https://www.youtube.com/watch?v=Ej5oQfz8eOU
**Video Youtube Convegno giovedì mattina:
https://www.youtube.com/watch?v=Oub22-RwjHs
***Video Youtube Convegno giovedì pomeriggio
https://www.youtube.com/watch?v=eKJeLOPJn_4
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Saluto al Convegno a nomeAssociazione Culturale Testimonianze
"Porto
il saluto dell’Associazione Culturale Testimonianze in questa
solenne occasione di ripresa dei lavori del Convegno “Se vuoi la
pace prepara la pace 2022”, promosso dal Consiglio regionale della
Toscana in collaborazione con la nostra Associazione. Porgo inoltre
i più vivi ringraziamenti per la preziosa collaborazione, al Comune
di Firenze e alla Fondazione Ernesto Balducci, alla Fondazione
Finanzaetica.
L’Associazione
Culturale Testimonianze pubblica la rivista Testimonianze , fondata
da padre Ernesto Balducci sessantacinque anni orsono ed è tuttora
impegnata sui temi dei diritti umani, del dialogo fra culture e
religioni.
L'incontro
di questa sera avviene nella splendida cornice della Galleria degli
Specchi del Palazzo Medici Riccardi con il ciclo degli affreschi di
Luca Giordano, il luogo dove – mi fa piacere ricordare, anche per
la mia esperienza personale – l'assemblea regionale iniziò nel
1970 i suoi lavori – Presidente, Elio Gabbuggiani - che videro in
uno spirito di alacre partecipazione democratica, la formazione dello
Statuto.
L’iniziativa
di oggi si pone nel quadro degli eventi che hanno preso l'avvio
dalla inaugurazione ufficiale dell'anno balducciano con la cerimonia
tenuta nel Salone de' Cinquecento a Palazzo Vecchio la mattina del 9
aprile e l'avvio della prima sessione del Convegno “Se vuoi la pace
prepara la pace 2022”, al Cenacolo di Santa Croce, dal titolo
“Ernesto Balducci e l'imperativo della pace”.
Di
questo percorso un momento particolarmente significativo è stato
l'incontro del 25 aprile a Santa Fiora, sul monte Amiata, la terra
delle radici di Balducci, all'origine della sua vicenda umana,
spirituale e culturale, incontro animato da una viva partecipazione
di cittadini, enti, associazioni, al quale molti di noi hanno
partecipato.
Di
grande commozione, voglio ricordare:
l'omaggio reso alla
sua casa natale, posta al limitare delle mura, aperta sulla valle e
sul sentiero che portava al lavoro nelle miniere di mercurio;
nella pietra sopra la porta sono scolpite le parole “Al maestro di
pace”;
l-
così come l'omaggio reso nel cimitero, alla sua tomba, costruita
con blocchi di pietra, a fianco delle croci bianche dei “martiri
di Noccioleta”, i minatori fucilati dai nazisti; poco lontano la
tomba di David Lazzaretti “il profeta degli ultimi”.
Sui
lati della tomba sono incise parole che hanno segnato il suo percorso
sprituale e culturale, riferite a opere, a pensieri cardine del suo
insegnamento. Particolarmente significativa la frase scolpita ad un
angolo della tomba, nella scura pietra dell'Amiata: “L'uomo
planetario”: sono parole legate, come sappiamo, ad un rapporto
nuovo fra culture e civiltà, fondato sulla condivisione e l'apertura
all'altro e al diverso. Un grande intellettuale toscano profondamente
legato alla sua terra, dunque, della quale ha saputo anche accogliere
e rielaborare le migliori tradizioni e istanze di carattere
umanistico, di impegno di riscatto da condizioni di disuguaglianza,
per proiettarle verso una dimensione nuova di universalità, di
convivenza pacifica e di condivisione fraterna in quell'unico
villaggio che è ormai il pianeta.
