti, organizza e partecipa a letture di poesia. Si iscrive nel 1895 alla facoltà di lettere dell’università di Praga; poi, la svolta decisiva, dall’autunno 1896 si trasferisce presso l’università di Monaco e segue, fra l’altro, un seminario sull’estetica.

      Monaco è stata protagonista, tra l’800 e il ‘900, di una fervente e densa scena culturale e artistica: qui si incontrarono i pittori Kandinsky e Paul Klee, qui vissero il drammaturgo Henrik Ibsen e scrittori come Rilke e Thomas Mann, che ambientò alcune sue opere in questa città. Il soggiorno di numerosi artisti nel nuovo quartiere di Schwabing, a nord del centro storico di Monaco, circondato da bellissimi palazzi Jugendstil (il Liberty tedesco), diede vita ad uno dei periodi più vivaci e dinamici della capitale bavarese. Rilke cercò di ricreare alcune delle caratteristiche stilistiche fondamentali del movimento nella struttura stessa del suo mezzo di espressione.  Con queste trasformazioni stilistiche il poeta tentò di produrre nella sua scrittura gli stessi effetti che aveva scoperto nella pittura e nella scultura dello Jugendstil, dimostrando come le arti visive abbiano una profonda influenza sulla sua creatività. Le strutture dello Jugendstil sono quindi una componente essenziale dell'opera di Rilke e rendono la sua scrittura originale e di alto livello artistico. Rilke diventò sempre più esperto nelle teorie di quest'arte, dalla quale gli furono forniti i mezzi aggiuntivi per esprimere i suoi pensieri e le sue preoccupazioni più intime.

 

IV.   L’incontro con Lou Salomè

 

      Quando Rilke conosce Lou Salomè, all’inizio del maggio 1897 a un tè in casa di amici, è “una florida biondina di trentasei anni che ha alle spalle una giovinezza avventurosa e viene già considerata una delle figure più affascinanti del tempo”. È figlia di un generale russo, di origine tedesco-danese che si era distinto nella presa di Varsavia (1830) ed era stato elevato al ceto nobiliare da Nicola I e nominato da Alessandro II ispettore di corpo d’armata. Vive con la famiglia in un grande alloggio nell’edificio dello stato maggiore di fronte al Palazzo d’Inverno, nel cuore di Pietroburgo. Lou studia in Svizzera, al Politecnico di Zurigo, uno dei pochi istituti che già allora ammettono donne, frequenta filosofia, teologia, scienza comparata delle religioni e storia dell’arte. “Quando nel 1883, a causa della salute un po’ cagionevole, deve cercare un clima più caldo e si decide per Roma, è affidata alle cure di Malvida von Meysenburg, le cui Memoiren einer Idealistin (Memorie di un idealista) erano uscite da poco. Malvida, femminista e sostenitrice di una Germania a governo democratico, è amica di Wagner e Liszt come di Mazzini e Garibaldi.

      Nietzsche incontra Lou a Roma ed è affascinato dalla giovane; le fa una proposta di matrimonio che lei però rifiuta. Poco tempo dopo compiono un viaggio in Svizzera, fermandosi sul lago d’Orta nell’Italia del nord e compiono insieme l’ascensione al Sacro Monte, un episodio che rimarrà impresso nella memoria del filosofo. Lou sposa nel giugno del 1887 Friedrich Carl Andreas, che lavora come lettore al seminario di Orientalistica dell’università di Berlino: si tratta di uno strano rapporto matrimoniale, la sposa si rifiuta fin dai primi giorni al consorte.

      Dal primo incontro, Rilke getta la rete di una corte serrata, appassionata, con l’invio frequente di lettere, ricche di versi poetici, di richiami a comuni interessi culturali, di inviti a leggere insieme recenti opere letterarie. Il successo non può non arridergli, negli ultimi giorni del maggio 1987 Lou diviene sua amante. Più anziana di quattordici anni, Salomè porta al giovane Rilke – il cui nome, su sua iniziativa, diventa da René, Rainer – non solo una matura esperienza di vita, ma anche un’attenzione e una vivace comprensione degli spunti più moderni della vita culturale dell’epoca, in particolare del pensiero di Nietzsche, che rimarrà sempre un punto di riferimento fondamentale del mondo ideale del giovane poeta; più tardi sarà sempre Lou a introdurre Rainer nella nuova scienza della psicanalisi.

