Il libro raccoglie poesie dedicate alla città dove l’autore vive, la visione di Firenze – che ha per simbolo l’iris - è scandita secondo la trama delle piazze, le strade, le colline. La raccolta si presenta come “un invito a seguire il poeta nella visita di luoghi ben conosciuti, per cogliere con lui un gamma di sensazioni, condividere immagini che emergono dal profondo, ricordi legati alla vita personale e a quella di una comunità dal carattere particolare” (dalla prefazione).
Roberto Mosi si confronta con temi carichi di significato, spostandosi in un itinerario elicoidale, con una visione in progress. “Ed entra anche, quasi spontaneamente la Storia, con la iniziale maiuscola. Si crea un effetto sincronico e armonioso, che il linguaggio nitido riesce a rendere in modo efficace. Una visione tridimensionale, direi: le linee della città e del suo territorio, la storia del quotidiano e dell’io, la Storia con la maiuscola. E in questa costruzione a tre dimensioni vive una forte tensione etica, un’anima da uomo planetario, come lo definiva padre Balducci” (Giuseppe Baldassarre, “Pianeta Poesia”).
Bellezze storia e vita giornaliera s’incontrano, sorrette dalle anafore di Le Murate, Le Cure, La Cupola, D’agosto, Sui marciapiedi, Quartiere popolare, etc., e da una lieve ironia, con il pensiero e l’arte di artisti e poeti che hanno calcato le sue strade, chiudendo con l’anafora Amo le parole, una poesia posta alla fine del volume.
“Si tratta di poesie che raccontano una città, i suoi umori e quelli dell’autore, le sue problematiche, la durezza della realtà non dissimile da altre grandi città, come la poesia dedicata al carcere delle Murate («… E venne il tempo del carcere / delle Murate. Storie / di disperazione trovano / componimento dai quartieri / popolari. Il fiume bussò / alle porte del carcere / il mese di novembre / e volle le sue vittime…, Le Murate, p. 15), la vita quotidiana dei suoi abitanti attraverso le poesie Il mercato dei cenci, La stazione, il Casone dei poveri; la vita per strada dei senza tetto, dei dannati come li chiama Mosi, che non hanno un domani (Sui marciapiedi); gli angoli naturali, le vie, le piazze, il fiume Arno, il famoso Ponte Vecchio, il salotto buono de “Le Giubbe Rosse” dove la poesia e l’arte è di casa, la collina di Fiesole, L’erta dei Catinai (“… Dopo l’erta dei Catinai / si apre la vista su Firenze, / città elegante / preziosa come il profumo / dell’iris …, pag. 48) . Insomma le bellezze di Firenze ma anche le brutture, di una Firenze antica e contemporanea, quasi una mappa “poetica”, una guida della città soprattutto per chi la ama e la sa apprezzare” (Giorgio Moio, poeta e critico).
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Nota di Lettura di Giuliano Ladolfi, 10 agosto 2019
“Caro
Roberto, al mare sotto l’ombrellone e ristorato da una lieve brezza, mi sono
gustato la tua raccolta di poesie.
Tu sai quanto apprezzi i tuoi lavori.
Qui hai ritratto Firenze in un preciso momento storico.
Fra tanti anni chi vorrà conoscere il vero volto della tua città
non dovrà consultare giornali o reportage televisivi e neppure cronaca o
storia, ma questo bel testo.
Complimenti, Giuliano”
L’erta dei Catinai
“L’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come
anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di
tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza
vacillare, l’immenso edificio del ricordo.”
Marcel Proust, Dalla parte di Swann
Un mazzo di fiori
sulla mensola del tabernacolo
della Madonna dei Ricci
ai piedi dell’erta dei Catinai.
Un mondo di sensi ritorna.
La folla sale e scende,
carri, barrocci carichi
di terrecotte, catini, orci.
Cavalli, coppie di muli,
asini incespicano per la salita.
Tra la folla, le lavandaie
portano cesti di biancheria
lavata nelle acque dell’Ema,
profumata dai fiori dell’iris.
Iride, una madonna fiorentina,
promise amore al giovane
che dipinse un fiore così perfetto
da ingannare una farfalla.
Da lei ebbe nome iris,
il simbolo di Firenze.
Dopo l’erta dei Catinai
si apre la vista su Firenze,
città di bellezza elegante
preziosa come il profumo
dell’iris, dal tono austero,
riservato. Si concede solo
a chi la ama, la sa apprezzare.
Premio Internazionale Letterario "Città di Montevarchi"
Premi Speciali della Giuria e della commissione del Premio
- Roberto Mosi, Firenze, “Il profumo dell’iris” (libro edito), Premio in Memoria di Duccia Camiciotti
Una nota di lettura di Giuseppe Baldassarre
Dopo Florentia del 2008 Roberto Mosi dedica
un nuovo volume all'amata Firenze. Non tanto un ripetersi quanto un
confrontarsi con temi carichi di significato per l'autore, spostandosi in un
intinerario elicoidale, con una visione in progress.
Non un album di cartoline o fotografie artistiche: c'è la
scelta visiva, il punto di vista che mette in risalto il soggetto. Ma
nell'architettura, nello scorcio urbano, nel paesaggio descritto si inserisce
la soggettività dell'autore, il quotidiano necessario, il sentimento dell'uomo.
Ed entra anche, quasi spontaneamente, la Storia, con la iniziale maiuscola. Si
crea un effetto sincronico e armonioso, che il linguaggio nitido riesce a
rendere in modo efficace. Una visione tridimensionale, direi: linee della città
e del suo territorio, la storia del quotidiano e dell'io, la Storia con la
maiuscola. E in questa costruzione a tre dimensioni vive una forte tensione
etica, un'anima da uomo planetario, come lo definiva padre Balducci.
Una nota di lettura di Giuseppe Baldassarre
Dopo Florentia del 2008 Roberto Mosi dedica
un nuovo volume all'amata Firenze. Non tanto un ripetersi quanto un
confrontarsi con temi carichi di significato per l'autore, spostandosi in un
intinerario elicoidale, con una visione in progress.
Non un album di cartoline o fotografie artistiche: c'è la scelta visiva, il punto di vista che mette in risalto il soggetto. Ma nell'architettura, nello scorcio urbano, nel paesaggio descritto si inserisce la soggettività dell'autore, il quotidiano necessario, il sentimento dell'uomo. Ed entra anche, quasi spontaneamente, la Storia, con la iniziale maiuscola. Si crea un effetto sincronico e armonioso, che il linguaggio nitido riesce a rendere in modo efficace. Una visione tridimensionale, direi: linee della città e del suo territorio, la storia del quotidiano e dell'io, la Storia con la maiuscola. E in questa costruzione a tre dimensioni vive una forte tensione etica, un'anima da uomo planetario, come lo definiva padre Balducci.
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