Pianeta
dilacerato da guerre, disuguaglianze, ingiustizie, ma che
nell'insegnamento di Ernesto Balducci può trovare preziosi
riferimenti, passaggi fondamentali per orientarsi nelle difficoltà e
complessità del momento. Impegno di ricerca non celebrativo, ma di
ricerca e confronto, serrato, anche aspro, per approdare alle sponde,
forse lontane, di rinnovate speranze per l'umanità
Questi
due giorni di lavoro del convegno con persone autorevoli e
competenti, hanno , pensiamo, questo respiro, come i convegni degli
anni ottanta di Testimonianze sulla pace, che giovane, andavo a
seguire con passione nella sala del vecchio Palazzo dei Congressi e
trovavo un senso nuovo, dalle parole di Balducci e degli altri, per
immaginare un mondo nel quale le ragioni dell'umanità prevalevano
sulle ingiustizie,sulla violenza e la distruzione.
Video omaggio a Eenesto Balducci, Maestro di Pace - Santa Fiora
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Appello Fondazione Ernesto Balducci e Associazione Culturale Testimonianze
CONTRO LA GUERRA
PER
LA PACE NELLA GIUSTIZIA
Scriviamo
nel giorno dell’appello di papa
Francesco
al digiuno per la pace.
Un
appello di cui tutti (anche quelli che non vi aderiscono) capiscono
il valore e che parla a credenti e non credenti.
Stiamo
vivendo un momento di grande drammaticità.
Mentre
il mondo ha un grande bisogno di pace, ci troviamo di fronte allo
scenario devastante di una guerra
nel cuore dell’Europa.
In una spirale di violenza che rischia di incendiare l’Europa
stessa e il mondo. Una realtà che va guardata in faccia, analizzata
e denunciata con lucidità e su cui si devono dire parole chiare.
L’invasione
dell’Ucraina (cioè di
uno
stato
sovrano)
da parte delle truppe della Federazione Russa rappresenta una grave
e inaccettabile
violazione della legalità internazionale. Le conseguenze sono sotto
gli occhi di tutti: lutti, distruzioni, un esodo di massa di persone
che cercano scampo dalla guerra, la prospettiva di uno scontro
violentissimo per l’assoggettamento del territorio e la conquista
delle città. Una corsa accelerata verso un bagno di sangue e verso
il baratro.
In
presenza di un tale allarmante scenario, va fatto appello
all’opinione pubblica
e delle istituzioni
dell’Occidente e dei paesi europei
perché vengano portate avanti un’azione e una mobilitazione
per il ripristino
della pace
che già si vanno significativamente manifestando e che vanno
incrementate, con più decisione.
«Con
la guerra tutto è perduto»: è un monito da ricordare sempre.
Bisogna dunque lavorare perché cessino
le violenze, tacciano le armi e vada avanti la trattativa.
Naturalmente, alla base di ogni negoziato e di ogni trattativa non
può che esservi il riconoscimento della piena
sovranità dell’Ucraina e del diritto all’autodeterminazione
del popolo ucraino, la
garanzia dell’incolumità
personale del presidente e dei membri del governo
di quel Paese e il
ritiro delle truppe di occupazione.
A
partire da lì, sarebbe auspicabile che potesse essere portato avanti
un
percorso
non solo per
ridefinire
i rapporti fra i due paesi confinanti Russia e Ucraina,
ma che ponga le basi per
un
discorso
globale sulla sicurezza (come fu la grande Conferenza di Helsinki
negli anni Settanta) che
metta attorno allo stesso tavolo Europa, Stati Uniti e Russia per
ridefinire, tenendo conto delle esigenze
di tutti, di
una nuova visione della sicurezza (e della convivenza pacifica) negli
anni duemila.

Questo,
nell’immediato, non è che un auspicio, ma può essere, riteniamo,
un’idea-guida a cui fare riferimento. Per intanto, è importante
manifestare solidarietà alle vittime della guerra e al popolo
ucraino, essere
vicini alla
comunità
ucraina presente in Italia e dialogare con la comunità russa,
favorendo i contatti fra lavoratori, lavoratrici, studenti,
professionisti, russi e ucraini presenti nel nostro Paese e che,
tutti, vogliono la pace e auspicano la fine delle ostilità. Bisogna,
in generale, tenere ferma la
distinzione fra il regime che governa la Russia e il popolo russo,
che non può che essere, a sua volta, danneggiato dalla situazione
che si è creata. In Russia, d’altra parte, come sappiamo, ci sono
state manifestazioni di democratici contro la guerra. Una piccola
cosa, si dice; forse, un potenziale, grande segno di speranza che si
accende. Sostegno
pieno,
dunque, ai
democratici e ai pacifisti russi.