      Rainer, grazie all’influenza di Lou, diventa dal letterato che passa gran parte del tempo nei caffè, nelle redazioni dei giornali e delle riviste, a seguire gli eventi letterari in mezzo al pubblico, il poeta capace di vivere per mesi da solo, di vivere vicino al respiro della natura, a camminare scalzo d’estate per i prati, le rive dei laghi; le sue lettere, in questo nuovo periodo della vita, testimoniano una felicità che rimarrà unica nel corso degli anni successivi. Poesie d’amore di grande bellezza prendono vita, è del mese di luglio del 1897 questa poesia che viene inserita nel Libro d’ore:

 

Spegnimi gli occhi: ti vedo lo stesso,

turami le orecchie: ti sento,

e senza piedi ti raggiungo

e senza bocca t’invoco.

Spezzami le braccia, ti afferro

con il mio cuore: è una mano,

ferma il cuore e batterà il cervello

e se lo brucerai

ti porterò nel sangue.

     

      Dall’ottobre 1897 Rilke segue l’amica a Berlino, dove si stabilisce non lontano dagli Andreas; frequenta la loro casa quasi ogni giorno e sotto la guida di Lou si prepara a due viaggi. Il primo è previsto nella primavera, a Firenze: si impegna per questo nello studio della lingua italiana e segue lezioni di storia dell’arte all’università di Berlino. Per l’altro viaggio, si pensa alla Russia: inizia con l’aiuto di Lou a studiare il russo, a prendere conoscenza dei classici, da Turgenev a Tolstoi.

      Nell’accendersi, dunque, di questa sconfinata passione, nasce il progetto per la visita alla città di Firenze, per l’incontro con la sua storia e prenderà forma, dall’arrivo nella città nel mese di aprile 1898, il Diario di Rainer Maria Rilke, il racconto di un giovane poeta follemente innamorato di Lou, lontana, in viaggio per l’Europa, straordinaria amante-maestra-madre.

 

V.       I giorni trascorsi a Firenze

 

      Rilke nei primi quindici giorni del suo soggiorno ha composto solo alcune poesie; il ritardo è dovuto al fatto che l’incontro con la città, con le cose che l’affollano, è stato intenso, sorprendente, tanto da credere di affondare tra i flutti di una magnificenza esteriore. Solo ora con il tempo che è passato, comincia a prendere respiro, è in grado di esporre le sue impressioni dinanzi ai tuoi cari occhi lucenti, ma Lou dal suo scritto non deve attendere una rassegna completa, pedissequa delle cose viste.     Il poeta si propone di comprendere la città di Firenze con la sua ricchezza di opere d’arte come un compito del tutto personale, una ricerca che porterà ad una maturazione e ad una maggiore consapevolezza. Intraprende presto la mattina il percorso dei viali radiosi, l’anello di strade intorno alla città, realizzato di recente, dopo aver abbattuto le antiche mura secondo il progetto di Giuseppe Poggi, salirà all’arioso piazzale Michelangelo confondendosi nella vita di tutti i giorni dei fiorentini; poi l’incontro con lo splendore dei quadri della mia pinacoteca e della Cattedrale, fino all’ora lieve del crepuscolo, così ricco di meravigliose visioni che mi dipingo come un Dio sull’oro.

      Rilke fin dal primo giorno, “vive” intensamente la città e comprende presto che Firenze non si offre facilmente. L’anno prima a Venezia, come abbiamo visto, aveva fatto un’esperienza diversa, aveva colto immediatamente, con gioia, l’incomparabile sorriso dorato delle festose facciate aperte sui canali. A questi caratteri contrappone il tratto militaresco e sospettoso degli antichi palazzi testimoni dell’orgoglio fiorentino nella fase di ascesa, quando sulla superbia e sulla virtù si formò la base per l’arte serena dei suoi giorni più luminosi; li osserva nei particolari, li studia, cerca di catturare la loro essenza, di pietra e di ferro.

