domenica 21 agosto 2016

Proust e "Firenze, il viaggio del sogno negato"

       Il compleanno di Marcel Proust, a centoquarantacinque anni dalla nascita (10 luglio 1871), è stato ricordato quest’anno dalle edizioni www.laRecherche.it, con un e-Book dedicato ai “Treni”. 

        Nell’invito rivolto agli autori si affermava:   “mentre il tempo aveva iniziato a correre a velocità via via più folle verso quella che ricorderemo come modernità, Proust si chiuse nella sua stanza ..  Quante volte Proust ha compulsato freneticamente gli orari dei treni immaginando così di poter raggiungere, se solo ne avesse avuto la volontà o la forza, la persona amata. E quante altre è salito su di una confortevole carrozza ferroviaria per lasciarsi trasportare verso i suoi sogni, i suoi desideri …” . 
        Fra le diverse sezioni proposte intorno al tema, abbiamo scelto per il nostro contributo in versi – che riportiamo di seguito con il titolo “L’ansimare della locomotiva”, in ricordo della malattia, l’asma, che perseguitava lo scrittore francese  – la sezione dedicata a “ Il viaggio del sogno negato: Firenze”, con il richiamo all’ultima parte del libro “Dalla parte di Swann”, dal titolo “Nomi di paesi: il nome”: 
 “Per farli rinascere non ebbi che da pronunciare quei nomi: Balbec, Venezia, Firenze all’interno dei quali aveva finito per accumularsi il desiderio che mi avevano ispirato i luoghi che designavano”. 
          I disegni sono di Enrico Guerrini.


L’ansimare della locomotiva

Flora Fiore Fiorenza
il nome della città profuma
suona dolce al centro
d’incantevoli frasi musicali,
sussurrarlo rende felici
squarcia le visioni più cupe.

Il nome inzuppato di sogni
profuma di gigli, accende
una calda luce al centro
del futuro immaginato,
all’arrivo della primavera
nel grigiore freddo di Parigi.
Si lega all’arte nuova
di Giotto, i disegni scanditi
in figure vive di colori.

Da Venezia il viaggio
per conquistare la visione
di Santa Maria del Fiore
dopo un percorso di nomi
lunghi, brevi, sordi, sonori.

Il convoglio lascia
Santa Lucia alle cinque
della sera, sarà a Firenze
la mattina di Pasqua.
Ansima la locomotiva
come l’aria nel mio petto
nella pianura fra campi
di maggese e filari di viti.

Padova, un accento forte
sulla prima sillaba per l’incontro
sognato con la Cappella
dell’Arena e il vertiginoso
paesaggio di Giotto.
Bologna annuncia
la Maestà del Polittico
per Santa Maria degli Angeli
e la provvista dell’acqua
per la locomotiva risonante
del vapore bianco sbuffante
dai cilindri, la salita
alle gallerie sui monti,

lo stridio delle ruote
accese di scintille di fuoco
nella discesa alla valle dell’Arno.

La locomotiva corre
a briglie sciolte, sullo sfondo
la maestà della Cupola,
Santa Maria del Fiore,
corolla divina fiorita
nello splendore delle colline. 


I campi profumano di gigli,
anemoni ai piedi degli ulivi
sulle colline di Fiesole, del Pian
dei Giullari, di San Miniato.
Mi aspettano il Ponte Vecchio
le sponde stracolme di giunchiglie
narcisi e anemoni, la colazione
con frutta e vino del Chianti,
l’arte di Giotto, il Campanile
gli affreschi di Santa Croce
il Crocifisso di Ognissanti.

Il futuro immaginato
prende vita, la valigia pronta
ai miei piedi mi esalta,
ansimo, l’oppressione dell’asma,
sono leggero, brividi
di febbre: la mongolfiera
si alza, raggiunge la Cupola
di Santa Maria del Fiore,
si alza ancora, scompare
Flora Fiore Fiorenza. 


Roberto Mosi, L’ansimare della locomotiva, in AA. VV. (a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani), Treni, www.laRecherche.it , n. 162, Roma 2016, pagg. 122-125.

1 commento:

  1. “Per farli rinascere non ebbi che da pronunciare quei nomi: Balbec, Venezia, Firenze all’interno dei quali aveva finito per accumularsi il desiderio che mi avevano ispirato i luoghi che designavano”.

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