Che sono nostri fratelli e sorelle.
Un
capitolo fondamentale è, e sarà, quello dell’accoglienza,
Dei rifugiati
e
dei profughi.
Che saranno migliaia e migliaia, come per tutte le guerre. Con una
gestione, certo, attenta e responsabile, bisogna che i nostri Paesi
si aprano e si adoperino per garantire
rifugio, assistenza, inclusione a chi fugge dalla guerra
(come già, in questi giorni, sta lodevolmente avvenendo, in questo
caso, in Polonia).
Scriviamo
queste riflessioni subito dopo la conclusione del grande incontro
di Firenze dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo.
La Carta di Firenze, da lì scaturita indica un’importante
direzione di marcia: quella del confronto,
del dialogo,
della cooperazione
fra confessioni religiose, popoli, identità, culture.
Sono
indicazioni preziose anche per la grave crisi e per il momento
drammatico che stiamo vivendo a partire dall’occupazione russa
dell’Ucraina. Cessino le ostilità, tacciano le armi, si
ponga fine all’intervento armato
e tornino
a dialogare,
su un piano di riconoscimento della pari dignità, due
paesi e due popoli che tanti tratti di storia hanno avuto in comune.
Importante,
come già sottolineato, è l’impegno dell’opinione pubblica a
muoversi e a fare pressione perché a tale sbocco si possa
concretamente approdare.
E’
fondamentale che ognuno faccia la propria parte. E’ quanto a suo
tempo, in occasioni di grandi momenti di tensione internazionale, nel
tempo della Guerra Fredda, ci aveva insegnato Ernesto
Balducci
(di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita). E’ anche
a partire dall’attualità dell’attualità
della sua lezione,
che ci pare doveroso sottolineare l’importanza della connessione
fra
pace,
libertà e diritti umani
che vanno, insieme, difesi e tutelati se non si vuole che, in
prospettiva, siano congiuntamente calpestati e travolti.
Firenze
2 Marzo 2022
Andrea
Cecconi (Presidente Fondazione Ernesto Balducci)
Roberto
Mosi
(Presidente
Associazione Culturale «Testimonianze»)
Severino
Saccardi (Direttore Rivista «Testimonianze»)
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Il viaggio di Ernesto Balducci nell'Unione Sovietica e l'arte del
“rabdomante”
Roberto
Mosi
(Articolo in corso di pubblicazione)
La
celebrazione per i cento anni dalla nascita di Ernesto Balducci offre
la possibilità, fra le molte occasioni di riflessione, di porre
l'attenzione su scritti meno noti – in particolare fra quelli
raccolti recentemente nelle pagine del sito di “Testimonianze” -
che mostrano la capacità del padre scolopio di scoprire dinamiche
importanti della storia dell’uomo, delle comunità e delle
istituzioni. Sono rimasto colpito, a questo riguardo, dal suo viaggio
nell’Unione Sovietica del 1974. Molto interessanti e oggi di
rinnovata attualità per i tragici avvenimenti legati all'invasione
dell'Ucraina da parte della Federazione Russa, sono le riflessioni
che affidò ad una relazione, documento fondamentale per gli elementi
di conoscenza del sistema del potere politico e del mondo religioso,
delle costanti storiche di queste realtà. In quello stesso periodo,
poi, ebbi modo di visitare alcuni dei luoghi dell'Unione Sovietica
descritti da Balducci, con una delegazione della Regione Toscana, con
lo scopo di incontrare responsabili e operatori del sistema
sanitario. Leggendo le sue considerazioni, mi sono ritornati alla
mente la bellezza e il fascino dei luoghi, i caratteri particolari
dell'ospitalità russa, il rapporto insolito, con toni di diffidenza,
con rappresentanti del potere.