      Rilke coglie bene in queste prime pagine del Diario la fisionomia degli edifici tipici di un periodo interessante della storia della città; col passaggio al governo oligarchico prima e al governo personale mediceo poi, le imprese costruttive di iniziativa pubblica sono sempre più rare e meno rilevanti mentre acquista una nuova dimensione l’iniziativa privata. La tipologia residenziale della “borghesia” mercantile assume un’importanza predominante. I Medici, i Rucellai, i Pitti, gli Strozzi e altri, intendono la loro residenza come un monumento “capace, per la sua dimensione inusitata ed eccezionale e per l’originalità del disegno affidata anche alla ripresa degli elementi del linguaggio classico, di imporre l’affermazione del ruolo e della potenza della famiglia a cui appartiene”.

      I giorni trascorsi a Firenze furono momenti di intenso impegno per visitare non solo la zona monumentale ma anche l’anello delle colline e dei paesi che guardano dall’alto la città, giù nella pianura, distesa intorno alla mole della Cupola del Brunelleschi. S’incontrano via via nelle pagine del Diario i nomi di questi luoghi, insieme alla Certosa del Galluzzo, da Fiesole a Settignano, a San Miniato, ai paesini lungo l’Arno, a Rovezzano e a Maiano; e, sorpresa, sulle chiare pendici di Fiesole coperte di rose puoi incontrare tenere fanciulle che ricordano le Madonne della fioritura primaverile.

      Ecco che l’apparizione improvvisa di queste tenere fanciulle, reali, in carne ed ossa, evoca candide Marie marmoree, scolpite in maniera perfetta dai maestri della scultura primaverile. Si esalta quindi in questo passaggio del Diario, l’arte di Desiderio da Settignano, di Bernardo Rossellino, di Benedetto da Maiano; da queste visioni legate al candore del marmo, si passa poi alla splendente policromia dei lavori della bottega fiorentina dei Della Robbia.

 

VI.     La fuga “selvaggia” a Viareggio”

 

      Nei giorni successivi al 6 maggio 1898 Rilke lascia improvvisamente il capoluogo toscano per stabilirsi a Viareggio dove scrive gran parte del Diario, prima del rientro in Germania: inizia a maggio fissando il mar Ligure e terminerà l’opera più tardi, ai primi di luglio, a Zopot, in Polonia, vicino a Danzica, sulle rive di un mare più fresco dove Rilke si trova da metà giugno nel suo peregrinare per l’Europa, rincorrendo Lou.  Il Diario sarà pubblicato solo nel 1942 in una raccolta miscellanea di memorie giovanili.

          Il giovane poeta nella sua fuga a Viareggio porta con sé un insieme di impressioni, di emozioni, di riflessioni che riprende e approfondisce nel nuovo soggiorno sulle rive del mare, circondato dal profumo delle acque, delle pinete; lascia pagine meditate, sull’esperienza fiorentina, su come l’abbia arricchito e lo ponga rispetto ai passi che intende intraprendere nel campo dell’arte.  Porta in Versilia, oltre ai primi resoconti del Diario, un album rilegato in tela, un “album da disegno” per pittori sul quale scrive poesie, firmate con il luogo e la data.  

    Tra fine Ottocento e primi del Novecento, Viareggio è una stazione balneare esclusiva frequentata anche dalla famiglia reale italiana, da nobili, ricchi borghesi, intellettuali e molti artisti dell’epoca, come Gabriele D’Annunzio, Eleonora Duse, Marta Abba, Giacomo Puccini, Luigi Pirandello e Galileo Chini. Rilke si ferma tre settimane durante le quali continua a scrivere Il diario fiorentino e visita Pisa, Lucca, Pietrasanta e Sarzana, sale alle cave di marmo sulle Alpi Apuane. La Passeggiata di Viareggio, con i suoi originali edifici in legno che ospitano stabilimenti balneari, raffinati negozi, sale da ballo e caffè chantant, è il centro della mondanità. Nella fascia tra la pineta e il litorale marino, sorgono ville, villini e importanti alberghi come l’Hotel Principe di Piemonte e l’Hotel Excelsior, tutti connotati da caratteri liberty ed eclettici. 

