venerdì 30 settembre 2022

"Il profumo dell'iris": Premio di poesia "in memoria di Duccia Camiciotti, Città di Montevarchi 2022"




Roberto Mosi, Il profumo dell’iris, Gazebo Libri, Firenze novembre 2018, pag. 90, € 8

Il libro raccoglie poesie dedicate alla città dove l’autore vive, la visione di Firenze – che ha per simbolo l’iris - è scandita secondo la trama delle piazze, le strade, le colline. La raccolta si presenta come “un invito a seguire il poeta nella visita di luoghi ben conosciuti, per cogliere con lui un gamma di sensazioni, condividere immagini che emergono dal profondo, ricordi legati alla vita personale e a quella di una comunità dal carattere particolare” (dalla prefazione).

Roberto Mosi si confronta con temi carichi di significato, spostandosi in un itinerario elicoidale, con una visione in progress. “Ed entra anche, quasi spontaneamente la Storia, con la iniziale maiuscola. Si crea un effetto sincronico e armonioso, che il linguaggio nitido riesce a rendere in modo efficace. Una visione tridimensionale, direi: le linee della città e del suo territorio, la storia del quotidiano e dell’io, la Storia con la maiuscola. E in questa costruzione a tre dimensioni vive una forte tensione etica, un’anima da uomo planetario, come lo definiva padre Balducci” (Giuseppe Baldassarre, “Pianeta Poesia”).

Bellezze storia e vita giornaliera s’incontrano, sorrette dalle anafore di Le Murate, Le Cure, La Cupola, D’agosto, Sui marciapiedi, Quartiere popolare, etc., e da una lieve ironia, con il pensiero e l’arte di artisti e poeti che hanno calcato le sue strade, chiudendo con l’anafora Amo le parole, una poesia posta alla fine del volume.

Si tratta di poesie che raccontano una città, i suoi umori e quelli dell’autore, le sue problematiche, la durezza della realtà non dissimile da altre grandi città, come la poesia dedicata al carcere delle Murate («… E venne il tempo del carcere / delle Murate. Storie / di disperazione trovano / componimento dai quartieri / popolari. Il fiume bussò / alle porte del carcere / il mese di novembre / e volle le sue vittime…, Le Murate, p. 15), la vita quotidiana dei suoi abitanti attraverso le poesie Il mercato dei cenci, La stazione, il Casone dei poveri; la vita per strada dei senza tetto, dei dannati come li chiama Mosi, che non hanno un domani (Sui marciapiedi); gli angoli naturali, le vie, le piazze, il fiume Arno, il famoso Ponte Vecchio, il salotto buono de “Le Giubbe Rosse” dove la poesia e l’arte è di casa, la collina di Fiesole, L’erta dei Catinai (“… Dopo l’erta dei Catinai / si apre la vista su Firenze, / città elegante / preziosa come il profumo / dell’iris …, pag. 48) . Insomma le bellezze di Firenze ma anche le brutture, di una Firenze antica e contemporanea, quasi una mappa “poetica”, una guida della città soprattutto per chi la ama e la sa apprezzare” (Giorgio Moio, poeta e critico).

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Nota di Lettura di Giuliano Ladolfi, 10 agosto 2019

Caro Roberto, al mare sotto l’ombrellone e ristorato da una lieve brezza, mi sono gustato la tua raccolta di poesie.
Tu sai quanto apprezzi i tuoi lavori.
Qui hai ritratto Firenze in un preciso momento storico.
 Fra tanti anni chi vorrà conoscere il vero volto della tua città
non dovrà consultare giornali o reportage televisivi e neppure cronaca o storia, ma questo bel testo.
Complimenti, Giuliano”


Dalla Quarta di Copertina


L’erta dei Catinai

L’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come

anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di

tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza

vacillare, l’immenso edificio del ricordo.”

Marcel Proust, Dalla parte di Swann


Un mazzo di fiori

sulla mensola del tabernacolo

della Madonna dei Ricci

ai piedi dell’erta dei Catinai.


Un mondo di sensi ritorna.

La folla sale e scende,

carri, barrocci carichi

di terrecotte, catini, orci.

Cavalli, coppie di muli,

asini incespicano per la salita.


Tra la folla, le lavandaie

portano cesti di biancheria

lavata nelle acque dell’Ema,

profumata dai fiori dell’iris.


Iride, una madonna fiorentina,

promise amore al giovane

che dipinse un fiore così perfetto

da ingannare una farfalla.

Da lei ebbe nome iris,

il simbolo di Firenze.


Dopo l’erta dei Catinai

si apre la vista su Firenze,

città di bellezza elegante

preziosa come il profumo

dell’iris, dal tono austero,

riservato. Si concede solo

a chi la ama, la sa apprezzare.



Premio Internazionale Letterario "Città di Montevarchi"

I Edizione - 2022 

                  Premi Speciali della Giuria e della commissione del Premio


- Roberto Mosi, Firenze, “Il profumo dell’iris” (libro edito),
 Premio in Memoria di Duccia Camiciotti

Una nota di lettura di Giuseppe Baldassarre

Dopo Florentia del 2008 Roberto Mosi dedica un nuovo volume all'amata Firenze. Non tanto un ripetersi quanto un confrontarsi con temi carichi di significato per l'autore, spostandosi in un intinerario elicoidale, con una visione in progress.

Non un album di cartoline o fotografie artistiche: c'è la scelta visiva, il punto di vista che mette in risalto il soggetto. Ma nell'architettura, nello scorcio urbano, nel paesaggio descritto si inserisce la soggettività dell'autore, il quotidiano necessario, il sentimento dell'uomo. Ed entra anche, quasi spontaneamente, la Storia, con la iniziale maiuscola. Si crea un effetto sincronico e armonioso, che il linguaggio nitido riesce a rendere in modo efficace. Una visione tridimensionale, direi: linee della città e del suo territorio, la storia del quotidiano e dell'io, la Storia con la maiuscola. E in questa costruzione a tre dimensioni vive una forte tensione etica, un'anima da uomo planetario, come lo definiva padre Balducci.




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