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Il
viaggio di Balducci è dunque dell'agosto del 1974, con una ristretta
delegazione, per iniziativa dell'associazione Italia-Urss ed ha lo
scopo di “verificare direttamente l'attuale condizione delle
chiese.” Il parere finale della delegazione - “nella sostanza
unanime” - è preparato da Enzo Franchini, ripreso in un articolo
pubblicato dalla rivista “Il Regno”, n. 293/1974. Merita
ricordare che proprio in quest'anno in Italia vi è l'attentato a San
Benedetto Val di Sambro all'Italicus, l'espresso Roma-Monaco, che
causa quattordici morti e quarantaquattro feriti; a livello
internazionale, fanno clamore le dimissioni di Richard Nixon dalla
carica di presidente degli Stati Uniti a seguito dello scandalo
Watergate.

Ernesto
Balducci affida le sue impressioni ad un lungo intervento pubblicato
su “Testimonianze” (n. 168/1974), sulla base degli appunti di
viaggio, ripromettendosi di approfondire in seguito gli argomenti con
“più accurate documentazioni e più meditati giudizi.” La prima
tappa è a Mosca con la visita al convento di Novodevici (nuovo
convento della Vergine) , un complesso religioso in gran parte
musealizzato, con una ricca raccolta di documenti della storia
religiosa del Paese. Importante l'incontro alla sede del patriarcato
di Mosca con il vescovo Crisostomo: ”Aitante, quarant'anni sì e
no, volto pingue con barba biondiccia, si muove nella sua veste nera
con gesti un po' studiati, da cerimoniale. I suoi occhi dolci sono
attraversati da guizzi di furbizia che fan trasparire la sicurezza di
una casta che accetta i tempi duri ma guarda lontano.”
Balducci
partecipa all'incontro con circospezione, matura convinzioni che
saranno confermate in successive riunioni: “Prendo parte al dialogo
un po' distrattamente fisso come sono allo spartito segreto che
vorrei decifrare … C'è una verità pubblica e ce n'è una privata,
inconciliabili per sé ma alla fine, a causa della lunga costrizione,
conciliate nella coscienza psicologia. Le smorfie, il moto degli
occhi, le divagazioni incontrollate diventano importanti. La verità
pubblica dei prelati ortodossi è che la situazione della chiesa è
più che tollerabile.”
Di
notevole significato la visita al Monastero di Zagorsk, a settanta
chilometri da Mosca, circondato da un'immensa cinta di mura, ricco
dei colori accesi delle cupole, luogo dove convivono le due chiese,
dell'ortodossia dell'Accademia teologica e quella del popolo
pellegrino, che giunge dalle regioni più lontane della “Santa
Russia”, per venire a baciare la tomba di San Sergio, il monaco
santo che nel XIV secolo riuscì a riunire i vari embrioni delle
nazionalità russe. Balducci partecipa, commosso ad una cerimonia in
mezzo alla folla dei devoti e incontra il patriarca Alessio: è
colpito dal fatto che nell'appartamento del prelato sono esposte in
bella vista tre stelle rosse, tre somme onorificenze conferite dal
governo sovietico al rappresentante supremo dell'ortodossia.
Una
domanda sorge naturale: “ Che fanno questi teologi dell'Accademia ,
così alieni dal compromettersi nella difesa della coscienza, se non
quanto fanno gli ideologi del regime, e cioè un processo
intellettuale di giustificazione del mondo e di legittimazione del
potere?” Il padre scolopio riferisce che “i teologi han risposto
alla mia obiezione che l'unico modo di manifestare la fede è la
liturgia: una liturgia fastosa, che apre varchi aurei verso l'aldilà,
che offre al bacio le icone preziose quasi fossero sacramenti di un
contatto con l'invisibile.”

Si
rimane incantati a seguire questo viaggio nelle diverse tappe, che
prosegue verso Leningrado (oggi, San Pietroburgo) e Vilnius, in
Lituania, sembra di essere direttamente partecipi per la vivacità
delle annotazioni e per il coinvolgimento in riflessioni dal respiro
profondo che scavano nelle pieghe della storia, ricompongono trame
prima disperse in frammenti, che ci aiutano a comprendere, almeno in
parte, gli avvenimenti di oggi, a partire, credo, dalla vicinanza di
intenti fra il presidente Putin e l'arcivescovo Cirillo I, sedicesimo
patriarca di Mosca, capo della Chiesa ortodossa russa.