Rilke soggiornò a Viareggio nella primavera del 1898 e in quella del 1903, tornandovi soltanto per pochi giorni nel giugno del 1904. Durante la prima permanenza si fermò all’Hotel Firenze, di proprietà di Pietro Malfatti, ubicato presso la splendida Villa Rigutti, posta dove oggi si trova piazza Santa Caterina. Incantato dalla bellezza del mare e delle pinete, ideò e compose alcune delle sue più significative opere giovanili, tra le quali nel 1898 il dramma lirico La principessa bianca, intriso di visioni oniriche.

Scriveva Rilke in uno dei suoi soggiorni:

 

Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare li annega e li manda via con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso.

 

E il pittore Lorenzo Viani così ricorda il poeta tedesco in una sua lettera:

 

Ricordi quando noi ragazzotti andavamo dietro a quel tedesco all’Albergo Firenze di Pietrino Malfatti, che faceva il bagno nudo al di là dei Funai? L’ho visto a Parigi, è Rilke, il famoso poeta che è stato segretario di Rodin. Ti farò leggere le poesie che scrisse a Viareggio.

 

Il diario fiorentino, soprattutto per la parte composta a Viareggio, si presenta particolarmente ricco di suggestioni, di riflessioni, di stimoli per componimenti lirici, che saranno creati in tempi più o meno immediati; a questo periodo risalgono le suggestioni per la composizione dei Canti delle fanciulle.

            All’ingresso del porto di Viareggio le fanciulle vedono rientrare le barche al tramonto, nell’ora estrema del giorno in cui l’acqua bianca si fa plumbea, cambia la direzione del vento e arrivano le navi nere, senza vessilli al vento.

 

Le fanciulle vedono le barche

puntare di lontano al porto.

e strette in timore guardano

come l’acqua bianca si fa plumbea

poiché così usa essere la sera:

una paura…

 

          Nel Diario  il tema dell’incontro ravvicinato con il mare, dal molo di Viareggio, è ripreso ed è sviluppato con ampio respiro, la scena è vivace, gremita: una folla assiste, nell’ora del tramonto, al rito che si ripete ogni sera del rientro delle barche dalla pesca. Si ha la sensazione che Rilke, ogni sera del suo soggiorno, non abbia mancato di partecipare, meravigliato, entusiasta, a questo rito affascinante, a uno spettacolo che si ripete negli anni, fino ai nostri giorni.

 

 

          Nella poesia che segue, il protagonista è il vento della costa che spira sui sogni delle fanciulle-barche ormeggiate lungo le sponde, tende gli ormeggi, fa pensare a fiabesche visioni.

 

Voi fanciulle siete come le barche,

sempre ormeggiate

lungo le sponde delle ore:

per questo restate così pallide…

 

          I passi ora del poeta si avventurano per i sentieri nella pineta, risuonano per i vicoli della città di Viareggio, il giovane incrocia gli sguardi delle brune fanciulle, sedute fuori delle loro case: ad un tratto, una di loro innalza un canto: è come un moto di orgoglio, di sfida nei confronti del nuovo arrivato, lo sconosciuto che attraversa il loro mondo.

 

Quando vado per vicoli,

sedute fuori le brune fanciulle

tutte mi guardano e lo stupore

segue i miei passi.

 

Finché una si mette a cantare

e le altre nel loro silenzio

curvano il capo e sorridono:

                   sorelle dobbiamo mostrargli

chi siamo.

          Ecco apparire nel tardo pomeriggio della domenica sera, le fanciulle brune e bionde nella verde cornice della pineta e il dolce canto si diffonde fra i pini. Il poeta è pieno di malinconia, però, è felice di quel canto e se i suoi sogni sono pallidi come ninfee nello stagno, rende omaggio alle fanciulle, alla meraviglia dei loro canti che le rendono ricche e regine.

 

Regine siete voi e ricche.