Si
scopre, dunque, ancora una volta, con l'articolo pubblicato da
Testimonianze sul viaggio nell'Unione Sovietica del 1974, la capacità
di Balducci di capire le cose in germe, la sua qualità di
“rabdomante”, di orientarsi rispetto ad eventi cruciali della
storia, capacità che porta ad acquistare una nuova, preziosa
consapevolezza. “Ora meno di prima so capire – così si conclude
l'articolo – chi si ferma alla contrapposizione tra mondo comunista
e mondo cattolico. La vera alternativa abita il futuro: le basiliche,
ortodosse o cattoliche, e il mausoleo di Lenin sono i simboli non già
di due mondi l'uno esclusivo dell'altro, ma di un passato che urge
lasciare alle nostre spalle senza rinnegarlo ma senza voltarsi
indietro.”
--------
Poesia in omaggio
***
Vola
ad Oriente
.
.
Vola
parola
vola
ad Oriente
incontra
la musica
la
memoria ferita
di
ieri, di oggi
.
A
San Pietroburgo, la prima tappa
quaranta
anni orsono:
la
Neva trascinava al mare
montagne
di ghiaccio
vasto,
gelido fragore
alle
soglie della primavera
A
San Pietroburgo, la città
di
Nikolay Rimskiy-Korsavov
e di
Joseph Brodsky
di
Anna Achmatova
e di
Aleksandr Puskin.
.
Al
Teatro Kirov, la sera
Ciaikovskij, Il
Lago dei Cigni:
si
ripeteva la magia del diabolico
mago
Rothbath, nel ricordo
della
città assediata per trenta
mesi
dall'esercito tedesco.
.
L’unica
strada di scampo
per
vecchi e bambini
La
via della Salvezza, magro
sentiero
a fianco del lago
ghiacciato.
Il conto, alla fine
di
ottocentomila vittime.
.
Vola
parola
vola
ad Oriente
.
Dal
gelo di San Pietroburgo il volo
a
Kiev, l’incontro con la città
posata
sulle rive del Dneper:
paesaggio
sconfinato di acque
e
di boschi, per contrappunto
le
basiliche e le cupole d’oro.
.
Alla
periferia, sulla strada
per
Mosca, il bianco Mausoleo
ricordo
delle stragi naziste,
al
centro, sottoterra, il salone
dei
marmi, il silenzio
squarciato
dalla sinfonia
di
Sostakovic, il crescendo
forsennato
della musica:
i
bombardamenti sulle città.
.
Vola
parola
vola
ad Oriente
.
L’ultima
tappa a Mosca,
al
Teatro Bolscioi, Mussorskiy
Quadri
di un’esposizione:
la
musica dipinge La
Grande
Porta
per Kiev,
progettata
alla
periferia, rivolta verso
l’Ucraina,
segno della
amicizia
fra i popoli.
.
La
musica tace, ottocento
settanta
sei chilometri
la
distanza di Mosca
dal
Mausoleo, coperta
dal
vasto, gelido
fragore
della morte.
.
Vola
parola
vola
disarmata
ad
Oriente, incontra
la
poesia di Aleksandr
Puskin:”E
a lungo
al
mio popolo io sarò caro,
Che
in un tempo crudele
ho
lodato la Libertà,
Che
ho acceso i buoni
sentimenti
con la lira
E
verso i caduti
ho
invitato alla pietà”.
Roberto Mosi
Nota:
Partecipai nel
febbraio del 1978, con una delegazione della Regione Toscana, ad un
programma di incontri con responsabili dei servizi sanitari
dell’Unione Sovietica e di visite ad alcune infrastrutture nelle
città di Mosca, San Pietroburgo e Kiev. Ricordo lo spirito di
ospitalità con cui fummo accolti e l’attenzione che fu riservata
per la visita ad importanti luoghi dell’arte e per assistere a
concerti di musica classica nei più celebri teatri. Mi colpì, in
particolare, per molti versi, la memoria ancora viva delle sofferenze
patite dalla popolazione nel corso della guerra contro l’invasione
tedesca.