E di canti ancora più ricche

Che alberi in fiore…

 

          Il motivo delle fanciulle si sviluppa nel Diario e in questa parte dei Canti delle fanciulle nella forma più compiuta e significativa per la poetica di Rilke.  Il pensiero va naturalmente alle frequenti raffigurazioni di fanciulle inanellate da fiori nelle opere degli artisti dello Jugendstil, a conferma dello stretto legame fra questo movimento e la scrittura di Rilke come se la sua prosa e i suoi versi così immaginifici ed evocativi riproducessero le linee e le immagini dei dipinti.

          Molte delle pagine del Diario scritte nel soggiorno di Viareggio sono dedicate ad una riflessione sul lavoro del poeta e ad una rielaborazione dei ricordi legati all’arte fiorentina del Rinascimento. Come abbiamo potuto constatare, l’incontro a Monaco con Lou Salomè e il legame che si stabilisce, l’amore difficile prima, l’amicizia autentica poi, è l’evento che cambia la vita e la poetica di Rilke.

      Nel Diario l’arte del primo Rinascimento italiano viene vista come un’arte giovane, in fiore, una primavera acerba i cui fiori morirono prima di maturare come frutti estivi. Da allora l’arte ha inutilmente aspettato l’estate. Ora, con la nuova arte contemporanea è giunto il momento di raccogliere l’eredità di quella passata stagione e di proseguire il cammino verso la pienezza e la maturità.

 

Da allora l’estate non è mai arrivata. E se pure hanno ragione tutti coloro che ritengono che quel Rinascimento non possa tornare, forse la nostra epoca può iniziare l’estate che segue a quella lontana e festosa primavera, e condurre lentamente a frutto ciò che già si compì, allora, nella bianca fioritura.

 

      Rilke annuncia solennemente che verranno i giorni delle messe; che gli artisti nuovi, che sono ancora come fanciulle dalle mani brucianti e dai sogni dolenti diventeranno madri. Nel soggiorno toscano, dunque, Rilke comincia a sentirsi investito del compito di maturare in sé un’arte nuova che corrisponda all’estate dell’essere. È una maturazione che prende una prima forma nei giorni di questo soggiorno, nell’incontro con Firenze e la sua terra, così legata alla stagione della primavera, per diventare compiuta, incontrare l’estate, altrove, in altri viaggi, secondo un percorso originale di ricerca.

          Rilke si occupa prevalentemente nel Diario degli artisti del primo Rinascimento, le cui opere hanno aperto la strada a coloro che verranno in seguito, Fra Angelico (Vicchio 1395 – Roma 1455)), Benozzo Gozzoli (Scandicci 1420 - Pistoia 1497), Fra Bartolomeo (Sofignano1472 - Firenze1517) e soprattutto Sandro Botticelli (Firenze 1445 - Firenze1510), rappresentanti del genuino rinascere.

          Per quanto gli artisti del Quattrocento siano assai diversi tra loro, Rilke li riunisce sotto la parola chiave artisti della primavera”, concedendo che questi ancora errarono, è vero, cercando sé stessi, perché sapevano solo oscuramente dove abitavano e credettero, con fiducia infantile nel loro tempo, che i candidi sepolcri marmorei fossero la loro patria.

          Gli artisti di fine Quattrocento non erano ancora capaci di una emulazione vera e propria dell’antichità ma di questa colgono l’innovazione; è proprio questa loro incompiutezza, il loro carattere transitorio, che li qualifica come modelli artistici per un poeta come Rilke agli ultimi anni dell’Ottocento.

 

VII   Termina il Diario a Zopot

 

Zopot, 6 luglio 1898

 

Qui sulla riva di un mare più fresco, finisco questo libro che ho rinnegato più di tre volte.

 

      Rilke aveva appreso a Viareggio, mentre godeva del dolce clima delle spiagge, che Lou intendeva far visita ad alcuni amici a Danzica: non esita un momento, parte immediatamente e, passando da Vienna, Praga e Berlino, raggiunge Zopot, stazione balneare del Baltico, e prende alloggio all’Hotel Werminghoff, l’albergo più moderno della cittadina. Lo attende, da una parte, una profonda delusione e, dall’altra parte, una preziosa vittoria. La delusione arriva da Lou, che, dopo la lunga separazione, accoglie Rainer assai freddamente. Affida parole assai amare al Diario.

 

Arrivavo a te pieno di futuro … Questa volta volevo essere io l'uomo ricco, qualcuno che fa regali, invita ospiti, il padrone di casa, e tu saresti dovuto venire da me e, circondato dal mio amore e dalle mie cure, goderti la mia ospitalità. Intanto stavo di nuovo davanti a te come il più povero mendicante sulla soglia della tua casa, che poggia su colonne larghe e forti.

 

      Il poeta si avvicina a lei guardando al futuro, le offre il Diario che aveva scritto pensando a lei, ma rimane deluso, non vede alcuna soddisfazione negli occhi di Lou, lo tratta con una gentilezza irritante. Comincia addirittura ad odiarla come si odia qualcosa di troppo grande. Non vuole parole di conforto e sente che deve sfuggire a questo tormento di gentilezza che tanto lo umilia. Tuttavia quando inizia a scrivere le sue esperienze nelle ultime pagine del Diario, si rende conto che Lou rimane comunque il suo ideale. Afferma con tono elevato che la sua vittoria, l’ultimo valore di questo libro è il riconoscimento di una natura d’artista che è soltanto una via e infine si adempie in una matura esistenza. Naturalmente tutto questo non è ancora “poesia”; però è la felicità, quella che il poeta conosce quando sente che gli sono cresciute le ali.

 

      In quale rapporto stanno tutte queste cose con la Firenze del Rinascimento e con il mare di Viareggio di cui si parla nel Diario? Lo stesso Rilke dà la risposta: Io stesso vedo sempre più chiaro che io non parlo delle cose, ma di ciò che attraverso di esse io sono diventato. Fra i doni dell’Italia agli artisti stranieri che raggiungono le sue terre, ne sono compresi due, fra loro associati: un’intuizione nuova della natura dell’arte e il ritrovamento che l’artista fa di se medesimo. Il Diario mostra, di pagina in pagina, un crescendo spirituale continuo, dal tono iniziale calmo, ad un tono solenne, che si alza, euforico, di conquista in conquista, fino alle parole finali che assumono, come abbiamo visto in precedenza, una tonalità apertamente lirica, di inno.

 

Io so che c’è dentro di me qualcosa che tu non conosci ancora: una nuova grande chiarità, che conferisce ricchezza al mio linguaggio, potenza alla mia parola.

 

 

 

VIII  La mappa di un viaggio ricco di frutti

         

          La fama di Rainer Maria Rilke, il maggiore poeta lirico di lingua tedesca, è legata in modo particolare a due opere composte nel 1922, Elegie Duinesi e Sonetti a Orfeo, capolavori universali. Le elegie cantano l’orgogliosa sfida al divino e il lamento esistenziale dell’uomo nel confronto-scontro con l’angelo, simbolo di una inesauribile energia cosmica. È proprio durante il soggiorno del poeta, nel 1898, prima a Firenze e poi a Viareggio, che maturano i primi elementi significativi di questo percorso poetico, descritti da Il diario fiorentino. Il progetto fu ispirato e sostenuto dalla donna amata, Lou Salomé, celebre intellettuale nell’epoca di passaggio fra l’Ottocento e il Novecento. Dalle pagine del Diario emerge come l’Italia, e in particolare Firenze con la sua storia e la sua arte, abbiano influito sul pensiero e la scrittura del poeta, tanto da diventare il laboratorio creativo dove poter affinare il suo linguaggio e approfondire la sua visione esistenziale. Firenze è per lui una metafora della capacità umana di creare bellezza immortale in contrasto con l’effimero della vita. Queste tematiche tornano successivamente nelle sue opere in cui le immagini fissate nel viaggio in Toscana, si trasformano in simboli universali nella ricerca di un nuovo linguaggio poetico. A far rivivere questa esperienza è un gruppo di lettori di una storica biblioteca del centro di Firenze che decide di dedicare una serie di incontri alla lettura e all’analisi del Diario, compie escursioni nelle strade e per le colline fiorentine, lungo le rive del mare di Viareggio, seguendo i passi e lo sguardo del giovane Rilke. Il frutto finale di questo impegno, pieno di curiosità e di passione, è la mappa di un percorso letterario e culturale, preziosa per comprendere come spuntarono le ali al giovane poeta.


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